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MARGARET
Millie
entrò con
sicurezza nel locale, seguita da un’insicura e spaesata
Margaret. A Manchester
non frequentava posti tanto grandi ed affollati come quello. Non
adorava la
vita mondana, fatta di festini e trasgressioni, preferiva limitarsi al
suo giro
ristretto di amicizie affidabili. Tuttavia, quella volta aveva fatto
un’eccezione. Aveva visto Millie, appena la mattina
precedente, ed aveva subito
capito quanto sarebbe stato facile per ambientarsi con
l’aiuto di una come lei.
Millie era bella, popolare, sicura, audace e per qualche strana ragione
alla
gente piaceva. La musica inondava l’enorme sala, gremita di
giovani che
ballavano senza troppo grazia nei loro movimenti.
“Andiamo
di là, gli
altri sono sicuramente già arrivati.”,
esordì Millie trascinandola sul lato
destro del locale.
L’aria
era pesante,
l’atmosfera soffocante, le luci si mischiavano stordendo i
sensi e la musica
rimbombava nelle orecchie. C’era un forte odore di tabacco ed
alcool. Margaret
non era abituata a ciò, ma per la prima volta
pensò che una vita del genere le
sarebbe potuta piacere. Avrebbe potuto gradire il divertimento, lo
spasso, la
leggerezza con la quale quel gruppo di adolescenti che aveva appena
conosciuto
si godeva la vita, senza preoccuparsi per neppure un istante delle
conseguenze
delle loro malsane azioni.
“Ragazze,
finalmente
siete arrivate!”, le salutò Liam, fiondandosi
immediatamente sulla sua ragazza
per poterla baciare.
La
sua voce era
melliflua e la sua espressione più vacua del solito,
entrambi chiari segni del
fatto che avesse bevuto. Non era ubriaco, ma brillo e tanto bastava a
disinibirlo.
Niall
li fissava,
incapace di smuovere anche solo di poco lo sguardo. Si interrogava,
rimuginava
su come Millie potesse pensare di meritare così poco. A
Niall piaceva Liam, ma
detestava il modo in cui trattava la sua ragazza. Per lui Millie era
quel
genere di donna alla quale andavano riservate tutte le attenzioni
possibili,
carinerie, parole dolci, sorprese e complimenti.
“A
chi va di ballare?”,
propose un pimpante Louis, giungendo alle spalle dell’amico
biondo.
Le
sue pupille erano
palesemente dilatate, gli occhi assenti, le labbra piegate in un
perenne
sorriso ebete.
“Si
può sapere chi
cazzo ha invitato Zayn?”, sbottò inviperita
Charlotte che si affannava per non
perdere mai di vista Louis.
“Non
è colpa mia se il
tuo ragazzo si impasticca.”, controbatté
quest’ultimo con voce raschiata e
dura, sibilando quasi.
Charlie
stava per
rispondere a quell’affermazione davvero poco carina ed
educata, ma fu distratta
dalle urla gioiose di Louis che si immergeva nella folla di gente e che
danzava
sventolando la maglia tra le mani.
Sbuffò,
era stufa di
doversi prendere cura di lui ogni qualvolta uscissero. Delle volte
aveva la
sensazione di comportarsi esattamente come una madre con il figlio
adolescente.
Doveva accudirlo, rincuorarlo, tenergli la fronte quando vomitava. Ma
Charlie aveva
appena diciassette anni e non era pronta per tutto ciò. Lei
voleva solo un
ragazzo da baciare e con il quale poter fare l’amore, ne
voleva uno da amare
con il quale poter essere felice. Tuttavia Charlie sapeva di non essere
una
ragazza fortunata, lei non lo era mai stata.
“Vado
da lui.”,
bofonchiò rassegnata, dirigendosi verso il punto esatto in
cui lo aveva visto
scomparire.
“Allora
Harry, vuoi
chiedere a questa bella ragazza di bere qualcosa?”, lo
incitò Liam, lanciando
una furtiva occhiata a Margaret.
La
ragazza sorrise
appena, mentre annuiva in un gesto tanto meccanico da far trasparire
chiaramente l’imbarazzo.
“Ciao!”,
trillò
briosamente Bree, scuotendo la testa al ritmo dettato dal dj.
Dietro
di lei, avvolta
in una bolla di silenzio, si scorgeva la minuta figura di Audrey.
