[Venezia non è mai stata così bella]
Tourists
1.
Tristezza made in America
- Buon
giorno, Shikamaru -
- ‘ngiorno -
Shikamaru ricambiò pigramente il saluto al compagno di
lavoro, sbadigliò, e si grattò il sedere,
cercando in ogni modo di muoversi e distrarsi per non addormentarsi di
colpo.
Il sole intanto sorgeva lentamente, illuminando magicamente Piazza San
Marco, riempita a quell’ora solamente da spazzini e da un
paio di turisti mattinieri.
Shikamaru sbadigliò di nuovo, attraccò la gondola
e strinse la corda al palo con mani sicure: fin da piccolo aveva
accompagnato il padre e il nonno, entrambi esperti
gondolieri, e quel lavoro non aveva segreti per lui, anche se
aveva deciso di continuare quella tradizione di famiglia più
per la pigrizia di cercarsi un altro lavoro.
Il compagno di lavoro, un ragazzo paffuto e gentile anche lui figlio di
un gondoliere, balzò fuori dalla sua gondola, vicino a
quella di Shikamaru, e aspettò che l’amico fece lo
stesso.
Poi si diressero insieme al bar più vicino, a bere come
d’abitudine un buon caffè.
- Allora, che hai fatto ieri sera? -
- Bah, a casa da solo. Temari pensa che io sia il suo ragazzo, e quando
le ho fatto notare che non era proprio così mi ha
mandato… a un paese ben lontano da qui. Che ragazza seccante
-
- Bè, ha ragione… insomma, non per venirti
contro, ma passi da lei più notti la settimana e…
-
- …e questo non vuol dire niente. Choji, sai quanto voglia
bene a Temari, ma le donna sanno essere terribilmente scoccianti: dagli
un dito, e ti divorano tutto il braccio. Prima, ovviamente, mettono una
bella fedina a quel dito, e così non puoi più
tornare indietro -
- Non te l’ho mai detto, Shika, ma credo che tu abbia una
visione distorta del mondo femminile -
Choji Akimichi rise, scuotendo la testa.
- L’avresti anche, se avessi avuto una madre come la mia. Una
vera strega -
borbottò
cupo Shikamaru.
Uscirono dal bar e si diressero nuovamente alle loro postazione.
Finalmente qualche altro turista metteva fuori il naso dai comodi
alberghi o dagli economici bed
& breakfast, ammirando entusiasti le
caratteristiche gondole.
Nel corso della giornata Shikamaru portò un gruppo di cinesi
petulanti, tre grasse signore con false pietre agli anelli e una
famiglia spagnola, di cui l’avvenente e mora figlia ci
provò spudoratamente con lui.
Peccato che
avrà avuto sì e no tredici anni.
Shikamaru fece pressione, affondando il remo nell’acqua alta,
e abbassando la testa per non colpire un basso ponticello bianco.
- Ehi! Ehi! -
Il ragazzo si girò svogliatamente, e notò una
bionda agitare un braccio.
Si
avvicinò alla riva, e vide dietro la bionda altri due
ragazzi.
- Quanto costare? -
Domandò la bionda, indicando la gondola.
Americani,
pensò subito Shikamaru. L’accento era
così marcato che per un attimo arricciò il naso,
ma poi rispose con la sua voce più profonda:
- Quaranta - e tirò su quattro dita della mano destra - a
persona - e gli segnò tutti e tre.
La bionda sorrise, si girò dagli amici e parlò
fitto fitto.
Erano evidentemente americani:
la ragazza bionda aveva una svolazzante maglietta fluorescente, shorts
colorati e orribili scarpe da ginnastica chiuse con il classico fiocco,
che si sarebbe guadagnate un’occhiataccia da qualsiasi
modaiolo italiano.
Ma nel complesso era una bellissima ragazza, con pelle chiara, capelli
biondo platino stretti in una coda alta, un sorriso dolce e occhi color
rugiada.
Vicino a lei, un’altra ragazza dagli sfavillanti occhi verdi
tirava fuori un portafoglio, mentre una ciocca di capelli le cascava
sul viso. Shikamaru guardò meglio: sì, i capelli
erano proprio rosa.
L’unico ragazzo del gruppetto avevo uno sguardo cupo e
misterioso, ribelli capelli corvini e jeans a vita alta vissuti.
Tutti e tre erano armati di macchine fotografiche appese al collo, che
dondolarono sul petto mentre saliva sulla gondola. Shikamaru
intascò i soldi e prese a remare.
- Noi americani - la ragazza bionda si girò da Shikamaru,
con evidente voglia di parlare, e un giocoso ciuffo scappato dalla coda
alta oscurò una parte del suo viso - noi in vacanza! -
Shikamaru annuì, poco convinto, e continuò a
navigare.
- Lei my best friend -
la bionda abbracciò la ragazza dai capelli rosa, che sorrise
imbarazzata - e lui, my
boyfriend! - trillò, indicando il ragazzo;
questo fece un sorriso che non si allargò ai bei occhi scuri.
- Tu come chiamare? -
La bionda si girò completamente verso Shikamaru, mentre gli
altri due osservavano i palazzi.
- Shikamaru -
- Io Ino! -
Shikamaru sospirò: che nomi strambi che avevano. Ino. Cosa stava a
significare?
Meglio il suo nome,
tipico italiano: Shikamaru. Non era favoloso?
Ma qualcosa turbò i suoi pensieri. Mentre la bionda
continuava a ciarlare in un italiano strascicato, i due amici si
rivolsero un’occhiata ambigua dietro di lei.
