Amo ancora le reazioni che sto ricevendo dai lettori di questa
fic.
È proprio una bella cosa che il mio lavoro vi piaccia ancora.
Ho parlato abbastanza, però. È ora di arrivare al
prossimo capitolo.
Capitolo 11
Durante tutta la notte ebbi i sogni più vividi che avessi
fatto da un po' di tempo a quella parte. Uno di questi era anche
più strano di quello in cui avevo seppellito il gatto.
In questo sogno, ero un cane. Esatto, un cane. E nemmeno uno grande.
Ero uno di quei piccoli terrier. Non ero solo, però.
All'inizio ero con Haruhi, che portava un vestito bianco e blu, con
delle pantofole rosse glitterate. Poi incontrammo Koizumi, che era uno
spaventapasseri, Nagato, che era una specie di donna di latta, e
Asahina-san, che era una leonessa codarda ma carina. Camminavamo lungo
questa strada dai mattoni gialli verso una strana città.
Lungo la strada, incontrammo l'Asahina-san più grande, che
era la strega buona del nord, Tsuruya-san, che era la malvagia strega
dell'ovest, Taniguchi e Kunikida, che erano più o meno degli
uomini-scimmia con le ali, e perfino il Presidente del Club
d'Informatica, che era l'uomo di sorveglianza dell'ingresso
città. Abbiamo perfino incontrato Il Mago, chiunque esso
dovesse essere. Sembrava una specie di testa gigante malvagia. Oh, e il
padre di Haruhi interpretava quel ruolo.
Sfortunatamente, prima che potessi scoprire la conclusione di quel
ridicolo sogno, iniziai a sentire un dolore tremendo sull'occhio
sinistro. Diventava man mano sempre peggio fino a che non fui costretto
ad alzarmi.
Scoprii presto che Haruhi, che aveva già indosso la divisa
scolastica. Stava punzecchiando il mio occhio sinistro, lo stesso che
era stato particolarmente maltrattato la sera precedente. Proprio
mentre stavo per urlare dal dolore, Haruhi mi piazzò la mano
sulla bocca per zittirmi. Poi si mise un dito davanti alle labbra per
enfatizzare il silenzio.
Le tolsi la mano dalla mia bocca e sibilai.
«Perché l'hai fatto?»
«Cosa? Stavo cercando di svegliarti,» disse Haruhi,
la sua voce un sussurro.
«Dovevi punzecchiarmi l'occhio?»
Haruhi scosse le spalle e si alzò. «Ha funzionato,
no? Sbrigati a prepararti.»
Sbadigliai profondamente prima di guardare l'orologio... Ehi, ma era
un'ora prima del l'orario in cui di solito ci svegliavamo. Qual era il
motivo?
Scesi infine dal letto e... sentii un'enorme dolore su tutto il corpo.
Le endorfine che viaggiavano per il mio corpo la sera prima erano ormai
sparite, e ora il mio corpo sentiva per intero il danno che aveva
ricevuto. Perfino il polso e il coccige mi facevano male, probabilmente
dal ripetuto impatto con il terreno. Facendo tutto ciò che
fosse possibile per attutire il dolore, mi mossi lentamente verso la
porta. Proprio appena uscito, mi vidi volare qualcosa contro la faccia.
Lo presi al volo istintivamente, e scoprii che era la mia uniforme
scolastica. Era pulita.
«Sembra che mia madre abbia finito di pulirli proprio ieri
sera,» disse Haruhi incamminandosi giù per le
scale. Appoggiai i vestiti sul letto e andai in bagno.
La prima che feci fu guardarmi allo specchio. E con una totale mancanza
di sorpresa, notai che avevo un fantastico occhio nero, quello
sinistro. Quello e l'occhio era completamente rosso per tutti i
capillari scoppiati. Anche la guancia destra era gonfia. Quando iniziai
a farmi la doccia, noitai che avevo diverse ferite anche sul petto. Una
cosa era certa. Chiunque mi avesse guardato avrebbe capito che ero
stato pestato. Accidenti, sarebbe stato fastidioso.
Dopo aver finito di farmi la doccia ed essermi vestito, raggiunsi
lentamente la cucina al piano di sotto. Haruhi aveva già
preparato la colazione, anche se era una di quelle da riscaldare al
microonde. Aveva anche preparato i nostri pranzi.
«Perché siamo così di fretta,
nell'uscire?»
Haruhi guardò storto. Non me, però. Guardava
storto qualunque cosa avesse voglia di guardare storto in quel momento.
«Perché non voglio vederlo, ecco
perché.»
