Sorridi
ancora, Yuki
La lama della spada di Yuki, ultima erede dei Takemikazuchi,
era ben ritta d’innanzi a lei.
Il lago ne rifletteva l’immagine sulla sua superficie gelida
e fredda.
Anche il suo sguardo sembrava di
ghiaccio. Fissò intensamente quel lungo pezzo di ferro tanto da specchiarsi in esso.
I minuti scorrevano lentamente, cinque, dieci…chissà quanti se
ne sgretolarono perché abbattuti dal tempo… Comunque,
tutto questo per lei non aveva più importanza.
Ferma, quasi come bloccata da eteree catene, lei se ne stava
sulla sottile linea di terra che la divideva dal vasto specchio d'acqua.
Nemmeno una lacrima generarono i
suoi occhi. Ciò che in quel momento era accaduto, sembrava non averla scossa… Sembrava.
Rabbia e odio presero il sopravvento, ma
Yuki questa volta non fù in grado di scacciare quei vili sentimenti perché lei
stessa li aveva involontariamente richiamati.
Quasi all'improvviso e sollevando il braccio, scagliò con una
potenza inimmaginabile l’oggetto con il quale aveva ucciso e trafitto
centinaia di persone.
L’impatto con l’argentea superficie del
lago fù così forte da creare ampi getti d’acqua. Con un po’ d’immaginazione
era possibile vedere una grande fontana creata dallo
stesso lago, che lentamente diminuiva per poi sfiorire.
Tutto si calmò appiattendosi.
Immobile era Yuki. D’innanzi a lei
un paesaggio tranquillo. Dentro di lei tanta tristezza.
Serrando fortemente gli occhi, un urlo liberatorio scaturì
quasi come risvegliato da un lungo sonno. Tanta rabbia si liberò da quell’esile
corpo che a un certo punto fiato più non aveva per
continuare a gridare. Quel suono straziante provocato dalle sue corde vocali
echeggiò in tutto il territorio, facendo eco per poi concludersi
in pochi secondi.
E dopo, ci fu solo silenzio.
Si lasciò cadere quasi priva di volontà, ed accasciandosi al
suolo fece quello che proprio Takashi le aveva insegnato.
Piangere.
Piangere quando la sofferenza le lacerava
lo spirito, piangere per sfogarsi, piangere per quello che aveva perso. L’amore che da poco aveva scoperto, la
persona che le aveva insegnato a piangere.
La persona che poco alla volta aveva
conquistato il suo cuore facendola sentire finalmente una ragazza normale,
rendendole una parte della sua vita che le spettava di diritto, facendole
capire l’amore di una famiglia, quella che la giovane Yuki aveva perso fin da
bambina. L’amore che mai nessuno le aveva donato, a parte quei pochi
anni vissuti con sua madre, troppo pochi per ricordare
e capire. La sola cosa che aveva imparato era uccidere per il nome del clan. Quello
stesso clan che l’aveva allevata facendola divenire una macchina senza
sentimenti, priva di compassioni per chiunque finiva sulla sua tagliente strada.
Cresciuta unicamente con l’esatto opposto del calore: il freddo. Come acqua e fuoco, sole e ghiaccio, fiamme e neve… Neve. Era
proprio neve, quella che comparve inaspettatamente calando giù da quel cielo
troppo grigio. Quei delicati fiocchi iniziarono a discendere adagiandosi
sofficemente sul terreno un po’ svigorito di quella grande
foresta verde che iniziava ad imbiancarsi poco a poco.
Yuki alzò lo sguardo al cielo, e vide una miriade di
bioccoli nivei venirle incontro.
Una frangia di capelli le coprì lo sguardo impedendole di
osservare, la scostò con una mano un po’ tremolante, e fissò quasi come
incantata quella delicata pioggia. Il volto continuò a segnarsi di lacrime. Mai
nella sua vita aveva pianto come adesso. E mai credeva di farlo.
