Godric Gryffindor imprecò violentemente sotto la pioggia che
infuriava: già quando era partito per andare a Hogsmeade il cielo si stava
rannuvolando ed era di un brutto grigio piombo, ma mai si sarebbe aspettato che
scoppiasse una tormenta simile. Rivoli d’acqua ghiacciata gli colavano lungo il
collo, sotto gli abiti, e i lunghi capelli biondo-rossastri gli si erano
incollati alla fronte e alle guance; il mantello zuppo d’acqua gli pesava sulle
spalle, e lui procedeva curvo e stanco sul dorso del suo destriero, sentendo il
peso della spada appesa al suo fianco destro e il continuo sbattere delle
bisaccia piene di libri ed erbe attaccate ai fianchi del suo cavallo.
Si fermò per qualche istante, mettendosi in piedi in precario
equilibrio sulle staffe e si guardò attorno irritato: attorno a lui, la
brughiera scozzese era un’informe macchia grigia, il cui terreno si confondeva
col cielo nebbioso e pieno di nuvole grigie, e davanti a lui il castello di
Hogwarts ancora non si vedeva, ma almeno riusciva a scorgere il sentiero che
sapeva portare alla scuola di magia e stregoneria; mormorò d’indistinto qualcosa
tra i denti, poi formulò a bassa voce un incantesimo, ordinando alla nebbia
attorno a lui di cessare e di formare invece uno scudo per proteggerlo, ma la
magia della Scozia, l’antica magia, giocava contro di lui e lo costringeva a
soccombere alla furia degli elementi. Fece schioccare sonoramente la lingua per
incitare il cavallo un paio di volte e tornò a sedersi sull’elaborata sella in
cuoi dorato, finemente lavorata e ricamata con dei leoni, cercando di non
pensare a quanto freddo aveva e a quanto desiderava, in quell’istante, trovarsi
davanti al grande caminetto nella Sala comune dei Gryffindor, a scaldarsi vicino
al grande fuoco, con un bicchiere di Whisky, magari in compagnia.
Galoppava silenzioso e accigliato da qualche minuto, chinò sul
collo del cavallo per cercare di evitare, inutilmente, di bagnarsi
ulteriormente, quando sentì qualcosa che sembrava uno starnuto, seguito poco
dopo da un altro, più forte. Fermò nuovamente il cavallo, chiedendosi chi fosse
così sciocco, quanto lui, da starsene in mezzo a quel diluvio universale a sera
tardi “Chi è là? C’è qualcuno?”
Gli rispose solo un altro starnuto, ancora più forte dei
precedenti due, e Godric diresse il suo cavallo in quella direzione, scrutando
la nebbia, abbandonando il sentiero tracciato. Qualche passo più in là quasi
andò a sbattere contro una piccola figura a piedi, avvolta in un pesante
mantello blu scuro, il cappuccio caduto sulle spalle a causa degli starnuti e i
lunghi capelli neri fradici ed incollati al collo bianco. Gryffindor sorrise
all’ultima persona che si aspettava di trovare in mezzo a quella tempesta
“Rowena”
“Go-Godric” rispose lei, battendo i denti per il freddo, e alzò
lo sguardo, guardandolo imbarazzata: lui capì immediatamente il problema e colse
al volo l’opportunità di prenderla un po’ in giro, un’occasione come quella non
capitava tutti i giorni. Fiera e orgogliosa, ma ora appiedata, Rowena sapeva già
dove l’amico sarebbe andato a parare.
“Piove” sorrise lui.
“Già…“ rispose lei, maledicendo silenziosamente quel
sorriso.
“Cosa ci fai qui da sola?”
“He-Helga…” starnutì ancora, e Godric lo guardò preoccupato
“Helga a-aveva finito le sue e-erbe e mi ha chi-chiesto se po-potevo cercarle
pe-per lei”
Ogni desiderio di Godric di prenderla in giro svanì
all’istante: il suo era un brutto raffreddore e le dita sottili stavano già
diventando bluastre, come le sue labbra, e l’ultima cosa che lui voleva era
Rowena malata il giorno suo compleanno: lei avrebbe compiuto venticinque anni,
era giovane, giovanissima, una bellissima venticinquenne. La prese per un
braccio e la tirò su di peso sul cavallo, ignorando le proteste di lei “No,
Godric, che fai -- mettimi giù!”
“Non essere sciocca, Corvo”
“Prego?” scattò lei, famosa per la sua intelligenza “Cosa hai
de-detto?!”
