Oro
La shippatrice di UsUk che
è in me, dopo la pubblicazione di Angleterre. France.,
si sentiva estremamente in colpa. Ecco perché fin dal 23
febbraio (Angleterre.
France. è stata scritta e pubblicata il giorno
precedente) ho iniziato a scrivere questa storia.
Portata avanti quando avevo due minuti liberi da dedicarle, ho provato
a scriverla con uno stile differente da quello che utilizzo di solito.
Un esperimento per vedere come me la cavavo lontano dalle mie
sicurezze... No, in realtà dev'essere che mi piace proprio
complicarmi la vita... In ogni caso, la cosa che salta subito
all'occhio di questo test sono le ripetizioni di "Inghilterra" e
"America" (solitamente utilizzo sinonimi o giri di parole): leggendola
non mi sembrava, ma se sono troppo pesanti fatemelo notare nelle
recensioni, conto su di voi! ♥
Per ragioni di trama ho modificato il primo incontro fra il
nostro sopracciglione preferito e quell'adorabile frugoletto: invece
della gara fra Francia e Inghilterra per accaparrarsi le grazie dei
futuri Stati Uniti (suona male solo a me?), ho scelto una versione
più storica.
Sono sinceramente affezionata a questa storia, la prima su questo
pairing che è anche uno dei miei OTP, anche se è
stato un
parto completarla. Se sono riuscita a pubblicarla è merito
di
WatashiwaBakaNeko,
che mi ha supportato moralmente quando stavo per
spaccare la tastiera in piena crisi da blocco dello scrittore, e di Set_WingedWarrior
che mi ha fatto un betaggio perfetto (non sai quanto ti sono debitrice,
mia cara mapà). ♥
Questo è quanto. Se vorrete mettere questa
storia fra le seguite/ricordate/preferite sappiate che mi renderete
molto
felice, ma lo sarò ancora di più se commenterete.
Grazie infinite!
*sparge amore random*
♥
Disclaimer -
L'autrice non ricava neanche un dollaro americano da questa storia. Axis Powers Hetalia
e i suoi personaggi appartengono agli avente diritto.
Se APH mi appartenesse le sopracciglia di Inghilterra sarebbero
patrimonio dell'umanità.
Oro
Carichi d'oro, tonnellate e tonnellate, provenienti da una terra
vergine oltre le Colonne d'Ercole, un Nuovo Mondo da plasmare ricco di
tesori. Spagna era stato il più rapido - o il più
fortunato. Sì, Inghilterra era più propenso a
quest'ultima ipotesi - ad impossessarsi delle miniere di quella terra,
spargendo copiosamente il sangue di quelle popolazioni che avevano
abitato lì per millenni, facendo così affluire ai
suoi porti
ricchezze apparentemente senza fine.
Apparentemente, perché Inghilterra sapeva che sarebbero
finite
presto, come tutte le effimere cose degli esseri umani. Spagna era
talmente accecato dal bagliore di quel metallo per vedere che si
stava già esaurendo, ma Inghilterra era più
saggio: aveva
scelto un tipo differente di oro. Lo aveva accarezzato spesso, beandosi
delle mille sfumature che assumeva alla luce del sole, lo aveva visto
crescere e diventare perfetto.
"E tu, Inghilterra, sarai il mio supporto!".
Quasi perfetto... Molto lontano dalla perfezione, a pensarci meglio.
Inghilterra alzò gli occhi verso America che aveva ripreso a
blaterare senza senso - perché tutti i suoi discorsi sono
senza
senso da quando se n'è andato - incrociando le braccia.
Osservò quei capelli biondi, illuminati da un raggio di sole
del
tardo pomeriggio, seguire agitati i movimenti scoordinati del loro
padrone.
Erano state proprio quelle ciocche dorate ad attirarlo, quel giorno
di Maggio quando era venuto ad ispezionare la colonia di Plymouth:
molti coloni avevano riferito che un bambino vestito con una sola
camicia da notte di cotone bianco si faceva vedere ai confini
dell'insediamento, ma ogni volta che tentavano di avvicinarlo lui
scompariva nell'erba alta. Aveva capito subito che era uno di loro e si
era promesso di trovarlo prima che quel mangiarane maniaco e vinofilo
di Francia lo scovasse e grazie a lui -
quel bimbo sicuramente simboleggiava questo nuovo continente, o per lo
meno, la parte su cui si trovava in quel momento - far riconoscere il
suo dominio su quella terra.