La neve ormai ricopriva gran parte degli
alberi, ciuffi bianchi si posarono leggermente sui suoi capelli per poi
sciogliersi lentamente.
Allungando una mano davanti a sé, la aprì dischiudendo le
dite come petali di un fiore. Un paio di fiocchi si adagiarono sul palmo in cui
vi era possibile individuare il segno della ferita, ormai chiusa, infertale da
Soma.
Li fissò a lungo. Guardò attentamente uno dei due che iniziò
a sciogliersi divenendo acqua mentre il suo compagno,
perfettamente integro, continuava a vivere.
Chiuse forte la mano a pugno, successivamente
lo batté con violenza sul terreno.
- Mamma… Cosa devo fare?- sussurrò
la giovane principessa- Cosa farò adesso? Non ho futuro, mi
sento persa. Ho…paura.
Per la prima volta Yuki si rese conto di provare quel
sentimento che spesso accomuna molte persone. Un sentimento che quando arriva lo fa sempre in modo prepotente,
lasciandoti indifeso e agitato. La paura.
Aveva paura lei, la piccola principessina dalla spada
tagliente, e non si vergognò a dirlo.
Con le lacrime che le invadevano gli occhi, continuò a
parlare:
- E’ tutto finito, ma a che scopo? Adesso sono libera, posso
ricominciare, ma al mio fianco manca la persona che mi ha ridato la vita… manca
il ragazzo che mi ha fatto capire, che mi ha insegnato a vivere con calore, che
mi ha per la prima volta ghermito di sentimenti- per
qualche istante s’interruppe ripensando ai bei momenti, anche se brevi, passati
con Takashi. Dopo, con voce strozzata dal pianto continuò con parole dolci ma al tempo stesso amare- Mi manca la mia guida… senza
di lui non ha senso continuare, ho perso tutto, con lui è sparita anche la
voglia di riprendermi la vita che per troppi anni mi è stata portata via. Sono
una principessa che ha perso il suo principe troppo in fretta. Non ha più senso
che io resti qui.- Quelle parole lasciavano presentire
che da li a poco Yuki avrebbe raggiunto le persone che amava. Si distese
lentamente sul soffice manto nevoso, e con il volto rivolto al cielo, socchiuse
gli occhi. La sua spada oramai giaceva infondo al
lago, e lei sarebbe rimasta lì fino a che stremata dal freddo non si fosse
addormentata per sempre.
- Sei la nostra principessa, Yuki!-
dichiarò Taro, il giovane guerriero.
Al suono di quella voce la giovane ragazza spalancò
immediatamente gli occhi trovandosi di fronte un volto amico.
- …io…- si guardò intorno confusa.
Distesa sul letto in una stanza non molto grande, ma
accogliente. Una stanza che già conosceva. Otto uomini
con divise nere erano disposti in fila davanti a lei. Ne riconobbe solo uno, il giovane Taro, suo compagno, che iniziò a parlare:
- Questo è il palazzo dei Takemikazuchi. E
questa è la stanza che un tempo apparteneva a tua madre, la principessa Azora. Beh’,
è un po’ impolverata, ma è rimasta chiusa per chissà quanti anni…
però con qualche sistematina tutto ritornerà molto più bello di prima!-
fece il ragazzo con molta enfasi, e perché no, preso da quel momento che lo
metteva di buon umore.
Fu un breve attimo. Yuki rivide un
flash della sua infanzia. Lei e sua madre che dormivano in
quel letto così soffice, abbracciate l’una all’altra.
Intanto, Taro proseguì con le sue parole.
- Subito dopo il combattimento con Byakurai,
sono fuggito via il più lontano possibile. Non volevo credere che fosse tutto
finito, e invece... Ho capito che poche erano le
persone di cui fidarsi veramente, e una di queste sei tu!- disse arrossendo
leggermente e strofinandosi una mano dietro il capo- Perciò, sono ritornato
indietro nella speranza di ritrovarti, e così è stato.
Una domanda venne spontanea alla giovane principessa. Una
domanda che ancor prima di accorgersene, lei stava già formulando.