Il moro allungò una mano, che si insinuò sotto il
vestitino estivo della rosata: questa arrossì, e guardava
preoccupata l’amica.
Il ragazzo si avvicinò le rubò poi un bacio
appassionato, al quale la rosata non si tirò indietro, ed
erano ancora avvinghiati quando Ino finì di parlare a
Shikamaru e stava per girarsi.
- NO! -
Ino aggrottò le sopracciglia, rivolgendosi nuovamente a
Shikamaru.
- No? Cosa? -
Il castano non sapeva perché avesse urlato in quel modo:
d’un tratto si era accorto che non voleva far soffrire la
bionda.
- No, mi sono dimenticato di farvi vedere il Ca’ d’Oro.
Scusate -
Mormorò, con la prima scusa che gli venne in mente. I
realtà ci erano appena passati, ma fece un bel giro
dell’oca e riuscì a cavarsela.
- Grazie! -
Biascicò Ino, salutando con la mano. I due amici
l’affiancavano con espressione innocente.
- Buona vacanza -
Shikamaru si allontanò, passandosi una mano sul volto.
Ecco un altro
aneddoto da raccontare a Choji quella sera.
Un aneddoto
terribilmente triste.
*
Shikamaru guardò il tramonto, e non vide altro che una pozza
di sangue immersa a metà nella laguna.
Due sere prima, quando aveva raccontato a Choji
dell’avventura con i tre ragazzi americani, si era accorto
della propria voce tremolante: che gli prendeva?
Quella vicenda lo
aveva particolarmente scosso, perché significava che non ci
si poteva proprio fidare di nessuno.
Avanzò stanco verso casa sua, ansioso di attraccare e andare
a mangiare, ma una figura seduta attirò la sua attenzione:
dietro di lei, i turisti ansiosi di qualche buona tavola calda
camminavano veloci senza considerarla, e questo la rendeva in qualche
modo staccata di questo mondo, unica presenza distinguibile in
quell'ammasso colorato di persone frenetiche.
Si avvicinò alla riva, mentre la ragazza faceva dondolare
infantilmente le lunghe gambe, una di queste scoperta da un lungo
spacco dell’abito blu.
La ragazza si
asciugò con il polso alcune lacrime, lasciando tracce scure
di trucco sulle guance.
Il ciuffo giocoso
era intrappolato da alcuno mollatine argentate nell’alto
chignon, ma la ragazza americana era comunque riconoscibile.
- Mmh.. Ino? -
Azzardò Shikamaru.
La ragazza
tirò su di scatto la testa, e gli arrossati occhi si persero
un attimo prima di riconoscere Shikamaru.
- Oh, Shi… Shikamaru -
Singhiozzò,sfregandosi imbarazzata le mani davanti al
succinto corpetto dell’abito. Cercò di ripulirsi
il trucco nero dalle guance, poi sorrise tirata.
- Come andare? -
- Come… andare? Con la gondola, perché? -
Ino esplose in una risata sincera.
- No! Come andare a te! -
- Ah! - disse Shikamaru, leggermente arrabbiato per aver fatto una
figuraccia - bene, bene. Te? -
La bionda alzò le spalle - my boyfriend
scappato con my best
friend. Sasuke detto che non amare più me, e
andato via con Sakura. Io rimasta sola qua, loro tornati in America -
- Mi dispiace... tu non puoi tornare in America? -
- Io devo rimanere, per studi. Stasera volevo festeggiare nostro
arrivo, ma loro andati via -
- Cosa studi? -
- Uhm, non so come dire in italiano. Io… arte…
ehm… -
Si guardò intorno, poi indico entusiasticamente un bel
palazzo immacolato.
- Studio come è fatto palazzo dentro, i dipinti… -
- Sei una pittrice? -
- No, no! Io faccio… io salvo dipinti… -
- Restauratrice? -
- SÌ! -
Trillò contenta Ino, battendo le mani.
- Ti va di venire a mangiare? Io già prenotato ristorante, e
non voglio mangiare sola -
Propose lei, rintanadosi fra le spalle e azzardando un sorriso poco
sicuro.
Shikamaru pensò al piatto caldo già pronto in
tavola, alla partita a scacchi da finire con suo padre, al letto che lo
aspettava, al pezzo di pizza che gli aveva già offerto
Choji, al suo abbigliamento non proprio adatto a un ristorante.
- Sì, perché no -
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Wow!
Mia prima LongFic!!
Uhm, non
è un granchè in realtà, ma tutte le
mie storie non sono un granchè, intendiamoci ^^'
Sarà lunga sì e no tre, forse quattro capitoli,
non di più.
Allora, volevo ringraziare Checca94
[che nick originale!], Mimi18 [che
ha recensito anche la storia su Digimon *.* me ti adoraaaa] Queen_of_Sharingan_91
[grashie, me onorata ^^] Sakura03,
Himawaru [è
una parola giapponese? Cosa significa?] ryanforever
[ben due recensioni *.*], Hipataya
[già, con il lieto fine non c'è gusto xD], celiane4ever,
Kokky,
inochan,
e Kaho_chan [due
recensioni da parte tua! Sono graditissime e dettagliate, come
potrebberlo essere quelle di un sensei all'allieva. Grazie mille, sei
la mia scrittrice preferita assieme ad AtegeV e Coco Lee! Questo per
farti intendere quanto ti stimi!] per le recensioni di Happy Ending? e Bionda vs Bionda.
Vi adoro, siete tutte bravissime!
sa
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