Sommario
Sommario: Si tratta di
una raccolta di “missing moments” basati sullo sviluppo della relazione
tra Han e Leia, ogni capitolo può essere considerato a sé stante perciò non vi
resta che scegliere il vostro momento preferito!
Nel libro “La tregua di Bakura”
ci sono diversi passaggi che lasciano intendere che qualcosa “di più” sia
successo tra Han e Leia, ma di che cosa si tratta esattamente? Ecco la mia
versione.
Disclaimer: Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Gorge Lucas; questa storia
è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Premessa dal libro “La
tregua di Bakura” di Tyers Kathy
Luke si mise a sedere sulla
panchina. «È stata una giornata lunga e dura. E la tua?»
«Ah», rispose lei, «buona. Ho
lasciato C1 e 3BO con il primo ministro Captison». Qualche cosa in lei sembrava
supplicarlo di non notare quanto era eccitata. Sembrava tutta soffusa di
euforia.
Invidioso, Luke disse: «Lascia
che fluisca, Leia. Lui ti ama».
Leia gli lanciò
un’occhiataccia. «Non ti si può nascondere mai niente, eh? Siamo andati a fare
una passeggiata. Abbiamo parlato. Abbiamo... be’ è difficile trovare un momento
per stare da soli».
Luke
sorrise, intimidito. «Dunque questo è quello che mi
sono perso. Crescendo come figlio unico,
voglio dire».
Leia
agitò le punte dello scialle. «È bello avere un fratello. Qualcuno con cui
parlare».
CAPITOLO 7: Passeggiata a
Bakura
«Beh
principessa, dato che siamo riusciti a liberarci di entrambi gli chaperon in un
colpo solo, che ne dici di concederci una tranquilla passeggiata romantica?»
Han e Leia
avevano appena lasciato C1-P8 e D-3BO nelle mani di Zilpha, l’assistente del
primo ministro Captison, nel tentativo di riuscire a decifrare il linguaggio dei
Flautati e, dato che l’operazione avrebbe richiesto diverse ore, si resero
conto, quasi con stupore, di avere un po’ di tempo per stare insieme, finalmente
soli.
«Non farti
troppe illusioni, sai che nel taschino della tua giacca c’è sempre un comlink
pronto a squillare nei momenti meno opportuni». Leia adorava stuzzicarlo: da
quando avevano intrapreso quella missione erano stati interrotti già due volte
dal trillo di qualche ricevitore e sapeva che la pazienza non era certo la dote
migliore di Han.
«È vero, ma
ti assicuro che non sarai sempre così fortunata!» Chinandosi leggermente, in
modo da guardarla dritta negli occhi, le aveva rivolto un sorriso malizioso,
poi, prendendole la mano, la guidò verso il viale principale del parco
presidenziale.
Mentre
camminavano mano nella mano, felici per il semplice fatto di stare vicini, Leia
cominciò a riflettere seriamente sugli sviluppi del loro rapporto.
Subito dopo
la battaglia di Endor avevano avuto modo di chiarire i sentimenti reciproci che
per lungo tempo avevano nascosto, scoprendo fondamentalmente che entrambi si
erano combattuti per paura di non essere presi sul serio dall’altro e temendo
l’umiliazione che questo poteva comportare.
Una volta
infranto il muro che li divideva però erano rimasti sorpresi nel constatare che,
nonostante le grandi differenze fra i loro modi di vivere e pensare, bastava
l’unica cosa che avevano in comune per tenerli uniti, ovvero l’amore
incondizionato che nutrivano l’uno per l’altra. Purtroppo ci avevano messo molto
tempo, troppo tempo, per riconoscerlo: lei gli aveva detto “Ti amo” un attimo
prima che la macchina per l’ibernazione entrasse in funzione, rischiando di
perderlo per sempre, e lui si era deciso a dichiararsi solo con il fucile di un
soldato imperiale puntato alle spalle. Ora però erano perfettamente consapevoli
del sentimento che li univa e non avevano più intenzione di reprimerlo, anzi,
era piacevole scoprilo ogni giorno più forte.
