Una disperata ricerca
Notte secca. Di magra, e di luna piena. Un vento che pizzica i polmoni,
li sveglia dal torpore notturno. Odore di una terra che non sempre si
ha sotto gli occhi, così diversa dal freddo nord. G. lo
sentiva. Quante volte ha sentito questa differenza, viaggiando da una
zona a un'altra d'Italia, alla caccia della sua preda, in fuga da
troppo tempo.
Il bagno mattutino aveva un sapore diverso, il suo mare sembrava
diverso. Montalbano lo sentì attraverso ogni poro, ogni onda
e ogni corrente che gli veniva incontro,e che tentava di cacciarlo
prepotentemente verso la spiaggia. Seguì il consiglio, e
poco dopo la sabbia salutò i suoi piedi umidi,
impiastricciandoglieli.
Poco dopo si accorse che, vicino alla terrazza di casa sua, stava un
uomo, che lo stava aspettando. Lo capì leggendogli la
faccia, impassibile e con gli occhi attenti su ogni mossa del
commissario.
L'uomo gli si avvicinò.
-Buon giorno.- fu laconico e preciso come un orologio svizzero.
-Desidera, signor..?-
-..G., non mi chieda il cognome, perché l'ho perso da tanto
tempo. Ho bisogno del suo aiuto.-
Il signor G. era un bel ragazzo, sui 25 anni,lo si sarebbe notato anche
in mezzo alla folla. Il suo sguardo mise in guardia Montalbano, ma il
motivo preciso della sua incertezza non lo sapeva.
- Meglio andare in casa, se vuole le offro un caffè.-
Stare lì, in piedi e protetto solo dal costume da bagno, gli
dava troppo fastidio, lo faceva sentire..inerme.
In accappatoio sulla veranda la debolezza si sentiva di meno.
Riuscì a preparare il caffè in poco tempo, giusto
per discutere il più velocemente possibile.
-Come mai mi ha cercato?-
-So che lei è una persona curiosa, e che si butta volentieri
a capofitto in ogni indagine..-
-Ma ora sono in vacanza, e se mi permette non voglio rotture di scatole
in giro..-
G. sorrise, come se si aspettasse la risposta del commissario.
-Per questo la volevo coinvolgere in questa mia caccia personale.-
Montalbano si bloccò. La cosa puzzava, e il termine "caccia"
non portava nulla di buono alla sua memoria di poliziotto. Non ebbe
bisogno di parlare per farlo proseguire.
-Una persona a me cara rischia di morire entro stanotte, e vorrei che
questo "incidente" si evitasse.-
-Mi scusi, ma come fa a dirlo con tanta precisione?-
-Non è importante come io lo sappia, ma che lei mi aiuti a
fermare l'assassino.-
-Ah, quindi lei lo conosce!-
-Proprio qui sta il mio problema: io non posso fermarlo,
perché oltre ad ammazzare lui, se mi vedesse ammazzerebbe
me.-
-Un bel problema. E per questo lei mi ha chiesto di aiutarla. Posso
sapere chi è il pazzo omicida?-
Il volto del ragazzo s'impallidì. Iniziò ad
agitarsi sul divano, nervoso e insicuro.
-Io..non posso dirglielo. Devo scappare via. Ah, ecco il nome della
vittima.-
Un foglietto ingiallito cadde sul tavolo. Montalbano non fece in tempo
a leggere il nome che il ragazzo si era già dileguato
saltando giù dalla terrazza.
Lo colsero l'incazzatura per aver mandato a puttane la sua meritata
vacanza, l'incazzatura per essersi fatto coinvolgere nell'ennesimo
casino, e la preoccupazione di non sapere da dove iniziare la disperata
ricerca.
A 47 anni una persona cerca di non fare sforzi oltre i limiti delle
proprie possibilità, per cercare di non ritrovarsi il giorno
successivo con dolori o altre brutte sorprese. Montalbano se ne fregava
di consigli di questo tipo, nonostante la sua eterna fidanzata gliene
dicesse uno ogni giorno, e cercava di non dare a vedere
i frutti delle sue fatiche extra. Stavolta, ne era certo, non se la
sarebbe cavata con poco: era appena tornato da una serie di giri presso
il commissariato alla ricerca di Fazio, per cercare il signor X.P., ma
per ora aveva trovato ben poco. Sapeva solo che era un pensionato di 65
anni, appena trasferitosi a Vigàta dopo la morte della
moglie. Non aveva ancora trovato una residenza, e si spostava tra gli
alberghi del circondario.
Facile a dirsi, ma il circondario consisteva in ben quattro comuni,
ognuno fornito di un numero di alberghi oscillante tra i due e i
cinque. Non poteva permettersi il lusso di perdere minuti preziosi,
ormai erano le quattro passate del pomeriggio, e mancavano meno di 8
ore al termine della giornata.
Con molta pazienza si mise a chiamare in tutti i posti dove si poteva
trovare il suo uomo, ma dopo due ore di ricerca poté
tranquillamente escludere che si trovasse al di fuori di
Vigàta. Rimanevano solo i due alberghi del paese,
ma preferì andare a controllare di persona.
