Ciao
a
tutti! Siamo Rivoltella J e Rio, è la nostra prima fic
insieme e questo sarà un
pepato capitolo da leggere dalla prima all’ultima riga!
Diteci che ne
pensate!!! Un bacione amorini!
- Lumos.-
La luce fioca di una candela si accese timida, tremante,
debole, quasi a
rispecchiare ciò che aleggiava silenzioso in quella stanza,
quasi a imprimere
ancor di più i sentimenti che si vivevano
all’interno di quella camera,
fantasmi di una realtà che prendeva forma lenta.
La piccola fonte di calore illuminava una stanza altrimenti avvolta nel
profondo buio, fredda, impersonale, rigorosa, lasciando intravedere i
mobili
spartani e i colori freddi che regnavano sovrani tra quelle pareti di
pietra
nuda.
La porta venne richiusa velocemente, sigillata alla svelta con un altro
incantesimo, affinché nessuno entrasse a disturbare
l’eterea quiete del luogo,
al fine di nascondere quell’incontro proibito, da censurare,
da celare
fedelmente, con lo scopo di tarpare le ali ad un amore che stava per
prendere
vita, per essere plasmato.
Un fruscio sbarazzino, appena accennato, di lenzuola spostate e gemiti
silenziosi rompevano un silenzio immacolato, ermetico, in
fibrillazione, un
mutismo improvvisato che presto sarebbe diventato voce, che sarebbe
scoppiato
d’ardore riscaldando l’ambiente tetro.
Un ragazzo e una ragazza si guardavano intensamente negli occhi
birichini,
stringendosi le mani e scambiandosi fuggevoli sorrisi sulle labbra che
si
sfioravano con lentezza estenuante, magnetica, struggente.
Le spalle di lui, coperte solo dalla camicia bianca sottile, parte
della
rigorosa divisa scolastica, limpido velo candido ad avvolgere una finta
purezza, erano ricurve su lei, quasi a volerla rapire al resto del
mondo. Una
mano esile era poggiata delicata all’altezza del cuore
palpitante, palmo
femminile che riscaldava quel lembo di petto possente, quel nuovo
terreno
sconfinato da scoprire, quel paradiso terreno da occupare
prepotentemente.
Un corpo longilineo era incollato all’alta figura maschile,
corpo che vibrava
dalla gioia, corpo che pizzicava per l’ardore, corpo tremante
di paura ingorda.
Con
un
moto continuo di baci, un vortice lento che ti risucchia piano, il mare
dei ricordi
più salato, la giovane lo fece distendere sul letto,
risalendo lenta su di lui,
strusciandosi sinuosamente sulla pelle vivida.
La testa regolare poggiata sul cuscino morbido, i corti capelli aurei
immersi
in quella coltre bianca, il viso stuzzicato da lucenti boccoli dorati
che
ricadevano naturali su quel viso rilassato.
Dita fredde partivano per un viaggio ignoto, inconsapevoli esploratori
di un
continente nuovo, a sondare un tenero volto delicato, spostando una
ciocca di
lunghi capelli che intralciavano lo sguardo penetrante, mano vogliosa
di
accarezzare una guancia tinta di rosa, imperlata docilmente da un rosso
loquace, espressione sincera di uno stato d’animo scottante.
La
docile
fanciulla sobbalzò impercettibilmente sentendo la complice
speculare, pioniera
in avanscoperta, scivolarle incorruttibile lungo la spina dorsale, via
via
sempre più sicura di quei territori selvaggi, navigatore
esperto di
un’avventura che stava raggiungendo l’apice del
piacere. Sotto il maglione blu
pesante, che la soffocava, il palmo rigido di quello studente
passeggiava
irrequieto, libero, sconfinando.
Gli occhi a sigillare un’immagine eterna, troppo preziosa per
perderla
nell’oceano infinito dei ricordi, troppo rara per sprecarla,
troppo essenziale
per sostituirla ad altri momenti simili, intensi, rari.
Ancora non riusciva a crederci, non si capacitava
dell’immensa fortuna che
aveva, dello spazio di mondo che occupava con quel ragazzo.
L’imprevedibilità di quel soggetto era ormai il
suo pane quotidiano, un
ragazzo, uno specchio.
La
sua
immagine si rifletteva su quella lastra di ghiaccio e modellava mille
personalità diverse, mantenendo l’anima immatura
di un bimbo intrappolato in un
corpo di uomo.
Non si era mai mostrato così agli altri, solo con lei era
diverso, forse.
