Ci sono cassetti, ci sono ricordi. di Melmon (/viewuser.php?uid=59984)
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Ci sono cassetti che non apriamo da cosi tanto tempo che a fatica
ricordiamo di averlo fatto una volta, forse la prima. Eppure quei
cassetti sono sempre stati in bella vista, al centro delle stanze che
noi viviamo, li spolveriamo con cura ma non li apriamo: dentro le cose
inutili si sono accumulate.
L’apparenza vale di più del suo contenuto, la realtà è che vale di più
il contenuto della sua apparenza, un piccolo tesoro è celato tra la sua
confusione.
Ecco il mio tesoro: un bottone verde, del fil di ferro, un paio di
cavatappi, cacciaviti, penne e block notes, batterie, conchiglie e
sassolini bianchi.
Qual è il tesoro?
I ricordi che celano questi apparenti, innocui, pezzi di nulla.
Li ho chiusi in quel cassetto per rinchiudere la verità, per non
ricordare quel dolore che ora mi attanaglia il cuore, mi toglie il
respiro. Ci voleva una giornata d’estate piovosa per spingermi ad
aprire quel cassetto per ricordare, per riscoprirmi attraverso pezzi della
mia storia.
Sul tavolo divido l’inutilità dalla mia vita e sistemo quel cassetto
che d’ora in poi aprirò più spesso.
I cavatappi li tengo, funzionano è sarebbe uno spreco buttarli, li ho
accumulati con i tuoi inaspettati festeggiamenti. All’improvviso eri
davanti alla porta con la prima bottiglia di qualsiasi liquido ti
passasse sotto mano. Una volta furono succhi di frutta alla mela,
l’ultima una bottiglia di champagne per il nuovo ingaggio.
L’acciaio freddo mi ricorda i brividi gelidi del mio cuore alla notizia.
Fil di ferro e cacciaviti sono finiti li, con molta probabilità, quando
volevi cimentarti nel ruolo del mio idraulico personale, per poi finire
a comprare tutto nuovo. Casetta degli attrezzi.
Penne e block notes: la mia mania di fare continue liste.
Da quando non ci sei tu non contano molto, le decisioni da prendere da
sola non comportano poi tante difficoltà. Ormai annoto solo la lista
della spesa ma anche questa per una persona è diventata facile da
gestire. Magari controllo che le penne scrivano prima di buttarle …
Gomitolo di lana: buttare.
Ormai ho capito che sferruzzare non fa per me ma comprarli è stato
bello. La sciarpa colorata che mi aiutasti a finire mi fa ancora
compagnia nelle serate fredde.
Batterie.
Che risate quella sera, non riuscivo proprio a essere seria con te che
proiettavi ombre cinesi sulla parete, almeno fin quando le batterie
della torcia, scariche, ci hanno lasciato a buio. Due secondi di
silenzio, risate per le due ore successive. Ci fu il nostro primo bacio
al buio di quella torcia che mi è stata cara per cosi tanti anni.
Conchiglie e sassolini bianchi: mi costringesti a raccoglierli sul
lungo mare per quel contenitore che abbellisce il tuo camerino. Non né
ho mai capito l’utilità, all’epoca ti amavo e assecondava le tue
pazzie, non contava nulla che non fosse il nostro amore e la nostra
felicità. Alcune sono rimaste qui per la mia versione di quel
contenitore che in realtà non ha mai preso vita, tu non c’eri più a
realizzarlo con me.
Bottone verde: l’inizio della nostra fine.
Sembra ieri che stesi sul divano mi giuravi amore eterno, mi
rassicuravi, ed eravamo felici. Questo bottone è rimasto qui sul mio
divano quando, dopo il millesimo bacio, mi hai fatto chiudere gli occhi
e sei andato via.
Il video sul computer mostra ancora il tuo bacio con l’altra.
Ora il dolore deve uscire perché quel cassetto, che ostinatamente ho
chiuso, non può più contenere tutta la mia rabbia, la mia delusione.
Sei stato parte della mia vita e mi rendo conto che chiudendo quel
cassetto ti ho legato a me per sempre.
Ora basta ho voglia d’aria nuova.
Non importa più il dolore, non c’è rabbia, la delusione con tempo
sparirà. Sistemo il bottone nel cassetto che socchiudo leggermente
perché il passato possa prendere aria e perdere l’odore di muffa e il
futuro possa accedergli con più facilità.
Noi, ormai è solo un ricordo.
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