il caschetto

di talpy
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A quattro anni mio si parò davanti con un caschetto scompigliato e il grembiule sporco di terra, mi prese per mano e iniziammo a correre per il giardino dell’asilo.
A dieci mi consolò a san valentino dalla mia prima cotta naufragata.
A otto anni mi sorrise orgogliosa quando presi la prima rimproverata dalla maestra(anche se era colpa sua).
A dodici anni e mezzo mi buttò il lettore cd nella pattumiera perché ascoltavo la Pausini e mi regalò un cd di musica folck.
A sette anni mi diede la sua giacchetta perché aveva iniziato a piovere.
A quindici anni mi disse di non iniziare a fumare con una sigaretta tra indice e medio.
A quattordici anni mi disse che prima o poi mi sarebbero cresciute e che i reggiseno imbottiti erano stupidi.
A sei anni mi invitò a casa sua e mi presentò i suoi peluche.
A tredici anni cercò di farmi ascoltare il rock, il punk e di farmi dimenticare Meneguzzi.
A cinque anni spinse per terra un bambino che aveva detto che ero brutta.
A quattordici anni, col suo immancabile caschetto scompigliato, mi insegnò a comportarmi come volevo senza paura dei giudizi.
A tredici anni fu convocata dal preside perché non aveva accettato uno stupida dal prof.
A sei anni si rifiutò di colorare i vestiti dei maschi del suo disegno di azzurro e quelli delle femmine di rosa.
A quindici anni mi disse di non fumare una canna che avevo in mano, mentre sorridente dall’erba si sedeva per terra.
A quindici anni conobbe un nazista e gli insegnò ad accettare le diversità.
A tredici anni si presentò a scuola con una maglietta variopinta, larga e quando glielo chiesi, mi disse che no, non si vergognava.
A sedici anni un ragazzo le disse che era una stronza insensibile, lei gli disse di sì, lo stesso giorno vedendomi piangere mi abbracciò e mi disse che lei ci sarebbe sempre stata.
A quattordici anni, jeans sciallo e felpa larga, si presentò così alla festa del ragazzo più carino della classe, e lui se ne innamorò.
A otto anni sorrise mentre sua madre si risposava e su padre aveva un’altra figlia.
A undici anni si fece i capelli a treccine.
A sedici anni mi insegnò a voltare pagina, a ridere e a non piangere.
A nove anni mi disse che era triste mentre sorrideva.
A quattordici anni mi disse che era felice mentre piangeva.

Non la rimproverai per il fumo. Godetti della sua compagnia.
Mi sedetti con lei sull’erba, sul fango, corsi sotto la pioggia e sotto il sole, sorrisi e piansi.

Ora abbiamo trent’anni, lei è sposata.
Non si è fatta togliere i tatuaggi.
Si veste elegante e curata.

Si siede ancora sull’erba, ride sotto la pioggia, fuma qualche canna e cammina a piedi nudi per terra.
Ride e scherza, fa la stronza insensibile.
È dolce e passionale.
Ha un cane. Gioca con i suoi figli.
È ancora emotivamente instabile e pazza.
Ha ancora lo stesso sorriso impertinente e il caschetto scompigliato.




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