Non mi ci volle molto per capire a chi si stava riferendo. Ad essere
onesti, nemmeno io volevo vederlo. Finimmo il più
velocemente possibile la colazione per poi uscire.
I marciapiedi erano deserti mentre andavamo verso la scuola. Credo che
non fosse una cosa strana, nessuno andrebbe a scuola così
presto il mattino. La camminata fu molto silenziosa. Haruhi non si
preuccupò di dirmi qualcosa, e continuò a
sembrare rinchiusa in uno stato di intontimento per tutto il tragitto.
Fu abbastanza imbarazzante, davvero.
Una volta arrivati alla scuola, scoprimmo che la porta non era ancora
aperta. Come conseguenza, dovettimo sederci fuori ad aspettare. Una
volta seduti, vidi Haruhi aprire la cartella. «Hai mai fatto
i compiti?»
«No.»
«Nemmeno io,» disse Haruhi. Immagino che nemmeno
questo fosse una sorpresa considerando come si sentiva la sera prima.
È raro per Haruhi rimandare qualcosa. «Dovremmo
farli ora. Non dovremmo metterci molto.»
Quindi Haruhi ed io decidemmo di fare i compiti mentre aspettavamo
l'apertura della scuola. Lo trovai abbastanza faticoso, dato che la
mano che usavo per scrivere era anche quella col polso che faceva un
male tremendo. Immagino che la buona notizia fu che fare i compiti con
Haruhi significava che li avrei risolti molto velocemente. Accidenti,
avrei voluto essere sveglio come lei.
Più o meno quando ebbimo finito, notammo le porte venire
aperte. Entrammo subito e ci dirigemmo immediatamente nella nostra
aula. Fummo i primi ad entrare, e devo ammettere che fu una sensazione
piuttosto strana. Haruhi si sedette subito al suo banco e
sotterrò la testa fra braccia, appoggiata sul banco.
Già, era in modalità malinconia. Accidenti, era
terribile. Davvero non potevo sopportarla quando faceva così.
Decisi di parlarle comunque, se non altro per passare il tempo e magari
distrarla dalla sua malinconia. «Quindi... come hai fatto a
convincere i tuoi genitori che eri nel Club di Letteratura?»
Haruhi sollevò di poco la testa per guardarmi. Fu silenziosa
per qualche secondo, come se stesse lottando per trovare la voglia di
parlare. «All'inizio fu difficile. Inizialmente, andai a
comprare qualche libro a caso per fingere di doverli leggere per il
club. Era abbastanza per i miei genitori all'inizio, ma mio padre poi
divenne sospettoso quando notò che alcune delle sue cose
erano sparite. Gli dissi che ne avevamo bisogno per il club, ma
iniziò a chiedere qualche prova. Iniziò davvero a
starmi col fiato sul collo fino a che non gli ho dato una copia del
giornale a cui abbiamo lavorato per salvare il Club di Letteratura di
Yuki.»
Già. Me lo ricordavo. Per evitare che il Club di Letteratura
venisse chiuso, facendosi perdere l'aula, il Presidente del Consiglio
Studentesco ci costrinse a scrivere un vero e proprio giornale. Anche
se fu abbastanza fastidioso scrivere quella stupida storia non
romantica che alla fine ero riuscito a buttare giù, pensai
che l'intera esperienza fu davvero interessante. Ovvio che
riuscì ad ingannare i genitori di Haruhi. Il giornale aveva
i nostri nomi sopra, quindi era facile pensare che fosse legittimo.
«Smisero di preoccuparsene dopo quello, fino a che non ti sei
trasferito da noi.» Sospirò profondamente e
sotterrò ancora di più la testa fra le sue
braccia. Continuava a parlare, ma la sua voce era come attutita.
«Non so perché debbano spingermi così
tanto all'unirmi ad un normale club, comunque. Non sono più
una bambina. Perché non posso avere la libertà di
fare quello che voglio del mio tempo libero? Quei due possono andarsene
a divertirsi ogni volta che vogliono. Mi fa impazzire. Non riesco a
sopportare ne uno ne l'altra...»
«Anche tua madre?» chiesi. «Ora che ci
penso, che c'è che non va con tua mamma? Intendo, riesco a
capire che non vai d'accordo con tuo padre, ma immaginavo che saresti
stata molto più vicina a lei.»
Haruhi si voltò verso la finestra prima di rispondere.
«Si mette sempre dalla sua parte. Non importa cosa succeda,
non è mai stata dalla mia parte. E qualche volta, le ho
confidato qualche segreto che volevo tenere solo fra me e lei, ma lei
andava a dirgli tutto quanto comunque. Non riuscivo a credere che
l'aveva fatto. Dopo quello, realizzai che non potevo riporre in lei la
mia fiducia. Avrebbe scelto sempre lui prima di me.»