Facile
sogghignare per i corridoi, ridere con gli amici sfrontati, dominando
dall’alto
una realtà finta, menzognera, falsa, che ti fa sentire solo
un superfluo
contorno al suo cospetto.
Troppo
semplice guardarlo da lontano, spiare ogni suo singolo movimento,
crederlo
irraggiungibile, stella troppo lontana di un cielo sconfinato, terso,
immenso.
L’immagine
che prendeva vita in quella scena era quella di un ragazzo dolce,
premuroso,
accurato, una persona sensibile che non si fa sfuggire niente di chi
ama, che
coglie gli stati d’animo al volo, senza aver paura di
sembrare inadatto.
Unicamente con lei assumeva quella maschera dettagliata, recitava
silenzioso la
parte del principe perfetto, reagendo a comando, abbandonandosi ad
istinti
veri, spesso mentendo a se stesso, ricercando quell’amore di
cui necessitava
disperatamente.
- Ma tu sei reale o solo un sogno che quando aprirò gli
occhi svanirà?-
Avere
paura di perdere una persona è ciò che
può masticare di più l’anima, che
può
renderti schiavo di un sentimento, forse illusione, che ti fa vedere le
cose a
modo tuo, anche se magari ti stai solo autoconvincendo.
- Apri gli occhi, Luna.-
Come
suonava bene quel nome, pronuncia sbagliata di un presente che si stava
delineando.
- No.-
Il
timore
si traduceva in una semplice sillaba gelata, in due lettere che insieme
marcavano le linee di un terrore profondo, quando non si vuole
osservare
oggettivamente la realtà.
- Perché?-
Finta
ingenuità, finto stupore, finta verità, quando si
sa di essere il perno sul
quale gira la vita di un’altra persona.
Quella
sicurezza in più che ti fa camminare a testa alta in
qualunque situazione.
- Potresti non esserci più…-
Facile
parlare al vento, lasciare che le nostre parole danzino una melodia
lenta e
scombinata, facile parlare così.
Ma
esprimere la bufera che nel nostro cuore si anima è
tutt’altra cosa, sputare la
realtà nuda e cruda al cospetto della persona che si ama
è un arduo compito.
Ripetendole di aprire gli occhi, sussurrandoglielo dolcemente, come uno
spiffero che ti fa rabbrividire, come un segreto da non rivelare, come
una
realtà da non scoprire, la stringeva dolcemente a
sè.
Luna percepiva la dolcezza di quelle parole e, allo stesso tempo, la
passione
che scatenava in lei quel corpo, che continuava imperterrito a toccarla
convulsamente, a sfiorare la sua voglia di possederlo.
Come ridestata da un sonno profondo, scansando
dall’incredulità un sogno troppo
bello per essere vero, un po’ malinconica per la certezza di
perdere quei
frammenti d’infinito, aprì gli occhi
e…lui era lì, era reale, era con lei.
Un etereo sorriso le si dipinse in volto, capolavoro di un sapiente
maestro di
bottega che gingillava la sua arte senza paura di ostentarla.
- Ehi, Luna…ma tu sei qui per me?-
Spesso
gli angeli cadono dal cielo per salvare un povero diavolo, per condurlo
nella
retta via.
- Ehi, Draco,- rispose con lo stesso tono, divertita da quella domanda
che le
faceva ogni volta, -ma tu la smetterai mai di farmi domande assurde?-
Stava
ancora sognando o era realtà?
Poco
importava ormai, quando si è ubriachi di vita non ci si
accorge della linea
sottile che si respira tra finzione e realtà.
Draco Lucius Malfoy, l’algido Principe dei Serpeverde,
l’incontrastato Dio del
Sesso dell’intera Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts,
quella sera stava
semplicemente decorando la vita di quella giovane strega innamorata.
- Hm…- fece il biondo fintamente pensoso, prima di scoccarle
un’occhiatina
maliziosa proponendole qualcosa di insolito: - non so…forse
quando faremo la
doccia insieme…-
Scoccata
la freccia precisa, quella che dall’arco giunge dritta al
cuore della vittima
prescelta.
Luna arrossì violentemente e, sollevatasi di scatto dal
petto scolpito di lui,
a cui era accoccolata amorevolmente, lo spinse appena per una spalla,
imbarazzata. – Draco!-
- Cosa? Non avrai pensato che volessi…- si interruppe,
vedendo il solito
sguardo stranito della ragazza, scuotendo la testa. –
Ah…Luna, Luna…- sospirò,
tornando a baciarle la fronte, - se accadrà, sarà
perché l’avremo voluto
entrambi.-
Le
bugie
spesso pattinano lisce sulla lingua di un uomo e volano leggiadre fuori
dalle
sue labbra, fulgide, veloci, senza rancore.
