Cuore di Sabbia e Storie di Fantasmi

di La Fabbrica Dei Mostri
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CUORE DI SABBIA
E
STORIE DI FANTASMI
 
 
57,58,59..                                                                                                                                                                                                           59....                                                                                                                                                                                                                      Ma che diamine.....Oh  no. Porca di quella.....Ma che cazzo di presa per il culo è?Non puoi farmelo. Perfavore. Scendiamo a patti, allora ancora un ultimo sforzo, quanto mi basta per fare un ultimo concerto, uno solo. L'ultimo. Poi tu fa' quello che ti pare, nessun rancore è stato un piacere arrivederci, ciao. O meglio Addio. Ma ti prego ora come ora no. Non me la fare una carognata del genere un ultimo sforzo ti chiedo, nient'altro è una vita che stiamo insieme e tu lurido bastardo proprio ora mi fai questo. Non ci credo. E io che ti credevo un amico. Va bene se proprio vuoi farla finita fa' un po’ come cazzo ti pare, Addio.
Era finita. Come tutto del resto. Come finirà la poesia dentro il cuore di un ragazzo follemente innamorato, come finirà il giorno più bello della nostra vita, come finirà il libro che hai sempre voluto leggere, ma non ci sei mai riuscito. Così era finita anche per me. Ora non aveva più importanza. Qualcuno alzando lo sguardo avrebbe gridato "SI E' ROTTO IL VECCHIO JOE". Si io sono il Vecchio Joe e sono l'orologio del campanile. Non pensate al Big Ben o roba del genere ma anch’io posso essere definito un signor orologio. Mi chiamo cosi perché mi costruì il Vecchio Joe e l'ultimo giorno di lavoro morì, ucciso dal tempo che aveva finito, di costruire e di vivere. Strana storia. Ne ho viste tante, ne ho viste troppe così tante che la mia me la sono scordata non che ci abbia mai fatto troppo caso, non è un granché la vita di un orologio,12 ore,60 minuti,60 secondi, finito. L’Unica cosa sulla mia vita che ricorderò e che sono morto a un passo da qualcosa alle 17 e 59 minuti e 59 secondi, una presa per il  culo da Oscar. Ma forse la morte è questo: una presa per il culo da Oscar, per tutti, qualcosa di spietatamente democratico. Io stavo lì un occhio che vegliava sulle vite degli uomini, le scandivo, con i battiti del mio cuore e girando su me stesso, spietato e potente, un dittatore che nessuna rivoluzione spodesterà mai, stavo lì a misurare le vite nella mia esattezza. Rasoio spietato, Messia del dio tempo sceso in terra a insegnare la parabola delle ore agli uomini che se l'erano inventato, torturandoli con le mie bizzarrie e la mia crudeltà, nel far durare attimi un’ora d'amore e secoli lo squarcio dell'anima di quell'addio. Quello che non se ne andrà mai. Quella persona che se n’è andata e noi continueremo ancora ad aspettare, per un minuto o per giorni interi, poggiando la testa alla finestra e il cuore all'infinito, li avremo paura. Sì paura, paura del tempo, della vita che in un secondo può rubarci e regalarci il mondo, un Robin Hood di emozioni con una crisi d'identità. Ero un orologio e regnavo sugli uomini finché non mi si ruppe qualcosa dentro, lì fini la magia. Forse ne avevo anche abbastanza, ora potevo aspettare, lì fermo, come se fossi un giovanotto alla stazione che aspetta una ragazza che non arriverà mai, sarò cosi fermo immobile e conscio che è finita. Non mi mancano i ricordi, le storie e soprattutto la furiosa e desolante bellezza che ognuna di queste trasuda.
 




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