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Ciao! Questa è la prima fanfiction su Death Note che scrivo (anche perché ho
scoperto l’anime da poco più di due mesi). Ho cercato di attenermi al carattere
originale dei personaggi, ma non so se mi è riuscito… spero vi piaccia … abbiate
pietà^^ e grazie in anticipo per l’attenzione.
Baci baci!
Prue
I
personaggi di Death Note non mi appartengono, ma sono di proprietà di
Tsugumi Ohba e
di
Takeshi Obata,
non sono usati a fine di lucro ma per semplice
divertimento personale!
Attenzione:
spoiler sul vero nome di L e lieve accenno all’episodio 14 dell’anime!
Né vinti né vincitori
Le dita
della sua mano si posarono sulle sbarre di ferro con fare incerto.
Sfiorarono
il materiale freddo e poi si ritrassero.
Non era
sicuro di volerlo fare eppure era lì e di certo non si sarebbe tirato indietro…
non sarebbe scappato via come un bambino impaurito o, peggio ancora, come un
vigliacco… non era un vigliacco, e non se ne sarebbe andato.
Le dita si
avvicinarono di nuovo al ferro e questa volta lo afferrarono e lo strinsero
convulsamente mentre il loro proprietario puntava gli occhi sul pavimento.
Era successo
tutto meno di 48 ore prima… tutto in meno di 40 secondi… tanto era bastato per
cambiare la loro vita… sì, anche la sua…
“Lawliet sei
uno stupido!” Si disse mentalmente sospirando e abbozzando un sorriso senza
riuscire a staccare gli occhi da terra.
“Era questo
che volevi, no? Incastrare Kira e sbatterlo in prigione per il resto dei suoi
giorni, giusto? E allora perché te ne stai poco lontano dalla sua cella a
lambiccarti il cervello pensando a chissà cosa? È vero, se non…” Il giovane
strinse i denti: “Se non ti fossi sentito male e lui non avesse avuto quella
reazione, non saresti mai arrivato ad avere la prova inconfutabile di chi lui
fosse in realtà, però… e sì, perché c’è un però, non è vero, Lawliet, no? Tu lo
sapevi. L’hai sempre saputo che Yagami non era così innocente come voleva far
credere a tutti! È per questo che l’avevi tenuto d’occhio, è per questo che
avevi incatenato entrambi, è per questo che sei stato sempre sospettoso nei suoi
confronti! Eppure, dopo tutto quel tempo trascorso insieme cominciavi ad
abituarti all’idea che, in fondo, poteva anche non essere lui il famigerato
Kira, il killer che cercavi… l’idea non era neanche male… povero stupido!”
Scosse la testa.
“Vuole
entrare?” Chiese la guardia vicino a lui.
Il detective
fissò l’uomo con sguardo vacuo e spostò gli occhi oltre le sbarre, aldilà delle
quali un lungo corridoio lo separava da una cella isolata.
Lawliet
annuì lievemente e l’altro aprì l’inferriata e gli fece strada.
“Che razza
di idiota!” Una lieve risata rimbalzò sulle pareti della cella spoglia. L’unico
oggetto presente era un piccolo letto sul quale era seduto un giovane dall’aria
cupa che appoggiò la schiena al muro e piegò le gambe portando i piedi sul
materasso. Respirò a fondo e chiuse per pochi istanti gli occhi, finendo per
fissarsi le ginocchia: “Ma come ti è saltato in mente di comportarti come… un
idiota, un incosciente, un… un pazzo… è stato un momento di pura follia, l’avevi
in pugno… lucida follia… o terrore?” Light sgranò gli occhi: “No, terrore no…”
Scosse la testa: “Ho subito pensato che quella stupida di Misa avesse fatto
qualcosa… o avesse detto a Rem di scrivere il suo nome sul Death Note… avrebbe
dovuto farlo, certo, ma non prima che lo dicessi io! Dovevo organizzare tutto in
modo che i sospetti non ricadessero su di me… e l’avrei fatto se…” Light poggiò
la fronte sulle ginocchia: “Maledetti!” Sussurrò lanciando un’occhiata alla
camicia di forza che gli impediva qualsiasi movimento con le braccia. Con uno
scatto improvviso alzò la testa e la batté contro il muro alla sue spalle… una,
due, tre volte…
“Perché?”
