More than a woman - 1
Ho deciso di cominciare a pubblicarla perché se la rileggo ancora mi vengono le bolle!
Questa storia è un
ibrido. Non nel senso di trama, perché potrebbe benissimo essere
un episodio della TOS, quanto perché mentre la scrivevo –
a livello di immagini mentali – avevo davanti sia le versioni dei
protagonisti della TOS, sia quelle dei nuovi film e temo che a livello
di caratterizzazione ci sia un bel miscuglio…
Voi siete liberi di
immaginarli un po’ come vi pare, anche se si fa esplicito
riferimento agli occhi nocciola di Kirk, ma fate come più vi
aggrada.
Bene, che altro dirvi… La storia sarà divisa in tre capitoletti,
perché è uscita più lunga del previsto. Il titolo
è preso da una famigerata canzone dei Bee Gees ^_^
Divertitevi e fatemi sapere il vostro parere, vi prego! Sono ancora dubbiosa!
Baci!
Sara
- More than a Woman -
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Non lo svegliò la
suoneria del computer, come ogni mattina, ma un impellente bisogno
fisiologico. Aprì piano gli occhi, gli doleva la testa.
Passandosi una mano tra i capelli li trovò stranamente lunghi.
Si alzò sbadigliando e si diresse a tentoni verso il bagno, a
luce spenta.
Arrivato davanti alla tazza,
tirò giù il bordo dei pantaloni e cercò qualcosa
che era sempre stato lì, per la gioia di sua madre,
l’orgoglio di suo padre e la soddisfazione di innumerevoli
fanciulle. Ma quel qualcosa non c’era. Cercò ancora, ma
sembrava proprio che il suo glorioso attributo maschile avesse deciso
di cambiare locazione.
Un momento.
Il suo pene.
Andiamo, che razza di sogno assurdo era?!
Svegliati, Jim… si disse, tirandosi poi uno schiaffetto sul viso liscio.
“Computer, luce.” Ordinò, con una voce stranamente acuta.
Alzò gli occhi sullo
specchio ovale in cui si guardava ogni mattina e restò un attimo
ad osservare incuriosito la figura umana che ci vide riflessa sopra.
Poi rise.
Ok, mai più brasato kelesiano con cipolla Terg a cena… faceva fare dei sogni decisamente pesanti!
Perché poteva essere
solo un sogno quello in cui, riflesso nello specchio, non c’era
il suo solito viso, ma un volto inconfondibilmente femminile, con
labbra sensuali e grandi occhi nocciola circondati da folte ciglia,
incorniciato da fluenti capelli dorati. Inoltre… cos’erano
quelle due bocce decisamente ingombranti che s’intravedevano sul
davanti?
Scrutò in basso, verso
lo scollo del suo pigiama di cotone. Acchiappò i lembi di stoffa
e guardò dentro. Aveva il seno: due gran belle tette sode dai
capezzoli rosa.
Alzò di nuovo gli occhi
sullo specchio: ora erano inorriditi e spaventati. Gridò,
allontanandosi. E gli scappava ancora la pipì, ma come faceva
senza pisello?!
Il capitano rimase per qualche
lungo istante rannicchiato in posizione fetale sul letto, sperando di
riaddormentarsi e scoprire che era tutto solamente un realistico incubo.
I minuti passarono ma non
capitò niente. Quale poteva essere il modo per tornare
velocemente alla realtà? Forse il sogno – perché
non poteva essere altro che un sogno, vero? – prevedeva
l’intervento di qualche altro personaggio. Bones! Sì,
doveva chiamare Bones, era l’unico che, anche nella fantasia,
poteva fare qualcosa.
Prima, però, doveva
pisciare, o sarebbe esploso, tornò in bagno e si sedette sul
gabinetto. Dopo si sentì meglio ed era strano, perché nei
sogni quando la fai poi ti scappa ancora…
Si avvicinò sconsolato al comunicatore. Cosa avrebbe detto al dottore?
“Capitano Kirk a Dottor McCoy.” Frusciò il comunicatore dell’infermeria.
Leonard guardò stranito
l’apparecchio davanti a se. Doveva parlare con Scott,
quell’aggeggio cominciava a funzionare male, altrimenti non si
spiegava perché la voce di Jim fosse uscita tanto acuta.
Premette il bottone.
“Qui McCoy.” Rispose quindi.
“Dottore, ho immediato
bisogno di lei, venga subito nel mio alloggio!” Ordinò il
capitano, la voce ancora più acuta e con note squillanti a lui
sconosciute.