“Stasera
è pieno di
tante persone zuccherose.”, commentò ancora Bree
sorridendo.
Aveva
gli occhi puntati
verso il cielo ed un’espressione sognante, assente, leggera.
Volava, con le ali
immaginarie che teneva ben saldate sulla schiena. Gli occhi di quel
verde scuro
tanto liquido parevano vagare in altre realtà, in un mondo
di cui Bree era la
padrona.
Margaret
la squadrava
in ogni minimo dettaglio, cercando di carpire quale fosse il segreto di
quella
bellissima ragazza dai capelli rossicci. Il suo viso era disarmante,
quello
strano fiocco dei colori dell’arcobaleno che fermava un
ciuffo sulla nuca le conferiva
un’aria sbarazzina, ma ingenua.
“Audrey,
porta via
questa pazza psicopatica.”, ordinò Millie alla
sorella, indicando con aria di
sufficienza la ragazza che ancora sorrideva.
“Non
prendo ordini,
benché meno da te.”, replicò senza
scomporsi eccessivamente puntando la gemella
con lo sguardo.
“Millie,
balliamo?”,
intervenne prontamente Niall, deciso ad evitare uno scontro aperto tra
le due.
Era risaputo che le gemelle Wood tendessero a rivolgersi la parola solo
per
inveire l’una contro l’altra. Lei
indugiò qualche attimo sulla risposta, poi
regalò un sorriso beffardo ad Audrey ed ancora fissandola
accettò l’invito del
ragazzo.
Liam
non batté ciglio,
si limitò ad osservare la scena dall’esterno.
“Margaret,
Harry!”,
chiamò Millie, rivolgendosi principalmente alla ragazza.
“Venite con noi!”,
esclamò afferrando per un polso Margaret.
In
pochi istanti furono
al centro della pista. Millie fece un mezzo giro, poi iniziò
a muoversi. Subito
Niall le prese la mano e la portò verso l’alto,
con l’altra avvicinò il corpo
della ragazza al suo. Voleva sentirla vicina, anche solo per un ballo.
Avrebbe
dato tutto, avrebbe fatto tutto pur di poterla stringere tra le sue
braccia e
non come amico. Avrebbe scalato montagne, attraversato oceani pur di
poterla
vedere addormentarsi e poi svegliarsi sul suo petto. Con una mano
scivolò sulla
schiena di Millie, premendola contro il suo busto. La musica li
assordava,
riempiva il vuoto dei loro corpi, scorreva nelle loro vene. Niall
poteva
sentire il profumo della pelle della ragazza infrangersi nelle sue
narici, più
forte dell’odore di fumo, sudore, vodka e rum. Gli occhi
scuri di Mille
brillavano, sorrideva mentre sensualmente dimenava le braccia.
Margaret
si limitava a
mosse meno audaci, mentre Harry la faceva volteggiare. Trovava carino
quel
ragazzo tanto bizzarro e silenzioso. Quell’aria impacciata e
quel viso pulito
le apparivano così dannatamente sexy. Scosse il capo,
facendo ondeggiare la
chioma di lunghi capelli ed incrociò gli occhi verdi del suo
cavaliere. Con un
unico passo si voltò, facendo scontrare la sua schiena
contro il petto del
ragazzo dai capelli ricci. Afferrò la sua grande mano e la
portò sulla sua
vita, poi riprese a muoversi insieme a lui, dettando il ritmo. Harry
sorrise,
sorpreso. Non pensava di riuscire ad ottenere un riscontro tanto
positivo da
quella serata. Non era pratico in questioni di ragazze, ma era ansioso
di
saperne di più.
Forse
a Margaret
iniziava già a piacere più del lecito il modo in
cui quei ragazzi si
divertivano.
Liam,
intanto,
continuava a tenere lo sguardo fisso sulla sua ragazza ed il suo amico
che si
dimenavano in sala. Non era geloso di Millie, sapeva di avere sotto
controllo
l’intera situazione. Era certo che nell’esatto
momento in cui le sudice mani di
Niall si fossero insinuate ben oltre dove gli fosse consentito, sarebbe
intervenuto per portar via Millie, lasciando il ragazzo con una
pulsante
erezione insoddisfatta nei pantaloni.
“Non
ti da fastidio?”,
la voce di Audrey interruppe il flusso dei suoi pensieri.
“Cosa?”,
chiese Liam
fingendo di non aver compreso la domanda della ragazza.