- Come hai fatto a trovarmi?
- E’ stata la neve!- rispose prontamente lui.
- La neve?-chiese Yuki sorpresa.
- Il vento ha iniziato a soffiare così forte che la neve
trasportata da esso si è concentrata in un unico
punto. Incuriosito e spinto da una forte sensazione, ho iniziato a seguirla
avvicinandomi al lago e… con grande stupore ho visto un vortice di bianchi
fiocchi che ne ruotava al di sopra. Se non mi fossi
avvicinato per guardare, forse non avrei mai notato il luccichio della tua
spada adagiata sul terreno, proprio accanto a te!
Lo sguardo di Yuki si indirizzò
sulle mani di Taro che le porgevano l’oggetto al quale lei stessa aveva rinunciato
scagliandolo in acqua. Com’era possibile? Com’era possibile che quella cosa si trovasse
accanto a lei?
- Principessa Yuki…
I suoi pensieri vennero interrotti
ancora dallo stesso Taro, che presentò lei le persone presenti nella stanza.
- Questi sono gli ultimi membri del clan che serviva la
famiglia Takemikazuchi. Subito dopo avervi portata qui, ho cercato di
rintracciarli, ma senza risultati. E’ stato solo dopo, quando perse le speranze,
li ho trovati fermi sull’entrata del palazzo.
Yuki scrutò
ognuno di loro, e il più anziano di loro, facendosi avanti, si presentò:
- Principessa, il mio nome è Yoichi. Da molti anni ho riposto
la spada. Quando venni a conoscenza che la sovrana
Azora era stata uccisa, decisi di abbandonare tutto rifiutando di servire una
persona per me totalmente estranea, di cui non avevo la massima fiducia. Ma, ora che l’erede della famiglia è con noi, ripongo a
vostro servizio le mie abilità per far sì che la congrega rinasca nuovamente.-
Yoichi si piegò inginocchiandosi, estraendo dal fodero la sua lunga spada chinò
la testa in avanti volgendo lo sguardo al suolo e la tese verso Yuki.
Lei osservò in silenzio prima lui, poi il
resto del gruppo che, chinandosi, fece la stessa cosa. Tutti le
offrivano le proprie spade. Anche Taro era lì a farlo
guardandola con ammirazione.
Senza parlare, Yuki continuò a rimanere immobile fissando
quell’enorme luccichio di lame che sembravano assumere d’improvviso un colore
diverso.
Abbassando lo sguardo sulla sua spada, i suoi occhi si
riflessero ancora una volta sulla superficie perfettamente liscia, il gelido
pezzo di ferro qual era un tempo aveva cambiato luce, non
emanava più freddezza ma al contrario
calore. Un calore che improvvisamente Yuki ricordò molto bene.
Quello di sua madre. Poi i suoi occhi si spostarono di colpo sull’enorme
impugnatura nera come la pece, da essa pendeva una
collana, che come per incanto iniziò a produrre la stessa melodia che
accompagnava parte dei suoi ricordi. Fu allora che Yuki, una
volta ghermito il ciondolo, comprese ogni cosa.
- Adesso ho capito tutto…- disse stringendo a se il
pendaglio di sua madre- Grazie…mamma.- Concluse quasi sussurrando, mentre i
dubbi e le incertezze sparirono via, allontanandosi dalla sua anima.
Volgendo lo sguardo ai guerrieri che le stavano intorno, con
molta calma iniziò a parlare.
- Inizieremo insieme. Tutti insieme.-
proclamò la giovane Yuki.
I membri del clan alzarono lo sguardo osservandola con devozione.
Dopodichè la principessa dei Takemikazuchi proseguì:
- Però questa volta sarà tutto
diverso. Basta uccidere. D’ora in avanti proteggeremo chiunque ne avrà bisogno mettendo al servizio dei più deboli
l’oggetto che impugniamo- Con queste parole Yuki concluse sollevando in aria
l’imponente arma bianca dalla forma stilizzata. Venne presto seguita dal resto
del gruppo, che con grande entusiasmo corse dinanzi a lei sollevandola in aria.