- Tu mi sorprendi ogni volta di più. Non ti credevo
così.-
Aveva
paura di certe emozioni, temeva di non essere all’altezza del
bagaglio di vita
che lui pesantemente trascinava dietro sé, era terrorizzata
dalle sue voglie,
troppo vicine a lei, ma così lontane dal realizzarle.
- Non dirmi che ti soffermi alle apparenze anche tu come gli altri.-
disse,
scostandosi da lei, alzandosi dal letto e fissando un punto indefinito
nel
vuoto. – Credevo fossi diversa da loro, che guardassi le
persone senza tener
conto dei pregiudizi che senti in giro…-
Stava
ricorrendo all’arte più subdola, alla guerra
psicologica più cruenta, che
l’avrebbe proclamato vincitore indiscusso una volta di
più.
- No, Draco, non è così,
solo…ecco…io…- replicò,
levandosi in piedi a sua
volta, raggiungendolo, cingendogli il braccio rigido sul fianco.
- Non perdere tempo a inventare scuse.-
Proseguiva
quella lenta dissidia, imperterrito, voleva ottenere
“quel” bottino, ingordo
goloso sbarazzino.
- Sarebbe la mia prima volta.- alitò d’un fiato.
Verità
troppo amara, realtà troppo sbagliata, rivelazione fatale.
- Cosa?!- si stupì l’altro.
Girandosi
su se stesso scostò la giovane ragazza, passando la mano
venosa tra i lucenti
capelli biondi, prostrando il suo sguardo ad una visione distorta della
realtà
che invece lui voleva.
- Hai capito.-
La
rassegnazione era tanta, convinzione di una vita, ora penitenza.
- Vuoi farmi credere che una ragazza bella e dolce come te non ha
mai…-
Cosa
avrebbe ottenuto con quelle insane moine?
Forse
troppo, forse niente.
Probabilmente
sarebbe riuscito a sciupare il fiore più profumato della sua
giovane età.
- No.- lo interruppe, abbassando lo sguardo e dandogli le spalle.
L’aveva
detto, raccontato, rivelato, si era messa a nudo, spogliata la sua
anima,
svelato il suo segreto.
Certamente
uno come lui non era pronto a certe realtà, ad essere il
frutto del peccato di
una giovane donna che vuole scoprire certi sentieri.
Avrebbe
voluto interrompere la relazione, così nuova,
così bella, così inebriante,
sebbene segreta, oppure avrebbe potuto arrabbiarsi per non aver saputo
prima
quel particolare ingombrante.
- Io non la penso come gli altri, Draco, solo che…il
discorso mi innervosisce,
ecco.- si sentì in dovere di giustificarsi, - non volevo che
ti arrabbiassi…-
Arrampicata
su quello specchio scorgeva l’immagine del suo amato, il
riflesso più denso,
l’irrealtà più pura.
- Non sono arrabbiato.- Conciso, tagliente, meschino.
- Davvero?- Insicura, incerta, sola.
- Piccola, - le sussurrò all’orecchio, tornando ad
abbracciarla da dietro, -
Scusa…non dovevo reagire così…-
Non
poteva lasciarsi scappare l’occasione di farla sua, avrebbe
combattuto per lei,
per quella causa.
Luna si voltò nel suo abbraccio, stupita dalle scuse del
“suo” ragazzo, o
quello che definiva tale nella sua testa, nel suo cuore, nella sua
anima.
Come suona
bene…
pensò inconsciamente.
- No, sono stata sciocca io. Avrei dovuto dirtelo prima senza farti
credere che
fosse per via di quello che la gente…-
Ancora
giustificazioni, ancora sfregava le unghie su quella rigida superficie
trasparente, abbarbicata come non mai per paura di perdere
quell’altura così
arduamente conquistata.
- Shhh…- la zittì con un tenero bacio, - non devi
spiegarmi niente, ok?-
La
mandibola stretta, contrita, dura dopo quelle poche parole.
Il
suo
cervello stava macinando una scappatoia, un presagio, un barlume di
speranza
per uscire indenne da quella situazione, per liquidarla senza rimorso,
senza
rancori.