Audrey
soffocò una
leggera risata ironica.
“Lo
sai.”, dichiarò
lei, puntellando con le dita sulla sbarra di metallo sulla quale teneva
appoggiati i gomiti.
Liam
non rispose. Si
passò una mano tra i capelli ed inspirò
profondamente.
“A
lui piace giocare
con le persone.”, commentò Bree, seduta poco
dietro di loro su un divanetto.
A
quelle parole il
ragazzo ammiccò al suo indirizzo, sorridendo beffardo.
“Guardate
ed imparate.”,
annunciò incamminandosi in direzione di Millie.
Iniziò
a fissarla già
da lontano, procedendo con passo cauto e mordicchiandosi il labbro
inferiore.
Gli
sguardi di Audrey,
Bree, Niall e Millie erano tutti per lui.
In
poche falcate fu
dietro alla sua ragazza. Poggiò una mano sui suoi fianchi ed
iniziò ad
ondeggiare. Con l’altra spostò i capelli che le
pendevano sul lato destro, per
lasciarle libero il collo e con le labbra si fiondò su di
esso, baciandolo,
mordendolo, leccandolo.
Niall
ancora lo
squadrava indignato, scombussolato, deluso da tale prepotenza. Era
palese
quanto lui tenesse a Millie, ma Liam non aveva avuto scrupoli
nell’infrangere
tanto duramente le sue speranze.
Spinta
dall’esigenza di
approfondire il contatto con Liam, Millie si voltò alla
ricerca delle sue
labbra, lasciando l’amico alle spalle, senza degnarlo neppure
di uno sguardo o
un cenno di scuse.
La
ragazza che Niall
amava era lì, davanti ai suoi occhi, che baciava Liam. Ogni
volta quella
patetica storia si ripeteva. Niall si imponeva che fosse
l’ultima, ma
puntualmente ricadeva in quel circolo vizioso. Non riusciva a
rinunciare a quei
pochi attimi in cui poteva sentire Millie sua, ma poi, come una gelida
secchiata d’acqua, Liam tornava a rivendicare ciò
che di fatto era suo,
spezzandogli il cuore ancora una volta.
Si
chiedeva perché
ancora non riuscisse a darci un taglio netto, perché
continuasse a vivere di
illusioni e false speranze, ma poi nella sua mente balenavano gli occhi
color
nocciola di Millie.
Si
allontanò di fretta
dalla pista, diretto al bancone, con un unico semplice intento: bere
qualcosa.
“Audrey,
voglio ballare
e volteggiare.”, sentenziò Bree scattando come una
molla dal divanetto sul
quale era adagiata.
“Bree,
quanti
tranquillanti hai preso prima di uscire?”, le
domandò costatando le condizioni
poco lucide dell’amica.
Bree
alzò le spalle,
lasciandosi andare in una risata cristallina.
“Non
mi ricordo.”,
ammise iniziando ad ondeggiare con le braccia.
Chiuse
gli occhi e
sorrise. Tutto quel rumore le appariva come lontano, ma allo stesso
tempo più
intenso. Sentiva il pulsare della musica, percepiva
l’incalzante ritmo, le
sarebbe potuta scoppiare la testa per quanto rimbombasse in essa. Tutto
era
così abbagliante, accecante che preferiva affidarsi al buio
della sua mente e
al suo istinto.
Audrey
la guardava con
espressione rapita. Bree era lì, a pochi metri da lei, che
ballava in un angolo
poco affollato, sperimentando quanto quella prigione, quella vita, la
rendesse
libera.
“Ti
va se ci fumiamo
qualcosa?”, una voce piombò alle sue spalle.
Audrey
si voltò
incontrando gli occhi ambrati di Zayn. Nonostante non fossero amici,
Audrey non
fu sorpresa di trovare proprio lui. Era capitato, poche altre volte,
che in
serate come quella si ritrovassero in corridoi deserti, parcheggi
inquietanti o
bagni luridi. Non c’erano parole tra loro, solo quel subdolo
e superficiale
desiderio di sentirsi meno soli.
Zayn
era riservato,
Audrey incurante.
“Ci
sto, ma portiamo
anche lei. Non mi va di lasciarla sola.”,
contrattò lanciando un’occhiata a
Bree che aveva preso a far ruotare la lunga chioma di capelli rossicci.
Zayn
sogghignò a quella
scena.
“Andiamo.”,
concluse.