«Capisco,» dissi scoprendo un altro pezzo del
Puzzle Suzumiya. Non avevo idea che il rapporto fra Haruhi e i suoi
genitori fosse così complicato. Avrei voluto dirle che mi ci
ritrovavo, ma sarebbe stata una bugia. Non ho mai avuto questo tipo di
problemi con i miei genitori. C'era una parte di me che desiderava di
poter fare qualcosa, ma l'altra parte disse subito che potevo fare ben
poco. Alla fine sarebbe stato a questi tre il compito di mettere a
posto le cose tra di loro. Speravo solo che sarebbe accaduto prima
della distruzione totale dell'universo.
Haruhi si rialzò dal banco e prese un pezzo di carta dalla
sua cartella assieme ad un marker. «Meglio occuparsi di
questo, adesso.» Ci scrisse velocemente qualcosa. Una volta
finito, lo appoggiò sul banco per farmelo vedere. C'era
scritto:
"Attenzione membri della Brigata: Tutte le attività della
Brigata sono sospese fino a nuovo avviso."
Fisso il foglio piena di dolore per un minuto. Chiuse con forza gli
occhi per evitare di far uscire quelle che sembravano essere lacrime.
«Devo attaccarlo alla porta dell'aula del club durante il
pranzo.» Poi mise con cura il foglio di carta nel sottobanco
e sotterrò di nuovo la testa fra le sue braccia.
Dopo, i nostri compagni iniziarono ad entrare, e ci volle poco prima
che tutti iniziarono a notare la mia condizione. Mi lamentavo
silenziosamente dall'esasperazione ogni volta che qualcuno entrava e
notava l'occhio nero e la guancia gonfia che avevo. Dopo un po', cercai
di nascondere l'occhio con la mano, ma ormai era troppo tardi. Quelli
che mi avevano già visto prima raccontarono velocemente il
tutto agli altri. Quando arrivarono Taniguchi e Kunikida, avevo ormai
rinunciato all'idea di nascondere l'occhio e avevo accettato il mio
destino. Le dicerie sarebbero volate per la scuola. Probabilmente
qualcuno avrebbe pensato che mi fossi picchiato con qualcuno. Non era
una lotta, dannazione! Sarebbe statstata una lotta solo se avessi
provato a difendermi.
Dopo aver messo giù le loro cartelle, Taniguchi e Kunikida
vennero a parlarmi.
«Che diamine ti è successo?» chiese
Kunikida.
«Sembra che tu abbia combattuto contro un camion,»
disse Taniguchi.
Girai gli occhi verso la finestra, cercando di rendere ovvio il fatto
che volevo essere lasciato in pace. «Ne parleremo
dopo.»
Mi lasciarono in pace e le lezioni iniziarono poco dopo. Ogni
insegnante che entrava si fermava brevemente ogni volta che mi
vedevano. Sì, era un occhio nero! E allora? Per favore,
smettetela di fissarlo! È così fastidioso!
Arrivata l'ora di pranzo, Haruhi lasciò silenziosamente la
stanza in un modo che mancava della più minima
quantità di energia. Si assicurò di portarsi
dietro il foglietto di carta su cui prima aveva scritto il messaggio.
Questo ovviamente significava che dovetti sedermi con gli altri due
mentre mangiavo il pranzo. Anche il polso mi stava dando dei problemi,
quindi mangiare fu faticoso.
«Quindi, dicci che è successo,» disse
Taniguchi senza perdere tempo. «Con chi è che hai
lottato?»
«Non era una lotta. È più accurato dire
che sono stato attaccato.»
«Chi è che ti attaccherebbe?» chiese
Kunikida.
Risposi con una certa riluttanza. «Il padre di
Haruhi...»
«Ahia!» urlò Taniguchi facendosi
piccolo. «Che è successo, ti ha beccato mentre ti
baciavi con Suzumiya-san?»
«No!» alzai la voce nella totale esasperazione.
Dannazione se era odioso quel tipo. «È venuto
fuori che Haruhi non ha mai detto ai suoi della Brigata SOS, e loro
l'hanno scoperto. È stata messa in punizione e non
può più andare al club, e nel cercarei convincere
suo padre a lasciarla andare, mi ha pestato.»
«Cavoli, sembra un tipo orribile,» disse Kunikida.
«Ho notato che lei era davvero giù,
oggi.»
«Già...» dissi guardando il mio pranzo.
