Questa one-shot a sfondo
dark romantica è nata da una sfida con NekoRika.
Il manwha in questione è quello di Shin Angyo Onshi. Chi non
conoscesse la storia è conigliabile che leggesse la trama in
breve, poichè potrebbero esserci alcuni punti poco chiari se
non si conosce la storia. I personaggi sono Munsu e Sando, e spero di
non essere andato OOC, per questo gradirei un parere costruttivo da
parte vostra. Ammetto di essermi divertito a scriverla, quindi pure se
riceverò pomodori mi sta anche bene :P
Queste erano le regole da seguire
Fandom: Libero (Manga,
Anime, Film o Libro)
Raiting possibili: Verde,
Giallo, Arancione, Rosso
Genere possibile:
Commedia, Demenziale, Erotico, Dark, Horror, Introspettivo, Romantico,
Avvertimenti possibili:
Non per stomaci delicati, Linguaggio colorito, Nonsense, Yaoi, Yuri,
Lemon.
Tipologie possibili:
One-shot, Songfic, Flashfic
Lunghezza: Minimo due
pagine Word, massimo cinque.
Traccia: Nella fic devono
essere inseriti questi tre elementi (il come, lo lascio scegliere a
te): Geco, Tarocchi, Katana.
Come Munsu si fosse spinto al punto da desiderare con tutte le sue
forze la nascita di un nuovo impero è del tutto ignoto.
Per la verità Munsu non aveva mai desiderato diventare un
Angyo Onshi, o come lo chiamavano in Giappone,
Un Amen Osa.
Munsu era esattamente il classico tipo di persona da evitare, la
classica persona che non si deve assolutamente incrociare sul proprio
cammino
Anche perchè se la incontri potresti uscirne con al massimo
qualche lesione interna, due ossa rotte e via.
Ma incontrarla per due volte nella tua vita, è un costo che
pagheresti a caro prezzo. Esatto, perchè Munsu non soltanto
è una persona squilibrata, ma odia tutto ciò che
abbia a che fare con il pensiero umano. Il pensiero umano è
tanto vario. Come può semplicemente la capacità
cognitiva di una persona essere tanto disprezzata da un suo simile, ti
chiederai. Misantropia? No, non è affatto misantropia. Munsu
non ama usare questo appellativo, soprattutto perchè si
sentirebbe sconfitto, si sentirebbe battuto dalla sua stessa razza, ed
egli odia le sconfitte, soprattutto se a portargliele sono delle
persone presuntuose.
E allora, che problemi ha Munsu con il resto dell'umanità?
Ti è mai capitato di trovarti in mezzo ad una diatriba e ad
osservare come spettatore?
Istintivamente speri sempre che ad avere la meglio sia sempre il
più debole, speri sempre che chi è in
inferiorità di forze possa avere la meglio
Ed instintivamente ti trovi a parteggiare per qualcuno senza rendertene
conto.
Ma dimmi la verità.
Se ti capitasse di trovarti nel mezzo di una diatriba, come
protagonista per di più, ti schiereresti davvero dalla parte
del più debole nonostante questi attiri la tua
pietà?
No, non lo faresti, perchè avresti paura di essere sconfitto
anche tu, e di conseguenza per prevenirti da un'eventuale e probabile
sconfitta, opti per la scelta più logica, e finisci
irrimediabilmente a nutrire il pensiero di Munsu.
L'ipocrisia è una bestia tremenda, pessima, ed è
per questo motivo che Munsu preferisce stare lontano dalle persone.
Lo glorificano come fosse il salvatore di chi sa quale impero.
In realtà Munsu nutre solo i propri interessi.
Ogni cosa che accade è coincidenza, ed è giusto
errare, perchè nessuno merita il tuo aiuto, in una
città come Edo, dove anche tuo fratello è pronto
ad impugnare un'arma contro di te per farti fuori, pur di salvare la
pelle.
"Sando fermati.."
Stava succedendo qualcosa di strano intorno a Munsu, e poteva
percepirlo in maniera distinta.
Le montagne intorno a lui erano tanto alte che le cime erano innevate
nonostante fosse primavera.
L'acqua di un ruscello, fresca, invitante, rifletteva le fronde degli
alberi che mostravano un verde colorito, chiaro segno della bella
stagione che si prospettava.
Sando osservò Munsu, senza capire il perchè di
quell'affermazione, probabilmente perchè la ragazza non
aveva avvertito nulla, e di conseguenza si chiedeva per quale motivo
l'Amen Osa le avesse ordinato di fermarsi, soprattutto lì,
sotto il sole a picco, che di certo piacevole poteva essere sino ad un
certo punto.
