Capitolo 1
Non
sono mai riuscita a capire perché, quando si è
lontani
da casa, il tempo scorre via velocemente senza che nessuno sia in grado
di
accorgersene. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che già
ben 2 anni erano
volati via come uccelli migratori, pronti ogni volta a varcare nuove,
rotte in
cerca di habitat sempre più consoni per portar avanti la
loro specie, ma io non
ero uno di quelli … Ormai era giunto il momento di tornare a
casa, di mettermi
alla prova, vedere se questo lungo viaggio fosse servito veramente a
dimenticare quegli occhi di ghiaccio, che mi penetravano dentro
l’anima e la
struggevano fino ad ucciderla completamente. Sì è
vero … Scappare non è mai
servito a niente, ma quel giorno era l’unica soluzione, tra
le mille ipotesi
che avevo pensato o udito dagli altri, più consona alla
situazione … Ma il
continuo nascondersi dalla realtà era ormai giunto al limite
e, litigando più
volte tra me e me, convincendomi una volta di tornare e
l’altra volta di
continuare a vagare lontano dalla realtà, decisi di prendere
il volo per
Helsinki, dove avrei verificato se questo allontanamento fosse servito
almeno a
qualcosa.
Il
viaggio non durò moltissimo, all’incirca 3 ore, ma
passarono piuttosto bene, anche perché non ero ancora
profondamente convinta di
quello che stessi facendo, ma una volta sull’aereo non potevo
certo cambiare
idea! Appoggiai la
testa al finestrino ed
osservavo la magnificenza del cielo e di come tutto sembrasse minuscolo
ed
insignificante visto da lassù e tante volte avevo sognato di
poter essere una
componente del corpo celeste … una stella o una nuvola o
perfino uno dei tanti
anelli di Saturno, che con la loro maestosità ci osservano e
ci vedono come i
piccoli corpi del terzo pianeta più vicino al sole, ma
purtroppo tutto questo
immaginarsi un’ altra essenza non sarebbe servito a nulla.
Distolsi lo sguardo
dal cielo e mi osservai, vidi il mio volto riflesso nello specchio e
solo così
mi ricordavo di essere nient’altro che un essere umano e di
dover adempire agli
obblighi che il destino aveva prefissato. Continuai ad osservarmi,
quando d’un
tratto li vidi di nuovo … sì, purtroppo vidi di
nuovo quegli occhi di ghiaccio
ed intorno non vi era più la sagoma del mio volto, ma la
sua, che abbozzava un
piccolo sorriso. Chiusi rapidamente gli occhi e scrollai il capo
velocemente,
li riaprii e quel volto era già svanito. Mi tormentava
continuamente, durante
la notte poi, era il momento in cui riusciva a prendere il sopravvento
sul mio inconscio
e manipolarmi a suo piacimento, ma ormai era giunto il momento di
affrontare a
mani nude la situazione e dimostrare a me stessa quel pizzico di
dignità e
coraggio che ancora avevo in corpo.
L’aereo
atterrò. Non potevo crederci, ero di nuovo a casa
dopo ben 2 anni di totale assenza … quante cose potevano
essere cambiate! In
quel momento la curiosità e la voglia di riassaporare tutto
il tempo passato mi
fecero dimenticare il motivo del mio abbandono e per un istante
scomparvero
finalmente anche quei tremendi occhi di ghiaccio e ciò mi
permise di accennare
un gioioso sorriso in volto. Avevo una voglia matta di incontrare di
nuovo
tutti quanti, amici e conoscenti, anche perché non avevo
fatto parola con
nessuno del mio ritorno … nessuno tranne lui,
l’amico più sincero e leale che
abbia mai avuto … Lauri! Uscii dall’aeroporto e lo
vidi, con il suo solito
sorriso e la sua faccia da bambino. Non era cambiato di una virgola,
rigorosamente vestito di nero, con quelle zeppe con cui cercava di
illudere la
sua altezza( o per meglio dire la sua bassezza). Si voltò
verso di me e sgranò
gli occhi, il suo volto era l’immagine esatta dello stupore
misto ad uno stato
di gioia assoluto. Corse incontro ad abbracciarmi forte
-Non
ti sembra di essere stata via fin troppo tempo?- mi
rimproverò sorridendo -non sapevo se darti un bel ceffone
oppure abbracciarti,
ma vista la tua gracilità ho preferito la seconda, anche se
avevo paura di
romperti un osso-continuò a sorridere prendendomi la
valigia. Adoravo quel
ragazzo, il suo modo unico di rasserenarmi lo rendeva davvero
meraviglioso ed insostituibile.
Risi alla sua battuta ed insieme ci incamminammo verso la sua macchina.