Un sorriso si delineò sul volto che
poche ore fa sembrava di ghiaccio, un forte sentimento le invadeva l’anima
riempiendola di gioia.
Qualche attimo dopo tutti
festeggiavano per la nuova rinascita, e per la loro principessa.
- Dai Taro facci vedere cosa sai fare!-
propose un membro della squadra facendogli spazio.
- Ok state a vedere!- lanciando in
aria la sua spada, fece una capriola all’indietro e l’afferrò esattamente per
l’impugnatura.
- Bazzecole! Sei ancora un bambino ah ah!-
esclamò uno della squadra, rivolgendosi al giovane guerriero.
- Ma cosa dici?! Non sono un bambino!- replicò Taro alquanto imbarazzato- Ho solo un
anno meno di Yuki!- assentì cercando di giustificarsi.
- Ci vuole pazienza ragazzo mio, un giorno crescerai anche
tu!- Concluse il saggio Yoichi dandogli una forte
pacca sulla spalla che per poco non fece cascare a terra il piccolo guerriero.
Tutti scoppiarono a ridere, Yuki li guardò compiaciuta, adesso
aveva una famiglia.
Mentre si divertivano, lei si
allontanò, uscì fuori percorrendo un po’ di strada. Due passi non potevano
farle che bene.
Inclinò la testa all’indietro. Aveva smesso di nevicare. Il
cielo era di un colore blu intenso, e quel grigiore di prima, completamente
sparito, dissolto.
Poi, quasi all’improvviso, le ritornò in mente una cosa
molto importante che aveva completamente dimenticato. Sorridere.
Takashi non le aveva insegnato solo
a piangere, ma anche a sorridere. In quell’attimo, davanti a lei due figure
apparvero dal nulla.
Rimase immobile ad osservarle.
Occhi caldi color nocciola trasparivano
sotto una lunga frangia, fissando la piccola principessa. Takashi era lì. Poco
distante da lui, sua sorella Aya adagiò delicatamente sul terreno rinvigorito,
un magnifico origami dalla forma di fiore. Indietreggiando lentamente si
accostò al fianco di suo fratello, e poi rise a fior di labbra.
Yuki lo raccolse. Un dolce sorriso
apparve anche sul suo volto. Un sorriso che da solo
congiungeva mille parole.
Takashi la guardò felicemente. Per qualche istante i loro
occhi sembrarono incantati gli uni negli altri. Poi, mano nella mano, lui e Aya
iniziarono a dissolversi. Mai più si sarebbero
rivisti, però lui continuò a sorriderle fino a che di
loro rimase solo quello splendido origami.
Yuki pianse. Pianse lacrime di gioia. Le sembrava strano,
eppure adesso era davvero felice perché seppur lontani, lei e Takashi avevano finalmente ritrovato la serenità che entrambi da
tempo avevano cercato, e niente li avrebbe più divisi. Nemmeno una lunga
striscia di azzurro cielo.
- Grazie di tutto…Takashi!
Quella era la voce della piccola principessa che ringraziava
il suo principe.
Un dolce suono rispose all’appello.
Era il suono della voce calma di quel ragazzo dagli occhi
caldi che risuonò amorevolmente nell’aria sussurrando appena:
Sorridi ancora, Yuki!
Fine
Questa fanfic l’ho scritta due giorni
dopo aver visto “Princess Blade”
(circa una settimana fa’).
Molte cose di questo film mi hanno affascinata,
direi letteralmente rapita, a partire dai due protagonisti, però, sono rimasta
quasi sconcertata dal suo finale (preferirei dimenticare…) e così ho deciso di
scrivere qualcosina in più!
Non è molto lunga rispetto alla mia prima fic
(seven- dieci anni dopo) e forse a grandi tratti
troppo malinconica, ma spero piaccia ugualmente per i
suoi contenuti!
Botan