Can I live without you?

di scrittrice in canna
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Capitolo 1
Our Hug. At lo levad




 “Tony…” come continuare? Come potevo dimostrare tutto quello che sentivo con le parole? Semplicemente impossibile, avrei dovuto dirgli ‘Non so come fare senza di te.’ o ‘Grazie per esserci stato.’ Insomma cose del genere, invece? Invece mi ritrovavo senza parole d’avanti all’evidenza, d’avanti al mio tutto, quell’uomo coraggioso che mi aveva fatta sentire amata, per la prima volta nella mia vita presi possesso dei miei sentimenti e lo abbracciai, mi ritrovai ad essere la donna più felice del mondo, le mie narici si impregnavano del suo profumo e le mie braccia gli cingevano il collo.
“At lo levad.” Ebraico, non era la prima volta che mi parlava nella mia lingua, ma quando lo faceva era una continua sorpresa.
“Lo so.” Dissi io separandomi da lui. Partivo per il funerale di mio padre, Tel Aviv.
 
Shmeil, dal canto suo, aveva guardato la scenda da lontano e pensava che non me ne fossi accorta, mi osservava, avevo lo sguardo perso nel vuoto e le parole che mi aveva sussurrato all’orecchio Tony risuonavano nella mia testa come una dolce melodia, sentivo il suo profumo che avvolgeva il mio corpo e lo cullava, ero inebriata da quel ricordo, ero riuscita a farmi guidare dal cuore ed era stato il momento migliore della mia vita.
“Sembra che quel ragazzo abbia un effetto strano su di te, Ziva.” Aveva detto lui svegliandomi dalla trance
“Chi? Tony? No, no siamo solo… amici.”
 
“Da quanto state insieme?” aveva chiesto il vedovo
“Noi non stiamo insieme.” avevamo risposto sorridendo
“Siamo solo amici.” spiegai io
“Sì, ottimi amici.” specificò lui
“Vogliatevi bene.” ci aveva raccomandato l’ispettore. E l’avremmo fatto.
 
“Beh se lo dici tu.” qualche minuto dopo l’uomo accanto a me crollò tra le braccia di morfeo e io continuavo a pensare a lui, al suo profumo, a come aveva pensato a me. Siamo solo amici, ottimi amici. Mi ripetevo tra me.
Arrivata in Israele aprì la porta della camera dell’hotel e sprofondai sul letto, avevo sonno.
Non ero andata a casa, faceva troppo male, ritrovare la camera di Tali, Ari e la mia… no, non  sarei riuscita a restare lì senza scoppiare a piangere, io non potevo tornare, i fantasmi devono restare nel passato, dove è giusto che stiano. Il giorno dopo avrei dovuto fare l’elogio a mio padre, mi addormentai abbracciata ad un cuscino.
 
“Questa è la mia foto migliore, è l’unica in cui c’è una persona.” Quella persona ero io, a Parigi, una foto genuina, uno scatto rubato
“Forse starebbe meglio in bianco e nero.” Dissi io sorridendo.

 
I pensieri di una scrittrice in canna
Aiutatemi T.T troppo fluff? Forse? Ok, questa vorrebbe essere una long, facendo quattro calcoli dovrebbero venire sì e no nove, dieci capitoli. Non potrò aggiornare regolarmente perché il PC è ROTTO! Scrivo da quello di mia madre, voglio informarvi che ripasseremo tutto il finale della decima sotto il pensiero di Zee e aggiungo i missing moment di Tel Aviv. Fatemi sapere che ne pensate ^-^
Vostra
Scrittrice in canna




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