Prompt:
Escrementi
di roditore
Pairing: Piemon/Yamato
Note: Anche questa scritta per la pagina Fanfiction
Challenges, grazie al prompt della mia bella Reicoffee. Teheheh,
più pirla è il prompt, più
io scrivo u.u
Dunque.... in un'altra fic avevo scritto di Piemon che regalava un
criceto a Yama. Beh, questa fic non è un seguito di quella.
Ma supponiamo che comunque Piemon l'abbia fatto... ora se ne mangia le
mani X°D
Più che Pie x Yama questa fic è una Pie versus
Cricio u.u
Una dura lotta u.u
Da un po’ di tempo a quella parte faceva strano rientrare
nelle proprie stanze e ritrovarle vuote.
Piemon sentiva la mancanza di Yamato, non riusciva neppure a
nasconderlo. La sentiva ogni giorno di più e questo lo
spaventava non poco, perché la presenza del digiprescelto
era diventata essenziale.
Inoltre, negli ultimi tempi avevano dovuto affrontare numerosi e
pericolosi scontri con avversari sempre più agguerriti e
crudeli, molto più di quanto lui era stato in passato e il
solo fatto di avere vicino il ragazzo lo rassicurava. Tenendolo
costantemente d’occhio, Piemon sapeva che stava bene e
affrontava gli scontri con la sua tipica calcolata freddezza. Una
freddezza che non traspariva dai suoi modi teatrali, ingannevole
maschera. Ogni colpo era perpetrato considerando ogni minima
percentuale di riuscita o di rischio, il fallimento era contemplato e
affrontato. Ma se il suo compagno non era al suo fianco, se combatteva
altrove, lontano dai suoi occhi attenti, il Padrone delle Tenebre
avvertiva l’ansia crescente ostacolare i suoi pensieri e
tutte le sue capacità, combattive e di autocontrollo,
subivano un calo.
-Ho gli esami finali,
perciò devo studiare parecchio.- gli aveva
detto Yamato un mese prima -Torno
nel Mondo Reale, qui mi deconcentro troppo.-
Non aveva potuto ribattere, perché fondamentalmente il
ragazzo aveva ragione. Digiworld con tutte le sue novità (e,
nella fattispecie, in quel castello c’era troppo movimento)
era una distrazione continua per un umano.
Il, ormai ex, Padrone delle Tenebre sospirò nuovamente e
iniziò a cambiarsi d’abito per concedersi qualche
ora di sonno, quando degli squittii familiari attirarono la sua
attenzione.
Dentro la sua gabbietta, un batuffolo di pelo bianco si rifaceva i
dentini mordendo le sbarre. Il digimon sospirò nuovamente,
più a fondo: Yamato se n’era andato lasciandogli
anche la responsabilità del suo animaletto.
Ok che non voleva distrazioni ma da qui ad affibbiargli quel
mostriciattolo…
-Così non ti
sentirai solo.- gli aveva detto. Un pensiero carino da
parte sua ma, insomma, se si considerava che la piccola belva mordeva
tutti tranne il suo padrone, non è che ci avesse fatto
questo grande affare…
-Ehi, sono io che ti ho regalato a Yamato, potresti anche trattarmi con
un po’ di rispetto.- gli disse accarezzandogli il musetto.
Forse il ragazzo pensava che in quel modo poteva indorargli la pillola,
ma le cose non stavano esattamente così. Purtroppo animale e
padrone erano molto simili. Aveva lavorato molto per conquistarsi la
fiducia di Yamato in quegli anni, ma, a quanto pare, la palla di pelo
non era ugualmente ben disposta e la sua vita era talmente breve che
sarebbe andato al creatore prima di dargli la soddisfazione di non
sentirsi ringhiare contro.
