Ancora una volta.

di __imsohappy
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Era rimasto spiazzato dalle sue parole. L'avevano colpito come una palla di cannone allo stomaco. Gli bruciavano nel petto più del ricordo delle fiamme da cui era, da poco, uscito inerte.
"
Voglio te, Jackson." continuava a ripetere lei, in preda a un attacco di panico, nervi , qualcosa che lui non poteva comprendere. Non riusciva a capire come fosse possibile che la donna, che fino a poche ore prima tratteneva a stento le lacrime di gioia per l'anello di fidanzamento appena ricevuto, ora fosse ferma davanti a lui a chiedergli di tornare, a chiedergli una seconda  possibilità, a chiedergli di dimenticare tutto quello che era accaduto nell'ultimo anno, anno pieno di delusioni e lacrime come di gioia, e si, amore. Lui aveva una ragazza, bella, gentile e determinata, il sogno di tutti gli uomini. Ma la amava? Sapeva benissimo di no. Sapeva che il suo cuore era sempre appartenuto a lei, April, da quel bacio euforico a quel lento declino della loro relazione. Avevano provato ad essere amici come prima, ci erano riusciti, ma sapevano che nel profondo quel forte legame reciproco che provavano era l'amore, il più vero, quello che ti emoziona ad ogni battito.

E ora lei era di fronte a lui a implorarlo, gli occhi rossi come il fuoco che aveva fissato agonizzante per pochi ma lunghissimi minuti, e gridava, era isterica.
"Mi senti? Sto dicendo che voglio solo te, non m'importa di Matthew, non m'importa, lui mi piace, ma amo te. Amo te, mi senti?"  un altro pensiero ora lo preoccupava, quello di Matthew, l'uomo che aveva impegnato ogni sua risorsa per rendere felice la donna che amava, la donna che ora si trovava in una stanza a gridare proprio a lui quanto tutto ciò fosse stato vano. Che donna complicata, la ragazza della fattoria, la sua amica storica dai tempi della specializzazione, lei che gli aveva ridato il respiro dopo la morte della sua ex, a cui era ancora profondamente legato, e del suo mentore, di cui ancora vedeva l'ultimo sguardo.

"Se ami qualcuno, diglielo, prima che sia troppo tardi." gli aveva detto poco prima di lasciarlo. E sì, sarebbe potuto essere troppo tardi. Solo poco prima aveva pensato, per un secondo, che la sua vita sarebbe finita, e invece era ancora li, ad ascoltare la persona che amava urlargli in faccia tutte le parole che anche lui portava dentro, ma non aveva il coraggio di esternare. Le vene di lei pulsavano sulla fronte, la sua carotide era gonfia e irrequieta come non l'aveva mai vista, ed era sicuro che da un momento all'altro sarebbe andata in una pericolosa fibrillazione. Continuava a gridare, non si fermava.

I pensieri di Jackson vorticavano, non avevano tregua, elaboravano ogni situazione come un computer che scheda dati su dati, numeri, parole... Sguardi, emozioni, sensazioni, intuizioni. Tutto nella sua testa. Il dolore al petto era incessante, le ferite dovute al contatto con il metallo incandescente bruciavano come non mai, sentiva come se il suo cuore stesse per cadere in pezzi. La guardava. Era perfetta.
"April, April, calmati. Respira. Prendi fiato."
"T
u non capisci, io ti amo come nessun altro, ti amo, ho pensato che saresti morto e... È stato il momento peggiore della mia vita..."
"Ti amo anche io, April."

La ragazza ammutolì. Lo guardò per pochi, lunghissimi secondi. Il dolore al petto era sempre più forte. Lei si buttò su di lui e lo baciò, a lungo. Quanto gli mancavano i suoi baci. Sentiva che tutto era perfetto, come era destinato ad essere, loro erano destinati ad essere.

Fu allora che capì. Il petto gli doleva si per le ferite, ma anche per qualcos'altro. Cercò di dirlo alla ragazza, i loro respiri che ancora si mescolavano, ma non uscì nulla dalla sua bocca, se non altro alito caldo. Così decise. Decise di godersi quel momento, un momento felice. Si sentì un egoista, per un attimo, ma poi si rese conto che nulla, oltre a lei, davvero contava qualcosa. Sarebbe stato l'ultimo ricordo che avrebbe avuto di lui, un ricordo felice, l'amore.
Si accorse di aver perso i sensi. Tutto svaniva lentamente. Il dolore ormai era un ricordo lontano. Sentiva le urla di April, gridava il suo nome. Qualcuno aveva chiamato un codice blu. Sentiva una leggera scossa, probabilmente stavano usando le piastre. Un pizzicorio, leggero, ormai così lontano...

Poteva vedere i profondi occhi blu di Mark, la sua barba rasata un paio di giorni prima, e sentiva la sua voce. Chiara, come quando lo aveva davanti e poteva toccarlo.

"Il mio ragazzo."



NdA.
Essendo questa la mia prima FF, vi chiedo scusa se ci sono errori che non ho notato, imprecisioni generali o nella catalogazione della storia o qualsiasi altro difetto che possiate notare. Vi chiedo il favore di avvertirmi di questi errori per messaggio o in una recensione, così che possa migliorare, in futuro.
Detto questo, qualche (grande) ringraziamento: senza Ginny_Hummel, candlesklaine e il mio stroncatore di idee personale, Francesco, questa storia non sarebbe esistita (meglio, direte voi! Autostima a zero, scusate). Grazie mille, siete stati degli amici fantastici! 
Nient'altro, ogni recensione è desiderata e ben accetta, soprattutto quelle negative, spero che serviranno se vorrò scrivere qualcos'altro. Grazie a chiunque è arrivato alla fine di queste note, significa molto per me.
Giulia




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