Il burattinaio
Di Sihaya10
* * *
Ed ecco - finalmente - l’ultimo
capitolo!
Scusate per avervi fatto attendere
tanto, ma c’era bisogno di qualche revisione. Pensate che l’epilogo è stata la
prima cosa che ho scritto di questa fic… Come sempre comincio dalla fine!^^”
Grazie a tutti per aver seguito la
storia fin qui, spero che il finale non vi deluda!!
Sihaya
* * *
Se il pugno è
chiuso, la mano è vuota. Solo se la mano è aperta puoi possedere tutto.
Dal film La Tigre e il Dragone
(Regia
di Ang Lee)
* * *
Capitolo
17
Durante l’attacco Hao si era accorto dello sguardo
che suo fratello ed Anna si erano scambiati: era uno sguardo d’intesa
attraverso il quale, forse, s’erano detti qualcosa di pericoloso; pensò che
fosse giunto il momento di smettere di giocare. Un sorriso arrogante si allargò
sul suo volto e in una vampata di fiamme Spirit of Fire si ritirò dalla
battaglia, lasciando il posto all’immensa figura del Grande Spirito, avvolta in
una scintillante armatura dorata.
Contemporaneamente
Horohoro raggiunse Yoh e Ren e si dispose in mezzo a loro; senza farsi
attendere, affiancò Spirit of Rain agli spiriti elementali dei compagni.
«Allora,
cosa mi sono perso?» Domandò determinato.
Ren
studiò cupo lo sciamano del ghiaccio: aveva il viso pallido e due grosse
occhiaie, sudava ed ansimava affaticato, tentando di controllare lo spirito
della pioggia pur disponendo sì e no della metà del furyoku necessario.
Non può farcela, pensò.
Come
se sapesse perfettamente cosa passava nella mente del cinese, Horohoro lo
fulminò con un’occhiata: «Non provare a fermarmi.»
«Non
ne ho la minima intenzione.»
«Anche
perché senza il mio aiuto saresti spacciato.»
Ren
scosse la testa. Quell’idiota era appena scampato agli inferi, aveva la
maglietta lacera, gli abiti pieni di
sangue, una ferita cicatrizzata all’altezza dello stomaco, probabilmente il
cuore a pezzi … eppure era carico come una molla! Sbuffò seccato: d’altronde si
trattava di Horohoro, era normale che non mostrasse un briciolo di buonsenso.
«Grazie»
mormorò Yoh sorridendo caloroso all’Ainu, che arrossì imbarazzato.
In
fondo tutti e tre sapevano che avrebbe resistito ancora per poco, ma il suo
aiuto era prezioso date le esigue speranze vittoria.
Anche
Hao era ben conscio delle loro scarse possibilità, specialmente quelle di
Horohoro, e da spietato stratega guidò l’attacco proprio contro di lui.
I
due spiriti si scontrarono frontalmente. Per qualche istante sembrò che lo
sciamano del ghiaccio potesse tener testa allo Shaman King, poi il Grande
Spirito forzò l’equilibrio di Spirit of Rain.
Horohoro
cedette. Le forze lo abbandonarono e fu costretto ad appoggiare un ginocchio a
terra, ma resistette tenace, finché Spirit of Thunder venne in suo aiuto
infrangendo sul nemico una portentosa scarica elettrica.
Hao
accusò il colpo ma non distolse la propria attenzione dall’Ainu, più
vulnerabile nell’animo che nel corpo: «mi nutrirò della tua anima», sibilò, «esattamente
come ho fatto con lei…»
Ad
Horohoro mancò il respiro; i suoi occhi terrorizzati corsero sulla ragazza
stesa a terra: pensava fosse svenuta, l’idea che avesse perduto la vita non
l’aveva nemmeno sfiorato.
Stai mentendo!
Strinse
i denti preoccupato, cercando di ritrovare la concentrazione, ma il nemico
s’abbatté su di lui scagliandolo sul marmo lontano alcuni metri.
«Non
hai capito?» Domandò Hao. Il tono era quello di un capriccio, misto a vendetta
e rancore: «Ciò che io non posso ottenere, non può averlo nessun’altro!»