Ricordava perfettamente - non aveva mai scordato nulla che lo
riguardasse, nonostante tutti i tentativi che aveva attuato i primi
cent'anni dopo il 1776 - di essersi fatto accompagnare da alcuni coloni
nel punto dove il piccolo era stato avvistato più spesso e
lo
trovò lì dove gli dicevano. Ricordava,
Inghilterra, di
essere rimasto incantato dalla purezza e dall'innocenza che
emanava, quella di qualcuno che non era stato contaminato dalla vecchia
e corrotta Europa dalla quale tentava sempre di tenere le distanze,
dagli occhi blu più
splendenti degli zaffiri, dalla veste bianca che svolazzava leggera nel
vento di ponente. Ricordava di essersi avvicinato piano piano, un passo
dopo
l'altro, ma quando allungò una mano per sfiorargli il capo,
il
piccolo si ritrasse e iniziò a correre verso la campagna.
Lo aveva inseguito, Inghilterra, per chilometri e chilometri, seguendo
sempre quel ciuffo dorato in quel mare d'erba verde smeraldo fino a
quando non lo vide fermarsi di colpo: davanti a lui c'era una mandria
di bufali al pascolo ed i piccoli erano molto vicino alla piccola
nazione bionda. La madre dei cuccioli doveva pensarla allo stesso modo
poiché lo caricò e lo avrebbe travolto se
Inghilterra non
lo avesse sollevato da sotto le ascelle e si fosse arrampicato, con la
stessa velocità con cui avrebbe scalato l'albero maestro
della
sua amata nave, su un albero lì vicino*.
"Mi hai fatto spaventare" gli disse, in quella lingua che solo quelli
come loro potevano comprendere e parlare.
"Tatanka* non stava attaccando
me, ma te" balbettava un pochino, scivolando un pelo sulla pronuncia
di alcune lettere "Non ti conosce" spiegò e sorrise, il sole
del
tramonto che gli illuminava il viso. Osservandolo, Inghilterra
finalmente capì cosa intendeva Spagna quando, dopo averlo
maltrattato un po' e derubato di un ricco carico proveniente dal Nuovo
Mondo, se n'era uscito con "Tutto l'oro del mondo non vale niente in
confronto al sorriso di Romano".
Il piccolo gli passò una manina paffuta davanti al volto
"Devo
andare" e quando vide gli angoli delle labbra di Inghilterra piegarsi
impercettibilmente verso il basso si affrettò ad aggiungere
"Ma
ti tornerò a trovare, promesso!".
Aveva imparato col tempo, Inghilterra, che però le sue
promesse non erano tutte affidabili...
"Resterai sempre con
me?".
"Sì,
Inghilterra, te lo prometto!".
"Inghilterra!". Cielo, quand'è che la sua voce è
diventata così fastidiosa?
Inghilterra sbatté le palpebre, come risvegliandosi da un
sogno
piacevole. Mint Bunny, accucciato sulle sue gambe, sembrava
sonnecchiare tranquillo mentre America lo fissava, una mano sulla
spalliera della sua sedia e una sul tavolo coma a chiudergli ogni via
di fuga, con un'aria un po' preoccupata. Inghilterra lo
guardò
solo per mezzo secondo negli occhi e poi deviò lo sguardo
leggermente verso sinistra concentrandosi su una ciocca bionda vicina a
Nantucket.
"Si può sapere che cos'hai? Non hai fiatato per tutto il
meeting
e non hai reagito quando Francia ti ha fatto delle avances
più
spinte del solito".
A quell'ultima parte, Inghilterra si voltò verso la sedia
dove
stava solitamente Francia, ma non lo vide così come non vide
né Cina né Russia: la riunione doveva essere
finita, non
da molto dato che poteva sentire le voci degli altri nel corridoio, e
lui e America erano da soli. Soli come non lo erano da secoli.
"Pensavo, cosa che tu non fai molto spesso" Inghilterra non sapeva
perché mettesse sempre del cinismo o del sarcasmo ogni volta
che
aprisse bocca: era nel suo essere così come la nebbia nei
campi
verdi dell'England. Un meccanismo di difesa? Forse. America era stato
l'unico a cui non aveva rivolto acidi commenti, l'unico di cui si era
fidato a mostrare il suo lato più dolce sempre nascosto dal
bucaniere che duellava con Spagna per conquistare un impero di onde e
schiavi. Si è visto, però, come è
stato ripagato.