Notai che era stato ricavato dalla cena della sera prima. Sapendo che i
Suzumiya non lasciano mai qualcosa di avanzato dai loro pasti, iniziai
a sospettare che Haruhi non avesse mai mangiato la sua cena la sera
prima e che avesse usato quello che c'era nel piatto per farci il
nostro pranzo. Scossi mentalmente le spalle e mangiai comunque. Anche
se era cibo avanzato, aveva un ottimo sapore.
La scuola era finita, e per la sola seconda volta da quando il club
esisteva, mi ritrovai a camminare verso casa alla fine delle lezioni
anziché andare al club. Mi ricordai di come era
così strano camminare con così tante altre
persone anch'esse dirette verso casa. Immaginai che fosse strano anche
per Haruhi. Rimase in silenzio per tutto il tempo, però,
quindi non ero davvero sicuro di quello che le stava passando per la
testa. Il suono delle chiacchere degli studenti intorno a noi e delle
macchine che passavano per strada fu tutto ciò che sentii
durante il tragitto verso casa.
Non potei non notare che anche se stavamo scendendo una collina la
camminata di Haruhi era decisamente più lenta del suo
solito. E più ci avvicinavamo a casa sua, più si
faceva lenta. Quando fummo arrivati alla strada dove si trovava casa
sua, il suo passo era praticamente trascinato. Realizzai a quel punto
che Haruhi stava semplicemente cercando di rimandare il ritorno a casa,
probabilmente perché non voleva incontrare suo padre.
Cercai di assicurarla meglio che potei. «Magari se siamo
fortunati, non incontreremo tuo padre una volta tornati.»
Sentii Haruhi sospirare profondamente mentre aumentava il passo, anche
se solo di poco, magari per chiudere velocemente la faccenda.
Sfortunatamente, il momento in cui aprimmo la porta, Oruki era
dall'altra parte. Meraviglioso... notai che Haruhi portò lo
sguardo sul terreno, nemmeno preoccupandosi di guardare suo padre in
faccia.
«Fermi qui,» disse con la mano alzata.
«Io e tua madre abbiamo discusso su cosa dovremmo fare
riguardo il tuo club, e abbiamo deciso questo.» Notai
Naru-san raggiungerci da dietro di lui, dandoci un piccolo sorriso
prima che suo marito continuasse. «La verità dei
fatti è che ci hai mentito. Questo non può
passare impunito. Di conseguenza, sei in punizione per il resto della
settimana. Devi tornare immediatamente da scuola e andare direttamente
nella tua stanza. Però, il Sabato...»
Ci colpì come con una bomba.
«...terrai qui una delle riunioni del club.»
Gli occhi miei e di Haruhi si spalancarono non appena lo sentimmo.
Aspetta, voleva che tenessimo una riunione del club... qui? A casa di
Haruhi?
Oruki incrociò le braccia e fece un sorrisetto.
«Io e tua madre vogliamo vedere questo club con i nostri
occhi. Dopotutto, Kyon-kun stesso ha detto che voi ragazzi avete il
compito di risolvere misteri per gli altri, no? Voglio vedervi in
azione. Voglio vedere questa... come avevate detto che si chiamava, il
club?»
«La Brigata SOS,» risposi.
Oruki si fermò per un secondo nel rammentare il nome.
«O... ok... Se questa... Brigata SOS è tutto
quello che ci avete detto essere, allora puoi continare ad andarci.
Altrimenti, non ci andrai mai più.»
Haruhi ed io ci guardammo a vicenda nel sentirlo. Non ero sicuro di
come si sentisse, ma io provavo una mistura composta dal sentirsi
sollevati e dall'essere nervosi. Dopotutto, anche se questa era
un'occasione per salvare il club, la maggior parte di quello che avevo
detto era alla buona una grossa tiratura. La maggior parte del tempo ci
limitavamo a passare la giornata.
«A voi va bene? Non dovrebbe essere un problema dopotutto. Mi
stavi dicendo la verità ieri, veeerooo?»
«S... sì,» dissi. «Sembra...
sembra una grande idea.»
Haruhi non rispose. Magari non sapeva che dire. Sicuramente era stata
presa sottogamba dall'idea.
«Ottimo!» disse Oruki indicando le scale con il
pollice. «In questo caso, è ora che andiate di
sopra. Vi chiameremo all'ora di cena.»
Haruhi ed io ci dirigemmo verso le scale, ma una mano mi
afferrò prima che potessi proseguire. La mano di Oruki, in
effetti.
«Dove credi di andare? Tu hai del lavoro da fare.»
Mi prendevi in giro? Dopo tutto quelli che mi avevi fatto la sera
prima, volevi ancora costringermi a lavorare? Mi ero sbagliato. Eri
davvero una persona malvagia.