Di
nuovo il Grande Spirito tentò di colpire il ragazzo, e di nuovo Spirit of
Thunder si frappose fra loro; nel frattempo Spirit of Earth attaccò
dal fianco.
Horohoro
si passò una mano sulla fronte sudata e si rimise in piedi.
«Sei
ridicolo, Hao! Non sei altro che un moccioso mai cresciuto!» accusò a denti
stretti, ordinando a Spirit of Rain di attaccare.
«…
Con una fottuta paura di rimanere solo.» Aggiunse Ren, con un ghigno
sarcastico.
«Sparirà
questa vostra arroganza quando vi avrò spediti tutti all’inferno!» Ruggì Hao,
certo di avere la vittoria in pugno: il Grande Spirito, infatti, teneva
testa a tutti e tre gli avversari contemporaneamente; ma la sua sicurezza
s’incrinò pochi istanti dopo quando, per caso, incontrò gli occhi neri di Yoh,
lucidi e colmi di pietà.
Il
sangue gli si gelò nelle vene appena lesse i suoi pensieri.
Perdonami.
Non
fece in tempo a chiedersi nulla.
All’improvviso
sentì defluire fuori dal proprio corpo tutta la sua energia spirituale, come
attratta da una fonte sconosciuta.
Furyoku
Nullification
Privo
della forza necessaria, perse il controllo del Grande Spirito e di Spirit of
Fire.
«Yoh,
tu … ?» Balbettò allibito.
No.
Non Yoh.
… Anna!
Hao si voltò sconvolto verso la ragazza, attorniata da Zenki
e Gouki, gli Shikigami; le milleottanta perle della sua collana
volteggiavano impazzite nell’aria mentre ella sorrideva a se stessa,
compiaciuta, percorsa dal brivido di chi è ad un passo dalla vittoria.
Lei
conosceva quella tecnica alla pari di lui, l’aveva appresa dal Chou Senji
Ryakketsu.
E
lui …
Aveva inspiegabilmente dimenticato quanto lei gli somigliasse.
Anna
era l’unica ad avere dentro di sé la forza necessaria per regnare al fianco
dello Shaman King, eppure lui sapeva fin dall’inizio che lei l’avrebbe tradito;
era solo questione di tempo.
Ma non aveva voluto crederci …
Non era riuscito nemmeno ad accettare l’idea.
Perché,
in fondo, ciò che voleva Hao Asakura era stringere fra le mani il potere del
Grande Spirito e, allo stesso tempo, essere come lui.
Come Yoh.
*
La
tecnica di annullamento del furyoku durò pochi attimi nei quali Spirit
of Earth, Spirit of Thunder e Spirit of Rain attaccarono
insieme, tutti in una volta, senza esitare.
Hao,
prosciugato della propria forza spirituale, non contrattaccò né si difese e,
colpito in pieno, si schiantò contro la fredda parete alle sue spalle.
Più
che dolore, sentì la gola bruciare d’amara sconfitta.
E tutt’ad un tratto, pensò che non aveva più nessuna voglia di
combattere.
Indebolito
nel fisico e nel cuore, chiuse gli occhi, pervaso improvvisamente da una grande
stanchezza.
*
Nella
stanza, il silenzio regnò per alcuni secondi, poi un’immensa colonna di luce
bianca sfrigolante d’energia si aprì nel centro della sala. Perforando il
soffitto e il pavimento, s’innalzava dalle viscere della terra fin verso il
cielo: era il potere del Grande Spirito nella sua forma originale, in attesa
d’appartenere al nuovo vincitore.
Gli
sciamani deposero le armi.
Yoh
guardò i propri compagni in cerca di un sostegno e loro sapevano d’essere lì
per quello: Ren con un cenno della testa, Horohoro con un gesto della mano, Ryu
con un sorriso gli dissero che spettava a lui quel ruolo.