America roteò gli occhi azzurri da dietro le lenti degli
occhiali e sbuffò, come un toro o uno dei suoi tatanka
che aveva contribuito a sterminare, faccendo sobbalzare Nantucket come
una molla. "Una volta non eri così scontroso"
borbottò
come se fosse offeso.
Che cosa?
L'unico che aveva il
diritto di essere offeso era Inghilterra che per lui aveva preteso
sempre il meglio e l'aveva cresciuto, con l'affetto fraterno che non
aveva mai ricevuto da piccolo, da uno scricciolo alto sette mele e un
mandarino* fino a quello che era ora per
poi vedersi tradire con una
'Rivoluzione' in combutta con Francia e Prussia.
"E una volta tu non eri così stupido".
America solitamente sopportava di buon grado i suoi insulti
sommergendoli con la sua risata sguaiata ma quel giorno non lo fece -
doveva essere stata una giornata stressante per i suoi standard:
dovevano aver bocciato le sue idee cretine con più veemenza
del
solito oppure Cina gli aveva minacciato di far fallire la Coca Cola per
mano della sua concorrente cinese* - ed esplose "Ci
risiamo! Sei
sempre a
rivangare il passato, a rinfacciarmi quanto fossi migliore quand'ero un
tuo possedimento! Sono passati quasi due secoli, Inghilterra,
quand'è che smetterai di aggrapparti al passato e guarderai
al
futuro?".
Il viso di America si stava arrossando sempre di più ma
questo
non gli impedì di continuare con tono leggermente
più
alto "È vero, ti ho promesso che sarei rimasto sempre con
te, ma ero
un bambino! Quante promesse, quante alleanze hai infranto,
Inghilterra? Perché continui a portarmi rancore per quella?
Credevi davvero che sarei rimasto attaccato ai tuoi calzoni come un
marmocchio per sempre? Hai mai pensato a quanto mi sentissi solo in
quella grande casa ad aspettarti sapendo che saresti tornato solo molti
anni dopo e sempre con la solita scusa? Non ero la tua mogliettina
fedele: è così innaturale essermi stancato di
attendere
che finissi di azzuffarti con Francia e Spagna per ricordarti che c'ero
anch'io dall'altra parte dell'oceano?".
"E tu ti sei dimenticato quanto ho fatto per te? Quanto sangue ho
versato per difenderti? Senza di me saresti rimasto quel bambino che
giocava con i bisonti nella prateria. Ti ho dato tutto senza pretendere
nulla in cambio!". Non era da gentiluomini urlare in quella maniera, ma
la misura era colma e Inghilterra non ne poteva più. Lo
avrebbe
picchiato volentieri, ma sapeva che i suoi pugni non avrebbero avuto
efficacia contro lo strato di grasso che America aveva messo su da
quando aveva smesso di mangiare come si deve e aveva iniziato a
nutrirsi
con quelle schifezze che chiamava cibo
da fast-food.
"Mi hai chiesto in cambio di rinunciare alla libertà! Io non
volevo arrivare a spararti contro a Bunker Hill o Yorktown*, sei stato
tu a costringermi a prendere le armi per farmi ascoltare!".
"La carne avariata dei tuoi hamburger ti ha fatto male al cervello:
cosa significa che è colpa mia? Non ha alcun senso!"
Inghilterra
gli afferrò la cravatta e lo strattonò
più vicino
a sé in un impeto di collera.
"No taxation without
rapresentation*" gli
soffiò, gelido "È un principio fondamentale anche
della tua Magna Charta,
dico bene? Non mi pare di aver acconsentito alla Stamp Act
e quando ti ho chiesto di far entrare alcuni dei miei rappresentanti in
Parlamento mi hai battuto una mano sulla spalla e mi hai promesso che
te ne saresti occupato tu. E io che ti ho anche creduto! Hai trattato i
miei cittadini come si trattano gli schiavi*, ma anche gli schiavi
possono alzare la testa e far valere i proprio diritti".
"Schiavi? Stai delirando, America, io ho sempre trattato i coloni come
i miei cittadini!".