Mentre
costeggiavano le rive di un laghetto artificiale, percorrendo un sentierino
ghiaiato, Han si fermò per indicare una strana creatura che a tratti affiorava
in superficie emettendo un grazioso richiamo. Leia seguì con lo sguardo la
direzione segnalata, ma la sua attenzione fu catturata dalla fugace immagine
delle loro mani intrecciate, nel breve attimo in cui lui aveva sollevato il
braccio per puntare l’indice sul pesce.
Quel
semplice contatto bastava per trasmetterle sicurezza e serenità, nessuno era in
grado di farla sentire così ed era quasi spaventosa la consapevolezza che si
sarebbe lasciata guidare ovunque lui avesse voluto, tale era la fiducia che
riponeva nel suo amato. Trovava strano solo il fatto che non si fosse ancora
reso conto di avere questo enorme potere su di lei… e che non ne avesse
approfittato, come sarebbe stato logico pensare per uno con la sua
reputazione.
Possibile
che Han Solo non bruci dalla voglia di finalizzare la nostra unione?
È lui che
si sa controllare meglio di me, oppure sono io che non lo incoraggio abbastanza?
In verità,
in qualche rara occasione, si erano creati i presupposti per approfondire
la loro intimità, ma lui, seppur palesemente contrariato verso chiunque avesse
osato interromperli, si era sempre comportato in modo impeccabile nei suoi
confronti. A parte il nido d’amore di dubbio gusto costruito da Chewbacca
apposta per loro, che comunque aveva avuto i suoi lati positivi, non c’erano mai
state forzature da parte sua. Probabilmente, con una maturità che forse neanche
lui sapeva di avere, le stava lasciando la piena libertà di decidere quando
passare alla fase successiva della loro relazione, ed effettivamente il pensiero
stava cominciando a ronzarle in testa in modo insistente.
Il dubbio di
non riuscire a coinvolgerlo pienamente però la tormentava. Quando lui la baciava
si sentiva perdere in un turbinio di sensazioni fantastiche e sperava che la
cosa fosse reciproca. Tuttavia, pur avvertendo l’audacia e la passione crescente
di Han, era sempre troppo distratta dall’esplosione di segnali che il suo corpo
le dava per riuscire a concentrarsi pienamente su di lui. Come poteva
ricambiarlo in modo altrettanto soddisfacente?
Era quasi
invidiosa del fatto che Han conoscesse meglio di lei le reazioni che provocavano
quei baci e quelle carezze, ma doveva rassegnarsi al fatto che lui avesse una
maggiore esperienza ed un istinto micidiale, specie in tutto ciò che la
riguardava. Ad ogni modo non aveva intenzione di dargliela vinta così
facilmente, una sana competizione non poteva che far bene al loro rapporto e lei
voleva a tutti i costi riportarsi in parità.
«Hai fatto
in tempo a vederlo? Ora sta nuotando verso quelle alghe laggiù, eccolo». Han
interruppe il flusso dei suoi pensieri, ignaro della piega che stavano prendendo
le riflessioni della principessa. Girandosi verso di lei tuttavia si accorse che
non stava affatto guardando verso il lago.
Colta sul
fatto si girò prontamente, cercando di camuffare la sua momentanea distrazione:
«Sì sì, l’ho visto. È proprio sotto il molo».
Lo sguardo
di Han però era rimasto su di lei, lo sentiva bruciare sulle guance e sapeva che
aveva già intuito anche troppo.
«Certo, come
no» annuì, poi avvicinandosi le sussurrò sensualmente all’orecchio: «A cosa
stavi pensando di bello, principessa?»
Lei si
limitò a guardarlo con la coda dell’occhio, fingendo di non dar peso alla sua
domanda e cercando di non far trasparire il turbamento che le provocava anche
solo il suono della sua voce.
«Ti stavo
ascoltando, giuro. Guarda, adesso quella strana bestia si è avvicinata alla
riva!» Probabilmente il suo tono non era risultato convincente come avrebbe
voluto, dato che Han non si era nemmeno girato verso il lago e continuava a
fissarla divertito.
«E allora
perché sei arrossita?» Le aveva sussurrato ancora all’orecchio, ma stavolta si
era soffermato con le labbra sul collo, giusto il tempo per lasciare un lieve
segno sulla sua pelle candida.
«Han!!!»
