Profectio

di eloise de winter
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Profectio

 
 

Ashton osservava le palpebre chiuse della ragazza addormentata tra le nuvole chiare del baldacchino, le ciglia che sfioravano gli zigomi rosei della fanciulla, proiettandovi ombre morbide e scure, che egli richiamò a sé, lasciando che gli accarezzassero il volto come avevano appena fatto su quello della sua Bella Addormentata, nella pallida imitazione di una carezza.
 
Che non sarebbe mai arrivata.
 
Lei apparteneva ad un altro, anche solo guardarla con un affetto che non fosse poco più che fraterno, non gli era concesso.
 
Sarebbe stato come tradire un giuramento, come pugnalare alle spalle un amico.
 
Nonostante questo, lui l’amava.
 
Non se ne era reso conto piano piano, lentamente, col passare dei giorni…
 
No, improvvisamente, come un’illuminazione, era giunta insieme all’immagine di lei che si avvicinava la consapevolezza profonda e senza dubbi si un sentimento che non aveva mai sospettato di provare.
 
Come una malattia letale e fulminea, esso si era impadronito del suo corpo, duella sua mente e della sua anima -nel caso ce ne fosse ancora una-.
 
Ed ora lui era disperato.
 
Diviso tra la coscienza e l’amore, lottava contro se stesso in una battaglia che non aveva né vinti né vincitori: solo cadaveri.
 
Era tutto sbagliato, errato, privo di logica.
 
Incastrato in una situazione che non aveva soluzione, lui si muoveva come la Regina quasi allo scacco su di una scacchiera ormai in mano al nemico: sacrificava pedoni, prolungando di poco la propria esistenza in un’agonia dell’attesa della fine.
 
Che, nel suo caso, non sarebbe mai arrivata.
 
Restava solo una cosa da fare: fuggire.
 
E lui, anche se con la morte nell’anima, lo avrebbe fatto.
 
Scappare lontano da lei e cercare di dimenticala per non dover passare il resto della propria esistenza col suo pensiero nella testa e nel cuore.
 
Sette giorni.
 
Sette giorni per preparare una partenza inevitabile ma doverosa.
 
Poi avrebbe semplicemente dimenticato.
 
Si chinò sulla sua figura rannicchiata nel letto, sul braccio sinistro che usciva dalle lenzuola lo spettro di una croce nera sul pallore della pelle.
 
La bocca era socchiusa, il respiro regolare e il petto si abbassava e si alzava ritmico.
 
Posò le labbra gelide su quelle della fanciulla addormentata, che sembrò rispondere al bacio, pur tra i veli del sonno.
 
Rialzandosi lentamente sussurrò, così piano che anche un redivivo avrebbe fatto fatica a udirlo,

«Mia Clarisse».
 
E scomparve nella notte.

Una settimana più tardi tutta la famiglia della Reggenza di Altieres era stata sterminata e i Blackmore non esistevano più.
 
Clarisse era morta.





N.d.A
Ho scritto questa one shot lo scorso novembre, ma ho avuto il coraggio di pubblicarla solo ora, dopo aver appena finito l'ultimo -amatissimo- libro della saga.
Sono veramente in uno stato pietoso se penso che questo era l'ultimo mattone e che l'anno prossimo non potrò più leggere nulla di nuovo dei personaggi di cui mi sono irrimediabilmente innamorata e in cui mi sono immedesimata fino all'ultimo capello.
Quindi questa schifezzina è per la Lady Creatrice, che io prego con tutto il cuore affinchè scriva assolutamente un altro libro, perchè, sinceramente, io vorrei decisamente scoprire cosa è successo alla fine tra (SPOILER! -credo-) Gilbert e Lara, tra Megan e Julian (o meglio tra Julian perdutamente innamorato e Megan indecentemente indifferentemente) e Stephen e Christabel! Oltre ovviamente agli altri -Axel ed Eloise, Sophia e Gabriel- e poi Jordan! Diamine, ci hanno lasciato con due opzioni per lui: o Fay o Jerome! E' vergognoso che io non sappia chi avrebbe scelto! E vogliamo parlare di Alexandria? Quella ragazza è la migliore rivelazione del libro, a mio parere, e se ne accenna appena! 
Insomma, il fatto è che ci sono un sacco di interrogativi aperti che vorrei la Lady Creatrice chiarisse!
Perchè non scriverci un altro libro?
Dopo la consueta sclerata più lunga dell'intera storia, dileguossi.
A presto


eloise





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