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Burn with me
Burn with me
I preparativi per il cinquantesimo compleanno del
quinto Hokage erano iniziati. Il villaggio della foglia era in fermento, un
brulicare di gente si distribuiva per le strade, mentre il sole mattutino
diffondeva i suoi caldi raggi. Il palazzo dove avrebbe dovuto svolgersi la festa
veniva accuratamente addobbato per l’occasione, perché tutto doveva essere
predisposto secondo i piani prestabiliti. Erano state invitate tutte le famiglie
di ninja più importanti, anche dei villaggi accanto, nessuno doveva mancare.
"Sarà ricordata come la festa più divertente della storia" aveva detto Tsunade,
sorseggiando sakè con aria maliziosa "ci sarà da bere e da mangiare a volontà….e
anche perché no, chi vorrà potrà giocare d’azzardo!"
Si rivolse direttamente a Shizune, che intanto le lanciava
occhiate di ammonimento, replicando "Svelta, manda un invito anche al Kazekage
del villaggio della Sabbia, dopotutto abbiamo stilato un trattato di pace,
sarebbe brutto lasciarlo a casa proprio ora che il ragazzo cominciava a prendere
confidenza con Honoha!".
***
A Temari quella festa sembrava un terribile incubo; una
congiura ordita contro di lei da chissà quale genio del male. Odiava le
cerimonie in generale, ma soprattutto quelle in cui c’era da sfoderare il
sorriso di cortesia; non era mai stata affabile né tanto meno aveva intenzione
di diventarlo quella sera. Come se non bastasse suo fratello le aveva inviato da
Suna un vestito "confezionato dai migliori sarti in circolazione" con annesso un
bigliettino in cui le ordinava di indossarlo, giacché non era conforme alla
buona educazione che la sorella di un illustre ambasciatore vestisse da uomo
anche in quella circostanza.
Decise di arrendersi all’evidenza, non poteva certo
intraprendere una guerra diplomatica per questo; e poi diciamo la verità aveva
paura anche degli istinti omicidi di Gaara.
Rabbrividì a quel pensiero, sapendo che la sua ira non si
sarebbe fermata neanche sui legami di consanguineità che li legavano. Scelse uno
scialle che si abbinava all’abito lungo viola chiaro, per nascondere un po’ alla
vista la scollatura generosa che metteva in risalto le sue forme prosperose.
Doveva ammettere che suo fratello aveva un gusto particolare nello scegliere i
colori.
Quel vestito le metteva in risalto gli occhi verde mare, mentre
le scarpe nere staccavano completamente conferendole un tocco sbarazzino.
Desiderava ardentemente che quella serata finisse in fretta, il
turbinare di persone, l’attesa, la gentilezza forzata la mettevano in uno stato
di ansia e imbarazzo. Nel fondo del suo cuore sapeva però che quello era
l’ultimo giorno a Honoha; e sapeva anche che quella era anche l’ultima occasione
per rivedere lui.
Ormai se ne era accorta.
Aveva cercato di scacciare quel pensiero martellante dalla
testa ma non ci era riuscita.
Da un po’ di tempo a questa parte Shikamaru Nara il ninja più
scansafatiche e pigro del mondo era diventato un chiodo fisso. Poteva essere un
oggetto, un contesto, una scena divertente a cui assisteva che inevitabilmente
nella sua mente prendeva forma un pensiero diverso, che assumeva la forma di un
essere umano con uno strano codino.
Voleva nasconderlo nei recessi del suo cuore, come un tesoro
geloso da celare, ma fatalmente esso sgusciava fuori con tutta la sua
prepotenza.
"La devo smettere di pensare a queste cose" disse ad alta voce
la kunochi di Suna "la mia reputazione di "non è riuscita mai a far cadere un
ragazzo ai suoi piedi" andrebbe a rotoli". Si ammirò in tutto il suo splendore
davanti allo specchio, aggiustandosi il vestito per farlo cadere meglio sui
fianchi "E poi se i miei fratelli venissero inavvertitamente a sapere tutto
questo" riprese "sarebbe la fine del villaggio della Foglia e io mi ritroverei
disoccupata!"
"Meglio non forzare ulteriormente già i deboli nervi di Gaara
con notizie infauste" replicò pensierosa "credo proprio che mi andrò a prendere
un caffè per placare l’ansia".