Costretta a dargli piena attenzione si scostò bruscamente da lui. «Lo sai che
odio le manifestazioni del tuo affetto sul mio collo! Il primo ministro Captison
potrebbe richiamarci da un momento all’altro e non voglio che tutti pensino…
beh, lo sai meglio di me!»
Lei gli
puntò le mani sul petto, nel tentativo di arrestarlo, ma così facendo si ritrovò
ad arretrare, spingendosi pericolosamente al di fuori del sentiero ghiaiato.
«A me non
interessa cosa pensano gli altri. Io voglio sapere a cosa stavi pensando tu». Le
prese entrambe le mani, stringendole più saldamente a sé e prolungando
volutamente il contatto.
«Non era
niente di particolarmente importante, perché ti interessa tanto?» I suoi begli
occhi neri sembravano ancora più grandi quando mentiva, ma non tutte le bugie
provocavano lo stesso effetto… e Han sapeva benissimo qual era l’argomento che
provocava tanto imbarazzo.
«Riguarda il
nostro nido d’amore sul Falcon?»
«No». La
principessa rispose di primo istinto, ma ben presto si corresse: «Anzi sì…
almeno in parte». In effetti era meglio parlare di quanto accaduto sul Falcon,
piuttosto che palesare le sue vere riflessioni.
«Ti assicuro
che non sapevo che cosa avesse in mente Chewie, mi spiace che tu ne abbia avuto
una cattiva impressione».
Han era
genuinamente rammaricato per quanto aveva combinato il suo copilota: quando gli
aveva chiesto di preparare un angolino romantico nella dispensa del Falcon, per
far sentire maggiormente a suo agio la principessa, non avrebbe mai immaginato
di trovarsi davanti ad un ammasso di cuscini gonfiabili! Tuttavia sapeva che non
poteva dare tutta la colpa al Wookiee, in fondo era stato lui a chiedergli un
favore ed il suo amico aveva cercato di fare del suo meglio, ovviamente in base
al proprio gusto.
In realtà
Leia non se l’era affatto presa per quella singolare sorpresa, sapeva che era
guidato dalle migliori intenzioni, solo che le cose non erano andate esattamente
come previsto… D’altronde nulla andava come previsto quando c’era di mezzo Han
Solo!
Sorrise
giungendo a quella conclusione e lui le sorrise di rimando, sollevato per aver
finalmente chiarito il malinteso.
«Perché non
ci sediamo un po’ qui?» Han le indicò una piccola radura vicino ad un albero
centenario, da dove si poteva godere di un’ottima vista sul lago, pur rimanendo
abbastanza nascosti da sguardi indiscreti.
«Ti
ringrazio, ma preferisco rimanere in piedi». Rispose, seppur allettata
dall’idea. «Ho paura di sporcarmi il vestito… Sai che per me l’immagine è
importante».
Per nulla
rassegnato lui si sfilò la giacca e, comparandola rispetto alle proporzioni di
Leia, concluse soddisfatto: «Allora siediti sulla mia giacca. Guarda, è lunga
quanto te, mia piccola principessa! E per quanto mi riguarda ti ci puoi anche
rotolare nel fango, sai che a me non importa nulla dell’immagine!»
Nonostante
l’iniziale perplessità, Leia accettò di sedersi, guardandosi attorno un po’ a
disagio. Notando la rigidità della sua postura, Han cercò di convincerla a
lasciarsi andare coricandosi beato fra l’erba morbida e fresca, con le mani
intrecciate dietro la nuca e gli occhi chiusi. Dopo un po’ finalmente anche lei
abbandonò le sue remore e si stese supina accanto a lui, cercando di imitare la
sua spensieratezza, pur non sentendosi ancora completamente rilassata.
«Oh
finalmente!» Lui riaprì gli occhi quando avvertì la sua presenza vicina e
allungò una mano per prendere quella di lei. «Non è bellissimo qui?»
«In effetti
è decisamente meglio rispetto alla dispensa del tuo Falcon!»
«Già»,
ammise vedendola osservare sognante la trama dei rami sopra le loro teste, in
contrasto con le nuvole dorate sullo sfondo. «In quanti anni stimi di riuscire a
dimenticare l’accaduto?»
Scoppiando a
ridere Leia si girò sul fianco verso di lui: «Penso che non ci riuscirò mai! È
stato troppo divertente vedere la tua faccia in quel momento!»
