Capitolo I - parte II
'Elo, tutto bene?' le dico preoccupata verso metà sessione di prove.
E' un pò pallida ed ha gli occhi lucidi, ma non sta certamente piangendo. La
conosco, non si scioglie così, dal nulla, né avrebbe motivi apparenti per farlo,
almeno non in questo momento.
'Sinceramente... no.' mi fa lei con una smorfia.
'Vieni, torniamo a casa.' Mi alzo dal divanetto di scatto e le tendo la mano per
aiutarla a compiere la mia stessa azione.
Sono così, sulla salute non transiggo. Sulla sua, poi, nella maniera più
assoluta.
Mi guarda incerta, con un piccolo broncio, soprattutto ora che i miei movimenti
hanno catturato l'attenzione della band alle mie spalle. Me ne accorgo dal
silenzio totale piombato nella sala.
Merda. Non volevo farmi notare.
Mi volto come se fossi pentita per qualche reato.
Beh, farli smettere di suonare un pò può considerarsi tale.
'Scusate, ragazzi, ma dobbiamo andare.' gli dico mentre si avvicinano a noi.
'No, davvero... sto bene...' fa lei con un filo di voce, tentando di nascondere
in maniera sfacciata il suo stato.
'Piantala di fare la sciocca. Hai bisogno di riposare.' Il mio sguardo freddo sa
intimidire molto bene. Non lo uso spesso, ma quando colpisce qualcuno, lo
zittisce immediatamente.
Non sono cattiva, lo faccio solo per il bene di chi amo. E a lei, che ci creda o
no, voglio davvero bene. Anche se ci scontriamo spesso, anche se volano parole
ed accuse pesanti. La nostra è solo una manifestazione delle preoccupazioni che
abbiamo l'una per l'altra.
'Ci spiace...' Gerard si sistema nervosamente il solito ciuffo di capelli che
gli ricade puntuale davanti agli occhi.
'No, nulla di grave. Sarà banale influenza! In tre giorni sarò come nuova!' lo
rassicura direttamente la nostra amica.
Quanta energia ha, chissà dove la trova. Io pur essendo più giovane di lei ho
dentro una stanchezza tale da non riuscire a fare nulla a volte.
Ma penso sia colpa del mio stato mentale, sempre in balìa di situazioni ed
atteggiamenti poco chiari. Tutto ciò mi logora.
Lui mi logora. E mi chiedo sempre se se ne renda conto, se tutti qui dentro lo
percepiscano.
Elo, ad esempio. Lo difende a spada tratta ogni santa volta che un suo brutto
colpo mi fa cadere, e davvero non riesco ad accettarlo. Mi tratta come se avessi
il paraocchi, ma anche lei non scherza affatto a riguardo. Ci sono talmente
tante motivazioni terribilmente complicate da spiegare che la faccenda non si
può risolvere con una semplice quanto superficiale presa di parti.
Ma non voglio approfondire il discorso ora. Voglio solo portare la mia amica a
casa.
I ragazzi ci accompagnano fino alla porta d'uscita, da veri cavalieri, ma prima
di uscire al freddo Frank si avvicina e abbraccia la povera malaticcia con
estrema dolcezza.
'Riguardati.' le dice, serio.
'Non preoccuparti, mica sto morendo!' E' sempre la solita... 'E non starmi così
vicino, potrei passarti qualche batterio!'
Scherza lei, ma so che in fondo è un modo per spezzare quel contatto, anche se
totalmente innocente.
Li guardo e penso che sia davvero un gran peccato ciò che hanno perso e che se
solo volessero potrebbero prendere in un attimo. Sarebbero decisamente una
coppia di folli, perfetti per stare insieme.
Un sorriso si tinge timido sul mio volto mentre assisto quella scena con sguardo
quasi materno, ma dopo poco una mano grande e fredda si posa delicatamente sulla
mia spalla, distogliendo la mia attenzione. La conosco fin troppo bene, anche
attraverso tutti questi strati di stoffa.
Maledetti abiti invernali.
'Ci sentiamo più tardi.' mi sussurra all'orecchio Lui.
'Va bene.' gli rispondo, seppur poco convinta. 'Ma ora dobbiamo proprio andare.'
Apro la porta permettendo ad una folata di vento gelido di investirci tutti.
D'istinto stringo Elo al mio fianco, mentre non mi curo affatto dei ragazzi
appena dietro di noi, sprovvisti di cappotti.
Peggio per loro, d'altronde nessuno gli aveva chiesto di accompagnarci fin qui.
A volte sono dannatamente cinica, ma è solo per spezzare alcune situazioni
troppo evidenti, come questa.
Senza voltarci raggiungiamo l'auto parcheggiata a pochi metri dallo stabile.
C'era da aspettarselo, è ricoperta da un leggero strato di brina.
Appena dentro accendo il radiatore ed iniziamo a strofinare le nostre mani come
due vagabonde davanti ad un falò. Scene da riderci sopra, tutto sommato.
'Meno male che oggi era una bella giornata!' dico ironica alla mia amica.