“Che cosa è
successo?!” Esclamò però allarmato il medico; si
sarebbe preoccupato per il funzionamento del comunicatore più
tardi, la salute del capitano era più importante.
“Non posso spiegarle
qui, venga subito da me!” Si limitò a rispondere
sbrigativo Jim. “Kirk, chiudo.”
Il dottore, perplesso ma
deciso, prese la sua attrezzatura medica e si precipitò verso
l’alloggio del capitano. Qualunque cosa fosse successa, la voce
di Jim era troppo urgente per ignorarla.
Il trillo della porta non era
nemmeno finito che qualcuno stava già invitando il dottore ad
entrare. Leonard attraversò l’ingresso dell’alloggio
del capitano e il pannello si richiuse dietro di lui.
“Allora, Jim, che cosa
è successo per farmi correre qui a rotta di collo?”
Domandò, appoggiando il tricorder medico sulla scrivania.
“Guardi con i suoi occhi…” Gli rispose mesta una voce femminile.
McCoy alzò lo sguardo e
si trovò davanti un’affascinante signorina in pigiama. Lei
si tormentava le mani, mordendosi piano il labbro inferiore, risultando
così molto sexy. Guardava il dottore con aria imbarazzata e un
po’ smarrita, sbatacchiando le sue lunghe ciglia vellutate.
“Signorina…”
Esordì educatamente il medico, dopo aver ammirato le grazie
dell’inaspettata ospite. “…se lei è una delle
amiche del Capitano, salita a bordo senza che io ne sapessi niente, ed ha un problema sanitario…”
“Bones, sono io!” Esclamò lei interrompendolo.
Leonard aggrottò la fronte e la osservò per qualche secondo. “Io? Io chi?” Fece poi.
“Io Jim!” Sbottò la donna, portandosi le mani al petto. “Dottore, sono il Capitano Kirk!”
McCoy incrociò le
braccia e la fissò con espressione severa. “Se questo
è uno degli scherzi del Capitano, la avverto che non mi sto
divertendo per niente.” Minacciò poi.
“Dov’è Jim?”
“Io sono Jim!”
Insisté lei con tono disperato. “Non c’è
nessun altro in questa stanza, siamo solo io e te, Bones!”
Aggiunse accorata.
Lui la guardò
nuovamente, esaminando con occhio clinico i suoi lineamenti, la forma
degli occhi, del naso, del mento, delle labbra. Il colore di occhi e
capelli, le espressioni. Se non si teneva conto che ora il volto era
più morbido e armonioso, quelli erano decisamente i tratti del
capitano.
“Oh, per tutti i Numi
del cielo!” Esclamò infine il dottore, slacciando le
braccia. “Jim, ma che cosa ti è successo?!”
Lei emise un piccolo lamento, sedendosi pesantemente sulla poltrona. “Sono una donna!”
“Lo vedo!” Sbottò Bones. “Ma come diavolo è capitato?!”
“Non lo so!” Replicò disperata la ragazza. “Ma non importa, tanto è un sogno…”
“No, che non lo è.” La gelò McCoy; lei lo guardò costernata.
“No?” Domandò timorosa. “Vuoi dire che tu sai perfettamente come sei arrivato qui?”
“Certo.”
Annuì l’uomo. “So quando mi sono alzato, cosa ho
mangiato a colazione e come sono arrivato in infermeria, tutto, fino a
quando mi hai chiamato… Questo non è un fottutissimo
sogno!”
“Oddio, sono una donna!” Gridò allora il capitano, alzandosi di scatto.
“Devo analizzarti.” Proclamò il dottore, tornando il solito pragmatico Bones. “E chiamare Spock.”
“No!” Replicò immediata lei. “No, no, no! Risolviamo la faccenda, prima…”
“Ma come pensi che
possiamo fare, se non sai neanche come è successo?”
Ribatté Leonard. “Credo che lui, come ufficiale
scientifico possa…”
“Non voglio farmi vedere così!” Esclamò il capitano.
“Ti assicuro che non hai niente che non vada.” Affermò il dottore, con uno sguardo di aperto apprezzamento.
“Mi stai guardando le tette?” Chiese minacciosa la donna.
“Nooo, ma…”
“Bones!”
“Jim, ascolta.” Lo
bloccò il dottore, prendendolo per le braccia; lei gli
guardò le mani, era la prima volta che sentiva Bones più
forte. “Tu hai avuto molti problemi con le donne, da
sempre.” Gli disse serio Leonard. “Ma mai grande come
questo, non possiamo risolvere la cosa da soli, io devo esaminarti
approfonditamente, in infermeria, ed ho bisogno dell’aiuto di
Spock.”