Si cambiò velocemente, indossando i suoi soliti abiti e con il
ventaglio a tracolla uscì per le affollate strade di Konoha.
***
"Sbrigati Choji, altrimenti non arriveremo mai in tempo per il
ritiro dello smoking!" Shikamaru correva per le strade del villaggio, seguito da
uno Choji che annaspava ingurgitando patatine, "Ti ho sempre detto che il
sovrappeso non si addice ad un ninja" disse guardandolo di sottecchi "e poi
perché non mi hai svegliato?"
"Siamo in un ritardo pazzesco, ci manca solo che ci presentiamo
stasera con la divisa da chunin".
"Beh sai Shika, a me non dispiacerebbe la divisa mi sfina" gli
rispose trotterellando l’amico "se mangio ora, non arrivo troppo affamato al
buffet, altrimenti cosa rimarrà per gli ospiti?" sgranocchiò sonoramente le
ultime briciole.
"come poteva pensare al cibo in un momento critico?" penso il
ninja "rischiamo di trovarci davanti alla serranda chiusa del negozio e lui
pensa al buffet!"
Si era sempre chiesto perché aveva scelto un migliore amico
così ingordo. Lo metteva puntualmente in imbarazzo alle feste, perché mentre gli
altri erano impegnati a ballare, amoreggiare con le ragazze e bere come fanno
tutti i normali adolescenti, Choji si fiondava sul suo unico grande amore: la
tavola imbandita.
E puntualmente lui se ne stava da una parte con la sigaretta in
bocca e l’aria infelice a sorbirsi il chiacchiericcio snervante di Ino.
Era risaputo ormai che Shikamaru non andasse pazzo per i
compleanni.
"Erano una gran seccatura" sosteneva. La verità era che non si
era mai divertito in mezzo alla confusione.
Non lo faceva per il cibo come Choji né per conoscere le
ragazze come Kiba.
Voleva essere lasciato solo, tranquillo a guardare le sue
nuvole e questo gli bastava.
Ma quella sera purtroppo era costretto. Un’ombra minacciosa
gravava su di lui più spaventosa di Orochimaru stesso: sua madre Yoshino.
Gli aveva detto, ma lui se lo ricordava più come un urlo, che
se non si fosse presentato, gli avrebbe fatto dimenticare di essere nato.
Suonava particolarmente strano detto dalla persona che lo aveva
messo al mondo.
D'altronde quella donna era paragonata, in quanto a
testardaggine e forza, ai più coraggiosi ninja del villaggio. Ancora si
domandava come aveva fatto suo padre a conquistarla.
Immerso com’era nei suoi pensieri, Shikamaru girò
repentinamente l’angolo non accorgendosi che per la stessa strada, ma nel verso
opposto Temari passeggiava, sorseggiando il suo caffè bollente.
Irreparabilmente le teste dei due genin cozzarono paurosamente
l’una contro l’altra, e ricaddero all’indietro con un sonoro tonfo.
" Razza d’idiota, vuoi stare attento a dove metti i piedi?" la
ragazza ancora con gli occhi lacrimanti per la botta che aveva ricevuto, si era
scagliata a male parole contro il suo attentatore che sembrava aver perso i
sensi, ancora sdraiato sull’asfalto.
"Caspita mendokouze, non ti facevo con la testa così dura" le
labbra del ninja si incrinarono in una smorfia di dolore "la tua finezza nel
chiedere scusa mi sbalordisce" commentò ironico.
"Guarda che sei tu che mi sei venuto addosso" replicò Temari
massaggiandosi la testa "chissà a cosa stavi pensando di così interessante da
non guardare la strada…."
"Forse ad una ragazza?" Con gli occhi ridotti a fessure, il suo
sarcasmo si fece più tagliente "No, non credo, l’unica in grado di far breccia
nel cuore di questo bradipo è sua madre!" rise divertita.
"Sabaku, smettila di fare battute poco divertenti", indicando
con un gesto della mano la strada "Vedi, stai ridendo solo tu" ribatté in tono
calmo "e poi sia chiaro: se io ho la testa tra le nuvole, come solerte mi fai
notare, tu hai l’agilità e la raffinatezza di un elefante" rispose mellifluo.
Uno a zero per Shikamaru. Palla al centro.