Posai
la valigia nel porta bagagli e Lauri mise in moto la macchina. Ci fu un
attimo
di silenzio, tante erano le cose da dire e nessuno dei due sapeva da
dove
cominciare, così mi limitai ad osservare il panorama attorno
a me … non era
cambiato nulla, tutto era intatto a tal punto da chiedermi se veramente
fossi stata
via così a lungo. Il tutto mi scorreva vicino come fosse un
film, quando Lauri
decise di rompere il silenzio.
-Sai
benissimo che non sono riuscito a nascondere il tuo
ritorno a Paula, riesce sempre a tirarmi fuori il segreto
più minuscolo … sono
proprio una frana- esclamò ridendo.
-Non
preoccuparti-risposi
accennando un leggero sorriso –lo sai che a lei
puoi dirlo... ma solo a
lei-precisai voltandomi verso di lui. Non aggiunsi altro, sapevo con
certezza che
avesse capito a cosa mi stessi riferendo. Era fantastico il modo in cui
riusciva
a cogliere ogni mia singola sillaba e comprendere tutto quanto senza
dover far
ulteriori domande … forse era l’unica persona che
mi era mancata più di tutti e
di cui sentivo più il bisogno nel periodo del mio infinito
girovagare. Durante
il resto del viaggio parlammo del più e del meno, lui mi
raccontò della
bellissima novità,ovvero del fatto che sarebbe diventato
papà, io gli dissi
della mia crescita artistica come ballerina grazie alle varie scuole in
cui mi
sono misurata. In tutta la conversazione non comparve mai quel nome,
perché
Lauri sapeva meglio di me quanto potesse far male solo sentire la sua
iniziale
e di sicuro non voleva rovinare in nessun modo il mio ritorno.
Arrivammo
al solito bar dove ci riunivamo gli anni passati.
Anche quest’ ultimo era rimasto intatto, una piccola
struttura in legno e a
destra, si poteva ammirare un grazioso parco ricco di conifere e aiuole
in
fiore e al centro si stendeva un grazioso laghetto, dove, in alcuni
periodi, si
potevano osservare meravigliosi cigni.
Entrammo
all’interno del locale e seduta ad un tavolo vi era
Paula. Non era cambiata, soliti capelli biondi, il volto abbastanza
rotondo con
degli zigomi leggermente pronunciati e due enormi occhi azzurri. Solo
una cosa
era cambiata … la pancia iniziava ad essere piuttosto
rotonda. Si alzò dalla
sedia, ma non le diedi il tempo e corsi ad abbracciarla.
-Non
affaticarti per nessun motivo al mondo-le dissi
facendola mettere di nuovo seduta –Lauri mi ha raccontato
della novità … non
puoi capire quanto possa essere felice per voi!!- mi congratulai
mettendomi
seduta vicino a lei.
-E
tu invece? Ti pare questo il modo di partire e poi
tornare?-mi rimproverò in maniera scherzosa –non
farlo mai più, è un ordine! Ah
un’altra cosa … che ne dici di mettere su un
po’ di carne? Hai fatto il digiuno
questi due anni?-domandò toccandomi le braccia. Sorrisi. Ero
felice … felice di
averli ritrovati ancora insieme, felice della splendida notizia e
soprattutto
mi ritenevo fortunata del fatto che, anche se lontano, li ho sempre
avuti
accanto, perché loro hanno sempre vegliato su di me, notte e
dì, in attesa del giorno
del mio ritorno.
Parlammo
per ore ed ore, senza prendere mai fiato... è
davvero incredibile cosa sono capaci di fare le donne quando non si
vedono da
un’infinità di tempo! La gente continuava ad
entrare ed uscire dal locale senza
che noi ce ne accorgessimo, perché la cosa più
importante in quel momento era
recuperare tutte quelle lacune che ci tenevano lontane. Ad un tratto si
aprì di
nuovo la porta. Di certo non mi sarei preoccupata, se non fosse per il
fatto
che Paula e Lauri sgranarono gli occhi ed irrigidirono improvvisamente.
Forse
avevo intuito cosa stesse succedendo e speravo con tutto il cuore che
non fosse
quello che stessi pensando, ma decisi ugualmente di voltarmi
… non avrei dovuto
farlo! Tutta quella felicità e spensieratezza che ero
riuscita ad ottenere
stando in loro compagnia svanì immediatamente non appena lo
vidi poggiare il
suo giaccone all’appendiabito. Un vortice di malinconia e
tristezza mi
travolse, smorzando ogni singolo sorriso che ero riuscita a produrre
queste
poche ore arrivata ad Helsinki. Nemmeno lui era cambiato, la sua
bellezza
eterea era rimasta intatta … mi faceva male ammetterlo, ma
era davvero la
creatura più perfetta che avessi mai incontrato. Il pallore
della sua pelle gli
conferiva un’aria regale e allo stesso tempo glaciale, un
viso a dir poco
meraviglioso e privo di barba lo rendeva ancor più
fanciullesco, i capelli
coperti da una semplicissima cuffia e due occhi di ghiaccio, contornati
da un
lieve rossore, scrutavano tutto il perimetro del locale. Mi voltai
velocemente
verso Lauri e Paula, cercai di nascondermi tra le braccia, non doveva
vedermi …
non volevo vederlo. Paula vide il terrore nei miei occhi, tanto che
anche lei
cercò di non farsi vedere, provando in tutti i modi a non
incontrare il suo
sguardo … ma tutto fu inutile, dato che nulla poteva
sfuggire a quegli occhi.
