Di porte, spostamenti d'aria e Fenici, ovvero: Quando lo sbattere di una
porta crea uno spostamento d’aria capace di aprirne
un’altra.
Tu sei
qui che dormi
E una nuvola viola di strani pensieri nella tua stanza,
il sapore perduto di tutti i miei baci sulle tue labbra
quanti amanti di cera si sono sciolti tra le tue coperte
e ho applicato una crocetta sul livello del mio dolore,
sul livello del mio dolore, sul livello del mio dolore
e cammino verso l'alba di un nuovo amore, amore
e siamo morti a vent'anni.
(Il Cile, Siamo Morti a Vent'anni.)
Warnigs: Linguaggio.
Fa male, fa fottutamente male.
Se ne è andato. Ha sbattuto la porta.
Michael non sbatte mai la porta. Ti aveva avvertito, il tuo cuore. Tu
stesso sapevi che sarebbe successo. Ti sembra di annegare.
È straziante. Migliori Amici da sempre,
è finito tutto. Ti sembra così assurdo che non
riesci a razionalizzarlo.
Tu, con i tuoi capelli biondo cenere, i profondi occhi neri e un futuro
promettente nel nuoto che anneghi. Oh, Luca, guarda come ti sei
ridotto. Eppure, quando ha detto sì quella sera sapevi che
ti avrebbe spezzato il cuore. Ti ha chiesto del sesso, selvaggio
possibilmente. Eros, lussuria. Tu gli hai dato passione, calore, amore.
Ti ha chiesto di fotterlo, e, alla fine, ti ha fottuto lui.
Perché, ormai, alla veneranda età di 2O anni
questa è la tua realtà: assieme a lui se
n’è andato anche il tuo cuore. Ora hai solo il
vuoto dentro te. Ti sembra di essere Morto.
Lui, con i suoi capelli d’ebano, gli occhi di un blu
accecante e l’anima votata al dio Sesso e
all’idolatrare il cazzo. Chissà in quale bordello
è adesso. Non lo sai e la risposta ti spaventa. Desideri che
non sia vero, che sia tutto uno stupidissimo sogno, che tu non abbia
mai detto “Ti amo, fottuto bastardo!” durante uno
scoppio d’ira. Non volevi, ma a volte la volontà
da sola non basta a frenarci. Perché la volontà
è seconda al cuore, che, come un sovrano egoista, avido e
superbo interviene quando e come vuole. Se poi aggiungi la gelosia, hai
fatto tombola, ma non vinci nessun premio.
Piangi. Le lacrime hanno il gusto del sale. Ti ricordi che da bambino
hai chiesto a tua madre perché lo fossero e lei ti disse:
“Perché dentro ognuno di noi
c’è una forza potente come il mare, e quando
piangiamo una piccola parte di quella forza sene va via con loro,
quindi sii sempre forte”. Ricordare queste parole ti riporta
al pomeriggio passato al mare, solo tu e Michael, per i tuo compleanno,
durante il quale lui si è tagliato il piede con una
conchiglia e la sabbia lo ha fatto lacrimare per un paio di minuti. Il
vostro non è mai stato un rapporto normale. Da amici vi
comportavate più da fidanzati, i regali a San Valentino e i
sorrisi complici, dettati dalla sua capacità di amare
chiunque. Quando siete diventati scopamici, infine, tutto è
andato piano piano a rotoli. Perché tu ti sei innamorato di
quello sguardo dolce, ma stronzo. Di quel sorriso innaturalmente bianco
e rasserenante. Di quel viso d’angelo, di quel corpo
scultoreo, di quell’anima libera da ogni inibizione e ogni
briglia.
Poi inizia la fase del rifiuto, e vai per locali e bar, a metterlo in
culo a chissà quanti ragazzi. Volti, corpi sconosciuti. Ti
stai comportando da puttana e ci godi, perché la tua mente
si prende gioco di te mettendo su scenari su scenari, di lui che torna
da te strisciando, che ti invia un messaggio, che ti chiede scusa, che
ti dice che ti ama, che per lui sei l’unico: cazzate che non
si realizzeranno mai.