«Smettila di lamentarti! Non sarà così
dura!»
Non era quello il punto. Eri stato fortunato che non avessi chiamato la
polizia per una cosa come quella.
«Senti, tutto quello che voglio che tu faccia è
dare una lavata ai tappeti. Mi sono anche preso la libertà
di spostare i mobili e preparare la macchina per lavare i tappeti. Il
resto è semplice.»
Quando andai nel soggiorno, notai che aveva effettivamente spostato i
mobili. L'unica cosa rimasta nella stanza era la macchina. Dopo che
Oruki mi ebbe mostrato come si usava, iniziai ad usarla. Ovviamente
Oruki mi rimase col fiato sul collo per tutto il tempo, continuando a
sgridarmi per l'andare troppo veloce o per aver mancato un punto.
Quello che doveva essere un semplice lavoro fu reso molto
più lungo per colpa sua. Alla fine, riuscii a finirla e
iniziai ad aspettare che il tappeto si asciugasse. Mentre aspettavo,
Oruki decise di dirmi qualcosa.
«Senti... riguardo ieri sera. So di avere
esagerato.»
Oh, lo pensi davvero? Sai, fino a che non l'avevi detto io proprio non
lo pensavo.
«Ero così arrabbiato per essermi fatto mentire,
non solo da te, ma anche da mia figlia.»
E quindi questo giustificava il tuo assalto?
«Ma ora capisco che l'hai fatto per proteggere mia figlia e
il tuo club.»
Be'. L'avevo fatto principalmente per proteggere il club... e magari
anche Haruhi per estensione. Aspetta, mi importava davvero
così tanto quel club? Credo... credo di sì.
«Ovviamente se questo club non fosse stato così
importante per te, non ti saresti permesso di prendere tutte quelle
botte. Ecco perché vi sto permettendo di riscattarvi. In
ogni caso, dovremmo considerarci pari. Tu mi hai mentito, io ti ho
picchiato. E quello mette le cose a pari.»
Cosa? Su quale pianeta quello mette in pari le cose? Non c'è
modo che quello che io avessi fatto sia sullo stesso piano di
ciò che avevi fatto tu. Non ci va nemmeno vicino...
«Credo che sia meglio se dimentichiamo che l'intera cosa sia
successa.»
Ero d'accordo. Mi sarebbe piaciuto tanto dimenticare tutto. C'era un
problema, però. Vedi, il mio corpo non dimentica
così facilmente. In effetti, proprio in quel momento mi
stava mandando dolorosi ricordi di ciò che era successo la
sera prima. Quindi fino a che non la smetteva di ricordarmelo, potevi
scommetterci che non mi sarei dimenticato nulla, Capitan Cavernicolo!
Alla fine, realizzai che era la cosa più vicina ad una scusa
che Oruki avrebbe mai potuto dire. Dopo che ebbe finito con il suo
imbarazzante discorso, andai in cucina per prendere qualcosa da bere.
Lì, trovai Naru-san che preparava la cena. Stava pelando le
patate. Proprio mentre stavo per aprire il frigorifero, mi
parlò.
«Che ne pensi dell'idea di farvi riunire il club qui?
È una mia idea.»
Sbattei le palpebre con sorpresa prendendo una soda.
«Davvero?»
Annuì con fervore. «Ho pensato che l'idea del tuo
club sembrava così divertente che volevo vederlo io stessa.
L'idea di un club che risolve misteri.» Saltellava sempre
più eccitata. «Oh, mi sarebbe piaciuto avere un
club del genere quando andavo a scuola io! Sono così gelosa!
E amo il nome del vostro club! Brigata SOS! Yay!»
Ti piaceva davvero, non è così? Tu e tua figlia
sareste state le uniche persone dell'universo a cui piaceva quel nome.
«Penso che farò una bandiera e delle decorazioni!
Magari possiamo fare una bella festa e divertirci un sacco! Cosa pensi
che dovrei scrivere, sulla bandiera?»
Ingoiai a fatica la saliva, cercando di pensare cosa avrei dovuto dire.
«Uh... credo che una bandiera sarebbe fin troppo.»
Naru-san fece una smorfia carinissima sentendomi. «Aw... va
bene...» E poi tornò a pelare la patata che aveva
lsciato giù prima. «È solo che... ho
pensato che era il minimo che potessi fare...»
«Che intendi dire?»
Si voltò verso di me con lo sguardò ancora
più incurvato. «È stata colpa mia se
è successo tutto quel trambusto, ieri!» Dopo aver
sospirato profondamente, continuò. «Mi ero
preoccupata quando mi avevi detto che c'è una sola persona
nel tuo club che legge veramente, quindi l'ho detto ad Oruki.»
