TITOLO:
Requiem
AUTORE:
Akane
SERIE:
NCIS
GENERE:
sentimentale
TIPO:
slash
RATING:
giallo/PG13/14+
PARTI:
One Shot
PERSONAGGI:
GibbsXDi Nozzo
MODO:
Pov di Tony
AMBIENTAZIONE:
Puntata 7 della quinta serie. Requiem è il titolo. In quella
puntata per una serie di vicende che non starò a spiegare
meglio di così, è Gibbs a cacciarsi nei guai e
Tony a
tirarlo fuori (stranamente i ruoli si invertono) poiché
Gibbs
scosso per il caso che stanno affrontando decide di lasciare Tony a
gestirlo secondo la legge e lui invece di agire secondo i suoi metodi
poco legali e sicuri. Giunto sul luogo X da solo dove deve affrontare
dei malviventi e salvare una ragazza (amica di sua figlia Kelly), per
sfuggire ai nemici tenta una fuga con lei ma finiscono con
l’auto
in fondo al mare del porto in cui sono. È grazie a Tony che
con le sue indagini è riuscito ad arrivare lì al
momento giusto (da solo) se si salva. Fa fuori tutti i malviventi e
si butta in acqua per salvarli, prima porta su la ragazza svenuta e
poi torna dentro per Gibbs, rimasto incastrato dentro. È
svenuto e gli pratica la rianimazione cardio polmonare, in quei
momenti in cui non sente il suo cuore battere ed è proprio
critica la faccenda, Tony si mette a pregare affinché Gibbs
si
risvegli. Poi si rende conto che anche la ragazza non respira e fa la
rianimazione anche a lei ma è solo e sa che non ce la
può
fare ma non molla e mentre si ‘sbatte’ come un
matto da uno
all’altro, prega che ce la facciano e si sveglino. Ecco
quindi che
proprio mentre Tony, disperato, pensa sia finita che i due aprono gli
occhi!
Della mini serie chiamata Solo una storia
DISCLAMAIRS:
I personaggi non sono miei ma dell’autore che ne detiene ogni
diritto….sig!
NOTE:
La puntata è molto bella, ve l’assicuro, e non
poteva non
ispirarmi questo. Si tratta del seguito di quella vicenda anche se
l’inizio della storia è veramente ciò
che fa Tony
nell’episodio.
Ora
vi
auguro buona lettura. Baci Akane
DEDICHE:
a tutti i fan di NCIS e della coppia Gibbs/Tony
RINGRAZIAMENTI:
a chiunque leggerà e commenterà
REQUIEM
-
Non puoi farmi questo, capo. –
Comincio
a parlare con lui quando dopo le prime spinte sul suo torace, sento
che è ancora gelido ed immobile. Con una mano sulla sua
fronte
e l’altra sul suo torace interrompo il massaggio cardiaco per
ascoltare con l’orecchio la sua bocca schiusa, ha gli occhi
aperti
e non respira.
-
Andiamo non puoi farmi questo. – Dio, non respira. Guardo
davanti a
me e vedo anche l’altra ragazza nelle sue stesse condizioni.
Entrambi stesi su questo pontile e bagnati come me, solo che loro
hanno i polmoni pieni d’acqua mentre io no. Mi alzo un
po’ col
busto rimanendo inginocchiato accanto a lui, continuo a toccargli il
torace mentre lo guardo con uno sguardo che definire preoccupato e
terrorizzato è un eufemismo.
-
Non ho voglia di baciarti, capo. – Lo dico sperando che mi
senta e
che ridendo mi dia seccato uno scappellotto sulla nuca, per zittirmi,
per fermarmi, per fare quello che fa sempre quando gli rompo le
scatole con le mie battutine del cavolo, ma mio malgrado torno sul
suo viso e chiudendogli il naso gli apro la bocca posando la mia
sulla sua, ricoprendola tutta e soffiando l’aria in lui; non
mi fa
certo schifo e sento i suoi polmoni immobili riempirsi del mio
ossigeno, lo faccio due volte ma ancora non succede nulla e l'ansia
comincia a crescere in me. Così mi alzo e riprendo il
massaggio cardiaco.