Munsu mise mano alla pistola, quella pistola che era stata compagna di
numerosi viaggi, un'arma occidentale che raramente si vedeva a Edo.
"Ma.."
Sando ebbe un attimo di esitazione, replicando all'ordine di Munsu,
mentre l'Amen Osa, osservando il disappunto della ragazza, estrasse la
pistola, mirando direttamente al petto di lei. Tolse la sicura,
appoggiando l'indice sul grilletto.
La sua espressione era fredda, calcolatrice, descriveva esattamente il
carattere di Munsu che di lì a poco avrebbe senz'altro fatto
fuoco.
"Non mi ripeterò una seconda volta Sando.
La prossima faccio fuoco. Non ho bisogno di gente inutile.."
Sando si cinse le spalle con le proprie mani, un gesto istintivo
causato dalla mortificazione. Era andata nuovamente contro gli ordini
di Munsu, e sapeva bene, sapeva molto bene quanto quella storia potesse
infastidirlo.
Uno stormo di corvi si levò nel cielo, mentre Munsu
direzionò l'arma verso quello stormo, facendo fuoco.
Un corvo cadde esanime a terra, stecchito ancor prima di toccare il
suolo, mentre l'Amen Osa si avvicinò, raccogliendolo.
"Ehi Sando, vedi un po' di spennarlo, almeno oggi mangeremo.."
Sando annuì, e nell'istante in cui Munsu si
avvicinò alla ragazza per porgerle quel corvo privo di vita,
lo stesso volatile aprì un suo occhio rosso, che
sembrò risucchiare l'essenza di Munsu, come in un vortice
magico, come se la sua vita fosse intrappolata tra il piano dei viventi
e quello dei defunti.
Una coltre fittissima avvolgeva la figura dell'Amen Osa che si
osservava attorno circospetto, senza capire cosa stava accadendo.
La mano venne portata nuovamente alla pistola, istintivamente, e
l'altra, quella libera, inizialmente fu tentata da portarsi all'altezza
del collo, dal quale pendeva il Mahai, il medaglione degli Amen Osa.
"Per il potere Degli Shin An.."
Una forza mistica lo spinse con violenza lungo il tronco di un albero,
lasciando che il ramo si spezzasse a contatto con la sua schiena. Una
figura che avanzava in sua direzione, vestita con un bel kimono dal
colore rosso che sfumava verso l'alto in un bianco pulito.
Una ragazzina dagli occhi grandi, grigi, che osservava Munsu
accovacciato lì, per terra, senza dire una parola,
Mentre l'Amen Osa portò mano alla sua pistola, che
tempestivamente gli fu portata via dalla giovane, semplicemente con un
movimento della sua mano destra, materializzandosi in quest'ultima.
"Come, come ci sei riuscita..?"
Il suo respiro divenne pesante, mentre mise mano al suo inalatore,
aspirando quanto bastava per sopravvivere ancora una volta a questa
maledizione infertagli.
La ragazzina gli si avvicinò, chinandosi verso Munsu, che
nel frattempo poteva sentire i propri arti paralizzati totalmente.
Ma non si oppose, comprese quanto fosse inutile provare ad opporre
resistenza ad un'entità di tale portata.
Per la prima volta si sentiva spiazzato.
Guardandosi attorno, cercando forse Sando, potè solo vedere
quella coltre che avvolgeva tutto, e nient'altro.
L'indice della ragazzina gli punto il viso, indicandolo, quasi come
fanno i bambini curiosi.
"Che ci fai qui"
Secca e diretta nel suo dire, mentre continuava ad osservare l'Amen Osa
con particolare attenzione.
Lo sguardo ricadde sul Mahai, mentre le palpebre si assottigliarono con
curiosità, quasi fosse la prima volta che vedeva qualcosa di
così tanto valore.
"Che cos'è."
Chiese, mentre lo staccò dal collo di Munsu, osservandolo
con attenzione.
Socchiuse le palpebre, mentre un forte vento iniziò a
soffiare in loro direzione, facendo progressivamente allontanare quella
coltre fastidiosa.
Tutto attorno, era come se fosse tornato esattamente al punto in cui
Munsu osservò il corvo.
Nelle mani, non vi era più il rapace, bensì una
piuma nera, e accanto a sè, Sando, che l'osservava senza
dire una parola.
"Hai visto cosa è successo."
Chiese Munsu sbigottito, mentre Sando fece un cenno di diniego con il
capo. L'Amen Osa portò istintivamente la mano al collo, ma
come sospettava, il Mahai era sparito,
Era sparito insieme alla sua pistola, che non recava più al
fianco.