Tutto tornava. Haruhi aveva ragione. Diceva tutto a suo marito.
«E per colpa di questo, Oruki è andato a cercare
nella tua stanza e ha scoperto quella roba, e tutto è andato
sempre peggio dopo quello. Oh, sono proprio una persona
terribile!»
Le sorrisi rassicurandola. «Non c'è
possibilità che lei avesse saputo ciò che sarebbe
accaduto. Lei era solo un genitore preoccupato.»
Naru-san sembrava quasi in lacrime a questo punto.
«Probabilmente mia figlia mi odia adesso.»
«No, non è vero.»
«Sì, invece. Non mi parla più, ormai.
Deve sicuramente odiarmi.»
Nella mia testa, sospirai profondamente dall'esasperazione. Qualche
volta, parlare con Naru-san era come parlare ad un bambino. Era fin
troppo innocente per la sua età. Era carina, lo ammetto, ma
mi faceva contnuamente pensare a quante viti non erano state avvitate
bene nella sua testa. Ciononostante, ricordai del discorso di Haruhi di
quella mattina e sfruttai le mie conoscenze per aiutare.
«Senta, non dico di sapere tutto quello che passa per la
testa di sua figlia. Ma... non lo so... certe volte penso che anche lei
abbia bisogno di un modello da seguire. Qualcuno... con cui parlare
quando è confusa... di cose "da ragazze"...»
Naru-san sbatté le palpebre. «Uh?»
Non poteva essere così dura di comprendonio. Seriamente.
Adesso capivo da chi dei due Haruhi aveva preso l'intelligenza.
«Ha bisogno di sapere che quando le parla, lei non
andrà a dire tutto a suo marito.»
«Oh...» disse annuendo. «Hai ragione. Non
dovrei farlo, ma è difficile per me. Ho questo vizio del
voler dire alle persone ciò che mi passa per la testa, ed
è davvero difficile per me tenermi. Ogni volta che ho un
segreto, per me è impossibile tenerlo per me. Non
c'è da stupirsi se Haru-chan mi odia.» Riuscivo a
vedere le lacrime iniziare a raggrupparsi sui suoi occhi mentre
iniziava a tirarsi leggermente una ciocca di capelli.
Ancora una volta cercai di calmarla. «Senta, magari potrebbe
scriverle, invece, oppure trovarsi qualcosa con cui tenersi occupata
quando sente il bisogno di rivelare un segreto. O magari lo
può dire a me, invece. Io sono bravo a tenere i
segreti.» Maledizione, ne stavo tenendo alcuni piuttosto
grandi, da un anno a questa parte. Va bene, tecnicamente ho detto ad
Haruhi la verità sugli altri membri della Brigata SOS un po'
di tempo fa, ma non mi aveva creduto, e non cercai mai di provarle che
invece avevo ragione.
Naru-san sospirò profondamente prima di mostrare un grande
sorriso. «Grazie, Kyon-kun! Sei il migliore!» Poi
mi diede un grande abbraccio. All'inizio ero preoccupato che suo
marito, che era nell'altra stanza, potesse beccarci, ma quando sentii
il dolore causato dal suo premere sopra alle mie ferite, le mie
preoccupazioni cambiarono.
«Uh... Naru-san... mi sta facendo male...»
Naru-san si fermò per un secondo, forse per la confusione,
per poi capire cosa stava succedendo. «Oh, mi
dispiace.» Mi lasciò andare e fece un sorriso
imbarazzato. «Spero di non averti fatto male.»
Cercai di comportarmi come se non fosse un problema. «Sto
bene. Ci vediamo, Naru-san.»
Aspetta, farmi dire da lei i segreti di Haruhi era una buona idea?
Magari dovevo chiederle di non farlo... ma ripensandoci, imparare
qualcosina non sarebbe stato... ah, magari non mi avrebbe raccontato
nulla.
Dopo aver lasciato la cucina, vidi Oruki affaticarsi nel tentativo di
riportare il divano nel soggiorno. Per quanto sapevo che fosse forte,
era sorprendente che perfino lui facesse fatica a riportarlo dentro.
«Tutto a posto?» chiesi.
«Sto bene,» disse appoggiandosi sul divano.
«Non è nulla, me la posso cavare. L'ho tirato
fuori, posso riportarlo dentro.»
Magari ero pazzo, ma vederlo affaticarsi tanto con quel divano mi fece
dispiacere per lui. Davvero non avrei dovuto dispiacermi per lui.
Meritava di soffrire, dopotutto. Eppure, qualcosa dentro di me mi
diceva che dovevo aiutarlo, anche se mi sentivo male. Magari volevo
avercelo in simpatia, o qualcosa del genere.