“E va bene.” Si
arrese lei, in un moto di ragionevolezza. “Tutto pur di risolvere
la faccenda e tornare sul mio ponte di comando…”
Dieci minuti dopo erano in
infermeria. Jim – o Jane come l’aveva ribattezzato Bones
– sedeva su un lettino diagnostico con indosso un camice azzurro.
L’infermiera Chapel preparava gli strumenti necessari con
espressione perplessa ma senza mancare della solita efficienza.
Tutti e tre i presenti
sentirono aprirsi le porte dell’infermeria e dei passi
inconfondibili attraversare l’atrio. Pochi istanti e la figura
severa ed elegante del primo ufficiale sbucò nella stanza. Spock
osservò brevemente la scena, poi si rivolse all’ufficiale
medico capo.
“Dottore, vorrebbe
spiegarmi cosa sta succedendo?” Domandò. “Come
saprà, il Capitano è attualmente irreperibile e questo
è fonte di notevole preoccupazione per tutto l’equipaggio
senza che lei venga a distrarmi con le questioni relative a…
passeggeri clandestini.” Accennò alla donna seduta.
“Anche se immagino dovrò interrogarla in merito alla
sparizione del Capitano.”
“Se lei mi facesse spiegare, invece di aprire quella ciabatta e dare aria…” Esordì McCoy.
Spock alzò un interrogativo sopracciglio, ma prima che potesse replicare, la donna intervenne.
“Basta, voi due!”
Ordinò perentoria; McCoy la guardò un attimo e trattenne
una risatina, mentre Spock la fissava impassibile.
“Mi scusi.”
Esordì educatamente il vulcaniano. “Con quale
autorità, esattamente, le è permesso dare degli ordini a
due ufficiali superiori della Flotta Stellare?”
“Con la mia.” Affermò sicura lei. “Sono il Capitano James Kirk.”
Se il vulcaniano rimase
sorpreso dalla rivelazione non fu possibile dirlo, perché la sua
espressione non cambiò di un millimetro. Si limitò a
fissare attentamente il viso della donna, finché il suo
sopracciglio destro non si alzò lentamente verso l’alto.
Guardò Bones.
“Ora capisce perché l’ho fatta venire qui?” Gli chiese il medico con tono retorico.
“È assolutamente illogico.” Affermò Spock.
“Ma reale.” Soggiunse Bones.
“L’ha già
analizzata? È sicuro che non stia mentendo? Che la sua
somiglianza fisica col Capitano non sia ottenuta
chirurgicamente?” Incalzò immediato il vulcaniano.
“Per ora sono certo solo
del suo perfetto stato di salute ed ho prelevato il sangue per
un’analisi del DNA.” Rispose calmo il dottore.
“Adesso stavo per farle fare un giro nello spettrometro
molecolare.” Aggiunse con un sorriso vagamente maligno.
“Non è pericoloso, vero?” Domandò la ragazza, con un sorriso preoccupato.
“No.” Fece Bones. “Vedremo tutto quello che c’è dentro di lei, Capitano.”
“Lo ritengo assolutamente necessario.” Rincarò gelido Spock. “Prego, si stenda.”
“Oh, cerchi di essere un
po’ più gentile, Comandante!” Scherzò Kirk,
con il suo solito tono divertito. “Ora sono una signora e non ho
le mutandine!”
Spock la fissò con la
sua massima espressione sconvolta, che consisteva negli occhi
leggermente spalancati e nel solito sopracciglio sollevato. Bones
ridacchiò, mentre Jim/Jane si stendeva con un sorriso pestifero,
attenta che il camice non si sollevasse troppo.
Il dispositivo di analisi fu
avviato, sotto lo sguardo serio e concentrato di Spock. Il capitano lo
osservava, un po’ dispiaciuta che non avesse fatto alcun commento
alla sua trasformazione, accettandola velocemente e mettendosi subito
al lavoro per risolverla.
Bones, nel frattempo si
rivolse alla sua assistente per un problema che andava risolto al
più presto, perché sapeva bene che non avrebbe potuto
trattenere a lungo Kirk in infermeria, dopo le analisi.
“Christine, sarebbe
così gentile da voler procurare al Capitano della biancheria
intima ed un’uniforme femminile, per favore?” Chiese alla
donna.
“Con piacere, Dottore.” Annuì l’infermiera, prima di allontanarsi dal lettino.