"Stronzate!" il pugno di America batté contro il legno "Non
appena hai strappato mio fratello a Francia lo hai subito preferito a
me!".
"Sei sempre stato tu il mio preferito!".
Dopo quest'ultimo grido scese il silenzio. America aprì e
richiuse la bocca un paio di volte senza produrre un suono od osare
muoversi: nella furia del litigio si erano avvicinati così
tanto
che le loro fronti quasi si sfioravano. "Ero davvero il tuo preferito?"
domandò con una voce molto più bassa dei suoi
soliti
standard.
Inghilterra si sentì avvampare per la vergogna di essersi
lasciato sfuggire una frase del genere che lo rendeva così
debole agli occhi del suo ex-sottoposto e gli faceva intuire - sempre
se avesse avuto maggiori doti intuitive - che dopo la sua ribellione
non era più riuscito a godersi il sio impero coloniale senza
avere davanti agli occhi il fantasma dai capelli dorati e le iridi
color degli zaffiri. Lo guardò oltre il Texas per meno di un
secondo per poi deviare lo sguardo prima verso il basso - grazie al
Cielo Mint Bunny non si era svegliato - e poi verso i fogli sulla
scrivania che giacevano sparpagliati qua e là per via del
colpo
di America. Stare in silenzio sarebbe stata un'ammissione
più
esplicita del controbattere perciò Inghilterra
borbottò
acidamente un "Non lo ripeterò".
America accennò un sorriso e si grattò il retro
della
nuca per poi appoggiare nuovamente la mano sul tavolo "Anche tu non sei
stato così male, io..." e si interruppe aspettando che
Inghilterra intuisse e dicesse qualcosa, ma Inghilterra non lo fece e
un silenzio imbarazzante scese nuovamente su di loro.
America si allentò un po' la cravatta che ora sembrava
strozzarlo e con le dita sfiorò impercettibilmente il mento
dell'altro per poi buttare fuori tutto d'un fiato un "Mi odi
così tanto, Inghilterra?".
"Pardon?"
per la fretta
America si era mangiato metà frase e Inghilterra si sporse
instintivamente un pelo più avanti. C'era una sfumatura
più chiara di azzurro nelle iridi di America, intorno alla
pupilla, che non aveva mai notato. Probabilmente perché non
erano mai stati così vicini prima d'ora.
Quello non ci fece caso - o fece finta di non farci caso - e
rincominciò a parlare velocemente "Intendo dire, odi
talmente
tanto questa mia versione, quella adulta intendo, che se potresti mi
scambieresti con quella da bambino?".
L'unica cosa che Inghilterra pensò un secondo dopo che la
domanda giunse alle sue orecchie fu Questo non è America
perché America non dubitava mai di se stesso, ma anzi, era
fin
troppo sicuro di sé. Quello che chiedeva consiglio o una
risposta ad un buffo interrogativo che gli attraversava la mente era
quell'America bambino rimasto indelebilmente impresso nella sua mente e
nei suoi ricordi come un marchio a fuoco. Guardandolo dopo che gli ebbe
posto quella domanda - gli occhi che svelavano un leggero smarrimento,
forse perfino paura per la risposta che si aspettava - Inghilterra lo
rivide bambino esattamente e anche più nitidamente di come
lo
ricordasse. Probabilmente fu per quello che disse semplicemente "No,
non lo farei".
"M-Ma hai sempre detto che mi odi...".
"Sei tu quello che mi odia! Io non potrei mai farlo davvero - e mentre
diceva queste cose così imbarazzanti, una parte del suo
cervello
si domandava se Cina non gli avesse drogato il té - tu
sei..." e
non poté dire nient'altro.
La prima cosa che avvertì fu qualcosa di morbido e fresco
con un
vago retrogusto di Coca-Cola e ketchup di bassa qualità, poi
qualcosa di umido e terribilmente caldo che faceva pressione. Non
riusciva a vedere niente, nonostante avesse gli occhi sgranati, ma solo
il riverbero dorato di una ciocca di capelli di America che, nella
fretta di fiondarsi su di lui, era scivolata in avanti ostruendogli la
visuale. Solo allora Inghilterra comprese che America lo stava
baciando, schiacciando il viso contro il suo con la sua tipica foga, e
la bocca gli si spalancò per la sorpresa dando la
possibilità all'altra nazione di approfondire quel contatto.
