La via per la Terra
Premessa: questa flashfiction è stata estrapolata
da una riscrittura, non ancora pubblicata, del primo capitolo di una mia
long fiction, Profezie.
Chi ha letto la prima serie di Witch riconoscerà facilmente
personaggi ed ambienti.
Questa scena è ambientata due anni e mezzo dopo l’inizio
della saga, e pochi minuti prima dell’attacco di Profezie.
LA VIA PER LA TERRA
L’ uccellino striato di grigio ricambia lo sguardo speranzoso della
ragazza che lo tiene in mano. Le trecce biondo cenere e la corona argentea
si riflettono, minuscoli, nei suoi occhietti neri e gialli.
Lei gli applica un sottilissimo collare di metallo lucente. “Ecco,
piccolo. Questo ti riporterà indietro. Ora vai. Rischierai la tua
vita per la Luce di Meridian”.
Allunga le mani verso l’alto per farlo alzare in volo. Sopra di loro
non c’è il cielo, ma le volte azzurre della sala del trono da cui
Elyon regna su tutto il metamondo.
L’uccello dispiega le ali, poi svanisce in un baluginio, come un riflesso
su uno stagno.
“E’ andato”, esala una donna dalla pelle di un delicato verdazzurro.
Quando sono in pubblico lei è il capitano Miriadel, ma in privato
Elyon continua a chiamarla mamma. “Tra poco sapremo se può tornare”.
“Dovrebbe essere questione di secondi”, aggiunge l’ancella Nagadir,
una giovane con la pelle oliva e i capelli scuri raccolti all’indietro.
“Andrà bene”, rassicura la giovane regina, cercando di mascherare
la sua emozione. “Ho seguito punto per punto i libri segreti”.
Immagina il volatile mentre, alla velocità del pensiero, il
piccolo corpo smaterializzato viene trasferito al portale invisibile nel
cielo, lo attraversa guidato dall’amuleto al suo collo e poi viene diretto
verso la città alla quale lei credeva di appartenere, fino al giorno
in cui il suo vero passato le è stato svelato nel modo più
crudele.
Con la fantasia, Elyon segue il viaggio vertiginoso, che avrà
termine quando il piccolo uccello grigio si sarà materializzato
in un cielo che lui non ha mai visto prima, tra odori e suoni estranei
e sagome di edifici di un altro mondo. Lo immagina mentre scende a terra,
incredulo, forse pensando di sognare. Sognano, gli uccelli? Sanno cos’è
un sogno?
Non importa. Questa vista non durerà a lungo: dopo pochi istanti,
l’amuleto al suo collo farà svanire quelle brevi immagini, ed in
un attimo il suo corpo minuto riattraverserà lo spazio in un modo
che neppure lei, la Luce di Meridian, comprende veramente.
“Dovrebbe tornare ora!”.
Mentre Elyon parla, un baluginio appare sopra di loro, e subito l’uccello
volteggia incredulo sotto il soffitto.
“Grande!”, esclama Nagadir con entusiasmo. “Altezza, avete avuto successo!”.
“La strada verso la Terra è di nuovo aperta!”, gioisce Elyon,
mentre il volatile si posa sulla sua mano alzata. Lo avvicina al viso,
per osservare il frammento di una piantina che tiene nel becco. “Erica.
Da quanto tempo…”. Gli sfiora la testa con un dito, chiudendo gli occhi.
“Sì. L’Oceano Atlantico! Heatherfield! Grazie, piccolo uccello,
grazie”.
Sfilato il sottile collarino argenteo, Elyon si dirige verso la terrazza
che, dalla sala del trono, dà una vista completa dell’antica città
di Meridian.
Alza nuovamente il braccio. “Và”.
Lo guarda volare sull’ampio vallone in cui è incassata la capitale,
e poi deviare a destra per dirigersi verso i boschi sull’altopiano che
la sovrasta, sparendo in lontananza per tornare alla sua semplice vita
da uccellino.
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