Uscirono
dalla porta secondaria
situata sul retro del locale e subito una ventata di aria gelida li
colpì.
“Audrey,
lo senti anche
tu il freddo ?”, chiese Bree con gli occhi persi nel cielo
cupo e buio.
Né
Zayn, né Audrey
sorrisero a quella domanda.
“Sì,
se vuoi puoi
tornare dentro a prendere la giacca.”, le concesse.
Bree
scosse il capo.
Aveva ancora le labbra piegate in un sorriso e lo sguardo rivolto verso
l’alto.
“Il
freddo al cuore.”,
sospirò con tono ingenuamente infantile.
Audrey
trattenne il
fiato, lo stesso fece Zayn.
“Si
riscalderà, prima o
poi.”, la rincuorò gettando le spalle contro il
muro, poi fece un tiro dalla
canna che Zayn le aveva appena ceduto.
La
suoneria del
cellulare del ragazzo interruppe il silenzio che era calato tra i tre.
Zayn
lo estrasse
frettolosamente dalla tasca dei pantaloni e rispose.
“Hai
visto Louis?”, la
voce preoccupata e ansimante di Charlie gli assordò
l’orecchio.
“No.”,
rispose secco. “Che
succede?”, chiese poi, immaginando già la risposta
che avrebbe ricevuto di lì a
qualche secondo.
“Mi
sono allontanata un
attimo ed è sparito!”, urlò per cercare
di sovrastare tutto il rumore che la
circondava.
Charlotte
era
palesemente scossa.
“Non
lo trovo, Zayn!”,
gridò agitata. “Non lo trovo da nessuna
parte!”, ripeté in preda ad una crisi
nervosa.
“Aspettami
all’ingresso
principale, lo cercheremo insieme.”, borbottò Zayn
prima di chiudere la
chiamata.
Volse
un veloce sguardo
ad Audrey, che aveva il viso rivolto altrove.
“Devo
andare.”, disse a
mo’di saluto, senza tuttavia ricevere risposta alcuna.
Rientrò
nel locale e a
passo di marcia si diresse nel punto in cui avrebbe dovuto incontrare
Charlie, stando
attento a tutti i volti che incontrava durante il breve tragitto.
“Niall!”,
urlò Zayn,
sbracciandosi per catturare l’attenzione del ragazzo che
barcollava poco
distante da lui.
Zayn
lo afferrò per le
spalle e lo scosse, come per risvegliarlo dallo stato penoso in cui
verteva.
Puzzava
terribilmente
di alcool e probabilmente non sarebbe potuto essere d’aiuto
in alcun modo.
“Dov’è
Louis?”, gli
chiese con tono duro.
Niall
lo guardava senza
capire cosa Zayn volesse da lui. Era ubriaco, troppo ubriaco.
“Louis,
Louis!”, ripeté
il ragazzo, sperando di riuscire a cavar qualcosa da quella testa
bionda. “Dov’è?”,
domandò ancora una volta.
“È
andata via con Liam.”,
balbettò con aria sommessa Niall.
Zayn
non ci mise molto
a capire che in realtà stesse parlando di Millie e non di
Louis. Lo liberò
dalla sua ferrea presa e riprese a camminare in direzione di Charlie,
imprecando per il nervoso.
“Zayn,
finalmente!”,
esultò la ragazza non appena lo vide.
Aveva
la fronte
corrugata e gli occhi spaventati. Era terrorizzata all’idea
che Louis stesse
facendo chissà quale delle sue cazzate.
“Ho
visto Niall, ma non
ha saputo dirmi niente.”, la informò.
“Che ne dici se vado a cercarlo con
Harry?”, propose. “Credo sia meglio che tu vada a
casa, sei troppo scossa.”,
spiegò poi.
Charlie
si buttò sul
petto di Zayn e con una mano afferrò il tessuto della
maglietta che il ragazzo
indossava.
“Non
voglio si metta in
pericolo.”, piagnucolò cercando malamente di
trattenere le lacrime.
“Non
accadrà.”, provò a
rincuorarla Zayn passandole una mano sui capelli con un gesto
impacciato.
Non
era bravo a
consolare le persone, era uno di poche parole lui.
“Andiamo
a cercare
Harry.”, disse prima di trascinarla nuovamente tra la folla.
Poco
dopo Zayn li vide,
Margaret ed Harry erano di spalle, appoggiati al bancone che
scherzavano
allegramente, coadiuvati dall’effetto di qualche cocktail.