Egli
si trattenne un istante per ottenere anche l’approvazione di Anna, tutta presa
ad ammirare l’intenso potere. Sperò che si voltasse, per dirle che, anche se
l’aveva fatta aspettare, manteneva la sua promessa, ma lei rimase in
contemplazione della colonna lucente, commossa e affascinata.
Allora
Yoh si avvicinò per sfiorare appena l’immensa energia; una scossa elettrica lo
attraversò e una voce parlò alla sua anima: “Shaman King è colui che governa
il futuro, che dispone del potere di condurre alla gloria o alla deriva
l’umanità, che scandisce l’evolversi dell’Universo. Yoh Asakura, sei pronto per
questo compito?” Quindi, la colonna di luce si estinse e tutto il potere
fluì nel corpo dello sciamano.
Elettrizzato
ed eccitato, Yoh si allontanò dalla voragine che si era aperta nella grande
sala. La prima cosa che notò era che, grazie alla nuova energia vibrante dentro
di lui, poteva percepire i pensieri di tutti, ora condensati in uno stupore
corale... con un’unica stonatura: Shaeera. Nella ragazza scorreva ancora un
impercettibile alito di vita, che di lì a poco si sarebbe consumato, a cui ella
si attaccava avidamente recitando una silenziosa, ma insistente, preghiera.
I sentimenti del ragazzo, dall’eccitazione per la vittoria
mutarono in un’inspiegabile insoddisfazione. Per quanto egli non lo
condividesse, comprendeva ora il disprezzo che Hao provava per gli uomini: essi
erano fonte di dolore e vittime delle proprie angosce, illogici nel vivere un
istante insignificante del lento avanzare del cosmo, perché incapaci di vedere
oltre il tempo.
Di
nuovo il Grande Spirito gli parlò: “Shaman King è colui che porta sulle
spalle il peso delle scelte dell’umanità.”
Un
sorriso amaro tirò le labbra di Yoh, ed egli passò in rassegna i suoi amici:
tutti loro avevano delle aspettative, nessuno aveva mai abbandonato il proprio
obiettivo, nemmeno dopo tutto quel tempo avevano perso la speranza. Ma anche
lui aveva un sogno: voleva una vita tranquilla, e portare sulle spalle il peso
degli errori umani non era esattamente ciò che intendeva per serenità.
Schiacciato da quella responsabilità, comprese che la furia
e il desiderio di vendetta che corrodevano il cuore di Hao, erano stati alimentati
da quell’amara delusione. Egli aveva creduto, impossessandosi del Grande
Spirito, di poter soggiogare il cuore umano alle proprie esigenze; aveva capito
troppo tardi che l’essenza dello Shaman King era la solitudine e che solo
un’anima pura, libera da pregiudizi e da emozioni - un’anima che basta a se
stessa - poteva assumere quel ruolo.
Per questo Hao desiderava unire i loro corpi: non per
diventare più forte, ma per sentirsi completo.
Perché ciò che mancava ad Hao Asakura, padrone dell’Universo, era un
fratello.
*
Una
questione urgente distolse Yoh dalle sue riflessioni: Horohoro, inginocchiato
accanto a Shaeera, teneva la ragazza fra le braccia e mormorava il suo nome,
cercando disperatamente di risvegliarla.
Apri gli occhi. Ho bisogno di sapere … una cosa importante.
Svegliati, placa il dolore e la rabbia che mi divorano lo stomaco.
Parlami, ti prego.
Una volta soltanto, mi basterà.
Yoh
si diresse verso di loro, poi si chinò e strinse una mano intorno al collo di
Shaeera.
Horohoro lo guardò spaventato: «Cosa fai? Yoh ... no …
aspetta! »
Il Re degli sciamani lo zittì: «lascia che sia lei a
scegliere ciò che desidera.» Disse.
L’Ainu tacque trattenendo il fiato. Non prese respiro
finché, con sua grande sorpresa, Shaeera si svegliò e mormorò: «Ancora una
volta mi servo di te.»
A fatica Horohoro ricacciò indietro le lacrime che gli
riempivano gli occhi.