Ho
sempre pensato che Gibbs non potesse veramente finire male, che alla
fine in qualunque guaio fosse se la sarebbe sempre cavata, un po'
come succede a me. Ho sempre pensato a questo e quando mi sono
gettato in acqua per tirarli fuori dall'acqua ho pensato ancora
questo. 'Tanto si salva, ce la fa. Di sicuro.'
Ed
ora sono qua sfinito e senza fiato, il cuore mi batte che va come un
pazzo e vorrei solo che fosse il suo ad andare così. Gli
tocco
la giugulare ed è immobile, non batte, cavolo, non batte
nulla.
-
Andiamo capo, andiamo! – Continuo imperterrito a spingergli
il
torace ad intervalli regolari come mi hanno insegnato e lo chiamo,
possibile che non mi senta?
Comincio
ad andare un po’ più nel panico. Ce la fa, lui
è
Gibbs, dannazione!
Guardo
davanti a me di nuovo la ragazza, ha bisogno anche lei della
rianimazione o sicuramente morirà, ma lui… lo
guardo e non
da ancora cenni di vita e con disperazione crescente dico la sola
cosa che mi viene in mente. L’unica insensata.
-
Oh capo, ti prego! – Svegliati, torna da me, dai. Non
lasciarmi
così. Tu sei Gibbs, poi io che faccio?
E
poi ‘ti prego’! Ma ti prego chi, merda?
Chi
prego?
Qualcuno
che me lo sta portando via, a cui non ho mai creduto e dopo di ora
non crederò più.
No,
nessuno può portarmelo via.
Prego
e se succedesse qualcosa, se si svegliasse ora saprei che è
solo un miracolo perché torno a sentire vicino alla sua
bocca
e non respira, non batte, non fa nulla.
Ha
gli occhi aperti e sembra morto ma non può esserlo.
Maledizione!
Non
si sveglierà?
Vado
dunque da lei, se magari Gibbs si riprende e vede che per salvare lui
ho fatto morire lei poi sono io quello che finisce
nell’aldilà.
Le
pratico la rianimazione come ho fatto con lui ma ancora non succede
nulla.
Nulla.
Lui
è così e lei pure, bagnati ed io sfinito che
mentre la
massaggio guardo il capo che pensa proprio di lasciarmi.
No,
non può essere.
Non
può essere.
Ti
prego, no. Non andartene.
Non
puoi farmi questo. Non puoi!
Però
passano i secondi e sembra che tutto quello che faccio non serva.
Sembra
che anche se c’ero e li ho tirati fuori uccidendo quei
bastardi, io
non possa salvarli perché non sono io quello ad avere il
potere di farlo.
C’è
solo Uno ed è proprio quello in cui non ho mai creduto.
Oh
Dio.
Salvali.
Salva
Gibbs.
Ti
prego.
Mentre
smetto sfinito di praticare la rianimazione e mi fermo in ginocchio
in mezzo a loro due, con una mano appoggiata al pavimento ed una sul
cuore della ragazza, abbasso la testa e chiudo gli occhi cercando
quell’aria che ho soffiato nei loro polmoni senza successo e
che
per un momento viene meno anche a me.
È
tutto inutile?
Non
succederà nulla?
Non
c’è nulla che io possa fare?
Mi
lascerà così?
No,
altrimenti muoio con lui. Non ce la farei senza.
Io
lo so che questa ragazza era una cara amica di sua figlia e che
è
uscito di testa per il rimorso verso la sua piccola, che salvarla
significava salvare anche la sua Kelly. Però se non si
riprende veramente…
No.
Ti
prego.
È
proprio ora che vedo le loro mani muoversi mentre si toccano per la
posizione in cui sono.
Lo
fanno prima impercettibilmente fino a che mi giro senza nemmeno
credere a quel che vedo. Mi giro e lo vedo, vedo lui con gli occhi
aperti ma vivi che girato verso di me e di lei ci guarda.
Ci
guarda vivo.
E
lei fa altrettanto.