Margaret
si stava
divertendo come una delle poche volte nella sua vita. Il suo giudizio
riguardo
al trasferimento era ancora incerto. Da una parte sapeva perfettamente
che la
sua vita di Manchester le sarebbe continuata a mancare, ma forse aveva
trovato
qualcosa di nuovo a Londra. Quelle persone, quei luoghi, quei
comportamenti la
intrigavano, l’avevano già inconsapevolmente
conquistata.
Persino
la compagnia di
Harry le risultava stramente piacevole. Era abituata a frequentare
membri delle
squadre di calcio e rugby della sua vecchia scuola, non dei tipi
anonimi incitati
dai loro amici e se quella sera aveva fatto un’eccezione era
solo perché
effettivamente lei non credeva affatto nei pregiudizi tra i quali aveva
sempre
vissuto. Forse quella sarebbe stata l’occasione giusta per
trascurare le
assurde regole della popolarità delle scuole strapiene di
adolescenti ed andare
oltre le apparenze dettate da una stupida e riduttiva etichetta.
“Harry!”,
una voce
maschile e forte catturò l’attenzione di entrambi,
facendoli voltare nella
direzione presso cui veniva.
Il
viso di Zayn non
lasciava trapelare alcuna emozione, mentre quello di Charlie era
contratto in
una smorfia di angoscia.
“Cosa
succede?”,
domandò il riccio scrutando meglio il volto afflitto della
ragazza.
Charlotte
non riuscì
neppure a rispondere a quella semplice domanda. Nella maggior parte dei
casi al
suo ragazzo non capitava mai nulla di grave, ma la consapevolezza che
lui fosse
solo o chissà con chi e chissà dove, sotto
l’effetto di chissà cosa la
intimoriva. Lo aveva visto inghiottire una pasticca, ma non poteva
avere la
certezza che quella fosse stata l’unica.
“Credo
sia ora di
andare a cercare Louis.”, sentenziò Zayn al suo
posto.
Harry
comprese
all’istante, mentre lo sguardo di Margaret saettava spaesato
da Charlie, a Zayn
e ad Harry, per poi riprendere dall’inizio.
“Potreste
spiegarmi?”,
provò a chiedere allora con cautela.
“Devo
andare, tu rimani
con Charlie.”, disse prontamente Harry, senza perdersi in
spiegazioni. “Ciao.”,
la salutò frettolosamente prima di allontanarsi con Zayn.
Margaret
lo vide sparire
tra la folla, scombussolata da quel repentino cambiamento che aveva
assunto la
sua serata.
Charlotte,
invece,
sembrava avere tutta l’intenzione di rimanere nel suo
mutismo, troppo presa
dalle sue mille preoccupazioni.
“Perché
sono andati a
cercare Louis?”, le chiese Margaret tutto d’un
tratto, bisognosa di fare
chiarezza.
Charlie
si mordicchiò
il labbro. Era raro vederla tanto vulnerabile come in quel momento.
“Ha
preso delle
pasticche, non so dove sia finito.”, confessò con
un filo di voce e lo sguardo
basso.
Senza
aggiungere altro,
Margaret le fece cenno di dirigersi verso i divanetti, così
da potersi sedere e
restare tranquille nell’attesa che sopraggiungessero notizie.
“Lo
fa spesso?”,
domandò ancora.
Probabilmente
quello
non era il genere di conversazione che Charlie avrebbe voluto
sostenere, ma
Margaret voleva provare ad essere d’aiuto e per farlo
necessitava conoscere
qualche dettaglio in più.
“Sì.”,
confermò
Charlotte iniziando a giocare con le dita delle mani, strusciandole
sulle
cosce.
“Perché?”
Quell’unica
parola
spiazzò completamente la bionda dalle ciocche rosa.
Boccheggiò un paio di
volte, riscoprendosi incapace di rispondere a
quell’interrogativo. Aveva
trascorso due anni con Louis senza mai conoscerlo davvero ed era stata
una
sconosciuta a farglielo realizzare per la prima volta. Charlie si
preoccupava
delle conseguenze, di mettere in ordine i casini che Louis procurava in
giro,
come quella volta che si era introdotto furtivamente nella casa
dell’anziana
signora che viveva a pochi isolati da lei. Non si interrogava sul
motivo, non
più. I primi tempi ci aveva provato, ma non aveva ottenuto
alcun risultato
discreto. Così alla fine aveva finito per abituarsi alla
vita stravagante,
impulsiva e immotivata del suo ragazzo.