Il capitano, allora,
alzò il capo e le spalle. “Credo che come taglia ce ne
vorrà una in meno, rispetto a lei.” Disse divertita,
all’indirizzo di Christine; lei la guardò male.
“Mi era più simpatico come uomo.” Borbottò andandosene.
Jane ridacchiò, ma
smise di colpo, quando una mano calda la spinse di nuovo contro il
cuscino. Abbassò gli occhi e vide le lunghe dita eleganti di
Spock spingerle delicatamente il petto. Per qualche misterioso motivo,
perse un battito e si adagiò arrendevole sul letto, gli occhi
fissi sulla mandibola perfetta del vulcaniano, mentre lui era voltato
verso il pannello di controllo.
“È meglio se sta
ferma.” Le disse senza girarsi, dopo aver tolto la
mano.
“Quindi?” Fece McCoy, sbattendo il Padd sulla propria scrivania.
“I risultati dei test
sono inequivocabili, Dottore.” Affermò Spock, seduto di
fronte a lui. “L’analisi del DNA ed i risultati dello
spettrometro molecolare confermano che questa donna è il
Capitano Kirk.” Continuò. “Nessuna modifica genetica
o neurologica, nessun intervento chirurgico e non è nemmeno
stato sostituito da un sosia donna, perché quello che abbiamo
analizzato è il DNA di James Tiberius Kirk, anche se provvisto
di gene femminile.”
“È assurdo!” Esclamò il medico.
“Per quanto questo sia
l’aggettivo che meglio descrive la situazione, siamo davanti ad
un’effettiva trasformazione del Capitano in una donna.”
Spiegò tranquillo il vulcaniano, le mani giunte sulla scrivania.
“Ma come può
essere successo?!” Sbottò adirato McCoy, che quando non
trovava una spiegazione a qualcosa diventava subito nervoso.
“Non essendoci alcuna
causa fisica, scientifica o medica che possa spiegarlo…”
Sostenne Spock. “… sono portato a pensare che abbia agito
una qualche forza superiore alle nostre attuali conoscenze – o
quelle di qualsiasi altro – che abbia semplicemente effettuato la
trasformazione, con motivazioni a noi ignote.”
“Humpf, una specie di legge del contrappasso, nel caso di Jim, direi.” Commentò lugubre Leonard.
“In che senso, Dottore?” S’informò il primo ufficiale.
“Beh, sa… con
tutte le donne che ha avuto ed i modi non sempre ortodossi in cui le ha
trattate… magari, questo fantomatico qualcuno che lo ha trasformato, ha pensato bene di fargliela scontare.”
“È illogico.”
“Perché, a lei sembra logico trasformare un Capitano della Flotta in una procace signorina?”
“Non sappiamo quali siano i motivi che…”
“Oh, Spock, santo cielo!”
“Io sono pronta!” Annunciò una voce entusiasta, interrompendo la loro discussione.
Entrambi si voltarono verso la
porta, dove una raggiante Jane Kirk faceva mostra di se allargando le
braccia. Indossava un’uniforme femminile dorata, con i gradi da
capitano. Le belle gambe erano fasciate da collant neri e gli
stivaletti le avvolgevano i polpacci sottili. I capelli scendevano in
morbide onde sulle spalle.
“Ho provato a dirle che i capelli vanno portati raccolti, ma…” Intervenne l’infermiera Chapel.
“Oh,
pietà!” Esclamò Kirk, buttandosi un ciuffo dietro
le spalle come se lo avesse fatto per tutta la vita. “Andiamo
Signor Spock, ora possiamo tornare in plancia.”
“In plancia?!” Esclamò il dottore sollevandosi dalla sedia.
“Certo, perché
no?” Replicò il capitano. “Sono in perfetta salute,
fisica e mentale, e sono il Capitano di questa nave, intendo
ottemperare ai miei doveri.”
“Ma lei non può!” Insisté McCoy. “Si rende conto che è assolutamente…”
“Non un’altra
parola, Bones!” Lo ammonì Kirk. “Tutte le mie
conoscenze sono intatte, il mio carattere è esattamente quello
di prima e nessuno mi ha privato dei miei gradi, quindi sono
perfettamente in grado di comandare l’Enterprise!”
“Mi spiace dirlo,
Dottore, data la situazione…” Intervenne Spock, sempre
seduto compostamente. “…ma il discorso del Capitano
è logico.”
“Ma insomma!”
Protestò ancora il medico. “Tutto questo è
bizzarro, Jim… ehm, Jane, lei non può andare sul ponte di
comando!”