Non ebbe tempo di riprendersi dallo stupore e rimase
perciò come creta nelle mani di America che, dopo aver
tentato
per qualche minuto di scatenare una sua reazione, si
allontanò
dalle sue labbra. "Beh" iniziò, un sorriso a metà
e gli occhi che deviarono verso destra per non osservare quelli
verdi di Inghilterra ancora sgranati "Mi sembrava il modo migliore per
dire che... non ti odio".
"E quindi" Inghilterra interruppe la frase a metà - per
l'imbarazzo o l'incredulità, più probabilmente
tutte e
due insieme - prima di deglutire e continuare senza riuscire a metterci
l'acidità desiderata "Baciarmi in bocca ti sembrava il modo
migliore...".
"Sì" annuì girando nuovamente il volto.
Inghilterra chiuse gli occhi e sospirò pesantemente, come se
si
fosse appena liberato da un grosso macigno, "Sei proprio un idiota,
America" disse. Era la prima cosa che gli venne in mente, forse non la
più adatta in quella situazione, ma la più
naturale e
instintiva. La più da 'Inghilterra', ecco.
Evidentemente America dovette interpretare quella frase come un "Prego,
riaccomodati pure" dato che in un battito di ciglia fece di nuovo
combaciare le loro bocche utilizzando le mani non più per
bloccargli un'improbabile fuga ma per cingergli il volto come se fosse
una di quelle porcellane che gli aveva portato dalla Cina per uno dei
suoi ultimi compleanni sotto la protezione della corona inglese.
Inghilterra si accorse che lo stava trattando come una donna e
perciò decise di vendicarsi con un morso al labbro inferiore
appena si riprese dallo stupore per il secondo assalto. America si
allontanò urlando - urlo che probabilmente doveva aver
attirato
l'attenzione di Cina, Russia e Francia, ma Inghilterra si
ritrovò a sperare per il suo orgoglio di gentiluomo (le
frecciatine del mangiarane su quella scena non le avrebbe potute
sopportare) che fossero sufficientemente lontani da farli desistere
dallo tornare indietro - e si premette la mano sulla bocca.
"Perché l'hai fatto?" ululò osservando il guanto
che aveva una piccola macchia di sangue "Credevo che...".
"Non sono una maledetta donna, America. Non trattarmi come tratteresti
una di loro" sibilò "E poi chi ti ha detto che potevi
baciarmi
una seconda volta?".
America lo guardò come se il mondo gli fosse crollato
addosso:
gli occhi azzurri, dietro la superficie appannata del Texas, sembravano
essere più lucidi di un minuto prima, le labbra tremolanti
colorate dal rosso acceso del sangue che il morso ricevuto
faceva versare. Si sfilò gli occhiali con dita malferme e li
pulì sul bordo della giacca beige sotto l'inseparabile
bomber
mentre gli dava le spalle e usciva mormorando "Devo aver frainteso. Sei
libero di odiarmi adesso, se vuoi".
Inghilterra deglutì osservando quella schiena che si
allontanava
da lui per la seconda volta: la prima volta che l'aveva persa di vista
-
sotto un diluvio universale che impediva di vedere ben poco oltre il
proprio fucile - non ne aveva rivisto per secoli il proprietario, troppo
preso nella sua espansione verso ovest per degnarsi di guardare ad est
verso di lui, e il suo povero vecchio cuore
aveva pianto sangue ogni secondo dopo il 1776 per lunghi cent'anni.
Vederlo varcare quella soglia avrebbe significato distruggere
definitivamente tutto
quel poco che era sopravvissuto alla Rivoluzione: era davvero disposto
a ripetere quella dolorosa esperienza?
Con la mano sulla maniglia, America sentì una forte presa
sui
suoi fianchi e qualcosa di pesante che si appoggiò sulla
schiena. Cercando di metterci tutta la delicatezza possibile, sciolse
la ferrea presa di Inghilterra per potersi girare e guardarlo negli
occhi anche se questo tipo di contatto gli fu negato dato che quelli
dell'altro non volevano distogliersi dalla punta delle proprie scarpe.