Margaret
si rese conto
di aver esagerato, con le sue domande curiose ed invadenti.
“Sono
sicura che sta
bene.”, affermò accennando ad un sorriso.
Quando
il cellulare di
Charlotte squillò, dopo un lasso incommensurabile di tempo,
le due ragazze
trattennero il fiato.
Ogni
volta si ripeteva
la stessa stupida agonia.
Non
esitò neppure un
attimo e con un gesto fulmineo Charlie portò il telefono
all’orecchio.
“Come
sta?”, domandò
impaziente di avere sue notizie.
“Ha
un gomito
sbucciato, ma sta alla grande.”, la voce di Harry le giunse
serena, non stava
mentendo.
Charlotte
tirò un
sospiro di sollievo e Margaret le sorrise, avendo intuito perfettamente
la
risposta giunta dall’altro capo.
“Dove
siete adesso?”,
riprese Charlie, continuando l’interrogatorio.
“A
Trafalgar Square.
L’abbiamo trovato sul cornicione della fontana che giocava a
fare
l’equilibrista. È caduto ed ora è
ancora steso al suolo, Zayn sta provando a
rialzarlo.”, spiegò.
“’Fanculo
a lui e le
sue stronzate! Ed io che sto anche a preoccuparmene!”,
sbottò Charlotte
irritata, scaricando tutta la tensione che aveva accumulato.
“Fami un favore
Harry, mandalo a ‘fanculo da parte mia!”,
sbraitò ancora prima di chiudere la
telefonata.
Era
stanca, stremata da
tutto ciò. Louis la stava distruggendo lentamente.
“Chiamo
un taxi, ce ne
andiamo?”, propose Margaret, senza far alcun riferimento alla
sua reazione.
Da
un certo punto di
vista poteva dire di comprenderla.
Charlotte
annuì ed
insieme lasciarono il Sound.
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Angolo Autrice
Ehi, c'è nessuno??xD Ok, sono un po'... boh, titubante forse.
In realtà questo silenzioso inizio mi ha lasciata perplessa. xD
Insomma, non che pretendessi chissà cosa, ecco, però almeno un commentino anche se negativo,
anche per dirmi cosa cambiare, migliorare... u.u
Comunque, partiamo da tutte le cose che l'altra volta ho dimenticato di dire. xD
Allora, Skins è ambiantato a Bristol, mentre qui siamo a Londra visto che,
invece di Sid (*.*), Tony (*.*) e company (*.*), qui si parla degli One Direction (**.** <3).
Per chi conosce ed ha visto Skins potrà sembrare che ci siano delle somiglianze,
ma vi assicuro che la storia si evolverà in modo completamente diverso. ;)
Tratterò esclusivamente dell'ultimo anno di un gruppo di ragazzi in un f. e. college, non degli ultimi due
come avviene per ogni generazione di Skins, anche perché vorrei dedicare più spazio ad ogni personaggio.
Ed ora parliamo del capitolo. Con questa storia sto superando davvero ogni mio limite,
i capitoli iniziano e non finiscono mai e la cosa comincia a diventare preoccupante. xD
Non so, forse sarebbe meglio dividerli in più parti? Che ne dite?
Ed i personaggi come vi sembrano?
Questa volta è stato il turno di Margaret, il suo mi è sembrato il punto di vista migliore
per dare un'inquadratura generale, visto che siamo appena al secondo capitolo.
Ok, vediamo di fare un po' di ordine. Nel capitolo Niall balla con Millie ed Harry con Margaret.
Ma mentre i primi due vengono divisi dall'arrivo di Liam, Margaret sembra piuttosto interessata al riccio.
E non dimentichiamoci di Louis e Charlotte! Lui che come al solito si sballa e lei che se ne preoccupa,
chiedendo l'aiuto di Zayn al momento impegnato con Audrey e Bree.
Ho dimenticato qualcuno?? Bah, mi pare di no. xD
Nel prossimo capitolo parleremo di... -rullo di tamburi- LOUIS! :D
Ok guys, scappo a rivedere tutti gli Stydia moments prima dell'episodio di lunedì!*.*
Che ne dite di lasciare un veloce piccolo commentuccio???????
Alla prossima,
Astrea_
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