- Ok…-
Mille
paure si appollaiavano nel suo cervello, larve sanguinarie a
prosciugare una
passata sicurezza, spettri di un passato pulito che stavano svolazzando
selvaggi.
Gli cercò lei le labbra, stavolta, e mentre giocavano,
baciando sorrisi
accennati, pochi sinceri, molti mascherati, prese la sua decisione.
Aveva sempre sognato che la sua prima volta sarebbe stata con qualcuno
che
l’avrebbe fatta sentire una principessa, donandole
attenzioni, tenerezze,
sorrisi… e Draco era il suo principe, Draco
l’aveva accolta, sebbene in
silenzio, nonostante l’esclusività di quel
rapporto.
La faceva sentire felice, appagata, desiderata, una fila interminabile
di
scarlatte visioni, che col tempo sarebbero scomparse come un alone
caldo sul
vetro pallido, lasciando l’orma di un passato passaggio.
Quando era con lui, i suoi freni inibitori perdevano di consistenza, si
premeva
sull’acceleratore e si bruciavano tappe.
Guardando quegli occhi di un grigio tempesta che le rimescolavano il
sangue
nelle vene, le paure negli occhi, i dubbi nella testa, anche i pensieri
più
amari scomparivano in una coltre di fumo nero.
Sì, confermò
a se stessa, sarà lui il primo. Si,
perché sento già
qualcosa di molto importante per lui.
- Draco…- sibilò rauca, la voce non
usciva, quasi un presagio per gridarle
piano che sbagliava. Prendendo coraggio face evadere il primo bottone
della
camicia “di forza” di lui, quello vicino al
colletto, dalla sua asola.
- Qualcosa non va’?- chiese, studiando il suo volto,
lasciandola fare, certo
dei suoi prossimi movimenti.
- Mi chiedevo…quella doccia…sì,
insomma…se…fosse
ancora…disponibile…-
Se
stava
sbagliando non le importava, se in poco più di un istante
avrebbe bruciato un
tesoro, non le interessava, se stesse barcollando nel buio, beh, prima
o poi
doveva pur farlo.
Meglio
adesso e con lui.
Il bel biondo le sollevò il viso fra indice e pollice e
storse un angolo della
bocca all’insù, come il bambino viziato che
ottiene la tanto bramata caramella.
- Tutte le volte che vorrai, piccola.-
Bugiardo
fino all’ultimo, sporco nell’anima, convincendosi
di volerle bene, in fondo,
solo per non far apparire quella scena maledettamente volgare.
Ecco, l’ultimo bottone, l’ultimo frammento che lo
legava all’attesa, di lì a
poco avrebbe “consumato” quella spiacevole
realtà, vorticosa cospiratrice del
suo malato cervello.
Luna, tremando, scostò i lembi della camicia che profumava
così intensamente di
lui, inebriandosi di quella fragranza fino a sentir la testa girare,
vorticare
in un mare di insicurezze, mentre i palmi delle sue mani scorrevano
sulla pelle
liscia del ragazzo per liberarlo, dal torace, alle larghe spalle, sino
a metà
schiena, tracciando dolci scarabocchi immaginari su una pelle da
baciare.
Draco, che aveva tolto le mani dai fianchi della ragazza giusto il
tempo
necessario per permetterle di sfilargli il candido indumento, senza
smettere di
torturarle la linea perfetta del collo di baci, iniziò a
sollevarle il
maglione, dal basso verso l’alto, con studiata lentezza,
muovendo piccoli passi
verso la stanza da bagno, trascinandola con sé in
quell’amara finzione.
Arrivati lì, chiuse la bocca della biondina in un bacio
profondo, con le lingue
che lottavano, che pretendevano la supremazia di quel territorio
incavato nel
loro viso, attirandola sotto la doccia, facendola sobbalzare e ridere,
facendola giocare con l’irrealtà della situazione,
quando un pioggia d’acqua
fredda iniziò a cadere dall’alto su di loro.
La ragazza, in un impeto di coraggio, cominciò a slacciarsi
impacciata i
bottoni della camicetta, rivelando centimetro per centimetro quella
pelle
ancora sconosciuta alla passione, timida ai suoi occhi.
Quando fu del tutto aperta, il sovrano bugiardo chinò la
testa sul suo seno,
coperto ancora dal reggiseno rosa di pizzo, facendole sentire le gambe
e i
nervi cedere per la troppa emozione.