“Sai benissimo cosa ho detto, ora non fare la sciocca e lascia
che ti riporti a casa”
“Go-Godric --”
“Rowena, sei bagnata fradicia e se stai ancora qui ti prenderai
qualcosa, stai balbettando per il freddo”
“Gu-guarda che pr-prendo l’acqua co-comunque a-anche se mi
a-accompagni al castello a-a ca-cavallo”
Lui la strinse forte a se, coprendola col pesante mantello, e
lei si ritrovò improvvisamente al caldo, la guancia schiacciata contro l’ampio
petto di Gryffindor, sentiva il cuore che batteva ritmicamente “Go-Godric…”
“Mmh?” mugugnò lui, scocciato dalla sua insistenza, ma felice
di averla così vicina.
“Gra-grazie…”
“Pr-prego” la prese in giro lui, e le passò un braccio forte
attorno alla vita.
“No-non prendermi in gi-giro!”
“Scu-cusa non fa-faccio a-apposta” continuò lui, e Rowena
scivolò ancora di più nel suo abbraccio.
“Piantala!”
“D’accordo, d’accordo, non ti scaldare!”
“Dovrei prop-proprio sca-caldarmi, f-fa un freddo ca-cane…”
Gryffindor deglutì: conosceva un paio di metodi per riscaldare
quella donna, ma non gli sembrava proprio il caso di esporglieli lì su due
piedi, né in quel momento né mai; invece si limitò a stringerla a sé sotto il
caldo mantello, appoggiando il mento ai morbidi capelli scuri della donna.
“Dopo vai subito a letto, Rowena, stai al caldo”
“Si…” mormorò lei e si accoccolò contro di lui, mezza
addormentata, quando una domanda le passò in mente, e si rivolse all’uomo con
lei, completamente distratto dal fatto che lei era così vicina “Godric?”
“Dimmi…”
“Cosa ci-ci fai tu-tu qui fu-fuori, inv-vece?”
Lui sorrise mesto “Sono andato a comprare il regalo di
compleanno per una cara amica…”
“Oh, che bello! È questo, vero?” Rowena prese un piccolo
pacchetto dall’aria fragile e delicata, di un bel blu con nastri bronzati
“Guarda, ha pure i miei stessi colori! Posso aprirlo? Giuro che dopo lo richiudo
tale e quale, oh, Godric, posso?”
“Rowena, no…aspetta-- “
“Non posso?” lei lo guardò un po’ delusa, loro non avevano mai
avuto segreti…beh, forse uno “Oh…d’accordo…”
Godric si sentì spezzare il cuore vedendo la delusione negli
occhi d’argento di lei “Corvo, non offenderti…certo che…però--”
“Oh, grazie!” esclamò lei e aprì il pacchetto nonostante le
deboli proteste di Gryffindor “Godric! È bellissimo! Un diadema! C’è anche uh
biglietto, posso?”
“NO!” lei lo guardò stupita, e Godric fece rallentare il
cavallo “Perdonami, ma è privato…”
Qualcosa si ruppe in Rowena “Capisco, lei è…è una donna
importante per te…”
“Si…molto…”
“Sono felice per te” la donna stiracchiò le labbra in un
sorriso di circostanza “E sono sicura che apprezzerà molto, è un regalo
bellissimo…”
Godric si schiarì la gola con forza “E tu…tu cosa fai per il
tuo compleanno? Viene a trovarti qualcuno?”
“No…rimarrò qui a scuola con voi…”
L’uomo le sorrise un po’ triste e la fece scendere gentilmente
da cavallo, giunti davanti al portone dal castello “Non preoccuparti, Salazar ti
farà divertire”
“Salazar?” chiese lei, stupita “Cos’ha Salazar?”
“Non lo sai?”
“A quanto pare no, è grave? Sta male?”
“È innamorato di te” rispose secco Godric, guardando da
un’altra parte “Dal primo istante in cui t‘ha vista”
Al suo fianco Rowena cominciò a piangere piano, coprendosi la
bocca con una mano “Rowena, no, scusami, non volevo…Rowena…” l’abbracciò piano,
accarezzandole la schiena “Perché piangi?”
“Io non lo amo” lei lo guardò “Io amo un altro”
Godric non seppe se sentirsi sollevato o deluso: non amava
Salazar, ma era comunque innamorata di qualcuno; la strinse dolcemente a se e le
sorrise “Allora quest‘uomo è molto fortunato. Vai in camera, Rowena, non stare
qui, o ti ammalerai”
“Anche tu, Godric, sta attento…buonanotte…”
“Rowena, aspetta…” lui la prese per mano e le baciò
galantemente il dorso “Buon compleanno”
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Rowena guardò i tre pacchi davanti a lei e sorrise: i suoi
amici, Helga e Salazar, erano con lei per il suo compleanno, curiosi di vedere
le reazioni ai loro regali; poi lei notò una cosa, che la rattristò: tre
pacchetti davanti a lei, uno rosso e oro, uno argento e verde, l’altro oro e
nero, ma solo due amici.
“Dov’è Godric?”