Non era sicuro di aver compreso il senso la frase, ma la
vide sorridere mentre richiudeva le palpebre fra le sue braccia, e questo gli
bastò. Intrecciò la mano calda con le dita di lei, sottili e gelide, e fu
allora che vide, per la prima volta, il sigillo che ella portava al collo: era
dorato, brillante e attingeva avidamente energia ... proprio dal suo corpo.
Horohoro alzò sorpreso lo sguardo verso Yoh.
«Il sigillo che Hao le aveva imposto era la sua fonte di
vita, annullarlo causerebbe la sua morte,» spiegò lo Shaman King, «ma non
voleva morire così ho ricostruito l’incantesimo e … beh, penso che tu possa
prenderti cura di lei meglio di quanto potrei fare io.» Concluse rispondendo
con un sorriso gioviale allo sguardo inebetito dell’Ainu, che non riusciva a
spiaccicare parola.
Yoh pensò che era sorprendente il modo in cui il suo amico
del nord accettava il dolore: per lui era come uno dei tanti volti della
natura; era sorprendente quanto la fierezza con cui si rialzava da ogni caduta,
più forte e tenace di prima.
Grazie a lui trovò la forza di prendere una decisione.
«Perdonatemi»,
disse a tutti alzandosi in piedi, «Non si tratta di rinunciare ai vostri sogni,
si tratta solo di continuare a costruirli passo dopo passo, con le vostre
forze.»
«E’ quello che abbiamo fatto fino ad ora.» gli rispose
semplicemente Horohoro.
Ryu
sospirò, tra il rassegnato e il divertito: «Tanta fatica per niente...»
«Vorrei mantenere le promesse che vi ho fatto, ma il prezzo
da pagare è troppo alto per me.»
«A
me non hai fatto nessuna promessa!» Ribatté secco Ren.
«Che
diavolo ti salta in mente?!» Minacciò l’Itako dopo aver letto i suoi pensieri.
«Sei diventato pazzo, Yoh?!»
Sì, devo essere proprio pazzo.
Pensò il ragazzo andando verso di lei.
Avvicinatosi
le prese i polsi e li accarezzò.
«Yoh, ti prego... » supplicò lei, ma lui non la lasciò
concludere.
«Mi dispiace, Anna, ma questa è l’unica cosa che farò per
te in qualità di Shaman King.» Disse sciogliendo le catene che ancora la
legavano ad Hao.
Ti deluderò di nuovo ... ma la colpa è anche un po’ tua.
Gli occhi di Anna si riempirono di lacrime: «Yoh, non
essere stupido, io e te possiamo … » un nodo alla gola le tolse le parole.
Com’era difficile dire quello che provava senza apparire
avida di potere!
Yoh le lasciò i polsi e fece per andarsene.
«No! Non farlo Yoh!» Anna gridò istericamente e gli si parò
davanti, bloccandogli la strada. Impulsiva, lo afferrò per le braccia e, in un
ultimo tentativo disperato, lo baciò sulla bocca.
A quel contatto il tempo si fermò e Yoh sentì fin dentro le
ossa il brivido di una sorda necessità.
Avevi promesso.
Lo so.
«Non puoi rinunciare a tutto adesso ... » supplicò Anna
sulle sue labbra.
Appena si scostò, Yoh vide che stava piangendo.
Solo chi ha un animo libero può controllare il Grande
Spirito. Te l’ho già detto, vero?
Sì. Solo non capisco …
Yoh arrossì, come a voler nascondere l’imbarazzo le prese
il viso tra le mani e appoggiò la fronte contro la sua. Lei sentì le sue mani
calde scorrerle sulla pelle e avvolgerle le guance mentre i pollici cercavano
invano di asciugare lacrime inarrestabili e capì, dal modo in cui la
sfioravano, così dolce e allo stesso tempo impaziente, che l’amore che Yoh
provava per lei era rimasto sempre lo stesso.
Io non sono libero, Anna. La mia mente forse, ma il mio
cuore… il mio cuore ti appartiene.
«Mi dispiace, non posso mantenere la mia promessa.» Mormorò
lui allontanandola da sé con un gesto rallentato che durò un’eternità.