Passi mesi a giocare con i corpi delle persone. I secondi, i minuti, le
ore i giorni passano veloci, ma dentro te tutto si è
fermato, c’è un qualche ingranaggio rotto. Passano
altri mesi e poi cominci a deprimerti, forse la consapevolezza che
tutto ciò è reale, che se ne è andato
e non tornerà ha finalmente raggiunto il cervello. E bevi,
ti fumi anche la suola delle scarpe, bevi ancora. Bevi fino a vomitare
via anche l’anima, sì, la stessa che credevi
spezzata irrimediabilmente. Sempre la stessa che scivola via dal tuo
corpo assieme ai resti di un margarita e di una vodka liscia, per non
parlare del martini e di qualsiasi altro cocktail dal nome improbabile
con il quale ti sei imbottito qualche ora fa.
Non nuoti più da quanto? Cinque, sei mesi? Forse,
è possibile. Da quanto hai cominciato a bere, comunque.
Oggi però sei in piscina, e nuoti da ore. Tutti ti hanno
detto almeno una volta che così ti sfinirai. Idioti. Non
hanno capito che vuoi sfinirti, che vuoi perdere le energie fino a
sprofondare in un limbo senza sogni. E, all’improvviso sei
stato accontentato. Tutto si fa buio, tutto è fermo intorno
a te, il soffitto si offusca e tu vai giù, in un mondo
ovattato e caldo, tanto caldo.
All’improvviso il freddo, l’aria che qualcuno ti
sta soffiando nei polmoni e rigetti tutta l’acqua clorata che
hai inghiottito. Apri gli occhi di scatto e ti ritrovi inginocchiata
accanto una ragazzina, avrà avuto massimo 15 anni,
completamente bagnata e ansimante. L’allenatore accorre, uno
dei ragazzi lì accanto ti molla un pugno sulla spalla,
qualcuno ti grida qualcosa, ma tu non ascolti e quella ragazzina sembra
sparire nel nulla.
La rivedi qualche minuto dopo, avvolta in una coperta, tra le braccia
di un ragazzone enorme, lo conosci, si chiama Bruno, con un dragone
tatuato dal collo fino al petto, con fiamme scarlatte che gli avvolgono
il braccio destro e la coda il braccio sinistro. Sta dicendo
qualcosa alla ragazza, la osservi per un momento, ha del lunghi capelli
rossi e ricci, appiattiti dall’acqua, delle
lentiggini sparse su tutto il viso, a macchiare come gocce color
caffelatte la sua pelle di panna, e degli spaventati occhi grigi.
Ti avvicini lentamente, Bruno si alza e indicandoti le dice che sei
vivo, che non c’è nulla di cui preoccuparsi e
piano ti affianchi a lei e la ringrazi. Viviana, così ha
detto di chiamarsi, ti chiede perché hai tentato di
suicidarti e inaspettatamente, quei grandi occhi da cerbiatto hanno la
meglio sul tuo controllo e cominci a raccontare. Le parli del tuo cuore
spezzato e della voglia che hai di tornare indietro, delle tue
speranze, dei tuoi sogni e alla fine lei fa una cosa di cui nessuno si
era curato prima, e di cui avevi un disperato bisogno. Ti abbraccia.
Poi ti accusa di odorare di alcool e, con tutta l’innocenza
del mondo, ti intima di smettere di bere e di ricominciare.
Sono passati altri tre mesi. Viviana è una specie di
sorellina minore, ormai. Con i suoi sorrisi, con le sue storie di maghi
e cavalieri ti ha ridato il sorriso e la voglia di continuare a vivere.
Alla fine è saltato fuori che Bruno è suo cugino
e lei vive con lui da quando è scappata di casa con il
fratello.