Si chiese in un sibilo esasperato: “Perché non ho mantenuto la calma, perché non
sono rimasto zitto, perché la mia maledettissima bocca non è rimasta chiusa?”
Restò con la testa appoggiata al muro e chiuse gli occhi mentre nella sua mente
cominciarono a comparire, prepotenti, le immagini di poche ore prima: lui e
Ryuzaki erano seduti davanti ai computer del quartier generale. Ryuzaki aveva
improvvisamente chiuso gli occhi e si era accasciato sul tavolo e lui, Light, lo
aveva guardato con aria sorpresa, confusa, spaventata… “Non ero spaventato!”
Sussurrò il giovane continuando a ricordare… Cos’era successo dopo? Si era
avvicinato al detective e l’aveva chiamato per nome, l’avevo preso per le spalle
e aveva cominciato a scuoterlo, con sempre più forza, urlando… strillando… “Come
un idiota!” Light sospirò: “Pensavo fosse davvero morto… perché, allora gli ho
urlato in faccia la verità? Che poteva farsene da morto? Cosa accidenti gliene
sarebbe importato?” Sospirò nuovamente, aprendo gli occhi, e fissando il
soffitto grigio: “È stata una… non avrei mai pensato che vederlo
improvvisamente… così… beh, non avrei mai creduto possibile una cosa del genere…
sono riuscito a mantenere il mio sangue freddo e la mia lucidità in ogni tipo di
situazione e… e ho perso tutto per una cosa del genere… Light, sei un emerito
imbecille!” Fissò il pavimento e un sorriso privo di allegria gli si allargò in
viso.
Un rumore
vicino alla porta di ferro gli fece alzare di scatto la testa. Fissò il pezzo di
metallo nel quale era presente una sola piccola apertura rettangolare
all’altezza degli occhi, e rimase in silenzio, in attesa.
Lawliet
oltrepassò la soglia e si ritrovò nella cella in penombra. Il tempo che i suoi
occhi si abituassero alla poca luce e vide una sagoma sul letto. Respirò a fondo
e si avvicinò guardando il giovane dritto negli occhi.
Light, nel
vederlo sorrise con aria ironica: “Ed ecco il nostro detective! Sarai
soddisfatto ora, vero?”
L’altro si
fermò, ma non rispose, infilando le mani nel jeans e limitandosi a fissarlo.
“Pensi di
aver vinto, non è così? Beh, ti dico una cosa, non c’è niente di più sbagliato e
sai perché? Perché se non fossi stato io a svelare l’identità di Kira, nessuno
di voi, poveri stupidi, ci sarebbe arrivato! Se c’è qualcuno che ha vinto, qui,
sono io!” Light sgranò gli occhi e il suo sorriso si allargò in modo quasi
innaturale.
Lawliet lo
guardò ancora per qualche istante e poi socchiuse gli occhi: “Ti sbagli!” La sua
voce era poco più di un sussurro.
A quelle
parole Yagami fece una smorfia e scoppiò a ridere… una risata isterica, senza
alcun segno di gioia. Una risata perfida, maligna.
Light
appoggiò la testa al muro, ancora scosso dalle risate che rimbombavano nella
cella, riempiendo l’aria circostante.
Lawliet
rabbrividì involontariamente e strinse i pugni, avvicinandosi ancora di più al
letto finché non arrivò a toccarlo con le gambe. Si accoccolò e rimase a fissare
Light con espressione indecifrabile mentre l’altro continuava a sghignazzare
quasi senza riuscire a fermarsi. Il detective non smise di guardare il giovane e
si alzò poggiando un ginocchio sul materasso e alzando di scatto una mano.
Rimase per qualche istante con l’arto a mezz’aria prima di colpire violentemente
il volto di Light che, preso alla sprovvista venne scaraventato sul letto.
Dopo il
primo moto di sorpresa, il giovane si lasciò sfuggire un ghigno e, rimanendo con
la testa poggiata sul materasso, sibilò: “Ti senti forte, vero? Ti senti un
vincitore? Puoi fare di me quello che vuoi, vero? Sono incapace di difendermi e
di colpirti! Ti diverte, questo?”
Il moro si
limitò ad afferrare il giovane rimettendolo a sedere e sbattendolo violentemente
contro il muro, senza una parola.