Dio
ti ringrazio.
Sono
ancora senza fiato e grondante ma alzo istintivamente gli occhi al
cielo nuvoloso e non posso non ripeterlo.
Grazie
che me l’hai riportato.
Perché
era morto ed io non ho potuto salvarlo.
Grazie.
Dopo
dei minuti indefiniti in cui i due cominciano a muoversi un
po’ di
più e sembrano riprendersi in modo sorprendente,
considerando
che stavano affogando, con ancora il mio cuore che batte e
l’agitazione, la paura solida di averlo quasi perso, mi
sposto su
di lui e appoggiando una mano a lato del suo viso e l’altra
sul suo
torace che respira che è un piacere, dico ancora col fiatone:
-
Se ti azzardi a rifarlo giuro che contribuisco al tuo capolavoro e
non ti salvo! –
Anche
se è vero che non sono stato io, è vero
perché
era morto. Lo erano tutti e due.
Però
chissà… se non riuscivo a tirarli fuori
sicuramente non
sarebbe potuto arrivare nessun miracolo.
Ho
avuto paura.
Paura
di perderlo ed improvvisamente mi sono arrivate tutte le motivazioni
per seguirlo se lui muore prima di me.
Ricambia
il mio sguardo e ancora un po’ smarrito ma serio appoggia la
sua
mano sulla mia, siamo entrambi freddi e bagnati ed è qua, al
contatto tutto sommato caldo per quello che significa, che rimango
imbambolato a fissare come calamitato le nostre mani, poi lui. Credo
sia il suo grazie.
Mi
piace, anche se non è sufficiente per quel che ho passato.
Non
lo è. Lui non può morire, quando
succederà io lo
sentirò però ora stavo per arrendermi.
È stato
uno dei momenti peggiori della mia vita, peggio persino di quando
stavo io per morire.
Non
diciamo nulla, ancora troppo freschi di quest’esperienza
shockante
e dopo qualche attimo sento la ragazza che è più
giovane di me, alzarsi a sedere con prudenza, trema dal freddo e mi
accorgo che lo facciamo anche io e lui così mi ricordo di
dover avvertire che è tutto finito e che vengano a darmi una
mano.
Sospiro
e scuoto la testa cercando di tornare in me, non è facile e
se
lo fossi sparerei qualche battutaccia ma non mi viene nulla
nonostante cerchi.
Mi
separo a malincuore da lui e toccandomi le tasche della giacca
strafonda mi guardo intorno, è un porto in cui non
c’è
anima viva, si vede che è vecchio e viene usato per i loschi
traffici, dannazione.
Tiro
fuori il mio cellulare ovviamente da buttare e mi passo una mano fra
i capelli. Ho la macchina ma nemmeno un modo di comunicare col mondo
esterno.
-
Se rimaniamo così finiamo a fare l’Era Glaciale ed
anche se
effettivamente sembriamo i tre protagonisti fatti e finiti,
è
meglio cercare un modo per evitare l’assideramento. Non ci
daranno
nessun premio oscar. – Dopo che l’ho detta mi rendo
conto che non
sono poi messo così male e con un espressione tutto sommato
compiaciuta mi occupo prima della ragazza aiutandola ad alzarsi.
Magari
Jenny ha informato Ziva ed il pivello su dove ero diretto, se
è
così dovrebbero arrivare fra poco. Certo, troppo tardi ma
è
sempre meglio di nulla.
Una
volta che lei è in piedi aiuto Gibbs accompagnandolo con
delicatezza. Non ha ancora detto nulla e vorrei lo facesse.
-
Grazie. – Lo dice lei per prima, non sembra abbia timore di
parlare. Invece non so proprio cos’abbia Gibbs, è
enigmatico
come un killer. – Ad entrambi. Non potrò mai
sdebitarmi. –
Conclude lasciandoci un sorriso di gratitudine che risulta comunque
ancora spaventato e stanco. Lo ricambio mentre andiamo verso la mia
macchina.