Dopo un po’ hai scoperto anche che lo stesso fratello
è morto annegato in una piscina ad una festa, da ubriaco. E,
per questo e mille altri motivi, hai smesso di bere.
Stai lentamente andando avanti. Vuoi davvero trovarti qualcuno e vivere
appieno la tua giovinezza. Il tuo corpo, però, ricorda
ancora il tocco di Michael. Hai provato a sostituirlo con ogni cosa,
con ogni tipo di dipendenza. Anche oggi che esci dal portone
del tuo palazzo con un sorriso sulle labbra sai, nel tuo intimo, che la
tua unica dipendenza rimarrà sempre e solo quel coro diafano.
Lo pensi fino a quando, una sera, non incontri Matteo. Un ragazzo
semplice, il barista d uno dei bar che usi per rimorchiare qualche buco
per una notte e via. Il tipico ragazzo della porta accanto, capace di
immischiarsi in una rissa solo perché non vuole che nessuno
si faccia male e ne esce conciato peggio degli altri. Esattamente come
quella sera: eri semplicemente andato a sbattere contro un tipo tutto
muscoli e il cervello di una nocciolina, e più alcool nelle
vene del sangue stesso. Una scusa mancata e un insulto borbottato
all’indirizzo sbagliato danno il giusto assetto
perché partano le mani. Così, quasi per caso
cominciate a menarvi, fino a che il barista non vi interrompe e vi
butta fuori dal locale. Lì fuori ricominciate, incuranti del
sangue e dei lividi. Fino a che non cadete a terra esausti. Il tipo
sviene, forse è in coma etilico, ti converrebbe chiamare
qualcuno. Entri dal retro e ci trovi Matteo, o almeno così
dicono i suoi boxer, probabilmente ricamati dalla mamma. Il
ventisettenne si sta cambiando e appena ti vede trattiene il
respiro, sei davvero ridotto così male?
Gli spieghi la situazione e lui, noncurante, ti spiega che quel tizio
lo conosce, ha semplicemente bevuto più del solito, che si
riprenderà. Poi con gentilezza ti medica il viso e rimette a
posto il polso che sembra essere slogato. Scopri che è un
medico laureato da poco, e arrotonda lavorando nel bar. Quasi in modo
naturale lo inviti l’indomani pomeriggio a prendere
un caffè per sdebitarti.
Continuate a vedervi per qualche settimana. Piano durante le tue notti
di fuoco sotto le lenzuola, in solitario, non gemi più un
“Michael”, ma cominci a lasciarti scappare un
“Matteo” spezzato dal piacere appena raggiunto. Hai
persino smesso di andare a rimorchiare qualcuno di indefinito la notte.
Passano altre settimane. Una sera ti arrischi a lasciargli un timido
bacio all’angolo della bocca, ma lui ti sorprende, afferrando
la tua nuca e forzando le tue labbra con irruenza e dolcezza insieme, e
tu ti lasci dominare, preso da quello che è un bacio alla
francese in piena regola.
Quella notte non scopate. Parlate, state ore sul divano di casa sua
parlare di tutto e di niente, fino a che non crollate addormentati
l’uno sull’altro. Quando ti svegli hai la testa sul
suo petto e un suo braccio ti avvolge la vita. È sveglio, ti
stava osservando. Arrossisci e nemmeno sai il perché. Quegli
occhi nocciola ti mandano gambe all’aria, in più
di un senso. Anche se fino ad ora si è verificato solo
quello figurativo.
Passa una settimana durante la quale ti corteggia, ti fa sentire
importante, come se non avesse già un posto dentro il tuo
cuore. Che è misteriosamente tornato, assieme ai pezzi della
tua anima che Matteo sta rimettendo insieme pezzo dopo pezzo. Come un
bambino fa con i lego, mattoncino su mattoncino costruisce qualcosa che
per altri è insignificante, ma che per lui è il
realizzarsi dei connubio di impegno e tempo e fatica e fantasia.