“Non comprendo i suoi
dubbi, Dottor McCoy.” Sostenne il vulcaniano. “Tutto
ciò che è cambiato, nel Capitano, è il sesso e non
è una pregiudiziale al comando, mi pare.”
“Voi due siete pazzi, io
me ne lavo le mani!” Sentenziò infine Bones, alzando le
braccia e allontanandosi dal proprio ufficio.
“Allora, Spock,
andiamo?” Chiese ancora il capitano; il vulcaniano annuì e
la raggiunse vicino all’uscita.
“Proprio una bella coppia di pazzi!” Esclamò ancora McCoy dall’altra stanza.
Kirk guardò Spock e gli
sorrise, con quel suo inconfondibile sorriso.
“Decisamente.” Fece poi, prima di prenderlo a braccetto e
condurlo fuori dall’infermeria, sotto lo sguardo allibito della
Chapel.
Spiegare la faccenda agli ufficiali di plancia fu abbastanza comico, tra facce incredule, sguardi maliziosi alle gambe del nuovo
capitano e ammiccamenti vari tra i presenti quando Kirk e Spock si
erano presentati a braccetto. Tutti, però, alla fine, si resero
conto che il capitano, seppure molto cambiato, restava sempre
l’ufficiale in comando ed il suo carisma non era scemato di un
grammo.
Spock, nel frattempo, con un
ultimo sguardo severo alla faccia sconvolta del tenente Uhura,
andò a sedersi alla sua postazione. La donna si ricompose
immediatamente.
“Bene,
Signori…” Disse il capitano con la sua nuova voce.
“… la rotta è ancora impostata per la colonia di
Berga II?”
“Sì, Signore… ehm, Signora…” Rispose il tenente Checov.
“Bene.”
Annuì lei. “Signor Sulu, può procedere,
velocità due.” Ordinò quindi, mentre accavallava
elegantemente le gambe. “Tempo stimato per l’arrivo?”
“Cinquantadue virgola sei ore, Capitano.” Rispose Sulu.
“A quanto pare, allora, avremo il tempo per abituarci alle novità, non credete?” Commentò Kirk.
“E ci vorrà tutto…” Mormorò Uhura, voltandosi verso la propria consolle.
*****
“Allora,
com’è andata?” Domandò McCoy, sedendosi al
tavolo della mensa con il capitano ed il primo ufficiale.
“Stranamente, devo dire
che le cose in plancia procedono in modo regolare.”
Affermò Spock, gli occhi fissi sul proprio vassoio e sul modo in
cui veniva posato sulla tavola.
“Stranamente?” Obiettò Kirk, posando senza garbo il vassoio.
“Ammetto che avevo
sottovalutato la persistenza delle sue caratteristiche,
Capitano.” Ammise tranquillo il vulcaniano.
“Ogni tanto si sbaglia
anche lui, grazie a Dio.” Commentò sarcastica Jane.
“Cos’ha tanto da guardare, il Guardiamarina Tyler?”
Aggiunse poi, con tono infastidito.
“Capitano.”
Intervenne Spock. “La inviterei ad assumere una posizione
più consona, temo che da sotto il tavolo si intravedano un
po’ troppo le sue… grazie femminili.”
Kirk sussultò, poi
guardò di sfuggita le proprie gambe divaricate sotto il tavolo e
si ricompose immediatamente, accavallandole. Imbarazzata si
lisciò la gonna corta.
“Cosa facciamo, adesso?” Domandò Bones, infilando una forchettata della sua pasta al formaggio.
“Io direi che continuare
così vada bene.” Sostenne Kirk. “Almeno
finché non capiamo come è successo.”
Precisò, prima di affrontare la sua insalata.
“Potrebbero essere utili
alcune sedute di meditazione vulcaniana.” Affermò Spock.
“La sua mente, Capitano, potrebbe essere riportata al momento
della trasformazione.”
“Questo è un suggerimento interessante.” Disse il capitano.
“Lei pensa davvero di poterci riuscire?” Domandò McCoy.
“Mi rendo conto che il
cervello umano è diverso da quello vulcaniano, ma il Capitano
Kirk ha dimostrato più volte di essere un Umano molto recettivo,
quindi non mi sento di scartare per lo meno una prova.”
Dichiarò il primo ufficiale.
“Sono d’accordo.” Annuì Kirk. “Male non potrà fare, no? Quando cominciamo?”
“Io direi questa sera stessa, nel mio alloggio.” Propose Spock.
“No, un momento.”
Obiettò il dottore. “Nel suo alloggio, Spock? Voi due da
soli, con luci soffuse, incensi e candele?”
S’informò quindi.