Merlino…il Dio del
Sesso…è proprio vero…
Pensieri
sconnessi di bambina che cresce, riflessi malandati, fatti di favole e
segreti,
fatti di timidi sospiri che canticchiavano ora liberi, segregati per
troppo
tempo all’ombra dell’attesa.
La lava incandescente scorreva a fiumi su di loro, rendendo ancora
più bollente
la passione tra i due.
Di nuovo, Luna aveva l’impressione che i vestiti fossero solo
d’intralcio,
ovunque le posasse le mani, sentiva la pelle ardere.
Ma quando Draco infilò la mano sotto la sua gonna, non fu
più sicura di niente.
I mille dubbi che aveva scacciato prima, riaffiorarono nella sua mente,
la
convinzione che si era imposta era crollata come un castello di carte
al
soffiare del vento, come pedine instabili sospinte.
- Draco…-
Doveva
fermarsi al più presto, subito o non ci sarebbe stato
scampo.
Avrebbe
avuto rimorsi perenni.
Il bel biondo mugugnò qualcosa di incomprensibile, troppo
occupato a morderle
sensualmente il lobo di un orecchio e a lambirlo poi con la lingua.
- Draco!- lo richiamò un tantino più decisa,
posandogli le mani sulle spalle
infuocate.
- Che c’è?- riuscì ad articolare, prima
di impossessarsi delle sue labbra.
- Non… io non…-
Per
l’amor del cielo!
Avesse
continuato
a toccarla e baciarla in quel modo non sarebbe più riuscita
a parlare per
sempre, muta protagonista della sua indesiderata prima volta.
- Non mi sento ancora pronta per questo, Draco…-
Le
sue
parole si amalgamarono al bollore che scendeva incontrastato su di
loro, unico
calore che li univa ancora.
- Ok, non ti…COSA?!-
La
voglia
ormai era troppa per finire lì la partita.
Draco alzò prontamente il capo per guardarla negli occhi,
cercando di
convincerla come prima, abile seduttore bugiardo, avido del suo
tornaconto
giornaliero.
Luna notò il cambiamento di qualcosa nel suo sguardo e si
preoccupò follemente.
La
tentazione di tacere e procedere controvoglia era tanta ma quel
briciolo di
buonsenso che le ora rimasto lottava prepotentemente con
l’incoscienza,
vincendo anche se di poco.
Non era più quello di prima, ora i suoi occhi sembravano
lame affilate.
- Mi dispiace…io proprio non me la sento…-
piagnucolò, a un passo dalle
lacrime, con i singhiozzi che le maturavano tristi in gola, tradendosi
con un
singulto, mentre riagganciava il reggiseno, - mi dispiace Draco.-
Corse
via, riprendendosi il mantello dal letto del Serpeverde, sparendo nella
coltre
di vapore.
Merda…pensò il
ragazzo, solo
quest’inutile esclamazione riuscì a produrre
quella persona troppo insensibile,
troppo eccitata, troppo superficiale.
Non
l’avrebbe fermata, non l’avrebbe rincorsa, non
l’avrebbe rassicurata.
L’avrebbe
lasciata andare, facendola sprofondare nei suoi sensi di colpa,
facendola
sentire spoglia nell’anima, inutile pedina di una scacchiera
con troppe regine.
- ‘sera, biondo.-
Merda due
volte!!! Ci mancava
anche quel bastardo di Blaise!
- Da dove
fuggiva
quella svampita della Lovegood?- disse Blaise Zabini, entrando con un
ghigno
strafottente stampato in faccia e accomodandosi indesideratamente sulla
poltrona argento brillante del suo migliore amico.
- Era di passaggio. Mi ha lasciato degli appunti.- Si, anatomia
femminile, ecco
la materia preferita della Serpe.
- Tutta bagnata e mezza nuda?!- insinuò quello con viso
angelico, alludendo a
molto più del pronunciabile.
- Fottiti, Blaise.- gli intimò, asciugandosi con un
incantesimo e rivestendosi,
coprendo prontamente il basso ventre per paura di essere giudicato, per
non
farsi vedere eccitato, per l’orrore di essere andato in
bianco.
- Beh, ti dirò, Dray, se lo facessi arriverei fino in fondo,
IO. TU, invece…-
Tagliente
come le lame di un condottiero esperto, pronto ad affondare
l’ultimo colpo sul
nemico morente.
- Ehi, non una parola di più! Ci avrei scommesso le palle
che quella me
l’avrebbe data…è una Ravenclaw, cazzo!