"Spero ti prenda un infarto al prossimo angolo di strada"
sibilò tra i denti la bionda, mentre si toglieva di dosso la polvere,
aggiustandosi il corsetto.
"Guarda che ti ho sentito, seccatura" la rimbeccò il ninja,
guardandola di traverso "e stasera cerca di non essere troppo occupata ad
insultarmi" si avvicinò a pochi centimetri dal suo volto "perché mi devi un
ballo".
"Scordatelo, Nara" gli urlò dietro Temari, mentre il suo
interlocutore riprendeva la corsa "non ballerei con te neanche se fossi l’ultimo
uomo sulla terra"
"Beh" replicò lui con un sorriso beffardo "questo è tutto da
stabilire, seccatura" avviandosi verso il negozio, con un Choji divertito che
intanto si era gustato tutta la scena.
***
La festa tanto temuta era iniziata. Gli ospiti si assiepavano
nella grande sala da ballo in attesa che la festeggiata facesse il suo ingresso.
Tutto era stato preparato in modo maniacale, le luci delle
candele risplendevano su gli abiti sfarzosi delle signore rendendole ancora più
radiose.
Il buffet, con grande gioia di Choji, era stato preparato in un
angolo in modo che si poteva chiacchierare liberamente senza allontanarsi dallo
spettacolo che offrivano i ballerini.
Un andirivieni di camerieri in livrea offriva il servizio degno
di una principessa.
La serata si prospettava splendida.
Non tutti la pensavano in questo modo.
Shikamaru già dopo due minuti essere entrato si sentiva
terribilmente soffocare. Ed era già alla seconda sigaretta.
"Se continuo con questo ritmo" rifletté ispirando il fumo "mi
ritrovo con un cancro ai polmoni alla fine della serata"
"Dai amico" farfugliò Choji con la bocca piena, passandogli una
tartina "cerca di mangiare qualcosa, qui sembra essere tutto delizioso!"
"No grazie" rispose rifiutandola "Mi si è chiuso lo stomaco, a
forza di vederti ingozzare"
La sua attenzione venne calamitata dalla voce del maggiordomo
che annunciava l’arrivo del Kazekage del Villaggio della Sabbia. Si sporse a
vedere, tra la folla che si era accalcata ostruendogli il passaggio.
Per primo apparve Gaara accompagnato da Kankuro che lo
affiancava alla sua destra.
Tsunade lo accolse con tutta la cortesia che si deve ad un
ospite di riguardo, facendo le dovute presentazioni.
Il ragazzo con il codino pensò che non finissero mai. Non aveva
mai sopportato le formalità.
Poi fece il suo ingresso Temari, e a lui prese quasi un colpo.
La vide fasciata in quel vestito che lasciava veramente poco all’immaginazione,
o almeno alla sua, con i capelli biondi raccolti in una crocchia fermata da due
forcine dorate.
La macchia verde degli occhi era temperata dalle labbra rosate,
chiuse in basso dalla linea del mento perfetto. La carnagione appena scurita dal
sole risaltava su quell’abito che lasciava una scollatura generosa.
Sentì il proprio viso che avvampava, e distolse in fretta lo
sguardo, tornando rapido ad una panoramica su gli ospiti. Gli parve di cogliere
una scintilla di compiacimento su i suoi occhi, quasi la kunochi ne fosse
divertita, invece che scandalizzata.
Per fortuna Ino venne in suo soccorso senza volerlo. Lo prese
sottobraccio, trascinandolo in mezzo alla pista da ballo per presentarlo alle
sue nuove amiche.
"Shika ci sarebbero delle ragazze che vorrebbero fare la tua
conoscenza" gli cinguettò sorridendo nella sua direzione "ti trovano un tipo
interessante" gli saltò con le braccia intorno al collo "su vieni, fallo per
me!"
"Come fanno a trovarmi un tipo interessante, se non sanno
nemmeno chi sono!" pensò il poverino mentre sorrideva inebetito alle fanciulle
che lo guardavano sognanti.
***
Dopo circa un’ora di presentazioni e sorrisi, Temari decise di
prendere una boccata d’aria fresca nel giardino intorno al palazzo.
L’aria della sera la investì in pieno costringendola a
stringersi nello scialle.
Passeggiando tra gli alberi si scoprì a pensare alla bellezza
di quel villaggio così diverso da quello in cui era nata; sebbene il clima era
più fresco e il sole più pallido, tuttavia Konoha aveva un non so ché di unico
che la faceva stare bene.