“È così che si fa meditazione.” Asserì il vulcaniano.
“Andiamo, Bones!” Sbottò divertita il capitano. “Non temerà per la mia virtù!”
“Non per la sua, per quella del Signor Spock!” Replicò il medico.
Gli rispose soltanto il perplesso sopracciglio alzato del suddetto vulcaniano.
*****
Quando Kirk arrivò
nell’alloggio di Spock, trovò quell’ambiente
familiare già immerso nella penombra. Le candele rituali erano
disposte secondo il loro ordine prefissato e gli incensi impregnavano
l’aria con un profumo denso ma non fastidioso.
Spock la accolse con addosso
una delle sue tuniche. Era di un verde scuro e cangiante, gli arrivava
fino ai piedi, ma lo scollo lasciava intravedere appena la peluria sul
suo petto.
“Questa è una tunica per lei.” Le annunciò, porgendole l’indumento viola.
“Oh, la ringrazio.” Fece lei, un po’ sorpresa, mentre la prendeva.
“Puoi cambiarsi in
bagno.” Le indicò il vulcaniano. “Le consiglio di
non indossare niente sotto, potrebbe essere causa di distrazione.”
Kirk sussultò, mentre
si dirigeva in bagno, si girò e dedicò una lunga occhiata
allarmata alla figura elegante del suo primo ufficiale.
“Vuole dire che lei non ha niente, sotto?” Chiese poi.
“No, ovviamente.” Rispose imperturbabile lui, quindi si voltò per accendere le candele che mancavano.
Pochi minuti dopo erano seduti
uno davanti all’altra, su due ampi cuscini e Kirk stentava a
rilassarsi. Spock, invece, aveva il suo solito atteggiamento pratico.
“Essere così nervosa non la aiuterà con la meditazione, Capitano.” Affermò il vulcaniano.
“Non sono nervosa per la meditazione.” Replicò titubante Jane.
“E per che cosa, allora?” S’informò garbatamente lui.
“Io… non lo
so…” Perché ammettere che l’agitava essere
con lui da sola, con praticamente niente addosso e molte candele
accese, le faceva venire una strana morsa allo stomaco; sarebbe stato
umiliante e lei era un capitano, che diamine!
“Capitano…” Fece Spock, con il probabile intento d’iniziare uno dei suoi predicozzi.
“Lasci stare,
cominciamo.” Glissò lei, con un gesto nell’aria.
“Sono pronto… pronta.”
“Si concentri.”
Ordinò allora l’ufficiale scientifico. “Chiuda gli
occhi e prenda un lungo respiro…”
Sembrava facile! Le ginocchia
di Spock sfioravano le sue ed aveva davanti il suo bel viso assorto.
Che diavolo le stava succedendo? Non si era mai sentita così con
Spock, quando era un uomo. Non che non lo trovasse attraente, anzi! E
poi era un suo amico, gli voleva bene. No, basta. S’impose di
meditare seriamente, altrimenti Spock poteva anche offendersi e non
voler fare più sedute con lei.
“Pensa ad un luogo
tranquillo, dove c’è pace.” Continuò Spock
passando ad un tono informale, Kirk lo assecondò.
“Lentamente, svuotalo di tutto il superfluo, trova il nulla, un
rassicurante e caldo niente… nessun orpello, nessuna
superficialità, nessuna emozione…”
Kirk trovò il suo
spazio vuoto, liberò la mente da tutto ciò che poteva
impedirgli di trovare la pace. Per un lungo momento si cullò in
un rilassamento che non ricordava di aver mai provato. Non
riuscì a capire quanto tempo poteva essere passato.
“Ora prova a tornare al momento di quel sonno, il momento in cui il tuo corpo è cambiato…”
Jane provò a fare come
le diceva la rassicurante e calda voce di Spock, ma non ci
riuscì. Tutto ciò che ricordava era il momento in cui era
andato a letto come uomo e quello in cui si era risvegliata come donna.
Strinse gli occhi e fece una smorfia contrariata.
“Non ci siamo, non riesco…” Ammise a bassa voce. Spock aprì gli occhi.
“Dobbiamo andare
più a fondo nella tua mente.” Dichiarò quindi.
“È necessario un mio intervento diretto.”
“Che devo fare?” Chiese lei decisa.
“Avvicinati.” Le disse lui, indicando lo spazio tra le sue gambe incrociate.
“Io non credo che…” Protestò blandamente lei.
“È fondamentale
che io ti tocchi, non è possibile che possa farlo da così
lontano” Sostenne Spock. “Sarebbe illogico da parte tua
rifiutare di avvicinarti.”