Rimasero in silenzio per dieci, venti secondi, poi America gli strinse
un po' di più i polsi come a riscuoterlo da quella sorta di
trance in cui sembrava essere caduto da quando lo aveva fermato sulla
porta. "Inghilterra?" lo chiamò sottovoce sfiorando con il
pollice il punto in cui le vene erano più in risalto, quasi
a
misurargli il battito cardiaco leggermente accelerato.
America non riuscì a decifrare il farfuglio incomprensibile
che
gli uscì dalle labbra così dovette mollare la
presa con
una mano per poterla portare sotto il suo mento ed alzarlo e "Cos'hai
detto, Inghilterra?" ripetere. In uno scatto d'orgoglio - o di
imbarazzo, considerando il diffuso rossore che gli colorava il viso -
Inghilterra liberò anche il secondo polso dalla presa di
America
e afferrò la mano che gli stringeva con delicatezza il
mento.
Non riuscì però a tirarla via perciò
la lasciò lì
limitandosi a stringerne il dorso con le dita bianche.
"Non hai risposto alla mia domanda" lo incalzò America
concedendosi un sorriso appena accennato sollevando solo un angolo
delle labbra. Inghilterra le guardò, tese in un'espressione
che
non si addiceva a quel volto che esprimeva sempre una tale sicurezza di
sé da passare per spavalderia, per poi tornare a quelle
iridi di
zaffiro: non era forse questo ciò che amava più
del suo
aspetto? L'oro dei capelli, che sembrava quasi rappresentare quanto
quella nazione fosse importante per lui, e l'azzurro intenso dei suoi
occhi, un colore così raro da vedere nella sua adorata
Londra,
quasi sempre coperta da una spessa coltre di nuvole grigie. "Non ti
odio" ripeté "Non ti odio".
"Neanche se ti ho baciato?" la confusione di America era ben evidente
nel suo tono di voce e nell'espressione del suo viso "Intendo dire,
pensavo che mi avresti odiato per sempre per...". Avrebbe continuato,
arrossendo sempre di più ad ogni sillaba che usciva dalle
labbra, ma l'indice di Inghilterra che si abbatté con
violenza
sul suo sterno lo interruppe.
"Tu sei il più grosso idiota che la storia mondiale
conoscerà mai" borbottò Inghilterra alternando
una parola
ad un colpo sul torace di America "Perché solo un cretino di
tali dimensioni non avrebbe compreso che io non ti odio e la vera
ragione per cui non sopporto il 4 luglio è perché
io
ti...". Avrebbe continuato, sfogando l'imbarazzo con continui colpi al suo
petto
per quella
confessione
che somigliava più all'ammissione di quanto fosse
irrimediabilmente dipendente da lui, ma la bocca di America che
premette nuovamente sulla sua lo bloccò e ben presto le sue
labbra presero a muoversi in sincronia con le sue. Strinse febbrilmente
con le dita
quell'oro ritrovato e si concedette una veloce occhiata alla sedia dove
prima si trovava: Mint Bunny non si era ancora svegliato e, tutto
sommato, era meglio così.
*
Tecnicamente la prateria
è caratterizzata da piante basse ed erbe. Le sue forti
escursioni termiche rendono difficoltose la crescita di alberi.
Io però mi rifiuto di credere che in tutta la maledettessima
prateria americana non ci fosse un albero.
* Nome
utilizzato dagli Apalaches per riferirsi al bisonte.
*
Più o meno 95
cm: questa è l'altezza che Himaruya dà a Sacro
Romano
Impero. (La storia delle mele e dei mandarini mi sembrava troppo carina
per non essere riutilizzata)
* La
concorrente cinese della Coca Cola in realtà è
stata introdotta nel 1998. Licenza poetica, fatemela passare.
* Due
battaglie famose della Rivoluzione americana, combattute
rispettivamente nel 1775 e nel 1781.
* In
realtà questo
era lo slogan della Rivoluzione.
Non trovando conferme su wikipedia e altri siti sulla
validità di questo motto anche per il documento
inglese, ho riesumato il mio libro di letteratura inglese e ho trovato
appuntata questa frase vicino al paragrafo della Magna Charta. Diamo
credito alla mia professoressa di inglese.
* No,
non è uno
scherzo. Sebbene gli abitanti delle Tredici Colonie godessero di
un'ampia libertà (tanto che l'America è sempre
stata
conosciuta come La
terra della Libertà),
essi si sentivano schiavizzati dalla madrepatria. America, sul serio?
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