PROLOGUE - DEATH
Era così facile essere
arrabbiati con lui. Così arrogante e presuntuoso.
Così stupido.
Però era altrettanto
facile amarlo, per tutti i suoi pregi deliziosi.
Sembrava un bambino.
Tenero e irritante allo stesso tempo... e lei lo amava.
Pensava a quanto fosse
stupido litigare tutti i giorni, ma anche a quanto sarebbe stata sola
senza di lui. A quanto fosse noiosa l'esistenza senza di lui. E
quanto facile, invece, senza di lei.
Ma presto se ne sarebbe
andata.
Ormai era tutto scuro.
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Quando avevano discusso
l'ultima volta, le aveva detto qualcosa di cui si pentiva
terribilmente.
«Muori!»
le aveva detto «Non hai diritto di vivere, sei una pazza
pericolosa!» e se n'era andato, lasciandola sola.
Sola.
Nonostante fosse la cosa di cui più aveva paura al mondo.
Era
andato a rinfrescarsi le idee, seppure dentro il suo cuore era
inquieto per quelle parole che già dopo pochi minuti
considerava
sbagliate. Sporche. Pericolose.
Aveva
avuto come un brivido all'improvviso, quando vide un uccello cadere a
terra tramortito, forse morto. Un cattivo presagio, qualcosa che non
avrebbe dovuto, e voluto, vedere.
Le
era successo qualcosa. Doveva andare.
Ma
ormai era troppo tardi.
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Nella vasca da bagno che
aveva considerato sempre troppo piccola, le ferite sui suoi polsi
stavano ormai colorando l'acqua di un rosso scuro spaventoso.
I suoi occhi, ormai
chiusi, persi in un sogno senza fine.
Un sogno dove lei era
ancora abbracciata all'amore della sua vita, appena dopo aver fatto
l'amore.
Sorrise per l'ultima
volta, prima di lasciarsi andare a quello che era il suo ultimo
viaggio.
Sentì un urlo leggero,
in lontananza.
Ma forse faceva pur
sempre parte del sogno.
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