Uscì dal commissariato, diretto verso la macchina, ma ad
aspettarlo c'era G., tranquillamente appoggiato contro il cofano della
fiat truccata. Era più inquieto rispetto alla mattina, ma
cercava di non darlo a vedere. Gelò Montalbano con una sola
occhiata.
-Non l'ha ancora trovato. Il tempo stringe.-
-Credete che abbia passato il tempo a girarmi i pollici? Non potevate
aiutarmi, o darmi delle indicazioni?-
Era incazzato nero, avrebbe potuto rispondergli peggio, ma si
trattenne. Aveva fretta, ormai erano quasi le otto, e più
stava lì più tempo perdeva.
-Devo andare a controllare i due alberghi, venite con me o mi lasciate
andare?-
-Avete ragione. Avremo tempo dopo per discutere.-
E lo piantò in mezzo alla piazza, con la fretta e un sacco
di domande in testa.
Mentre correva verso la periferia nord di Vigàta, verso
l'entroterra, si chiese che cosa intendesse il giovane con la sua
ultima frase. E poi perché si sa così poco di
questo signor X.P.? Che legami ci sono tra lui e G.? Ma soprattutto,
perché il pensionato è inseguito da una persona
che lo vuole uccidere?
Naturalmente al primo albergo la vittima non c'era, aveva soggiornato
lì fino a due giorni prima. Stava per andarsene, diretto
verso l'altro albergo, quando notò una donna che lo fissava
intensamente. Era preoccupata tanto quanto lui, aveva le mani unite
strette, i capelli neri sciolti e tristi al vento. Montalbano
andò verso lei, e sospettò che lo stesse
aspettando. Si capirono al volo.
-Il commissario Montalbano, giusto?-
-Si. Sto cercando X.,e lei?-
I suoi occhi divennero lucidi. Le mani si strinsero più a
fondo, e il respiro si mozzò. Perfino il vento tacque.
-Sono giorni che tento di raggiungerlo, ma ogni volta che arrivo lui
è già partito. Ma sappiamo entrambi dove andare.-
-Salga su, lo raggiungeremo.-
In viaggio pensò bene di chiarire i suoi dubbi su tutta la
faccenda. Ormai anche lui si poteva ritenere coinvolto in quella
storia, e voleva capire di più.
-Mi scusi, ma le devo fare qualche domanda..-
La ragazza gli sorrise. Guardandola meglio, vide che era giovane, circa
21 anni. Non era sposata, ma aveva un anello d'argento all'anulare.
-Mi chiamo C.U..-
-Ah, credevo fosse la figlia del signore B.. Come mai lo state
cercando?-
-Io e il mio..ragazzo..lo stiamo cercando. E' un nostro amico, e siamo
preoccupati per lui.-
-Capisco. G. e lei lo state cercando..e siete preoccupati..quindi lei
SA che c'è un uomo che vuole uccidere il vostro amico, e
dovrebbe anche sapere il perché.-
C. si zittì. Guardò fissa davanti a sé
la strada.
-Se non gliel'ha detto G. allora non posso farlo nemmeno io. Io non
dovrei essere qui..- aggiunse, guardando Montalbano negli occhi- G.
vorrebbe che stessi lontana sia da X. che dal suo inseguitore, ma non
potrei mai farlo. Devo aiutarlo.-
Bene, pensò il commissario, invece di capirci qualcosa in
più, si aggiungono altre magagne. Pestò
sull'acceleratore per sfogarsi, e raggiunsero l'albergo verso le nove e
mezza.
Si gettarono fuori dalla fiat in preda alla preoccupazione, e appena
furono nella hall sommersero di domande l'albergatore. Si videro porre
davanti il registro dei clienti, e notarono, tra i nomi in fondo alla
pagina, la firma del loro uomo.
-Siete i terzi che me lo chiedono oggi! Ma che cosa vi ha fatto questa
persona?!-
Montalbano restò di sasso. Forse era tardi, oppure avevano
ancora una possibilità?
-Potrei sapere chi ha chiesto del signor X.P. prima di noi?-Uscirono
dall'albergo. Li accolsero il mare e G., e C. gli corse incontro. Si
vedeva che era disperata, ma lui cercò di tranquillizzarla.
-Probabilmente é andato al luogo dell'incontro. La prego,
commissario, ci porti al cimitero di Vigàta.-
-Poco prima che voi arrivaste me l'ha chiesto un giovane, un certo G.,
che doveva incontrarsi con il mio cliente tra un'ora.-
Il commissario guardò la ragazza, cercando conferma di
quello che aveva detto l'albergatore. Lei gli rispose con lo sguardo, e
capì che era vero.
-E prima del ragazzo, chi è venuto?-
-Era un signore sulla quarantina, insieme ad altre due persone,
probabilmente due tirapiedi. Aveva fretta di trovarlo, mi aveva anche
chiesto dove era andato.-
-Andato? Perché, per caso, è uscito dall'albergo?-
-Si, commissario, e non è ancora tornato.-
Uscirono dall'albergo. Li accolsero il mare e G., e C. gli corse
incontro. Si vedeva che era disperata, ma lui cercò di
tranquillizzarla.