-Comportarti così non aiuterà né me,
né te, perciò cerca di fare meno lo schizzinoso.-
disse mentre l’animaletto lo ammoniva con i suoi ringhietti
crepitanti. -Ma che ti parlo a fare, topo, nemmeno capisci quello che
ti dico… -
Era alquanto strano parlare con una creatura del genere. A Digiworld
c’erano delle bestie, ma erano appunto digimon. Parlavano,
sapevano comunicare, erano dotati d’intelletto. Quel cosino
era intelligente? Capiva? O il suo intelletto era limitato alle azioni
abitudinarie e all’istinto? Forse avvertiva in lui una
minaccia perché era una creatura delle tenebre e non
perché era geloso del suo padrone ai limiti
dell’ossessività.
-Ahi!-
L’animale, dopo essersi preso la libertà di
morsicarlo, riprese a dedicarsi ai suoi bisogni, lisciandosi il pelo,
consumando i suoi semi di girasole e, infine, lasciando al digimon un
regalino molto sentito.
-Sì, bravo, lasciami pure a parlare con i tuoi escrementi.-
sbottò Piemon agitando un po’ la gabbia -Anche a
me manca il tuo padrone, ma io almeno cerco di convivere civilmente!-
Un ridacchiare divertito attirò la sua attenzione.
Voltandosi, vide sulla porta Vamdemon, con una mano davanti alla bocca,
che tratteneva a stento le risate accasciato contro lo stipite.
-Oh, davvero eccellente, ci mancavi solo tu adesso.-
-Dovresti essere grato che sia io.- rispose il vampiro con un sorriso
malefico che s’apriva da un orecchio all’altro. -Io
so mantenere i segreti.-
-Stai forse cercando di ricattarmi, mio caro amico?- domandò
Piemon ricambiando il ghigno -Tu, il vampiro che sussurra ai
pipistrelli?-
-Ma io sono appunto un vampiro. Tu sei un clown… non ho mai
sentito di un clown che abbatte il suo avversario tirandogli dietro dei
roditori.-
Colpito e affondato.
Piemon era a corto di battute, sentiva la mancanza di Yamato e moriva
dalla voglia di importunarlo.
Ma se l’avesse fatto, avrebbe rotto il patto stretto con lui.
Sarebbero dovuti stare lontani per quel breve periodo in cui il
digiprescelto si dedicava ai suoi studi, alla realizzazione del suo
sogno, dopodiché avrebbero ripreso la loro vita insieme nel
palazzo. Glielo aveva chiesto per favore, per lui era una questione
molto importante.
Ma, intanto, il digimon poteva consolare la sua nostalgia solo
attraverso il telefono o qualche messaggio e –
peggio di così c’era affrontare tutti i
Demon Lord da solo in mutande – con il mostriciattolo: il
tenero nemico che avrebbe dovuto essere suo alleato e che invece viveva
a sue spese senza ricambiare un briciolo d’affetto.
-Ti prego, non dire a nessuno di questa storia, sono già
affranto per conto mio senza che ci si mettano gli altri a
importunarmi… - supplicò tentando di ostentare
comunque un certo contegno.
La compostezza dei vinti.
-Nessun problema.- rispose Vamdemon sistemandosi il mantello con fare
indifferente -Tanto più che il grande Piemon alle prese con
una palla di pelo rabbiosa è uno spettacolo che preferisco
gustarmi da solo.-
-Spero tanto che sia di tuo gradimento, perché quando il tuo
feretro finirà accidentalmente nell’inceneritore
non sarai così divertito. E adesso, scusami tanto, ho una
telefonata da fare, io.- minacciò e, afferrato il suo
telefono cellulare, si ritirò altezzosamente nel suo bagno
privato.
Non avrebbe mai ammesso a Yamato di sentire la sua mancanza a quel
punto, né che il suo tenero amichetto lo stava solo aiutando
a deprimersi sempre di più invece di alleviargli la
nostalgia, ma già sapeva che sentire la sua voce
l’avrebbe aiutato a mandare giù il dispiacere.
Un altro giorno sarebbe finalmente trascorso.
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