Alzando gli occhi al cielo poteva vedere una luna così tersa da
potersi specchiare nel suo riflesso. Niente a Suna era stato tanto limpido;
tutto era costantemente ricoperto da un velo di sabbia, non solo gli elementi
della natura, ma anche i sentimenti degli uomini.
Improvvisamente sentì un fruscio dietro le sue spalle.
Trattenendo il respiro, dopo qualche secondo si decise a
scoprire chi era il visitatore notturno.
"Chi è là? Vieni fuori e fatti vedere" gridò, stringendo i
pugni per l’emozione.
Shikamaru uscì dalla penombra, mostrandosi alla luce
lunare.
"Com’è mai qui tutta sola, seccatura?" parlò con una punta di
sarcasmo nella voce "non sai che qualche malintenzionato potrebbe aggredirti?"
sorrise, ricacciandosi le mani intasca "o vuoi spaventare anche lui?"
"Non ho bisogno che tu venga a farmi la predica, Nara" le
rispose la bionda "so benissimo cavarmela da sola" con il solito cipiglio
superbo e una punta di malizia nella voce, sostenne il suo sguardo.
"Ma io questo lo comprendo benissimo" l’anticipò il ninja con
fare saputo "Eppure non sai che la maggior parte dei molestatori rientrano nella
sfera degli amici o dei conoscenti?"
"Ora dispensi consigli gratuiti?" fece lei di rimando "Sappi
che se questo è un modo per sedurmi, cry-baby con me non funziona" gli rispose,
scuotendo i riccioli biondi "torna dalle ragazze di prima che sembravano
mangiarti con gli occhi" voltò le spalle, rimanendo in attesa della sua
reazione.
"Peccato, che la persona che mi interessa sta qui" replicò lui
che prendendole la mano, la fece girare con uno scatto.
Temari aveva assunto un espressione sorpresa ma al tempo stesso
imbarazzata come si poteva constatare dal lieve rossore sulle sue guance. Il
viso di Shikamaru si stava pericolosamente avvicinandosi al suo e si sentiva
come incatenata da quello sguardo di tenebra.
"Ho notato una punta di gelosia nella tua voce, seccatura" il
ninja aveva ripreso a parlare, alitandole sul volto –
"Che cos’è Nara, l’alcol di ha dato al cervello?" sussurrò con
voce suadente Temari, che stava cercando di riacquisire le sue facoltà mentali
con grandi sforzi
"Non è l’alcol…sei te" rispose serio "Non lo sai che scherzando
troppo con il fuoco ci si finisce per scottare? Indurì la stretta, come se lei
potesse sfuggirgli
"Beh" ormai le loro bocche quasi si sfioravano "allora fammi
vedere fino a dove posso osare senza bruciarmi"
Tra i due corpi non vi furono più spazi. Il bacio incalzava
lasciandoli senza respiro. Le loro lingue si cercavano in un gioco dove tutti
sono vincitori e allo stesso tempo vinti. Shikamaru prese a tracciare una scia
di baci sul collo della kunochi, assaggiando la sua pelle, preso da quel profumo
inebriante.
Le loro mani si esploravano sotto i vestiti, per sentire un
contatto più intimo che l’orgoglio e la paura di amare avevano soffocato da
tempo;
Fu Temari però ad interrompere una situazione che era diventata
incandescente.
"Aspetta, ti prego" prese a dire trafelata "mi ci vuole un po’
di tempo per abituarmi a tutto questo" si aggiustò la spallina del vestito " Poi
Choji ti sta cercando, si deve essere preoccupato"
Si sentivano in lontananza le voci e gli schiamazzi degli
ospiti che un po’ brilli si erano lanciati nel ballo.
"Hai ragione, scusami non so cosa mi sia preso" Shikamaru non
osava guardarla negli occhi "mi sono fatto trasportare dalle emozioni" cercava
di spiegarsi, ma più che altro aveva assunto un colore bordeaux.
"Non ti preoccupare" replicò lei accarezzandogli una guancia
"Dai vieni, che stasera mi avevi promesso un ballo" lo prese per la mano,
conducendolo verso la sala "Per quello avremo tempo più tardi, anche perché nel
bosco si sta scomodi!" rispose, lasciando si stucco il nostro povero ninja.
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