All my loving

di _anonimo_
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1.
 
La sua stanza profumava di muschio selvatico.
Era tetra. 
Le lunghe tende grige erano rimaste tirate, come quando la mattina era uscita per andare a scuola.
Si osservava intorno, stando poggiata allo stipite della porta. 
La sua scrivania era in ordine come sempre; l'armadio di castagno era stato lucidato per bene; e la scarpiera conteneva, in ordine di colore, tutte le sue scarpe.
Erin si avvicinò al letto in ferro battuto, che stava in mezzo alla stanza. 
Si tolse piano le scarpe di cuoio nere, e le lasciò cadere sul pavimento in legno. 
Si gettò di schiena sul soffice materasso ed iniziò ad ammirare il soffitto.
Gli occhi vispi e di un castano nocciola intenso, si chiusero leggermente.
Il viso lungo e delicato si rilassò. 
Ed i capelli lunghi e corvini si erano sparsi per tutto il guanciale. 
Le sembrava di stare in paradiso. 
Il silenzio che inondava il suo "rifugio dal mondo", la faceva sentire in pace con se stessa. 
Passarono pochi minuti e si rialzò furtivamente. 
Aprì gli occhi. 
Erano di forma ovale, e ben disegnata. 
Le ciglia che circondavano le palpebre, erano folte,lunghe e di un nero seppia. 
Scese dal letto e si mise in piedi. 
Osservò la situazione e poi corse verso il giradischi. 
Estrasse un disco dalla custodia, ed esso iniziò a risuonare per tutta la stanza.
"Be my ..be my babe..." canticchiava allegramente, mentre sfilava un quaderno nero dalla borsa di cuoio marrone. 
La canzone delle Ronnettes, le inondava le orecchie.
Aprì il quaderno,si sedette fronte alla scrivania, prese una penna ed iniziò a scrivere.
"Tema, Di Erin Palmer, ultima classe della Signora Stanley." 
Si fermò a pensare, mentre il disco andava.
"Dunque.. che potrei scrivere?"si domandò tra se e se. 
I denti bianchi dalla forma squadrata, superavano il labbro inferiore, e mordicchiavano il tappo della penna.
"Potrei descrivere la mia infanzia!.. Ma non credo che hai professori interessi leggerla.. E se.. No!"
Soffiò via un ricciolo bruno caduto sui suoi occhi, e continuò a pensare mentre la musica, degli ormai passati anni '60, continuava a suonare per la stanza. 
Si alzò senza idee dalla sedia.
Ed iniziò a ballare a ritmo della canzone del momento.
Certo se il padre fosse rientrato prima e l'avesse trovata a ballare invece che studiare l'avrebbe messa in punizione, ed il suo umore sarebbe cambiato da irritato a furioso. 
La mamma avrebbe subito insulti senza alcun motivo. 
E lei si sarebbe sorbita la ramanzina del "tua sorella Carly è molto meglio di te!".
Ovviamente, Carly era molto meglio di lei, studiava legge ad Oxford. 
Il padre, Michael o Mike Palmer era un impiegato della banca di Blasboury, piccola frazione al sud di Londra. Classe 1929. 
Di carattere burbero, tradizionalista e "tiranno".
Aveva sposato Cheryl Frassno, figlia di un industriale. 
Da lei aveva avuto Charla, chiamata anche Carly, nel lontano 1953, la figlia perfetta. 
Poi, dopo due anni nacque lei, Catherin, ma preferivano tutti chiamarla Erin. 
Mike, dopo che Carly se n'era andata a studiare legge, si era concentrato su di lei, obbligandola a studiare ore ed ore, e lasciando poco spazio per l'amata musica.
Si, le aveva concesso di suonare la tuba alla banda, ma non le concedeva di ascoltare la musica rock. 
Smise di ballare, e restò ferma in mezzo alla stanza. 
Corse a spegnere il giradischi. 
Era tornato.  
 
 
 
Autore: 
Spero che la storia vi piaccia. 
E' l'ultima che scrivo. 
Se non vi piace ditelo. 
Non ci saranno problemi. 
Giuro!




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