-
Non so lui ma con me potrai farlo davanti ad una calda cena a casa
mia. – è lo scappellotto sulla nuca, un
po’ debole tutto
sommato, che mi fa zittire, lei ridacchia e l’atmosfera che
comincia a tornare abbastanza normale, mi rilassa un po’.
-
Ma che c’è di male? – Protesto per
continuare ad alzare
gli umori. In risposta solo un altro scappellotto.
Nemmeno
fossimo fidanzati noi due, che mi impedisce di cenare con chi voglio!
E
poi lei per lui è come una figlia, visto che ha
l’età
che avrebbe avuto Kelly, ed anche se è un po’
più
giovane di me che male c’è? È
maggiorenne, no? Credo.
Ma comunque mica sono il nemico, gli ho salvato la vita,
avrò
diritto ad un premio!
Lanciandomi
in questi giri mentali per distrarmi, arriviamo alla mia auto e
saliamo sempre nella speranza di veder arrivare Ziva ed il pivello
così si occupano dei corpi che ho seminato quando sono
arrivato.
Una
volta sistemati il capo accanto a me e lei dietro, lo guardo di
sottecchi, si ostina a non emettere alcun suono, è
già
tanto se mi ha fatto capire che non vuole che io esca con lei!
Tanto
è solo rimandata la nostra chiacchierata.
Perché
non può asciugarsela così.
Quello
che ha fatto oggi non deve ripetersi più.
È
nella stanza adibita a spogliatoio, dove ci sono anche le doccie, che
mi decido. Mi sembra il momento più adatto visto che siamo
soli, anche se ammetto che ho ancora un po' le idee confuse riguardo
a ciò che ho sentito quando stavo cercando di salvagli la
vita. È stato tutto molto veloce e caotico, difficile
tirarne
fuori delle considerazioni lucide e coerenti. Io voglio solo dirgli
con decisione una cosa e cioè che non deve più
mettere
da parte la sua squadra per agire da solo a quel modo avventato e
pericoloso. Se non arrivavo in tempo moriva, dannazione. Non so se ne
rende conto.
Fare
la parte del capo con lui non mi piace ed ho un sano timore di essere
preso a pugni invece che scappellotti, però devo. Voglio
lavorare ancora a lungo con lui, non riesco ad immaginarmi con altri
partner che non siano lui, però voglio essere sicuro che una
cosa simile non ricapiti. Non deve.
Perchè
non voglio perderlo.
-
Capo. Devo parlarti. – Glielo dico quando non siamo ancora
vestiti,
siamo usciti dalle docce dove abbiamo pensato ognuno a quanto
è
accaduto, poi una volta fuori, ancora prima di guardarci, decido di
affrontarlo.
-
Sono qua. – Mi risponde subito, il suo tono sta tornando
quello di
sempre ma è ancora così poco brusco che mi spinge
a
guardarlo e a continuare, però mi fermo per un attimo.
È
tutto bagnato e fumante per il calore dell'acqua calda e in vita ha
solo un asciugamano bianco avvolto. Il resto... bé il resto
è
lì davanti ai miei occhi!
Inghiotto
istintivamente ma un alzata di sopracciglia dirette al mio
abbigliamento identico al suo, mi fa capire che è meglio se
mi
sbrigo e penso solo al discorso che voglio affrontare, già
tosto di suo.
-
Di questo caso. – Ok, come inizio non è male ma io
trattengo
il respiro e ho l'animo così in subbuglio che non so proprio
perchè!
Che
difficile che è!
-
E' concluso e non c’è nulla da dire. –
Taglia subito corto
voltandosi, mi toglie così gli occhi di dosso e cerca le
cose
da indossare al contrario mio che continuo a fissare la sua ampia
schiena dove molte goccioline si rincorrono finendo sull'orlo
dell'asciugamano alla vita. Per un attimo arrossisco pensando di
essere quelle ma mi riscuoto e riprendo deciso senza muovere un
passo.
-
Si invece. – Se mi avvicino è finita per me, non
so come
mai ma è così, se mi allontano pensa che ho
paura, il
che effettivamente non è poi così diverso dalla
realtà.
Però è importante chiarire. Devo dirgli.