Munsu strinse i pugni mentre iniziò ad avviarsi all'interno
del bosco, con Sando che lo seguiva da una distanza dignitosa.
L'Amen Osa osservava attorno, come era normale del resto, con una certa
attenzione, soprattutto adesso che non possedeva nè la sua
pistola, nè il Mahai.
Due occhi rossi che brillavano nel buio, e Munsu arrestò il
suo passo, osservando come nella boscaglia qualcosa si muoveva in
maniera tanto leggera.
Ad un tratto, un esserino dalla cromatura tra il grigio ed il verde,
sbucò fuori dalla radura, dirigendosi verso Munsu con
movimenti teatrali.
"E' solo un geco."
A dispetto però delle aspettative di Munsu, gli occhi rossi
visti poc'anzi non appartenevano al simpatico animaletto,
bensì ad una creatura ben più grande
dell'esserino.
Una sorta di orchetto dall'aspetto antropomorfo e dal viso tumefatto,
che branvida un'ascia bipenne, in direzione dell'Amen Osa
Con intenzioni tutt'altro che pacifiche.
"Sando!"
La ragazza sembrò uscire fuori dall'ombra del bosco, mentre
estrasse la sua katana,
portandosi con violenta decisione ad attaccare quell'essere.
Urli gutturali, misti a spasmi, mentre il braccio peloso e mucoloso
della creatura tentava come poteva di attaccare Sando, con l'intenzione
di spaccarle il cranio.
Ma Sando era veloce, era dannatamente veloce, e quello che il mezz'orco
non sapeva, è che Sando sapeva fare a pezzetti i nemici in
meno di due secondi.
La katana saettò con particolare attenzione per la testa
della creatura, mentre la lama rapidamente recise il braccio,
staccandolo dalla spalla.
Le carni vennero massacrate e smembrate, mentre tessuti muscolari e
brandelli di pelle sembravano avvilupparsi attorno all'osso spezzato
che dondolava dalla spalla.
L'essere lanciò un urlo, simile ad un corno da guerra,
facendo volare tutti i rapaci annidati sui rami.
Ma Sando non s'arrestò, perchè sapeva che Munsu
le aveva dato un ordine.
Lei lo sapeva che se anche questa volta avesse fallito, Munsu l'avrebbe
abbandonata una volta per tutte.
"Per Monlion.."
Sussultò Sando, mentre lacrime rigarono il suo viso,
lasciando che si dipingesse ulteriore rabbia. La katana
saettò più e più volte sul corpo della
creatura, sino a quando la punta della lama non subentrò
nelle carni dell'essere, penetrandone la gola, lasciando che sangue
fiottasse dalle terga, vomitandolo con ferocia.
Non si rese conto di nulla, quando Sando estrasse nuovamente la katana,
ed ogni arto di quell'abominio si smembrò in pochi istanti,
diventando banchetto per i rapaci.
****
Camminarono per delle ore, sino a quando Munsu non scorse una casa poco
distante.
Era sfinito, distrutto, avrebbe dato tutto pur di trovare un riparo.
Sando che continuava a stare dietro di lui, seguendolo come fosse la
sua ombra, celandosi alle ombre stesse.
La porta di casa si aprì, invitandoli quasi ad entrare.
E benchè Munsu fosse scettico riguardo
l'ospitalità della gente, c'era la sua Sando a proteggerlo,
in ogni caso.
Entrarono, e all'interno della casa vi era una tavola imbandita con del
pane e della carne, carne profumata, appena cotta.
"No, dove sta la fregatura.."
Munsu si sedette a tavola, ed iniziò a mangiare la carne
senza alcun problema.
Ad un tratto, il cibo iniziò a sparire, lasciando al suo
posto carcasse di cadaveri dall'aspetto poco invitante.
In effetti, Munsu s'aspettava qualcosa di simile, e infatti uno dei
cadaveri allungò la mano intorno al suo collo, stritolandolo.
Si dissolse. Esatto, Munsu si dissolse lasciando al suo posto un foglio
con un anagramma inciso sopra.
Una delle capacità di Munsu, sapeva ricreare la propria
copia, e quella di qualsiasi altra persona.
"Sando!"
E Sando non battè ciglio, iniziando a massacrare quei non
morti, smembrandone i corpi, riducendoli a brandelli.
Le era stato ordinato, e lei doveva stare agli ordini di Munsu.
Cadaveri che cadevano per terra, rialzandosi tuttavia, e ricomponendosi.
La figura di quella ragazzina sembrò materializzarsi
nuovamente, quella ragazzina che portava al collo il Mahai, e reggeva
in mano la pistola di Munsu.
"Sando, il Mahai!"
