-Buon compleanno, Nana.-

di Suzume Yuzuka
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-Buon compleanno, Nana.-

 
 Il sole che filtrava dalle persiane nuove della camera fece svegliare Nana.
«Diamine che mal di testa! Devo aver bevuto troppo ieri sera!» urlò Nana con una mano in fronte.
Spalancò all’istante la porta della sua camera, pronta per andare a comprare un antidolorifico.
«Buon compleanno Nana!»  augurò Hachi sorridente.
«Buon compleanno Nana, finalmente ti sei svegliata. » disse Yasu con la sua solita voce seria, che nascondeva tutta la felicità dello Skinhead.
«Auguri!» esclamarono Shin e Nobu, mentre sbattevano le mani.
Yasu, Shin e Nobu erano accomodati al tavolo vicino alla finestra, su cui era posta una torta al cioccolato, dove era scritto, in glassa, “Buon compleanno Nana”. La luce del sole, però, illuminava una bottiglia di vino messa proprio sotto la finestra. L’ombra della bottiglia copriva il pacchetto rosso delle Black Stones, le profumatissime sigarette di Yasu.
«Forza, vieni a sederti!» la voce squillante di Nobu la risvegliò dal suo vortice di pensieri, incoraggiandola a sedersi con loro.
Nana si accomodò con loro, aspettando che Hachi finisse di lavare i piatti per sedersi anche lei.
«Vorrei proprio sapere cosa c’è da festeggiare.» disse Nana, mentre accendeva una sigaretta.
«Ma come Nana! È il tuo compleanno!» esclamò subito Hachiko.
«Al massimo, potremmo festeggiare dopo il live di stasera!» Affermò la cantante dei Blast, facendo un tiro alla sua sigaretta.
«Come vuoi.» assentì Yasu, mentre Komatsu protestava.
 
 
 
I Blast sul palco, pronti a suonare. I loro corpi nell’ombra con gli strumenti in mano, in attesa che i riflettori si puntino sui loro corpi.
La musica iniziò e, quando arrivò il momento di cantare, i riflettori furono puntati sull’anima del gruppo: Nana Osaki, la cantante.


When I was darkness at that time -furuete 'ru kuchibiru
heya no katasumi de I cry
mogakeba mogaku hodo tsukisasaru kono kizu
yaburareta yakusoku  hurt me

Nobody can save me
kamisama hitotsu dake
tomete saku you na my love

 
 
Mentre Hachi, Misato e gli altri fan acclamavano, i membri dei Blast musicavano con tutta la loro passione per rendere quel concerto il più bello della storia. Non solo della storia dei Blast, ma anche della vita di Nana e della storia della musica. Certo, dopo il concerto le attendevano i regali più belli e costosi, ma era quello il regalo più bello di tutti.
Perché per Nana la cosa più bella era cantare, e questo i Blast lo sapevano fin troppo bene.
La batteria di Yasu portava il ritmo con più energia del solito, la chitarra di Nobu riusciva in incredibili note, il basso di Shin sembrava quello di Ren. Chissà se il basso aveva fatto credere a Nana che accanto a lei ci fosse Ren oppure l’aveva fatta rattristare, perché il suo amore le mancava. La cosa certa era che, appena la canzone terminò, tutti i fan scoppiarono in un applauso.
 
Appena il concerto fu finito,  Misato e gli altri si precipitarono nel camerino di Nana.
«Tanti auguri Nana! Sei stata bravissima!» disse Misato, contentissima.
«Adesso andiamo a festeggiare!» Incitò tutti Hachi.
I ragazzi andarono a festeggiare al Jackson Burger, dove, fra panini, cocktail, regali, dimenticarono la bottiglia di vino rosso che Hachi aveva messo nel congelatore. Quando Nana tornò a casa, accompagnata da Hachiko che l’aiutava a portare i regali, fu una grande sorpresa aprire il congelatore e notare che la bottiglia era scoppiata e aveva sporcato tutto.
«Nana, ecco, è pulitissimo. » esclamò Hachiko, fiera di aver pulito il congelatore sporcato dal vino color Bordeaux.
«Thank you, Hachiko. » La ringraziò Nana e scoccò un bacio sulle gote dell’amica, che poi diventarono rosse.
«Nana! Sono sposata! Cosa direbbe Takumi se lo venisse a sapere?» esclamò Hachi.
«Maddai, per un bacino!» Si giustificò la festeggiata, provando a nascondere che il nome dello sposo di Nana non la facesse sprofondare nell’odio.
«.. È un bacio sulla guancia.. È il suo compleanno, questa gliela posso perdonare.» Pensò la rossa fra sé e sé.
In fondo era bello esser tornate nell'appartamento 707 un’altra volta, come se non fosse cambiato niente.. Anche se era cambiato tutto.

  




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