-
Invece no. – Risponde lui seccato, mi da ancora le spalle ma
non si
cambia, sembra temporeggi. Non ha intenzione di parlare di oggi. Eh
no, non può evitarlo. Assolutamente. Senza rifletterci oltre
annullo la distanza e afferrandolo per la spalla bagnata accaldata,
lo giro deciso mentre la mia espressione è altrettanto
risoluta. Mi piacerebbe toccarlo ancora.
-
Invece si, dannazione, perché eri morto e solo un miracolo
ti
ha riportato da me! Stavi per lasciarmi e solo per averci scavalcato
e fatto di testa tua. Hai deliberatamente agito come non andava
fatto, sapendo il rischio che correvi tu e che hai fatto correre a
quella ragazza! Se fosse morta sarebbe stata colpa tua, come avresti
fatto, poi? Ed io?
Io
come avrei fatto senza di te, solo perché hai agito a quel
modo incosciente e sbagliato, mettendoci da parte in quel modo?
Hai
rischiato la vita per questo, mi hai fatto passare un quarto
d’ora
terribile e mi dici che non c’è nulla da dire?
– Sono
scoppiato, avrei voluto affrontarlo in un altro modo ma non ci sono
riuscito, probabilmente è stato l'accumulo di tutta la
giornata ed ora che abbiamo occhi negli occhi da così vicino
e
che sentiamo il nostro calore dovuto alla doccia appena fatta (o ad
altro?) sento tutta l'apocalisse che ho dentro. È
allucinante
ma non posso tirarmi indietro. Deve rassicurarmi, tranquillizzarmi.
Tuttavia
la sua luce che non riesco a decifrare e mi fronteggia senza paura,
viene accompagnata dalle sue parole esasperate e spazientite:
-
Cosa vuoi che ti dica, Tony? Che ho sbagliato? Ho sbagliato! Che non
lo farò più? Non lo farò
più! Cosa vuoi
che ti dica, eh? So che ti devo la vita ma non si può
tornare
indietro! Sapevo che anche tu ci saresti arrivato, ho lasciato a te
la direzione del caso per questo! – Pensa che basti questo?
Aggrottando le sopracciglia allargo le braccia in un gesto
altrettanto esasperato. Non posso crederci!
-
Cosa voglio che tu mi dica? Voglio che tu mi dica che siamo ancora
una famiglia, che possiamo contare su di te e sulla tua guida, che
non ci calpesterai più così. Che non mi metterai
più
da parte a quel modo e che… – Mi interrompo
mordendomi il labbro,
sto per dire qualcosa che non dovrei ma non ce la faccio a stare
zitto perchè finalmente ci sono arrivato e solo quando
l'avrò
detto ad alta voce mi darò pace e potrò capirlo a
fondo. Capire PERCHè non voglio separarmi da lui e non ho
accettato quella volta la proposta di Jenny di affidarmi una squadra
tutta mia. Così con voce rotta per l'emozione di quel che ho
passato lo sussurro: - …non mi lascerai mai più.
Non te ne
devi andare prima di me. - Non so se può essere considerata
una dichiarazione ma credo che dipenda dai punti di vista. Quel che
so è che lui è talmente importante per me, ormai,
che
non posso più farne a meno. In alcun modo. Per nessun motivo
ed è esattamente in questo istante, mentre sento che gli
occhi
mi bruciano, che indietreggio.
Cavoli,
sono innamorato di lui.
È
questo!
Indietreggio
impercettibilmente con aria sconvolta mentre mi risveglio dal caos
che mi pervadeva. Non c'è più agitazione per
quello che
dovevo dirgli ma solo per ciò che provo.
È
meglio che me ne vada.
Faccio
per girarmi ed è ora che due braccia nude e forti, ancora
umide, mi fermano avvolgendomi con forza e decisione fino a togliermi
il fiato. Non capisco subito cosa succeda, sono ancora sconvolto per
quanto ho capito. Mi trovo a contatto col suo corpo più nudo
che altro, come me, e i battiti si accelerano improvvisamente insieme
a tutte le altre funzioni vitali. Che succede?