Fece un cenno a Lauri con la mano e avanzò verso il nostro
tavolo.
-Merda
… -sussurrò il mio amico. Tutto poteva accadere,
tranne questo. Mi sentivo in trappola, una preda allo stremo delle
proprie
forze che non riesce a sfuggire al proprio cacciatore e
quest’ultimo, invece di
porre fine alla vita del suo bottino, continua a torturarla e
martoriarla,
finché non è la preda stessa ad invocare la sua
morte.
-Beh
cos’è questa storia?-chiese il cacciatore al suo
amico
–è da almeno un’ora che provo a
chiamarvi ma sembra che entrambi non vogliate
proprio saperne oggi-concluse sorridendo, era evidente che stesse
scherzando.
-Ciao
Ville- lo salutò l’amico abbassando lo sguardo
–scusaci ma avevamo entrambi il silenzioso e quindi
… -cercò di inventare una
scusa, ma purtroppo non servì a nulla, dato che tutti
sapevamo quanto fosse
pessimo Lauri nell’inventarsi delle scuse plausibili.
-Sì
certo come no- rise Ville –volevate tenervi la nuova
conoscente tutta per voi, così da raccontarle quanto sia
perfido e meschino
Ville Valo- continuò sorridendo alle mie spalle. Il suo
sorriso era un qualcosa
di allucinante, riusciva a stregarti nel giro di un nano secondo e
mandarti
fuori strada a proprio piacimento. Mi sono sempre chiesta se fosse solo
un
essere umano o una sorta di creatura mistica. Non so cosa mi percosse
in quel
momento, un sentimento che mi risulta tuttora difficile da decifrare,
so solo
che mi alzai in piedi e,senza voltarmi, risposi alle sue battute.
-Non
devono raccontarmi nulla, so già tutto quello che devo
sapere- esclamai tremando come una foglia. Non so di preciso che faccia
fece
Ville, si limitò a poggiare una mano sulla spalla e voltarmi
verso di lui. Li
vidi di nuovo, quegli occhi di ghiaccio che per due anni mi avevano
tormentato
tutto il tempo, solo che ora erano talmente vicini, tanto che me li
sentivo
dentro fino nelle viscere. Ero completamente immobile, non riuscivo a
muovere
nessun muscolo o articolazione che sia, mi aveva paralizzato, ancora
una volta.
-Sei
… sei tornata- riuscì solo a dirmi penetrando
dentro il
mio corpo solo con il suo sguardo glaciale.
-Sai
… -iniziai a rispondere, non sapendo nemmeno cosa mi
facesse parlare in quel momento –dopotutto questa
è casa mia, quindi non
dovresti essere così sorpreso … - terminai il mio
discorso. Uscii dal locale di
fretta. Appena fuori, presi una sigaretta e l’accesi
velocemente, ne avevo
bisogno per scaricare tutta la tensione che mi si era accumulata in
corpo
durante la conversazione. Mentre portavo la sigaretta alla bocca, la
mia mano
tremava come percorsa da brividi di freddo, non riuscivo a
tranquillizzarmi, il
solo pensiero che in pochissimi istanti avrebbe varcato anche lui la
soglia per
venir a fumare, mi terrorizzava a tal punto da maledirmi per il fatto
che
ricordassi così bene ogni suo minimo gesto o abitudine.
Ed eccomi qui, in questo nuovo
ambiente, pronti a deliziarvi (almeno si spera) con la mia prima
storia. Tutto nasce da una notte insonne, in cui non riuscivo in nessun
modo a chiudere occhio, la mente partoriva scene nella mia testa che ho
deciso di imprimere, creando questa piccola "opera". Come si
può ben notare, dentro c'è incastrato il bel
finnico, Ville Valo, ormai mia ossessione personale e si può
dire che l'ispirazione nasce grazie a Funeral of Hearts. Potete anche
vedere che la protagonista sono io in persona, forse per egoismo, per
la svogliatura di inventare un personaggio feminile, o forse
perché la sento talmente nelle viscere da volerla vivere
appieno, sia da autore, sia da protagonista!
E' da molto tempo che
non scrivo più, quindi spero di non deludervi e che possa
piacervi!
Buona lettura!!
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