«Beh, se
l’hai trovato così divertente allora dovremmo rifarlo». Fingendo di essersela un
po’ presa, ne approfittò per lanciare una nuova esca.
«Ma
mancherebbe l’effetto sorpresa. No, non sarebbe più la stessa cosa».
«Devo
chiedere a Chewie di inventarsi qualcos’altro?» Addossando la colpa al Wookiee
poteva permettersi di affrontare l’argomento in modo indiretto e forse,
conoscendo fin troppo bene la capacità di Leia di chiudersi in se stessa,
avrebbe avuto più possibilità di capire che cosa le stava passando veramente per
la testa.
«Ho come
l’impressione che Chewie non si sia inventato niente… Certo, ci ha messo del
suo, ma l’iniziativa è stata di qualcun altro, quindi ti consiglio di curare i
dettagli personalmente la prossima volta!»
Raccogliendo
la sfida anche lui si girò sul fianco, poggiando la testa sul braccio piegato,
in modo da poterla guardare direttamente negli occhi, a distanza ravvicinata.
«Hai
perfettamente ragione. Ed è proprio per questo motivo che ora ti trovi qui».
«Scherzi?!»
Lo squadrò dubbiosa. «Suppongo che il parco presidenziale esista già da un bel
pezzo, quindi non può essere una tua creazione. No, non ti credo. Questo posto
era così ancora prima che io nascessi… e forse anche da prima che nascessi tu».
«Carino da
parte tua puntualizzarlo» sbottò. La differenza di età era un tasto dolente: lei
era ancora nel pieno della gioventù, bella e radiosa, ed inevitabilmente
attirava l’attenzione degli altri uomini, scatenando la sua tremenda gelosia.
«Comunque per avere il permesso di passeggiare qui dentro ho dovuto fare carte
false. E anche il pesce canterino è merito mio».
«Ah sì?
Anche quella fantastica creatura?»
Quell’aria
da furbetta però non era sufficiente per incantare Han Solo. Sapeva che era un
trucco per sviarlo dal discorso iniziale, ma non si sarebbe lasciato raggirare
così facilmente.
«Sì, pure
quella… Anche se tu non l’hai degnata di molta attenzione!»
«Se è così
vedrò di porgergli personalmente le mie scuse, okay?» Pur continuando a
scherzare era ormai consapevole di non avere scampo. Prima o poi lui avrebbe
trovato il modo per estorcerle la verità e doveva ammettere che la prospettiva
era piuttosto eccitante.
«Io lo so a
cosa stavi pensando veramente…»
«A cosa?» lo
sfidò, curiosa di vedere fino a che punto era arrivato con le sue intuizioni.
Sentiva già il sangue ribollire nelle vene, succedeva sempre quando lui la
guardava in quel modo.
«A quanto è
bello stare insieme. Al fatto che tutti i giorni dovrebbero essere così, come in
questo momento, con tanto tempo da dedicare solo a noi». Si fermò a contemplare
le emozioni che passavano sul suo bel viso, mentre con il braccio l’attirava
lentamente a sé, senza farsi notare. «E poi… beh, ovviamente stavi pensando
anche a questo», continuò, annullando improvvisamente la piccola distanza che li
divideva.
Anche se non
era stata colta del tutto alla sprovvista era sempre sorprendente l’effetto che
le labbra di Han avevano su di lei. Il calore del suo corpo era una tentazione
troppo forte, quindi accolse di buon grado l’invito ad avvicinarsi sempre di
più.
«Che dici?
Ho indovinato?» le chiese staccandosi languidamente da lei, quasi come a volerle
infliggere una dolce tortura.
«Uhm…
Fuochino».
Per fargli
capire che era sulla pista giusta gli accarezzò il viso con la punta delle dita,
seguendo il contorno del suo profilo e indugiando sulla cicatrice che gli
attraversava il mento, poi lo baciò d’impulso, perdendosi di nuovo sulla sua
bocca. Lui ricambiò come al solito in modo entusiasta, rischiando di farle
dimenticare istantaneamente tutto il resto, ma stavolta era decisa a mettere a
tacere quella vocina insistente che ultimamente la tormentava, quindi doveva
cercare di mantenersi lucida a sufficienza per riuscire a scoprire se il corpo
di Han celava lo stesso desiderio che ardeva prepotente anche nel suo.