Un singhiozzo scosse la ragazza spezzando il suo pianto
silenzioso.
Io sono Yoh e basta.
Non posso essere lo Shaman King, lo sai anche tu.
E lei lo sapeva, davvero, ma proprio non riusciva a smettere
di piangere mentre lo seguiva con lo sguardo raggiungere la piccola Opacho e
chinarsi accanto a lei.
La piccola gli sorrise serena, come se sapesse fin
dall’inizio che le cose sarebbero andate in quel modo. Pur rimanendo seduta
tese la mano destra verso Yoh, il ragazzo la strinse fra le sue e lasciò che
tutto il potere del Grande Spirito si trasferisse in lei: «custodiscilo tu per
me, finché non sarò pronto.» Disse sorridendo.
La bambina annuì consapevole del proprio compito: «Sì.»
«Ah, e ... prenditi cura di mio fratello. Si sente così
solo.» Disse Yoh, rialzandosi in piedi.
Poi si voltò di nuovo verso Anna: non piangeva più, ma
continuava a fissare il pavimento di marmo.
«E adesso? » Mormorò scoraggiata, senza alzare lo sguardo.
Yoh scorse languido la figura della biondina. Adesso,
potresti darmi un altro bacio ... pensò sorridendo, ma l’Itako non trovò la
cosa ugualmente divertente: «Idiota!» Ringhiò «posso leggerti nel pensiero!
Intendevo: cosa faremo adesso che hai gettato all’aria tutto quello per cui ho
lavorato?»
Yoh, con il viso in fiamme, si portò una mano alla nuca
chinandosi in segno di scuse, ma non diede molto peso alla rabbia con cui Anna
inveiva su di lui, dopotutto quello sfogo era un buon segno: era segno Anna
che non era cambiata affatto.
«Io pensavo che ... » tentò il ragazzo «ecco... c’è un
posto giù al villaggio, vicino al fiume, che ... »
Anna lo interruppe: «sì l’ho notato. E’ il posto ideale per
aprire le terme di Funbari.»
Yoh sorrise. «Sempre se vuoi ancora realizzare il progetto…
» tentennò.
«Certo che realizzerò questo progetto ... dato che non mi
rimane molto altro da fare» lo gelò lei «e tutti voi lavorerete per me.» disse
esaminando con occhi glaciali i presenti, cosicché nella stanza calò un tetro
silenzio.
* * *
Epilogo
Hao aprì gli occhi solo dopo molto tempo, quando fu certo
che nella sala non c’era più nessuno. Anna, Shaeera, suo fratello e i suoi
amici se n’erano andati definitivamente credendolo (forse) privo di sensi; ma
lui aveva assistito immobile ad ogni istante trascorso dopo la sua sconfitta.
Non aveva mai perso conoscenza, si sentiva solo inibito da una pesante
spossatezza: era come se la tecnica usata da Anna l’avesse privato non solo del
furyoku, ma anche di forza fisica e volontà.
Guardò la stanza con disgusto, soffermandosi nervosamente
sui particolari più evidenti della trascorsa battaglia. Le pareti erano
parzialmente distrutte, sul pavimento marmoreo il ghiaccio ormai sciolto si
mescolava alla chiazza di sangue rappreso e nel centro della sala si apriva un
immenso squarcio circolare. Tutto era grigio e vuoto, esattamente come si
sentiva lui.
Fra quei toni cinerei, solo la piccola Opacho, in piedi
sull’orlo della voragine, sembrava possedere un colore. La bambina era rimasta
nonostante tutti se ne fossero andati; questo non stupì Hao ma rese il suo
disprezzo meno soffocante.
Lei gli dava le spalle e sembrava non essersi accorta del
suo risveglio, così Hao si lasciò andare ad osservarla. Aveva ancora quelle
lunghe treccine adornate da un fiore, il vestito era candido e la sua pelle
scura brillava indorata, come se su di lei splendesse il sole; il suo
portamento trasmetteva una forza indescrivibile: la forza dello Shaman King.