«Mi lasci dare una mano.»
«Scordatelo!» urlò Oruki nel momento in
cui mi proposi. Dopo poco lasciò andare il divano per
recuperare il fiato. «Non sono tanto vecchio da avere bisogno
d'aiuto con ogni piccola cosuccia.»
C'è una bella differenza tra ogni piccola cosuccia e
l'alzare un divano.
«E poi, non sei ancora dolorante da ieri sera?»
«Vivrò.»
Ghignò sentendomi. «HO capito. Cerchi di sembrare
duro, vero?»
No, affatto! Eri pompato con dosi di testosterone talmente assurde che
non riuscivi a capire quando qualcuno cercava di essere semplicemente
gentile? Mi arrendo...
«Va bene, vieni ad aiutarmi. Tanto, cercavo di riuscire a
finire prima che la partita di stasera iniziasse.»
In due spostammo il divano e il resto dei mobili di nuovo dentro al
soggiorno. Ancora una volta dovetti cercare di ignorare il dolore al
polso, che mi stava quasi facendo pensare che era slogato, o qualcosa
di simile. Ciò che peggiorò le cose fu che Oruki
sembrava stesse cercando di approfittare dello spostamento in corso per
trovare una nuova sistemazione dei mobili.
«Ero stanco della vecchia disposizione comunque.»
Non potevamo finirla e basta? Chi se ne fregava della disposizione dei
mobili del tuo soggiorno? Se non fossi più furbo, avrei
pensato che ti stessi approfittando della mia gentilezza.
Ci volle una mezz'ora per finire... e il soggiorno era quasi identico a
prima. Dannazione, iniziavo davvero ad odiare quel tipo.
Tornai nella mia stanza prima di scoprire altri motivi per assassinare
brutalmente Oruki (non che avrei potuto farlo se l'avessi voluto).
Avevo inziato a tirare fuori i compiti quando squillò il mio
cellulare. Quando lo guardai, scoprii che era Koizumi.
«Che succede?» chiesi.
«Abbiamo finalmente finito di eliminare lo spazio
chiuso,» disse Koizumi, che era riuscito a stento a
nascondere la sua ovvia stanchezza. «Ho chiamato
perché mi sarebbe piaciuto un aggiornamento riguardo
ciò che succede dalla tua parte.»
Ci era voluto così tanto per eliminarlo? Quanto eravamo
vicini alla fine del mondo?
«Haruhi è in punizione fino a Sabato. E quel
giorno dovremo tenere qua una riunione della Brigata.»
«Capisco,» disse Koizumi ponderando
sull'aggiornamento. «Ho già contattato Nagato-san
e Asahina-san. Vogliono che ci incontriamo il più presto
possibile per discutere degli eventi recenti. E ovviamente vorremmo che
tu fossi lì con noi.»
Questo era ovvio, no? Oppure voi tre tenevate delle riunioni segrete
alle mie spalle quando non guardavo.
«Quanto presto ci puoi incontrare?»
«Non credo di poterlo fare stasera senza fare insospettire
Haruhi o i suoi genitori. Dovrei potervi incontrare domani dopo la
scuola.»
«Bene. Credo che sarà meglio se ci incontrassimo
al solito caffè dove ci incontriamo di solito. Abbiamo molto
di cui discutere. Le cose si sono fatte molto... incerte. Dobbiamo
prepararci al peggio.»
«A me va bene,» dissi preparandomi ad attaccare il
telefono. «Ci vediamo domani, allora.»
Quindi riagganciai, sospirando per la mia fatica mentale.
Perché le cose non potevano essere più semplici,
almeno per una settimana? Comunque, non avrei voluto essere Haruhi, in
quel momento. Conoscendola, rimanere rinchiusa nella sua stanza
conterebbe come tortura per lei, anche se aveva un computer.
Fui preso alla sprovvista da un colpetto sulla finestra. Finestra?
Aspetta, quello poteva essere solo...
Ovviamente, appena aprii la finestra, la testa di Haruhi poteva essere
vista spuntare dal lato del tetto. Sapevo che non poteva rimanere
seduta nella sua stanza. E dovevo ammettere che vederla sottosopra con
i capelli che cadevano verso il terreno era abbastanza divertente.
«Vorrei parlarti di Sabato,» disse.
«Va bene, che hai in mente?»
Haruhi mostrò un'espressione preoccupata. «So che
questo incontro potrebbe essere un ottimo modo per riuscire a
convincere i miei genitori a lasciarmi in pace per quanto riguarda il
club, ma che cosa faremo? Per tutto l'anno che abbiamo tenuto il club
abbiamo avuto solo due clienti. Quali sono le possibilità
che ne arriverà un altro entro Sabato?