La mano che
inizialmente si era soffermata sul suo pomo d’Adamo cominciò a scendere,
sfiorando la leggera peluria del petto ed insidiandosi furtivamente all’interno
della sua camicia. Non voleva che lui si accorgesse subito delle sue intenzioni,
ma la manovra di apertura del primo bottone si rivelò più complicata del
previsto per cui, aprendo gli occhi per assicurarsi di non essere stata
scoperta, incrociò suo malgrado lo sguardo compiaciuto di lui.
Maledizione! Mi sta mettendo alla prova… vuole vedere fin dove voglio arrivare.
Arrossendo
ritirò momentaneamente la mano, vergognandosi per aver dato ascolto alla sua
improvvisa sete di conoscenza.
E adesso
come gli spiego che ero spudoratamente alla ricerca di una prova tangibile del
suo apprezzamento nei miei confronti?
Perché è
sempre un passo avanti a me quando si tratta di questo?
Tuttavia nel
sorriso di lui non c’era ombra di scherno. Mentre contemplava le varie sfumature
di rosso sulle sue guance le accarezzò dolcemente la nuca, come a rassicurarla
del fatto che non aveva bisogno di nessuna spiegazione, anzi, doveva sentirsi
libera di prendere l’iniziativa e di soddisfare le sue curiosità più nascoste.
Poi, per dissipare ogni dubbio, strinse più saldamente la mano sulla sua piccola
testa e riprese a baciarla con rinnovata passione, senza lasciarle il tempo di
dire nemmeno una parola.
Rinvigorita
da questa energia Leia tornò a posargli la mano sul petto, rapita dal movimento
dei muscoli sotto il tessuto leggero della camicia.
Per
incoraggiarla ulteriormente lui le prese la mano, facendola aderire maggiormente
al suo corpo, poi lentamente cominciò a guidarla verso il basso, prima
attraverso il tracciato dei suoi addominali e poi, ancora più lentamente, sempre
più giù.
Leia sentiva
il cuore battere all’impazzata, mentre il respiro diventava più affannoso man
mano che l’esplorazione si faceva più ardita. Il sangue le gorgogliava nelle
orecchie, rendendola sorda al resto del mondo, tuttavia, quando ormai stava per
varcare la soglia della perdizione, un rumore fastidioso e ripetitivo si insinuò
nella sua testa.
Beep!
Beep! Beep!
«No. Ma non
è possibile!» Il ringhio di Han fece eco alla voce del suo subconscio.
«Devo per
forza rispondere, vero?» La domanda in realtà era rivolta a se stessa, conscia
del fatto che lui fosse l’ultima persona a cui chiedere un aiuto per ritornare
all’ordine.
«No, non è
necessario. Aspetta che trovi quel maledetto comlink e poi lo butto direttamente
nel lago. Ci penserà il pesce canterino a rispondere!»
Han si gettò
come una furia verso la tasca della giacca che spuntava sopra la testa della
principessa, ruotando sopra di lei, ma mantenendosi in appoggio sulle ginocchia
e sulle mani.
«Dove
diavolo è finito?! » Dopo aver rivoltato la tasca diverse volte, sempre più
alterato, si accorse dell’espressione divertita di Leia.
«Capitano,
temo che lì non troverà mai il suo comlink! Si trova dentro l’altra tasca…
quella sotto al mio sedere», gli fece notare, scoppiando a ridere.
«Ah sì?
Questo è molto interessante!» Cambiando repentinamente umore le rivolse uno dei
suoi sorrisi migliori. «Improvvisamente mi è venuta voglia di rispondere.
Sentiamo che ha da dirci in nostro caro primo ministro…»
Smettendo
subito di ridere Leia si affrettò ad afferrargli i polsi, in modo da bloccare
sul nascere la pericolosa iniziativa che gli aveva visto balenare negli occhi.
«No Han! Non
penso che sia una buona idea…»
Perdendo
l’appoggio delle mani lui fu costretto a spostare il peso sui gomiti, abbassando
ulteriormente il baricentro fino a sfiorarle il petto.
«Invece io
penso che sia un’ottima idea! Lasciami le mani e te lo dimostrerò».
