Versione riveduta e corretta
Vorrei tener presente che - anche se sembrerà strano - sono un maschio! Apprezzo il vostro riconoscimento, ma volevo tenerlo presente. Niente di personale.
Anche solo una lacrima
Vorrei solo poter
dormire. Ma non ci riesco.
Fuori sento la mia
bambina ridere, gioire della vita.
Ma io non posso
più farlo.
" Dai Rose, prendila! "
Una bambina cavalca una piccola scopa tentando di prendere un puntino
dorato. Vicino a lui un uomo, dai capelli rossi e un sorriso sgargiante
sul volto.
Inconfondibilmente Ron.
Mi avvicino con occhi spenti e sguardo vacuo a quel piccolo quadretto
familiare. Incespico nel terreno fangoso del giardino e avanzo a
tentoni in quella mattina fredda.
Non si sono accorti di me.
Resto al riparo della grande quercia che ci separa e li osservo.
Sembrano così felici.
Rose sorride e tenta inutilmente di volare più veloce. Ogni
tanto si volta verso suo padre che la rincorre, e continua ad
incintarla.
Prendila, prendila Rose.
Vorrei poter essere in grado di fare lo stesso.
Ma qualcosa - qualcosa di orrendo - ha sconvolto la mia vita. E davvero
vorrei poter ridere, e rotolarmi nel prato e stare con loro.
Ma non ci riesco. Sono come erba tossica, e tutto quello che tocco
è destinato a spegnersi.
Li osservo così. Le braccia strette attorno al petto,
scaldandomi con poco, con lacrime vuote che si ostinano a non cadere.
" Gira, gira Rose. No. Non andare così in alto! Rose! "
La piccola ride e insegue il suo sogno dorato. Ma ha preso troppa
velocità.
La vedo dirigersi verso di me. Verso la mia quercia, la mia pace, il
mio rifugio.
Sento le grida di avvertimento di Ron, ma non lo vedo. Tutto e
così sfuocato.
Vorrei solo poter dormire.
Ed è un attimo. La scopa si impenna scaraventandola in aria.
E adesso Rose, la piccola Rose non ride più. E vedo la terra
raggiungerla in modo furioso, come un abisso, un abisso di fango e
aria, e non mi muovo, potrei, ma non ci riesco. E solo un modo per non
esistere più.
" Rose! "
Una massa di capelli rossi e tutto finisce. Con un balzo è
riuscito a prenderla, al volo, dal niente.
" Rose... piccolina, ti sei spaventata? "
E per un attimo mi sveglio dal mio torpore.
Lacrime. Lacrime vere stavolta. La mia bambina piange e si stringe a
Ron, ancora di salvezza, suo padre.
Le sue piccole manine si serrano sul suo braccio, la testa nascosta nel
petto, il corpo scosso dai singulti.
" Ho avuto paura, babbo... t-tanta p-paura "
Ron la mette a terra - non più abisso ma posto sicuro - e si
china su di lei, accarezzandola.
" Su, su.. non piangere... lo sai che sei la più brava a
volare in questa casa! "
Gli occhioni di Rose, così azzurri, azzurri come un mare,
arrossati e pieni di vita, si schiudono in un sorriso.
" Davvero? "
Davvero, Rose.
" Certo, piccolina... sei la più brava. Devi solo stare
attenta alla velocità. "
" Questo lo credo anch'io. "
E così scivolo tra loro, come un cancro, con la freddezza
gelida che mi contraddistingue da molto tempo.
Vorrei solo poter piangere. Solo un po'. Anche solo una lacrima.
" Hermione! "
Ron mi guarda sorpreso. Si gratta la testa nervosamente e tenta un
misero sorriso che però ha vita breve.
" Ti sembra il modo di far giocare così nostra figlia, o
vuoi solo avere un altro morto sulla coscienza? "
Glaciale e diretta. Gli occhi vacui, lenti e distrutti di dolore. Mi
odio.
Mi odio per quello che ho detto. Per come lo tratto.
Ma è più forte di me.
Ron diventa bianco di colpo, spettro anche lui dell'inevitabile gioco
della vita, ferito, nel profondo. Macchia indelebile che non
è possibile lavare.
" Rose. Torna dentro. "
La bambina ci guarda spaventata. Povera piccola. Povera piccola Rose.
Ma ubbidisce al tono del padre, ubbidiente, tenera,
così fragile.
" Hermione... non dovevi " Tono spento. Ricordo che uccide. " Non
dovevi... "
E nei suoi occhi rivivo l'inferno di quella sera d'estate.
" Stai tranquilla... ce
la posso fare questa volta! "
" Ron, penso che sia
pericoloso... Non credi che dovremmo tornare? "
Una scogliera. E un mare
immenso e terribile affacciato lì sotto. Il sole che
tramonta.
Come la vita.
Un cestino da pic-nic
adagiato sull'erba. Una tovaglia a quadri rossi. Stesa. Un bambino e
una bambina che si tirano per i capelli ridendo.
" Hermione, è
ancora presto. Dai, ti prometto che per oggi è l'ultima
volta. "
Sì, l'ultima
volta. Davvero.