Ne passa un’altra fatta di passeggiate al parco, di risate e
di piccoli gesti che nascondono sorrisi, state lentamente costruendo
qualcosa di vero e solido. La tua dipendenza sta per essere
dimenticata: ora, se chiudi gli occhi, non vedi più due
penetranti occhi blu, ma due caldi pozzi color nocciola.
Che vada finalmente tutto bene? Non lo sai, ma vuoi crederci. Vuoi
sperare di essere riuscito a rinascere. Perché non
sempre il verbo sembrare corrisponde a verità.
Perché, a volte, dalle ceneri si rialza una Fenice.
Sono passati altri tre mesi. È passato un anno da quando
è cominciata tutta questa storia. Due settimane fa Matteo ti
ha finalmente detto che ti ama e tu, anche se non credevi che fosse
possibile, hai risposto che lo ricambi, naturalmente, senza mentire. Il
suo sorriso sarebbe bastato a sostituire il sole in quel momento, e la
dolcezza nei suoi occhi era così vera, così
sincera, che sei arrivato a chiederti perché non lo avessi
incontrato prima.
È Natale, state per compiere un mese di relazione e non puoi
essere più felice di così, o almeno credi.
Alla fine riesci a pensare al tuo ex-amico senza sentirti troppo male,
ora provi per lui un’irrazionale gratitudine,
perché, secondo te e le tue sconclusionate congetture, se
quel giorno lui non se ne fosse andato non avresti fatto tutte quelle
cazzate e non avresti trovato amici preziosi come Viviana e Bruno e,
soprattutto, non avresti trovato la tua parte complementare.
Perché, a volte, lo sbattere di una porta crea uno
spostamento d’aria capace di aprirne un’altra.
Ti vibra il cellulare, lo estrai dalla tasca posteriore dei Jeans e
guardi il display. Un messaggio. Come al solito non leggi il mittente e
lo apri subito.
“Buon Natale e felice Anno Nuovo.
Ciao Luke.
Mic. Xx”
Da: Mic :)
A: Luke
Ore: 22.43
Data: 23/12/2O13
Lo leggi un paio di volte e, quando finalmente colleghi chi sia e cosa
stia succedendo, scoppi a ridere. Perfettamente da lui, ricomparire
dopo un anno senza nemmeno una parola di scuse. Sai che dobrebbe farti
male, ma alla fine vedi un quei due baci alla fine un “Mi
Dispiace” grosso quanto l’Empire State Buiding a
New York.
“Grazie, anche a te, Bastardo.
Ciao Mic.
Luke. Xx”
A: Mic :)
Da: Luke
Ore: 22.45
Data: 23/12/2O13
Sorridi mentre lo scrivi e non puoi sapere che quando il tuo messaggio
viene ricevuto, una risata molto simile alla tua attraversa
l’aria nel salotto di quell’appartamento. Non puoi
saperlo, ma in qualche modo lo sai lo stesso. Il canto di una seconda
Fenice risuona nell'aria.
Sì, ora va tutto bene. E ci credi, perché lo
sente il tuo cuore, lo senti tu e c’è qualcosa che
aleggia nell’aria. Forse però, quello è
semplicemente l’odore della cioccolata calda che Matteo sta
preparando. Chissà.
Fine ~
Bene, congratulazioni se siete arrivati fino a qui... quello qui sopra
è ciò che è uscito da una notte
insonne, tra le due e le cinque del mattino, dopo un thé
all'inglese. Sì, con 3O° all'ombra. Puro sfodo
notturno/mattutino.
Alla fine, dopo averla riletta un centinaio di volte, non ho avuto il
coraggio di cambiare nulla, mi sembrava giusta così. Ecco
come è nata questa cosa ♥
Grazie anche solo di essere giunti fino a qui, oh bellissimo
visitatore/splendida visitatrice *^*
Baciottoloni, NutAndBoltSet
×××
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