La sua voce
era calata di parecchi toni, facendole vibrare gli angoli più oscuri del suo
essere.
«No».
Continuò ad opporsi, cercando con tutte le sue forze di non farsi sopraffare da
ciò che aveva involontariamente innescato, ma rendendosi miseramente conto di
ottenere in quel modo l’effetto contrario.
«E va bene,
dato che non vuoi liberarmi mi vedo costretto a farti questo…» Abbassando la
testa fra i suoi capelli cominciò ad accarezzarle il collo con le labbra,
tracciando una serie di baci con movimenti lenti e sensuali. Non appena avvertì
la presa sui polsi allentarsi però ne approfittò per liberare le mani e per
lasciare un marchio molto più visibile del precedente sulla pelle delicata
appena sopra la clavicola.
«Maledetto
bastardo!» Colta di sorpresa Leia tentò di toglierselo di dosso, trovandosi però
impossibilitata a muoversi, dato che ora la situazione si era invertita.
Inizialmente
provò a colpirlo con le ginocchia, ma Han anticipò la mossa calandosi
completamente sopra di lei e rendendole impossibile raggiungere la forza
sufficiente per spostarlo. Anche l’idea di prenderlo a testate non si rivelò
molto saggia: dopo aver impattato la prima volta contro la testa infrangibile
del capitano Solo capì di rischiare danni permanenti al cervello, perciò
accantonò ben presto anche questa soluzione, dirottando la sua attenzione
sull’orecchio, ovvero l’unica parte ancora esposta ai suoi attacchi.
Con uno
scatto riuscì ad addentargli il lobo e poi strinse i denti fino a quando non lo
sentì mollare la presa.
«Ahi!!!» Han
alzò la testa massaggiandosi l’orecchio con la mano, senza però sollevare il
resto del corpo.
«È solo
quello che ti meriti!»
Per nulla
intimorito lui tornò ad avvicinarsi alla sua bocca con fare spavaldo: «Adoro
quando sei selvaggia».
Pur avendo
una massa molto più piccola rispetto a lui, Leia constatò che tutto sommato il
suo peso era sopportabile, anzi, la sensazione del pieno contatto con tutta la
superficie del suo corpo era assai piacevole… e altamente destabilizzante per la
sua psiche.
Che fine
aveva fatto il comlink? Stava ancora squillando o aveva smesso? Chissà se si
trattava di una vera emergenza…
In quel
momento non le importava più niente, la sua mente si era completamente azzerata
e tutti i pensieri erano stati spazzati via dalla vocina impertinente del suo
subconscio, che aveva tutta l’intenzione di farsi valere:
Questo è
solo l’inizio, capitano!
Per un lungo
attimo si specchiarono l’uno negli occhi dell’altra, come se nient’altro
esistesse, poi si piegarono di nuovo alla forza dei loro sentimenti,
incendiandosi di passione a vicenda e scoprendo una brama del tutto inedita. Lei
gli afferrò i capelli della nuca, baciandolo avidamente e aggrappandosi a lui,
come se fosse l’unica ancora di salvezza in mezzo a quella tempesta di emozioni.
Mentre il calore si diffondeva rapidamente nelle sue vene, sentì la mano di Han
risalire la sua gamba passando sotto la gonna, fino ad arrivare alla pelle
scoperta della coscia.
Lui percepì
nitidamente il fremito provocato da quel contatto e, incapace di contenere
ancora per molto il suo istinto primordiale, abbassò rapidamente la calza
autoreggente facendola scorrere fino alla caviglia, accarezzando poi l’interno
della gamba con il dorso della mano mentre si muoveva in direzione opposta.
Con il
respiro spezzato Leia si inarcò quasi involontariamente, rispondendo con
naturalezza al richiamo della sua virilità. Mentre si muovevano all’unisono, con
un ritmo sempre più incalzante, lei raggiunse l’orlo inferiore della camicia e
con uno strattone si creò un varco per infilarci dentro la mano, percorrendo il
solco della spina dorsale sulla punta delle dita per poi affondare decisa nella
pelle appena sotto le scapole.