Se fosse stato chiunque altro
– perfino Bones – avrebbe pensato che era una mossa di
seduzione, ma era il suo primo ufficiale vulcaniano a pronunciare
quelle parole, quindi era dolorosamente certa che lui lo facesse solo e
soltanto con l’intento di avere un efficace risultato. Nessun
sperato doppio fine… Sperato?!
Kirk strisciò il
proprio cuscino fino al punto in cui i piedi sfiorarono quelli di
Spock. Le sue ginocchia s’incastrarono con quelle di lui.
Alzò gli occhi e si trovò col viso a pochi centimetri dal
suo. Però, questa meditazione cominciava a piacerle…
“Concentrati di
nuovo.” Ordinò Spock, mentre lei seguiva quasi ipnotizzata
il movimento delle sue labbra. Il capitano, poi, prese un lungo respiro
e chiuse gli occhi.
Le lunghe dita di Spock le
sfiorarono subito la fronte e le tempie. Lei non sapeva dove mettere le
mani, così prese gli avambracci di lui.
«Facciamo insieme il percorso verso la pace dell’assenza…» Ma… ma la voce di Spock ora era nella sua testa? «Non pensare a niente, Jim, non pensare a me…» Lo aveva chiamato Jim? «Rilassati e trova il momento della trasformazione…»
All’improvviso delle immagini riempirono la sua testa.
Un
grande spazio bianco. Lui, nudo ma sempre indomito. Un uomo alto ed
elegante con l’uniforme della flotta. Gli parla, ma Jim non sente
le sue parole, vorrebbe poterlo fare, vorrebbe sapere
perché. L’uomo gli sorride beffardo, poi allunga un dito
verso di lui… e Jim grida, grida, grida…
L’urlò di Jane
spezzò anche il legame telepatico con Spock. Si allontanarono di
scatto. Lei aveva il respiro pesante e si teneva il petto, piegata di
lato sulle proprie ginocchia. Spock, invece, era seduto compostamente e
la osservava con sguardo acuto.
“Non abbiamo sentito le sue parole.” Dichiarò calmo il vulcaniano.
“Già.” Fece Jane, col respiro ancora ansante.
“E non abbiamo idea di
chi sia quell’uomo.” Continuò Spock. “Sembra
un Umano, ma ho seri dubbi che lo sia veramente.”
“Se è lui che mi
ha trasformato, non lo è di sicuro.” Asserì il
capitano, poi alzò gli occhi sul primo ufficiale. “Eri
nella mia mente, sentivo la tua voce nei miei pensieri…”
“È una forma di
fusione mentale meno invasiva, applicata per approfondire la discesa
nell’inconscio e nei ricordi remoti.” Spiegò
tranquillo Spock.
“Mi hai chiamato Jim.” Intervenne lei, ignorando l’affermazione dell’altro.
“Oh, beh…”
Fece lui, alzando appena il sopracciglio. “Immagino di averlo
fatto perché, nella mia mente, ti associo tutt’ora ad
un’immagine maschile.”
“Logico.” Mormorò Jane con una smorfia.
“Logico,
sì.” Confermò lui. “Per questa sera possiamo
fermarci qui, se lo desideri possiamo riprovare domani.” Dicendo
questo si era alzato e le porgeva la mano.
Lei la prese e fece per
tirarsi su, ma inciampò in uno dei cuscini e si ritrovò
spalmata addosso al vulcaniano. La stoffa delle tuniche era troppo
leggera perché il calore della pelle non entrasse in contatto.
Si guardarono negli occhi. Kirk perse un battito. Spock strinse appena
le mani sui suoi fianchi, poi la prese per la vita e la mise in piedi.
“È meglio che
vada, Capitano.” Disse improvviso il vulcaniano, lasciandola e
girandosi dall’altra parte, forse turbato.
“Prendo le mie cose.” Annunciò lei, dirigendosi in bagno. “Buonanotte, Signor Spock.”
*****
“La meditazione
vulcaniana ha sortito qualche risultato?” Domandò McCoy al
capitano, mentre si sedeva davanti a lui in sala mensa per la colazione.
Kirk fece una smorfia e
ficcò sgarbatamente il cucchiaio nella sua crema d’avena,
sotto lo sguardo perplesso del dottore.
“Devo dedurre che non è andata bene…” Commentò Leonard.
“Beh, in realtà, qualcosa abbiamo scoperto.” Fece esitante il capitano.
“Ah, sì?” Replicò Bones, il bordo del toast ancora vicino alla bocca.