'Smettila! Stamattina c'era il sole! Non potevo prevedere questo cambiamento di
clima!'
Mentre ribatte ricalco le sue parole e le sue mosse, la prendo in giro. Siamo
solite farcelo a vicenda, per stuzzicarci. E' uno dei nostri modi poco
convenzionali di dimostrarci affetto.
'Zitta!' fa lei poco dopo, sforzandosi talmente da iniziare a tossire.
Va bene. Ora basta.
'Dai, torniamo a casa.' dico avviando finalmente il motore ormai scaldatosi a
dovere.
Guido piano, non sono tipo da rally urbano o da piede pesante in genere, anzi.
Tengo fin troppo d'occhio la strada davanti a me e chi mi sta dietro, cosa che
irrita non poco i miei passeggeri. Ricordo la prima volta che Gerard si è seduto
al mio fianco, mesi fa. Non osava dire una parola ma mi fissava con uno sguardo
tra l'incredulo e l'impaziente. Avrebbe voluto strapparmi il volante dalle mani,
ne sono certa, ma in fondo piaceva ad entrambi viaggiare per le strade della
grande mela, nelle ore più assurde e nei posti meno noti nella speranza di non
trovare traffico, vedere i quartieri scorrere lentamente fuori dai finestrini,
come vecchie pellicole. Lo trovavamo... romantico.
Già.
Sospiro ripensando a quei ricordi, ormai troppo lontani per me.
'A cosa pensi?' mi fa Elo, accovacciata sul sedile.
'Nulla... Non penso a nulla.' le rispondo tirando un sorriso, il più malinconico
mai fatto.
'Uhm... d'accordo. Ma hai voglia di raccontarmi un pò di prima?' Si fa vicina,
come a prepararsi per una mia confessione.
Alzo gli occhi al cielo, o meglio, al tetto dell'abitacolo, distogliendo così lo
sguardo dalla strada per un secondo. Caso eccezionale.
'Tanto sai che se non me lo dirai tu, lo chiederò a Lui!' Ecco che ricatta, lo
fa sempre.
E dannazione. Proprio loro due dovevano essere migliori amici?
Non posso rischiare che sappia prima una versione diversa dalla mia, perciò
inizio a sbottonarmi. In fondo non dovebbe essere difficile con lei, siamo
talmente vicine. La reale difficoltà per me è parlare di Lui, e di tutto ciò che
gli ruota attorno.
'Nulla di che... Mi ha chiesto se sarò al tour.' le dico, distratta.
'Si, questo lo so, ma voglio sapere cosa pensi TU.' mi fa lei gesticolando come
per mettere da parte il pezzo che non le interessa.
Che ragazza capricciosa è, ma non riesco a non volerle bene.
'Come 'lo sai'? Non avrai mica origliato?' esclamo sgranando gli occhi, ma
stavolta tenendoli fissi davanti a me.
'No, non mi permetterei mai!' dice ironica lei, facendomi poi una linguaccia.
In questi momenti è identica a quel piccoletto tanto folle quanto adorabile.
L'ho detto, sarebbero proprio una coppia perfetta.
'Lasciamo stare. Comunque... è difficile dire cosa penso, Elo. Non penso,
semplicemente.' le dico sterzando a sinistra, praticamente arrivate alla nostra
amata baracca.
'Non venire a raccontarla a me, Andre. La tua testa non smette MAI di pensare.'
A volte maledico il fatto che mi conosca fin troppo bene.
Tiro il freno a mano e giro la chiave, abbandonandomi sul sedile.
'E va bene, hai ragione! TREGUA! Ho detto che devo riflettere molto riguardo al
tour, d'altronde non è passato molto da quell'episodio, e stare a stretto
contatto con Lui in una situazione tanto simile mi spaventa. Cerca di capire!'
'Effettivamente hai ragione, ma sai come la penso. La stai facendo più grande di
com'è. Lui tiene molto a te, lo vuoi capire una buona volta?'
'No, non lo capisco, e nemmeno ci credo!' dico uscendo dall'auto e sbattendo lo
sportello troppo forte. Ma è solo una mia brutta abitudine.
'Quanto sei...'
Elo non riesce a finire la frase, grazie al cielo, bloccata dallo squillo del
mio cellulare.
Guardo il piccolo schermo illuminato. Stavolta il detto 'Quando si parla del
diavolo spuntano le corna.' non è proprio azzeccato.
'Chi è?' mi domanda lei, infastidita da questa interruzione.
'Arrivo subito, tu intanto entra e preparati qualcosa di caldo.' le dico seria,
ignorando totalmente la sua domanda.
'Non dirmi che è...'
La blocco mettendomi un dito davanti alla bocca e colpendola per la seconda
volta col mio sguardo lapidario. Odio fare così, anche se a volte è
semplicemente giusto.
La vedo salire la scala esterna del palazzo, visibilmente contrariata, e non
posso negare di sentirmi un pò in colpa, ma subito abbasso lo sguardo e premo il
tasto verde.
'Pronto, Bert?'
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