-Probabilmente é andato al luogo dell'incontro. La prego,
commissario, ci porti al cimitero di Vigàta.-
-Bella pensata,il cimitero! La prossima volta pensaci meglio prima di
fare cazzate!-
Ovviamente incazzato, si era perfino dimenticato di dare del lei a
tutti e due (In fondo, quando si vive assieme una situazione difficile
si creano dei legami insospettabili). La scavalcata del cancello
é stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e la
pazienza di Montalbano, ma soprattutto il fisico. La schiena stava
iniziando a far sentire i primi presagi di dolori vari, ma quello non
era il momento più adatto. Erano arrivati alla
cappella centrale, il luogo dell'appuntamento. Videro un uomo seduto
sul gradino di pietra, ma videro che non era X.: era più
giovane, sui 45 anni, capelli di media lunghezza neri striati di
grigio, elegante, occhi azzurri e tremendamente somigliante a G..
Questi si alzò, e sorrise.
-Vedo che non hai tardato di un minuto. E mi hai portato un
regalino..non dovevi disturbarti. Sei proprio un bravo figlio.-
C. fece un passo indietro, sapeva che si stava riferendo a LEI. Due
uomini armati di pistola sbucarono ai lati del terzetto, e li
obbligarono ad alzare le mani.
-Dammela, e sorvolerò su tutte le sciocchezze che hai
fatto.- e fece segno ai due, che iniziarono a sparare. Si gettarono a
terra, e Montalbano tirò fuori la pistola.
Nel frattempo G. corse verso suo padre, che si stava avvicinando alla
ragazza. Quando vide che il ragazzo aveva una pistola in mano, ben
puntata verso lui, cercò di allontanarsi verso l'uscita del
cimitero.
-Dove vai, papà? Devo renderti il favore per tutto quello
che ci hai fatto.-
Il signore inciampò, e si ritrovò con la pistola
puntata sul cuore. Sapeva di non avere più scampo, suo
figlio aveva imparato da lui che non bisogna avere pietà per
nessuno.
-Se hai qualcosa da dirmi prima che ti ammazzi, fallo ora.-
Il respiro gli era morto in gola, gli occhi di G., gli stessi della sua
amata e morta moglie lo stavano trafiggendo.
-Io amo C., e rifarei mille volte quello che ho fatto per lei, ma se
riuscissi a dimenticarla ti chiederei perdono.-
-Se la ami, ti prego, permettimi di stare con lei.-
Silenzio. Montalbano osservava attento le mosse dei due, avvicinandosi
per capire cosa voleva fare il ragazzo. L'uomo abbassò la
testa, e finalmente rispose:
-D'accordo, potrai stare con lei. Rendimi orgoglioso di averti come
figlio.-
-Lo farò-.
G. premette il grilletto, e prima che il commissario potesse fermarlo,
sparò a suo padre.
Il colpo risuonò nel silenzio della notte, scuotendo i
presenti.Uscirono dall'albergo. Li accolsero il mare e G., e C. gli
corse incontro. Si vedeva che era disperata, ma lui cercò di
tranquillizzarla.
-Probabilmente é andato al luogo dell'incontro. La prego,
commissario, ci porti al cimitero di Vigàta.-
Ma l'uomo non crollò a terra: lentamente aprì gli
occhi, e prima di rendersene conto, G. lo aiutò ad alzarsi.
-Perchè non mi hai sparato?-
Montalbano gli rispose:
-Perché lei non ha ucciso nessuno, nemmeno X., lo ha legato
e nascosto nella cappella.-
A mezzanotte la volante della polizia accompagnò i due
tirapiedi e il padre di G. al commissariato, ma Montalbano rimase
ancora un pò con i due giovani e la ex-preda.
-Credo che mi dobbiate delle spiegazioni.-
-Ha ragione, commissario. Vede, dato che mio padre non voleva che
stessi insieme a C. perché si era innamorato di lei, abbiamo
deciso insieme di nasconderla da X., un mio caro amico che, per fortuna
mia, si era appena trasferito dal nord. Purtroppo ero sempre seguito da
qualcuno mandato dal "vecchio", e credo che in questo modo sia venuto a
sapere dell'incontro tra me e la mia ragazza.-
-Perché non ha voluto chiamare la polizia per farsi aiutare?-
-Non volevo che succedesse nulla né a C. né a mio
padre. Lui é solo un uomo innamorato.-
Vedendoli vicini e felici, Montalbano pensò alla sua Livia,
lontana al nord. Stava per andarsene, quando C. lo chiamò.
-Se ci sposeremo, la inviteremo al matrimonio, promesso!-
Arrivato a casa, chiamò a Boccadasse, e subito Livia gli
rispose.
-Cos'é successo? Sai che é l'una di notte?-
-Lo so, ma dovevo dirti cosa mi é successo oggi, e che mi
manchi..-.
FINE
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