Persa
com’era in questo sfogo di adrenalina quasi non si accorse che anche il piccolo
comlink fatto a ciondolo, che le aveva regalato Luke poco prima di quella
missione, aveva cominciato a suonare in modo ossessivo. Quando avvertì la foga
di Han placarsi improvvisamente dapprima farfugliò qualche parola sconnessa in
segno di protesta, poi, quando riaprì gli occhi e capì la causa di quella brusca
interruzione, ritornò faticosamente in sé.
Han si era
sollevato sui gomiti e fissava con aria interrogativa la fonte di quel suono.
Anche lui non era molto padrone di sé e ci mise un po’ per capire che il
ciondolo altro non era che l’ennesimo ostacolo alla loro intimità. Ben presto
però la sua messa a fuoco si spostò dall’oggetto malefico alla posizione
invidiabile nella quale si trovava e la sua espressione mutò rapidamente.
«Ci penso
io!» Propose deciso, ma Leia fu più veloce ad afferrare il comlink.
«Buono Han!
Questo è sicuramente Luke e… beh, stavolta non posso ignorarlo. Spero solo che
non si metta a leggermi nel pensiero proprio adesso!»
Facendo un
bel respiro si decise finalmente a rispose al fratello, cercando di camuffare il
suo turbamento, pur avendo di fronte il sorriso diabolico di Han.
«Luke… sei
tu? Che cosa è successo?»
«Leia
finalmente ti ho trovata! Tutto bene?»
«Oh sì,
benissimo!» Mordendosi la lingua per essersi lasciata sfuggire quella risposta
fin troppo sincera si affrettò a cambiare argomento: «Com’è andata a casa dei
Belden? Hai scoperto qualcosa di nuovo?» Intanto Han la stuzzicava piazzandole
deliziosi baci qua e là, osservando soddisfatto le sue reazioni.
«Sì, penso
che gli imperiali abbiano volontariamente inibito la mente della signora Belden,
riducendola come una povera pazza. Ma cercando di guarirla ho avuto delle strane
percezioni… mi piacerebbe parlarne a quattr’occhi con te, per confrontarmi. Dove
sei adesso?»
«Sono… Ehm,
sono con Han» tagliò corto.
Ma certo
che sono con Han, è ovvio! Maledizione Luke… cerca di capire!
«Già…
immaginavo». Luke si schiarì la voce prima di proseguire: «Mi piacerebbe
indagare di più su quello che è successo alla signora Belden, ma purtroppo
Chewie è rimasto da solo allo spazioporto e dopo l’attacco di questa mattina
temo che la sua pazienza sia esaurita… Voi potreste dargli una mano? Vorrei
evitare un nuovo incidente diplomatico».
«Certo, ci
pensiamo noi. Lo raggiungeremo al più presto». Come era accaduto poche ore
prima, aveva avuto la netta sensazione che Luke le stesse nascondendo qualcosa,
ma essendo la prima a voler evitare di condividere con il fratello quello che
era il suo stato d’animo attuale decise di non fare ulteriori domande. Notando
il sopracciglio inarcato di Han e la sua aria interrogativa, si affrettò a
chiudere la comunicazione.
Sospirando
lo pregò di alzarsi e solo dopo diverse suppliche riuscì a farlo ragionare, pur
essendo lei stessa recalcitrante all’idea di porre fine a quell’incandescente
scambio di effusioni. Dopo essersi data una sistemata si rimise in piedi,
constatando che le sue gambe erano molli come gelatina.
Notando che
lui invece era rimasto seduto in silenzio gli chiese innocentemente: «Io torno
al palazzo del primo ministro, tu non vieni?»
«Avviati
pure, io ti raggiungo fra cinque minuti». Han si alzò girandole le spalle,
raccogliendo la giacca rimasta a terra.
«Come mai?
Vuoi restare a contemplare ancora il paesaggio?» Leia notò qualcosa di molto
strano nel suo comportamento: il suo tono era tranquillo, ma evitava di
guardarla negli occhi, come se stesse cercando di nascondere qualcosa…
«Il
paesaggio? No figurati, non è per quello. È che… Ehm, prima devo sistemare una
cosa».
Finito di
scuotere la giacca la stese sul braccio, tenendola davanti, ma senza infilarla.
E se
fosse successo proprio quello???
La vocina
tornò a colpirla con le sue intuizioni.
Mia cara,
vuoi dire che prima non ti sei accorta di niente?
