Sabaku No Bara (砂漠のバラ).

di Kao_chan
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-Prologo, 8 anni prima-

Scoccava la mezzanotte e nessuno si rendeva conto che Sakura ammazzava il tempo piangendo. 
Come la migliore delle contorsioniste si era rannicchiata sul suo letto, stringendo uno dei peluches che le facevano da cuscini e da scaccia-paura-del-buio.
Le gambe nude strette al petto, sudava leggermente per via del caldo, dietro la schiena coperta dalla sua leggera camicia da notte rosa pastello. 

Era una camicia vecchia e piccola, tanto che doveva esser appartenuta a sua madre quando aveva la sua età, e lei pensava probabilmente anche a sua nonna prima di lei. Ma adesso, l'abbigliamento era l'ultimo dei suoi problemi. 
Non riusciva a chiudere occhio, forse perché il giorno dopo non poteva far altro che ricordare sarebbe iniziato un nuovo anno scolastico. E Sakura, odiava la scuola da quando era nata, sebbene non la conoscesse ancora così bene, frequentandola solo da poco più... Di due anni.
Sbuffò un poco, strinse ancora il suo peluche. Aveva le fattezze di un orso della televisione, uno a cui piaceva solo dormire e crogiolarsi, ed essere carino tutto il tempo. Anche Sakura avrebbe voluto essere carina tutto il tempo, ma era difficile per lei. Doveva parlare, camminare, correre persino per non far ritardo il primo giorno di scuola. Doveva fare i compiti, poi doveva anche aiutare sua madre con le faccende domestiche e tante altre cose. Doveva vivere, per dirla brevemente.
Sospirò, rigirandosi tra le coperte. 
La sua guancia arrossata per via del caldo poggiava sul cuscino morbido e comodo, e seppure fosse rilassante non poteva proprio chiudere occhio. Era a suo agio, era a casa sua. Allora cosa c'era che non andava?
Sospirò un poco, dopo d'un tratto si tirò su seduta sulle sue gambe. Ancora teneva stretto il suo peluche, ma lo lasciò a dormire sul letto quando si alzò, e si diresse nel letto affianco, dove dormiva sua sorella. La osservò, il suo viso dolce immerso nel sonno, tra le affettuose braccia di Morfeo.
Tutto quello le strappò un sorriso, e subito si immerse anche lei tra le coperte di sua sorella, tra le sue braccia, molto più soffici per lei di quelle del sonno stesso. 
Sorrise di nuovo, chiudendo gli occhi. Poi, li riaprì di nuovo. 
Ancora non riusciva a dormire. Anzi, ora non riusciva neanche a rimanere con gli occhi chiusi. Voleva continuare ad osservare il viso di sua sorella che dormiva. Eppure, aveva sempre creduto che le piacesse guardare i suoi occhi, ma ora li teneva chiusi, eppure non osò disturbarla e fu felice così. Non chiuse occhio quella notte, neanche per un minuto. Ma le lacrime si asciugarono sul suo viso e, quando fu mattino, non era la testa a duolerle per il troppo piangere, ma le gote per aver troppo sorriso.  





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