E Sando non dubitò. Nonostante fosse una ragazzina,
nonostante fosse una giovane dal bel viso, Sando non esitò,
e portò la sua katana a trafiggere il petto della giovane,
afferrando il Mahai e la pistola di Munsu, lanciandoli all'indirizzo di
quest'ultimo.
"Ben fatto, Sando!"
La ragazzina rise, mentre la sua ferita si cicatrizzò
rapidamente, andando a prendere dalla tasca del suo kimono un mazzo di
carte. Ne prese tre, sfuse, lanciando in aria tutte le altre, che
rapidamente si dissolsero.
"Delle carte? Che ci vuoi fare con delle carte?"
La ragazzina rise, mentre ruotò la prima carta, mostrando la
figura di un Leone incisa.
"Queste non sono comuni carte, questi sono tarocchi."
Munsu si grattò la testa sconcertato, mentre dalla carta si
materializzò la figura di quel Leone, che evanescente
entrò nel corpo di lei.
"La Forza."
Munsu mise mano alla pistola, togliendo la sicura, iniziando a sparare
addosso alla ragazzina ogni proiettile che possedesse.
Ma la giovane sembrò mutare forma, assumendo un aspetto
lupino, mentre nel frattempo quella massa di zombie sembrava avanzare
verso l'Amen Osa senza fare troppi complimenti.
Una seconda carta venne scoperta, mentre l'entità che si
materializzò sembrò trasmutarsi nel corpo della
creatura dall'espetto lupino, alla quale spuntarono due ali.
"L'Angelo."
Mormorò quella ragazzina oramai non più umana,
mentre Sando continuava a decimare cadaveri e cadaveri. Munsu
indietreggiò, per poi mettere mano all'inalatore.
Stava male, stava decisamente male, e la situazione stava complicandosi
ulteriormente.
La ragazzina avanzò verso sando, alzando la sua aura
negativa per debilitarla.
Sando s'accasciò sul pavimento, mentre la ragazzina estrasse
la terza carta.
"Siamo alla resa dei conti.."
Mormorò con quella voce tutt'altro che soave, lasciando che
la carta venisse scoperta.
Orrore, sul viso della ragazzina si plasmò orrore, mentre
quella carta prese vita.
"La Fortuna."
Munsu ghignò, prendendo il Mahai, mentre la ragazzina si
sentì debilitata, quasi senza la forza di reagire.
Evidentemente doveva essere una carta a lei non favorevole.
"Per il potere degli Shin Angyo Onshi, armata fantasma di Jushin
t'invoco!"
E tutt'intorno, la casa stessa, sembrò crollare in preda
all'urlo di quelli esseri, servi di Munsu, della giustizia.
I soldati fantasma iniziarono a massacrare quelli zombi, facendone
brandelli, mentre la Fortuna, la carta estratta, decise di parteggiare
per Munsu.
Sendo lentamente riprese i sensi, costatando che solo adesso gli zombie
avevano smesso di rigenerarsi.
Cosa era successo?
La fortuna aveva deciso di voltare le spalle alla giovane, che si
gettò con un urlo frenetico addosso a Munsu.
Ma lì c'era Sando, sempre accanto a lui, sempre pronta per
lui, che trafisse il collo della giovane con la propria katana.
La trafisse, mentre ne fece tanti brandelli.
E mentre Sando faceva strage, Munsu versò dell'alcool posto
precedentemente sulla tavola, lì per terra, per poi
osservare Sando.
Si allontanarono dall'abitazione, quando Munsu esercitò
pressione lungo il grilletto della pistola.
Un esplosione tale da distruggere tutto quello che c'era in zona.
Sando osservò Munsu, con gli occhi colmi di lacrime.
"Io, so che non potevo.. Però.."
Munsu sorrise, scuotendo il capo, mentre poggiò le sue calde
labbra lungo quelle di Sando.
La ragazza arrossì, mentre il cuore le prese a martellare
nel petto.
Munsu non disse una parola, non un'emozione, non un fremito.
Esattamente come l'aveva conosciuta, mormorò senza alcuna
sfumatura nella sua voce.
"Sando, andiamo."
Sando annuì, senza dire altro, seguendo Munsu verso un nuovo
viaggio, verso quella meta sperduta, che non portava da nessuna parte.
A distanza di tutto questo tempo non seppi mai perchè mi
baciò,
Quel che è certo, è che quando lo fece, non
pensai a Monlion.
Non era Monlion quello che stava nel mio cuore in quel momento.
In quel momento vi era soltanto una persona, colui che mi
salvò da quell'inferno che avrei dovuto subire.
Quella persona era Munsu, L'Amen Osa.
[FINE]
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