Ripensando a
quello che era appena avvenuto, o meglio quasi avvenuto, Leia ammise di essere
andata ben oltre le sue aspettative, ma in fondo non era proprio quello che
voleva?
Decisa a
togliersi quella soddisfazione, si avvicinò a lui con aria seria e, posandogli
una mano sul braccio che teneva la giacca, gli chiese con tono grave: «Perché
non vuoi tornare con me?»
«No, non
fraintendermi. Non è per te…»
Metterlo
alle strette non era mai stato così divertente. «Te la sei presa perché ti ho
fermato sul più bello?» Continuò avvicinandosi ulteriormente, mentre lui tentava
in tutti i modi di tenerla alla larga dal suo segreto.
«Beh, se
vogliamo essere precisi non sei stata tu a fermarmi, anzi…». Lo sguardo
inquisitore della principessa non gli lasciava scampo, ma non sapeva proprio
come fare per spiegarle la sua situazione senza sconvolgerla.
«Ecco,
vedi…» cominciò, deglutendo. «Anche se sono indubbiamente la persona più
fantastica e meravigliosa che tu abbia mai conosciuto, sono sempre un uomo… E,
come tale, rispondo a determinati stimoli…» La sua fronte era imperlata di
sudore a causa dello sforzo che gli costava questa confessione, tanto che subito
non si accorse della luce brillante negli occhi di lei. Quando Leia non riuscì
più a trattenersi, scoppiando a ridere di gusto, finalmente capì come stavano
veramente le cose.
«Mi stai
prendendo in giro?» gli chiese quasi con sollievo.
«Che cosa te
lo fa pensare?»
«Lo hai
fatto apposta! Era il tuo intento fin dall’inizio!»
«Non è colpa
mia». Sapeva quanto lui odiasse quella frase, specie se associata a determinati
frangenti.
«Ah no??? E
questo come lo spieghi?» Allargando le braccia Han abbandonò ogni forma di
pudore, rendendola pienamente partecipe della sua problematica.
Improvvisamente ammutolita Leia ringraziò Dio per il fatto di essere donna,
risparmiandosi così l’imbarazzo di dover nascondere gli effetti della libido,
soprattutto in simili occasioni.
«In effetti,
hai ragione. È meglio che il primo ministro non ti veda in questo stato!»
convenne.
«Già»
commentò, vedendola arrossire come un faro.
«Allora
intanto io mi incammino e tu… beh, prenditi il tempo che ti serve, okay?»
Aveva
percorso solo pochi passi quando lui la richiamò. Temendo di sapere quello che
stava per dirle si voltò lentamente indietro, sforzandosi di guardarlo in faccia
anche se l’occhio continuava a puntare da tutt’altra parte.
«Comunque…
Se è a questo che stavi pensando prima…», iniziò titubante. «Beh, ti confesso
che anch’io stavo pensando alla stessa cosa, come immagino tu abbia notato»
ammise, ammiccando alla parte del suo corpo maggiormente coinvolta. «Lo vedi?
Alla fine siamo sempre in sintonia!»
La
principessa evitò di controbattere e si avviò a testa bassa per il sentierino
ghiaiato che riportava al palazzo ministeriale, quasi correndo.
Non sapeva
come avrebbe fatto a rimanere seria e concentrata durante la giornata, era
troppo euforica per riuscire a stare calma. Temeva soprattutto i poteri di Luke
ben sapendo che, anche senza ricorrere alla Forza, avrebbe potuto capire
facilmente quello che era appena successo. Non le rimaneva che appellarsi alla
sensibilità del fratello… d’altronde, se in quel periodo era preoccupato che le
cose tra lei e Han non andassero per il meglio a causa di qualche battibecco di
troppo, ora poteva mettersi il cuore in pace.
Epilogo dal libro “La
tregua di Bakura” di Tyers Kathy
…
Luke: «Oh. Ho interrotto
qualcosa questa mattina quando ho chiamato, vero?»
Leia: Perfino il chiarore
delle stelle la vide arrossire. «È stato difficile trovare il tempo per noi
due», ripetè.
Luke: «Mi dispiace. Ma forse
nostro padre ha fatto qualcosa di buono, se
ti ha mandato da Han in cerca di conforto.»
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