Aveva ragione. Ci sono state solo due persone che erano venute da noi
durante tutto l'arco d'esistenza della Brigata. La prima fu Emiri
Kimidori, che però era in realtà era un'altra
interfaccia umanoide come Nagato. Ci chiese di cercare il Presidente
del Club d'Informatica quando venne "catturato" da una specie di
cavalletta... E poi c'era Sakanaka-san, che ci chiese di invesigare
quello strano posto di cui tutti i cani del vicinato avevano paura. E
poi, lei e qualcun altro furono attaccati da forme di vita composte da
dati, rendendoli ammalati e letargici. Grazie all'aiuto di Nagato,
però, riuscimmo a rimuovere le forme di vita di
dati e piazzarli sul mio gatto... aspetta, Shamisen aveva ancora quei
cosi addosso, non è vero? Speravo che non gli sarebbe
successo nulla, senza di me.
Guardai Haruhi e cercai di farmi venire qualche idea. «Magari
possiamo consegnare di nuovo volantini. Chi lo sa, magari saremo
fortunati e qualcuno arriverà.»
Haruhi non sembro farsi piacere l'idea. «Non c'è
modo che io trovi il tempo di farlo. Devo tornare direttamente a casa
per il resto della settimana, ricordi? E anche se l'avessimo fatto,
quali sono le possibilità che funzioni? La prima volta non
ha funzionato...»
Era raro vedere Haruhi così pessimistica. Diventava sempre
così, quand'era depressa, però. Desiderai di
poterla rassicurare in qualche modo.
«Be', pensa a qualcosa, Haruhi. Abbiamo ancora tre giorni.
Magari qualcosa succederà.»
Haruhi annuì quando glielo dissi, ma con un'espressione
ancora scoraggiata. Gli occhi le si spalancarono all'improvviso e
sparì dalla mia vista. Sentii quindi bussare alla mia porta.
Poi Naru-san la aprii e mise la testa nella stanza.
«La cena è pronta, Kyon-kun.»
«Va bene, grazie, Naru-san.» Sentii Haruhi
tornarsene velocemente nella sua stanza mentre parlavo con Naru-san.
Accidenti, doveva avere un udito acutissimo.
La cena fu una semplice zuppa cucinata da Naru-san. Era la serata
americana, ma pensai che quel tipo di zuppa si potesse trovare quasi
ovunque. Non che mi stessi lamentando, era deliziosa come al solito, ma
forse quella sera Naru-san non si sentiva creativa come al solito.
Il resto della nottata, e della mattinata a scuola del giorno dopo,
furono privi di eventi. Finite le lezioni, spiegai ad Haruhi che avrei
incontrato il resto della Brigata per spiegare ciò che era
successo e quali erano i nostri piani per Sabato. Sembrava non
importarsene troppo, con la sua malinconia in piena azione. Dopo
esserci separati, mi diressi verso il caffè, dove ero sicuro
che gli altri mi stessero già aspettando.
Potevo solo immaginare quale sarebbe stata la loro idea...
E così i genitori di Haruhi incontreranno la
brigata!
Chissà cosa succederà quando si incontreranno!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. ^^
N D T
No, il capitolo non mi è piaciuto. Ma andiamo, come fa Kyon
ad avere tanto riguardo per Naru-san? E come fa ad avere empatia per
Oruki?
Ehm, scusatemi per lo sfogo... A quanto pare Kyon è una
persona migliore di me, sempre a cercare di andare d'accordo con le
persone nonostante tutto...
Chiedo venia, come da programma, ormai, per il ritardo. A questo
proposito, non prometto più una scadenza per il prossimo
capitolo, dato il forte rischio di non rispettarla... Davvero, mi duole
non essere capace di mantere il ritmo e le promesse...
Ah, questa volta non ho incluso i riferimenti. Questo perché
sono soltanto due. Il primo è il Misterique Sign (di cui ho
già specificato la provenienza in un capitolo precedente).
Il secondo, invece, non so dove viene trattato. Sicuramente non
nell'anime, e non nei primi quindici volumi del manga. Potrebbe essere
nel sedici, ma purtroppo non ho ancora avuto il tempo di leggerlo...
scusatemi! Ovviamente, non so nemmeno dirvi qual è il
romanzo.
Oh, un ultimo appunto. Ho deciso di rimettere i commenti dell'autore in
grassetto. Non l'ho mai fatto prima, ma la fic originale faceva
così... Avrei dovuto farlo prima.
Ci vediamo al prossimo capitolo!
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