" Un tuffo e poi
andiamo. "
Si avvicina lentamente
alla scogliera. La guarda sorridendo. Una distesa blu, come i suoi
occhi. E l'adrenalina del volo ad occhi chiusi.
E' troppo dura ricordare.
" Babbo! "
Un bambino che corre a
perdifiato. Vuole salutare il papà prima che si butti in
quel modo strano. E' così buffo.
" Babbo, babbo. "
" Hugo! Stai attento"
Un bambino che corre,
dentro alla vita. E arriva alla scogliera col sorriso sulle labbra.
" Babbo! "
E poi cadere. Un' attimo
e cadere.
Scivolare su un piccolo
sasso, tanto piccolo quanto invisibile. E rotolare. Così.
Come in un campo di grano, e di spighe. Bellissime e dolorose.
" HUGO! "
Un urlo. E un corpo che
nel vuoto... cade. Ed un vortice di braccia che annaspano alla ricerca
di un appiglio. La velocità che soffoca, che piange l'animo.
Un urlo. E Ron che si
butta. Nel vuoto anche lui. Tetri burattini del caso, coincidenza,
incidente. Due corpi che si contorcono nella strada della vita.
Provare a raggiungere
quel piccolo bambino che va incontro alla morte, mero gioco, caso
inspiegabile, e vedere tutto come da gli occhi di un altro,
perchè fa meno male, perchè è
più facile così, dicono, prendilo Ron, prendilo
per l'amor del cielo, e scivolare, così, coi secondi che
sembrano secoli, con i nervi tesi nell'ultimo sforzo, raggiungilo,
raggiungilo ti prego, lo sforzo che precede la fine.
E poi l'impatto.
Durissimo. Con l'acqua gelida di quel mare terribile. Acqua che
confonde. Acqua che offusca la vista.
" Hugo "
Riemergere. E urlare, di
nuovo. Ad una speranza che non c'è.
Un corpicino. Vicino.
E un sole che tramonta.
Come la vita.
Vorrei solo poter dormire, e non svegliarmi più.
Vorrei solo poter piangere. Anche solo una lacrima.
Un bambino tra le
braccia. Che non respira più.
Una donna in lacrime e
una bambina che gioca. In lontananza.
" Non dovevi Hermione... "
Ucciso anche lui, come me. Da me.
Inspiegabile retorica, tragedia e delitto.
" Dovevo... " Una pausa. " Sto pensando di andarmene."
Lo vedo avvicinarsi. Ron. Ron, che è così dolce,
che ama così tanto nostra figlia, che muore ogni giorno e
cerca di rinascere per lei.
Ron dai capelli rosso
fuoco che non sa più cosa fare.
" No. "
Una richiesta. Una sentenza. Una speranza.
Ormai è qui. Accanto a me. E leggo nei suoi occhi la stessa
disperazione di quel giorno. Intatta. Lo vedo con quel corpicino tra le
braccia. Piangere. Come un bambino.
Mi prende la mano con delicatezza. E' calda. Morbida. Lentamente la
sfiora, piano, come una sinfonia. E dice qualcosa, che non si sa
cos'è.
" Facciamolo. "
Cosa?
" Cosa? "
" Facciamo rivivere Hugo nei nostri ricordi. Nel nostro presente.
Vediamolo inseguire le farfalle, correre dietro alle scintille.
Facciamo rivivere Hugo dentro di noi. "
Osserviamolo mentre
ride, o piange. Mentre gli spunta il primo dentino e ci chiede chi sia
Babbo Natale. Accarezziamogli la testa mente dorme, tranquillo, e
guardiamolo mentre dice la sua prima parola.
Cadere nel vuoto. Per
poi rialzarsi.
" Facciamo un altro bambino. "
E quelle lacrime, quelle lacrime cristallizzate nei miei occhi furono
finalmente libere. Tutte insieme. Come un sogno. Come una cura. E il
dolore - il dolore salvifico dell'esistenza - che si traduce in
singhiozzi, forti, e in pioggia. Pioggia che inizia a cadere.
Sento il corpo di Ron stretto al mio. Un abbraccio tra anime disperse.
Sento il suo calore. E lo odio. Perchè è
più forte di me. Perchè è ancora
capace di amare.
" Lo chiameremo Hugo. Perchè sarà il bambino dei
nostri ricordi. "
E mi accascio in ginocchio, la vesta bianca sporca di fango, uccisa dal
rimorso, mentre le gocce cadono fitte sulla mia testa.
Ron si abbassa con me. Mi alza il mento.
Un bacio. Dopo tanto tempo. Un contatto che sa di disperazione e di
lacrime e di pioggia che cade e purifica.
" Sì. Lo chiameremo Hugo. E sarà il bambino dei
nostri ricordi. "
Cadere nel vuoto. E
vedere la luce.
E la piccola Rose, con un ombrellino viola, ci raggiunge.
E ci abbraccia.
Nella pioggia che purifica e che salva i ricordi.
" Ti voglio bene, Mamma. "
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