Sento
il suo cuore, i suoi respiri, il suo calore, la sua pelle contro la
mia e nemmeno un filo di vergogna o pentimento mi fa scappare o
sprofondare. No, ci sto così bene qua, così, in
quest'abbraccio improvviso ed assurdo. Ci sto così bene che
spero solo non smetta.
-
Non lo farò più. Lo giuro. – Mormora
con voce bassa
che mi fa venire i brividi, poi aumenta la stretta e conclude:
– Lo
giuro. –
Non
so.
Onestamente
non so cosa abbia passato oggi e cosa pensi ora, perchè ha
agito così e cosa ci sia in lui in questo istante. Non lo so
perché per me Gibbs rimarrà sempre un mistero, ma
quel
che so di lui mi impedisce di non perdere la testa per lui e non
commuovermi nel sentirlo così vicino a me, di nuovo, come lo
è
sempre stato.
Di
lui so che ama e lo fa con difficoltà ma quando lo fa
succede
in modo totale, dando la sua vita senza esitazioni. Di lui so che
considera la sua squadra come la sua famiglia e che ha totale fiducia
in noi come noi l'abbiamo in lui.
So
che è una guida incredibile e che senza non sarebbe la
stessa
cosa.
So
che è chiuso e non si lascia andare ma che attraverso i suoi
gesti si può capire cosa pensi e cosa provi.
So
che a volte si trova in un bivio e quando succede si butta seguendo
il suo istinto, in quei momenti stargli vicino è sicuramente
la cosa migliore da fare.
In
quei momenti si può essere certi che la scelta che fa
è
proprio quella giusta.
Di
lui so che non si può farne a meno.
Di
lui so che io non posso farne a meno.
Ed
ora so che si è svegliato dal suo incubo.
Mi
strappa via lui stesso da questi pensieri sentendo le sue mani
scivolare risalendo la mia schiena bagnata, brividi mi fanno quasi
tremare e mentre sento quanto di meno casto ci sia su questo mondo,
alzo la testa e lo guardo negli occhi, siamo vicinissimi e le sue
dita lentamente arrivano al mio collo, sono languide ed il suo
sguardo non ha più nuvole. I suoi incubi ed i suoi freni
sono
affogati in quell'auto, ora sono in fondo al mare. Quando ha aperto
gli occhi, dopo che se ne stava andando, è tornato in vita
col
corpo e con l'anima, ora è pronto.
Capisco
che ricambia i sentimenti che ho appena compreso provare per lui,
quando con le mani arriva ai lati del mio viso avvicinandosi per quel
che rimane. Posa le labbra sulle mie.
Già,
non potrei realizzarlo meglio. Proviamo le medesime cose l'uno per
l'altro solo che lui non ha pura di usare il suo istinto e questa
prova è per accettare la sconfitta delle sue sofferenze e
dei
suoi blocchi.
Schiudo
lentamente le mie labbra accompagnato dalle sue, lasciamo
quest'assaggio così mentre facciamo queste piccole fusioni
per
prendere come una sorta di confidenza, ma poi quando ci siamo, quando
lo sento ed è del tutto con me apre maggiormente la bocca
facendomi fare altrettanto nel medesimo istante, incontrandoci con le
lingue, iniziando a muoverle in questo secondo assaggio con sorpresa
e tensione.
È
un bacio di scoperta e lento, non passionale e pieno di foga.
Ci
assaggiamo passo dopo passo e continuiamo questa fusione di bocche e
lingue che fa sparire i nostri copri semi nudi allacciati lasciando
solo questo bacio e noi stessi desiderosi di andare avanti.
Desiderosi
di noi in questo nuovo passaggio delle nostre esistenze.
Perchè
anche se capire una cosa simile non è facile, basta essere
disposti a rischiare tutto mentre nudi ci affidiamo l'uno all'altro.
Quindi
ora va bene così.
Ora
ci siamo.
Ora
so che oggi non si ripeterà più, non mi
farà
passare di nuovo un inferno simile.
Qualcuno
ha ascoltato veramente la mia preghiera.
Grazie.
FINE
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