“Ma che
bravo, Ryuzaki! Vuoi picchiarmi ancora? Vuoi dimostrarmi che sei più in gamba di
me?” Light sorrise con aria di scherno, sorriso che immediatamente gli morì
sulle labbra lasciando il posto ad un’espressione dura: “No, sei furioso! Sei
furioso perché, nonostante tutto sono io che ho vinto! È Kira che ha trionfato,
è lui che…”
Un pugno in
pieno viso lo costrinse al silenzio. Gli ci vollero alcuni istanti prima che si
accorgesse che Ryuzaki aveva chinato il viso; i capelli scuri gli ricadevano
sugli occhi, nascondendoli. Era inginocchiato sul letto e con una mano stringeva
ancora la camicia di forza.
“Cosa
aspetti…” Sussurrò Light con disprezzo: “Cosa aspetti a colpirmi di nuovo, cosa
aspetti ad approfittare di nuovo del fatto che sono inerme… cosa stai
aspettando, che ti dica che sono pentito? Che mi dispiace per quello che ho
fatto? Per tutti quei luridi bastardi che ho tolto dalla faccia della terra? Che
sono pentito per aver mentito a tutti? O pensi che ti dica che sono felice di
aver confessato? Beh, se è questo quello che ti aspetti, devo deluderti perché
non avrei mai voluto dire quelle cose, non so cosa mi sia preso, ho avuto un
cosiddetto momento di lucida follia… volevo essere io a decretare la tua morte e
pensavo che qualcuno mi avesse scavalcato.” Scosse la testa e rise
sommessamente.
Lawliet
ritornò a fissarlo senza dire nulla.
Quel mutismo
prolungato irritò Light che, improvvisamente, spostò il busto in avanti e
sibilò: “Cos’è, non riesci a crederci? Non riesci a credere che non aspettavo
altro che strapparti di bocca il tuo nome per poterlo scrivere sul Death Note?
Rassegnati, perché è la pura verità! Ed ora colpiscimi se vuoi! Non posso farti
nulla, ora… sono completamente inerme… avanti, colpiscimi… dai, Ryuzaki, fammi
vedere che sai fare, avanti!” La voce trasudava disprezzo e rabbia da tutti i
pori: “Coraggio L, qui nessuno ti vede, puoi pestarmi a sangue senza che nessuno
ti dica nulla…!” Light alzò il tono e spalancò gli occhi con aria sempre meno
umana… sempre più simile a una bestia.
L’altro,
però, rimase immobile, gli occhi fissi sul volto del giovane e l’espressione sul
viso sempre più triste per lo spettacolo pietoso a cui stava assistendo.
“Avanti,
Ryuzaki!” Urlò questa volta Yagami avvicinandosi ancora di più al volto del
detective: “Non fare il codardo, colpiscimi… colpisci!”
Con uno
scatto Lawliet afferrò Light per le spalle, spingendolo con forza contro il
muro.
“Allora ti
sei deciso…”
Un lampo
parve attraversare gli occhi di Lawliet che, improvvisamente, avvicinò il viso a
quello di Light e premette con forza le labbra sulle sue.
Pochi
istanti e il detective si allontanò in modo da poter guardare Yagami negli
occhi. Quest’ultimo appariva lievemente sorpreso, ma sostenne lo sguardo senza
battere ciglio.
“Non hai
capito proprio un bel niente di me, e questo mi delude!” Sussurrò Lawliet con
aria accigliata, abbassando gli occhi. Allentò la presa sulle spalle di Light e
si allontanò di poco: “È buffo…” Continuò con voce roca: “…che, nonostante tutto
quello che ho capito di te in questo periodo e in questi due giorni, non sia
riuscito a far cambiare idea a me stesso… ma dovevo prevedere che ciò accadesse…
pazienza… forse sono stato troppo ottimista… mi sono illuso da solo…” Sospirò:
“Ma una cosa l’ho capita… a mie spese, ma l’ho capita…” Annuì debolmente e
poggiò entrambi i piedi a terra: “Non ci sono vincitori in questa faccenda…
siamo tutti perdenti!” Si alzò e rimase fermo qualche secondo per poi voltarsi,
deciso ad uscire da quelle quattro mura.
“Ryuzaki…”
La voce di Light era pacata.
“Hm?”
L’altro rimase fermo senza voltarsi.
“Avrei
creato un mondo migliore… era quello che volevo fare…”
Lawliet
chiuse gli occhi per pochi istanti e li riaprì di scatto. Mosse ancora qualche
passo e sussurrò: “Addio, Kira!” Aprendo la porta della cella e uscendo.
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