Il potere di controllare l’Universo ora apparteneva a lei,
si rammaricò Hao, perché lui, volendo troppo, aveva perso tutto.
All’improvviso Opacho si voltò verso di lui, dimostrando di
essere al corrente del suo risveglio e probabilmente anche dei suoi pensieri.
«Ognuno ha fatto la propria scelta.» Gli disse avvicinandosi.
«Io non ho fatto nessuna scelta.» Si lamentò capriccioso
Hao scostando lo sguardo da lei e fissandolo a terra.
«La farete ora, Hao-sama.»
Hao sbuffò. Opacho continuava ad usare quell’appellativo
come se lui fosse ancora il suo padrone, mentre invece era lei a possedere ogni
cosa!
«Ebbene, che cosa desiderate fare Hao-sama?» Gli chiese
lei. La sua voce era calma e profonda.
«Nulla.» Rispose lui seccamente.
Opacho sorrise comprensiva e gli tese la mano. «Se non
avete nulla da fare, allora vorrei che mi accompagnaste in un luogo che intendo
visitare.»
Hao sollevò lo sguardo verso la ragazzina, sospettoso.
«Non voglio andare in nessun posto.» Disse.
Lei allora ritirò la mano; ma sul suo viso non si lessero
né delusione, né offesa. «Non siate arrabbiato, Hao-sama, come ho promesso a
Yoh custodirò il vostro potere solo finché non sarete pronti per essere
un’unica cosa.»
«Non accadrà mai, siamo troppo diversi.»
«Non in questa vita», disse Opacho comprensiva, «forse
nella prossima o in quella dopo ancora, nel peggiore dei casi fra cinquecento
anni...»
Hao fece una smorfia, un misto di ironia e rassegnazione.
Opacho gli tese di nuovo la mano: il suo invito era
implicitamente riproposto.
Hao la scrutò ancora. Era davvero diversa dalla bambina che
gli era sempre stata accanto. Ora i suoi occhi erano profondi quanto l’oceano,
le iridi sembravano nascondere ricordi antichi e mai raccontati. Ora, lui lo
sapeva bene, era carica di tutto il peso dell’umanità. Eppure … la sua
espressione ingenua e pura era sempre la stessa.
Hao si concesse una specie di sorriso forzato, poi lasciò
che lei lo prendesse per mano e notò che era piacevolmente calda: «Va bene,
Opacho.» Disse con fare sostenuto. «verrò con te.»
Opacho gioì colma di felicità quando il suo Re si alzò in
piedi chiedendo:«allora, dove andiamo?»
Lei lo guidò: «con il vostro permesso, Hao-sama, vorrei
tornare al luogo in cui sono nata.»
F I N E
UAH!
Finita! E’ stata una faticaccia, ma sono contenta d’averla portata a termine.
Spero che non siate rimasti troppo delusi…
Grazie
infinitissime a tutti per aver letto e commentato!
Doverose spiegazioni
Opacho, per come mi è parso di capire, è una/un trovatella/o, e
quindi non sono note le sue origini. Così ho immaginato che una volta acquisiti
i poteri di Shaman King le fosse possibile risalire facilmente anche al suo
luogo di nascita e che, a dimostrazione del fatto che è pur sempre solo una
bambina, il suo primo desiderio fosse conoscere la propria famiglia.
Il burattinaio. Non so se l’avete notato, ma “il burattinaio” in
questa fic è come una matrioska. Ha tre modi di comparire, uno dentro
all’altro. Il più banale compare per primo in ordine cronologico ed è il potere
di Shaeera, che le permette di controllare le persone come fossero – appunto -
burattini. Il secondo è il controllo che Hao ha sulla vita di Shaeera. Il
terzo, che è il vero filo conduttore ed è ciò su cui ho basato tutto, è il
significato stesso del ruolo: chi muove marionette dispone del grande potere di
controllare la scena, ma non può raccontare nulla se non possiede una trama. In
questa fic, come dice Hao, egli
rappresenta il burattinaio, Yoh è l’autore. Da soli non possono
costruire nulla, ma insieme creano una storia. ^^