the dreadful history of two broken hearts

di THlover4eva
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Troppo tempo era passato dall'ultima volta che si erano visti, almeno ai suoi occhi.
Rapida la mente volava a quei ricordi, felici e luminosi. Ormai, però, erano offuscati dalle lacrime che scendevano a dirotto, come due cascate di diamanti. I rami degli alberi oscillavano con l'andare del vento.
Ancora e ancora, Bill desiderava che quello fosse solo un incubo, il peggiore della sua vita.

Erano passati sei giorni. Solo sei giorni. Sei giorni non sono neanche una settimana, eppure a lui sembravano settant'anni.
La notizia della morte di Tom era arrivata così all'improvviso, un fulmine a ciel sereno.
Non erano mai stati così distanti.
Uno era a casa ad Amburgo, l'altro a New York.

Dopo il tour, durato per mesi, avevano deciso tutti di sparpagliarsi, di farsi una vacanza per conto proprio.
Lo sapeva che non doveva lasciare suo fratello da solo, quell'irresponsabile.
Lo sapeva che era talmente stupido da mettersi al volante strafatto.
Il cuore gli si stringeva, il dolore aumentava ad ogni battito, da quando ha ricevuto quella telefonata dalla madre in lacrime: "Bill, mettiti seduto, ti devo parlare...".
E ora lui se lo stringeva quel cuore, in ginocchio davanti alla tomba del fratello, forse per strapparlo via dal petto.

Georg gli poggiò una mano sulla spalla, conscio che quel gesto non era di certo sufficiente a consolare il suo amico.
Lanciò una rapida occhiata a Gustav.
Lui era forse quello che aveva reagito nel modo più introverso.
Stava lì, in piedi, ritto come se fosse un militare.
Teneva le braccia conserte, lo sguardo di pietra. La bocca gli si contorceva in una lieve smorfia, probabilmente per fermare le lacrime che altrimenti avrebbero invaso anche il suo volto.
Tornò con lo sguardo su Bill, fece un bel respiro e si chinò per parlare a Bill.

"Andiamo, il tempo si sta facendo brutto...", disse con voce pacata.
"No! Non me ne voglio andare. E' colpa mia, è tutta colpa mia Gustav!". Le sue parole erano appena comprensibili fra i singhiozzi.
"Non dire cazzate. Tu non hai colpa, e prima o poi lo dovrai capire...Senti, io non ho la minima idea di cosa tu stai provando, ma credo che perdere un fratello sia proprio come perdere una parte di sè...ma ci siamo noi! e ti siamo tutti vicini!"

Un lato della bocca di Bill si piegò in un sorriso, sfuggito agli occhi dei presenti perchè nascosto fra le smorfie del dolore.
Rideva perchè gli sembrava assurdo quello che il suo amico aveva appena detto.
'perdere un fratello'.
Non aveva semplicemente perso un fratello.


Aveva perso la persona che più amava al mondo.
Si, lo amava. Non solo amore fraterno.


Tirò indietro i capelli, e fissò per degli interminabili istanti il cielo plumbeo.
"Hai ragione, andiamo".

Così amici e parenti si allontanavano sul sentiero di ciottoli, che serpentava fra le colline del cimitero di Amburgo.




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