Salazar serrò con forza la mascella, scocciato, e Helga la
guardò comprensiva “Ha detto che doveva finire un lavoro, ma che scenderà al più
presto, intanto ti prega di aprire i regali”
“Tipico del cafone” mugugnò Salazar, e incrociò con rabbia le
braccia sul petto.
“Salazar, non permetterti!” esclamò Rowena, fulminandolo
“Godric è un galantuomo!”
“Tanto galantuomo da non presentarsi al tuo compleanno! Perché
ha tanto da fare, il poverino, e non riesce a trovare un buco per farti gli
auguri! Anch‘io ho da fare, eppure sono qui!”
“È stato lui a portarmi a casa ieri sera, mi sorprendo se non è
a letto con la febbre!”
“Oh, l’eroe!”
“Salazar, piantala!” esclamò Helga, allungando un fazzoletto a
Rowena “Ma ti sembra il caso?!”
“Rowena, io…non volevo farti piangere…”
“È tutto a posto, sul serio” la donna si asciugò le lacrime,
sorrise un po’ mestamente e prese il pacchetto di Salazar, aprendolo con mani
tremanti e un sorriso un po’ debole: una catenina d’argento le scivolò in mano,
adornata di piccoli smeraldi. Rowena ringraziò lusingata e imbarazzata l’amico
per quel dono, le parole di Godric che le risuonavano in testa, il sorriso e lo
sguardo di Salazar che le confermavano.
Helga le aveva regalato il libro che da tanto tempo cercava, un
prezioso volume sull’antica magia, in cuoi, rilegato con elaborati decori in
ferro battuto. Rimaneva solo il regalo di Godric da aprire, e Rowena lo prese
con mani tremanti, disfacendo la carta colore del bronzo e slacciando il fiocco
blu; comparve una velina bianca e lei la strappò con impazienza: trattenne il
respiro e osservò il regalo che teneva tra le mani, tremando.
“Un diadema…” mormorò Helga, ammirata e colpita.
Non era un diadema, era il diadema, il diadema che
Godric aveva comprato per il compleanno di una donna importante per lui; Rowena
prese il bigliettino e lo lesse tutto d’un fiato:
Rowena scattò in piedi e guardò Helga “Dov’è Godric? Dove sta
lavorando?”
“Ha-ha detto che tu avresti saputo dove cercarlo, perché è un
luogo che ti piace…Rowena!”
Lei corse via: la Torre di Astronomia, Godric era là, e la
aspettava, cosa avrebbe avuto lui da fare sulla Torre?! Corre la signora
dell’aria e quasi inciampa, vuole vedere quell’uomo, parlare con lui. Arrivò
alla Torre, e ansimando aprì la porta.
“Godric!” tra le mani teneva il diadema, lacrime lucenti
correvano lungo le sue guance.
“Rowena…ah, hai ricevuto il regalo…”
“Perché…?”
“Perché ti ho fatto un regalo simile? Tu lo sai, Rowena. Mi
dispiace se in qualche modo di ho ferita, ma dovevo” l’uomo volse gli occhi giù
dalla Torre, verso il Lago, avvolto nel suo mantello pesante di pelliccia
“Invidio l’uomo che ami…”
Lei corse da lui, gli gettò le braccia al collo e lo baciò
appassionatamente “Sei tu, idiota!”
Godric la guardò interdetto “Eh?!”
“Io amo te, Godric!” lei rise e lo baciò ancora “Io ti amo”
“Mi ami?”
“Ti amo…” ripete Rowena piano, le labbra appena appoggiate alle
sue in un tenero bacio “Tantissimo…”
Gryffindor la prese dalle braccia e la baciò appassionatamente,
facendola praticamente sparire tra le pieghe del pesante mantello: le labbra
della donna si aprirono lentamente davanti all’invito di lui e le loro lingue si
sfiorarono prima titubanti, poi sempre più decise ed affamate. Lei gemette
debolmente nella bocca dell’uomo che amava, e lui approfondì il bacio,
stringendola a se.
“Rowena Ravenclaw” mormorò lui, e le sue parole furono portate
dal vento sino ad una commossa Helga e ad un offeso Salazar, anche loro sulla
terrazza “La più bella donna del mondo” la baciò ancora e si allontanò da lei
solo quando non ebbero più fiato “Questo è solo il primo di una lunga serie di
baci. Ti amo”
“Sei sempre così deciso e diretto, mio signore?” lo stuzzico
Rowena, mordicchiandogli il lobo con insistenza.
“Con le persone importanti per me, si” la baciò, lei stretta al
suo petto “Mio corvo…”
Lei lo prese per mano e assieme tornarono verso gli amici, e
nessuno disse una parola, i sorrisi di Godric e Rowena parlavano per tutti;
tornarono all’interno della Torre quando Godric all’improvviso tirò Rowena per
il braccio, la strinse a se “A proposito, amore…”
“Mmh?” mormorò lei contro le sue labbra.
“Buon compleanno”