Sanno solo tenere le gambe aperte!-
Ecco
il
vero lato di Draco, o forse, questa era solo una sfaccettatura del suo
essere,
uno dei tanti riflessi
dello specchio.
- A quanto pare quando vedono te le chiudono. Le serrano. Le sprangano.
Le
sigillano…-
Carino
come sempre, confortante, incoraggiante, il migliore amico che si possa
desiderare.
- Vaffanculo, bastardo, hai reso l’idea! Ma
sparati…-
Perfetto
connubio tra l’arte di fingere e la dote di essere se stessi
solo con se
stessi.
- Sai, dovresti fare sesso più spesso.-
sghignazzò prepotentemente, burlandosi
di un Malfoy ancora evidentemente arrapato.
- Vuoi morire giovane, Blaise?!-
La
lingua
che prima aveva scavalcato certe vette, adesso si preparava a schernire
possentemente.
- E chi dovrebbe uccidermi?! Tu forse?! Vorresti farmi credere che
sapresti
fare centro ogni tanto?!-
Certi
tocchi da maestro avevano il potere di stregare una mente cinica,
calcolatrice,
metodica come quella del biondo Slytherin.
- Ti ammazzo, cazzo, ti ammazzo!- disse arrivatogli a un palmo dal
viso. Prendendolo
per il bavero della camicia, sibilò: - Da quelle isteriche
appiccicose di
Hufflepuff a quelle arrapate di Ravenclaw, passando per le Slytherin
più
stronze e sofisticate alle ninfomani insaziabili di Gryffindor, io
posso farmi
chiunque in questa cazzo di scuola, chiaro, Blaise?!-
Premuto
il suo tasto debole, toccato il nervo scoperto, scalfita
un’autostima epocale.
- Ne sei proprio sicuro?-
Il
fulmine che intercettò gli occhi di Blaise fu premonitore di
una tempesta su
larga scala, un tornado che avrebbe scoperchiato miriadi di case, che
sarebbe
approdato in vari porti.
- Ne dubiti?-
Con
una
rimonta spavalda, si preparava ad attaccare più
poderosamente di prima.
- Oh sì, vedendo il due di picche che ti sei
beccato…-
Sebbene
il compare fosse forte, lui lo era di più al momento.
- Mi sono beccato l’unica Corvonero illibata della scuola!-
masticò tra i
denti, linciandolo con lo sguardo assatanato.
- Ecco spiegato l’arcano…-
Botta
e
risposta, un taglia e cuci degno delle migliori sarte.
- Che diavolo hai in mente, Blaise? Dillo, falla finita, poi esci da
questa
stanza e impiccati!-
Parlava
con
un linguaggio scurrile e incisivo, a dispetto della rigida educazione
ricevuta.
- Scommettiamo che riesco a farmi più ragazze di te in un
certo limite di
tempo, Dio del Sesso?-
Una sfida.
Un’amara
sfida.
Un’appetitosa
sfida.
Un lampo attraversò gli occhi cobalto del moro, dando al suo
viso una
connotazione diabolica.
Era una vera e propria sfida.
Un ghigno si impossessò della labbra perfette del biondo,
serrate ora nel
sorriso più goliardico, più ardito,
più sfrontato.
- Che ci scommettiamo? I soliti sporchi galeoni? Troppo facile a mio
parere…-
Il
premio
in palio era la breccia più succulenta.
- Chi perde darà un bacio allo Sfregiato, in Sala Grande.-
Ecco
servito il piatto del giorno: pane, Sfregiato e tanta voglia di
sbaciucchiarselo.
- Di fronte a tutti?-
Accattivante,
prorompente, eccitante.
- Di fronte a tutti.-
Patti
chiari, brutta figura lunga, memorabile, sarebbe passata alla storia.
I due si strinsero la mano felini.
Era fatta.
Si dia inizio alle danze.
Spazio
autrici:
Rivoltella
j e Rio unite da una fantastica amicizia!!! E chi ci fermerà
più!!! Beh,
piaciuto il primo chappy?! Vi avvisiamo che in questa nostra ficcy i
colpi di
scena non mancheranno e che, avendo una long-fic all’attivo
entrambe, non
sappiamo ogni quanto tempo riusciremo ad
aggiornare…però abbiamo
già in testa il secondo chap e questo,
visto il nostro carattere, è già
tanto…! Fateci sapere cosa pensate di questa
pazzia, ogni commento è ben accetto! Baci, Rio &
Rivoltella J
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