Cellophane Flowers
Shine on you crazy diamond
15 Novembre '56
Tornò a casa piangendo, con i capelli bagnati un po' dalla
pioggia tipica di un autunno inglese e un po' dalle lacrime amare che
tutto quello le comportava.
Buttò la borsa con i libri ai piedi del letto e si buttò
a peso morto sul materasso, soffocando i sospiri e cercando di fermare
le lacrime nel cuscino.
Nessuno la sentiva, nessuno sapeva, tranne lui, che da dietro alla sua finestra aveva osservato tutto.
Erano amici da ormai 5 anni e nessuno conosceva meglio di lui quella
ragazza... Prese coraggio e scese le scale di quella villetta correndo
fuori dalla casa di fretta.
Raggiunse il portico che stava davanti il portone della casa accanto,
raccolse la chiave da sotto il grande vaso al fianco della porta e
girando la chiave nella serratura, entrò.
Come si aspettava sentì i singhiozzi della ragazza cessare poco
dopo e così, molto lentamente, salì le scale per
raggiungerla.
Eccolo lì, appoggiato allo stipite della porta,
Il ragazzo dai capelli ramati la guardava con un carico di rabbia mista a tristezza dentro di sé.
Quanto avrebbe picchiato quei ragazzi, quanto avrebbe preso in giro le
persone che offendevano quella piccola e fragile creaturina che ormai
lui conosceva bene.
Più lei si ostinava a dirgli he andava tutto bene, più lui sapeva che non era così.
Raccolse tutto il coraggio e la dolcezza che aveva in corpo e si avvicinò a lei.
"Vuoi parlarne? Io vorrei fare qualcosa" Lei scosse la testa.
"Insisto." Lei si alzò, lo guardò un attimo e piangendo lo abbracciò.
"Aiutami" Sussurrò stringendolo la ragazza.
Si sentì crollare il mondo addosso, non sapeva cosa fare.
Se li avesse picchiati avrebbe aumentato l'odio per quella ragazza, se li avesse lasciati fare la situazione sarebbe degenerata.
Accarezzò i suoi ricci capelli castani inspirando il profumo della ragazza a pieni polmoni.
"Lo farò"
20 Novembre '56
Dopo anni di bullismo la ragazza si buttò nel giro della droga,
con allucinazioni che la portavano a vedere diamanti nel cielo, fiori
di cellophane e così via.
Fece un disegno e lo regalò al suo migliore amico.
"Vedi? Questa sono io, li non ci sono problemi, la vita è
più facile.. Talmente facile che potresti viverla a occhi
chiusi. Questo è il mio mondo."
Era triste, odiava vederla così, anzi, odiava guardarla negli
occhi e in quegli enormi occhi neri riuscire a vedere solamente
confusione.
Lo odiava, eccome se lo odiava.
La abbracciò e la strinse a sé, sussurrandogli con le poche forze che aveva trovato.
"Non farti del male, perfavore"
Febbraio 1967
Era seduto alla sua scrivania, ticchettava con la matita sul piano in legno ed osservava il muro bianco che aveva davanti.
"Nuovo album..."
Continuava a pensare, a mordere il gommino sulla punta della matita e a battere nervosamente il piede a terra.
"Papà, guarda che ho fatto" una tenera vocina lo distrasse e si girò sorridente verso la porta dello studio.
"Il piccolo di casa! Vieni qua, hai fatto un disegno, non è
così?" L'uomo sorridente andò incontro al bambino e lo
strinse in un abbraccio.
"Si, è come il disegno della bambina " L'uomo corrugò la
fronte nell'espressione tipica di chi non capisce, poi l'illuminazione.
"Lucy" baciò il bimbo.
"Il mio ometto.." sorrise e continuò a stringerlo in uno dei suoi abbracci più affettuosi.
"Devi tornare da mamma, papà è impegnato...Dai, vai.." Lo
accompagnò alla porta e dopo essersi assicurato di aver chiuso
tutto cominciò a scavare tra i fogli, alla ricerca di quel
pezzetto di carta straccia che ormai aveva più di dieci anni.
Quando finalmente lo trovò lo osservò svariati minuti
pensando alla ragazza, lo osservò in silenzio e con le lacrime
agli occhi, accarezzando lentamente il foglio quasi chiedendo perdono
di qualcosa.
Raccolse la matita poggiata qualche minuto prima accanto a quel blocco
e le parole della ragazza cominciarono a riempire la testa di
quell'uomo, una lacrima rigò il viso di quest'ultimo che mentre
stava ricordando la vita della ragazza si era ripromesso di smettere,
di uscire da quel mondo.
Lei era morta ingiustamente a 18 anni, lui ne aveva 27 e non avrebbe
permesso che lo stesso accadesse a lui, aveva una moglie ed un bimbo
piccolo a cui badare.
Lavorò tutto il giorno rimanendo soddisfatto del risultato, poi
si buttò sul divanetto di quello studio per pensare ed è
li che sentì qualcosa sfiorare la sua guancia, qualcosa che fece
partire un brivido che raggiunse i piedi attraversando la schiena.
Lui era sicuro che Lucy non lo aveva mai abbandonato, aveva solo
raggiunto il luogo che tanto amava e desiderava, il luogo dove
finalmente si sentiva giusta, lontana dall'odio e a stretto contatto
con l'amore, dove era finalmente libera.
Spazio autrice: Buonsalve a tutti gente, è tantissimo tempo che non scrivo nulla e pubblicare di nuovo mi fa uno strano effetto.
Sono tornata con questa one shot che è il primo frutto della mia tornata ispirazione (?)
Amo le cose malinconiche (non si era notato lol) e amo questa canzone
(Amo tutto l'album ma ok), non so come sia uscito fuori ma tra John,
Julia, Syd e i suoni particolari di questa canzone è nato questo
racconto.
Grazie a tutte le persone che sono arrivate a leggere anche questo
"angolino delle spiegazioni", grazie se avete recensito ma grazie anche
se avete semplicemente letto.. Grazie a tutti (:
(Grazie anche alle mie collaboratrici (?) che mi hanno incoraggiata e
mi hanno dato una mano a correggere, a scegliere il titolo e a valutare
la storia, vi adoro sistah <3 )
P.S. Se ci sono errori, perdonatemi, sono umana purtroppo. :c
-Jude
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