“Sono riuscito…
riuscita, a vedere un uomo – o apparentemente un uomo – che
mi parlava e poi mi trasformava.” Raccontò Jane.
“Però, purtroppo, non abbiamo sentito le sue parole.”
“Non avete? Tu e Spock?” S’informò il dottore.
Kirk annuì. “Ha dovuto fare una specie di fusione mentale, ci siamo arrivati insieme a quel punto.”
“Detto così,
sembra che parli di un’altra cosa…” Commentò
Bones, versando un po’ di latte nel suo the.
“Ti assicuro che non c’è stato niente di sessuale nella faccenda.” Spiegò mesta Jane.
“Sembri delusa…” Ironizzò McCoy.
“Oh, ti prego!” Sbottò lei, prima di bere un sorso di caffè.
“Guarda che non ci
sarebbe niente di male, se tu lo trovassi attraente.” Sostenne
Bones. “È un tipo affascinante, potrei arrivare a
definirlo bello, se non fosse per quelle or…”
“Le sue orecchie sono
stupende!” Lo interruppe la donna, McCoy la guardò con
tanto d’occhi. “Ecco, vedi? Ero attratto da lui anche
prima, ma non era così!”
“Eri attratto…” Biascicò incredulo Leonard.
“Solo che non avevo mai
sentito il bisogno di esternare questa cosa!” Continuò
Jane ignorandolo. “Insomma, me lo tenevo per me ed era anche
abbastanza facile, ma prova tu a stargli così vicino! Con
l’incenso e le candele e poca roba addosso… Devono essere
gli ormoni femminili…”
“Che diavolo è successo, ieri sera?” Domandò a quel punto un allarmato McCoy.
“Non è successo
niente, è proprio quello il punto!” Esclamò il
capitano. “Hai idea di quanto sia difficile essere sessualmente
attratti da qualcuno che si eccita ogni sette anni?”
Bones ridacchiò. “Non è esattamente così…”
“No, un attimo… Come?” Fece il capitano, improvvisamente interessata.
“Beh, sai…”
Iniziò titubante il dottore. “…dopo quella storia
del Ponn Farr ho cercato altre testimonianze su quel particolare
periodo dei Vulcaniani, più che altro per cercare di aiutare nel
caso mi fossi nuovamente trovato in quella situazione.”
“E cosa hai scoperto?” S’informò Jane.
“È stata una
ricerca difficile, suffragata soprattutto dai diari di persone che
hanno avuto relazioni più o meno durature con Vulcaniani, come
ad esempio Charles Tucker, capo ingegnere della…”
“Bones, parla!” Lo bloccò Kirk.
McCoy fece un sorrisetto sornione. “Ti vedo molto interessata…” Suggerì poi, malizioso.
“Mi sembrava di aver
chiarito a sufficienza quanto io sia interessata.” Soggiunse lei,
assottigliando gli occhi minacciosa.
“Sappi che, se tu fossi ancora un uomo, non ti direi queste cose.” Asserì il medico.
“Adesso non fare il
bacchettone!” Lo rimproverò Jane. “E poi, potrei
restare una donna per sempre, anche se la prospettiva non mi
alletta…”
“Potrebbe allettare il Signor Spock, ad ogni modo.” Affermò divertito McCoy.
“Santo cielo, Bones!” Sbottò infastidita la donna, scrollando il capo.
“Dicevamo…”
Riprese il dottore, facendole immediatamente rialzare la testa con
sguardo attento. “…a quanto pare l’eccitazione ed il
piacere sessuale, per i Vulcaniani, non sono strettamente legati al
Plak Tow, possono provarli anche senza essere sotto l’influsso
della febbre del sangue, sempre che trovino logico stare in
intimità con un determinato essere umano.”
“Sembra molto da loro.” Commentò pensosa il capitano.
“Anche se non so cosa
possa esserci di logico nel voler avere un rapporto sessuale con
qualcuno… Il sesso è istinto, passione! Tutte cose che
loro non concepiscono.” Dichiarò Leonard convinto.
“Non sono del tutto
convinta dalla tua affermazione.” Replicò Jane. “Mi
piace pensare che qualcosa di quella passione, di quell’istinto
che entrambi abbiamo visto durate il Ponn Farr esista comunque, sotto
la ferrea logica di Spock, anche a causa della sua metà
umana.” Aggiunse, con sguardo furbo.
“E tu sei intenzionata a scoprirlo?” Le chiese perplesso il medico.
“Forse…” Rispose lei con aria misteriosa.
*****
Quella sera il capitano e
Spock si trovarono nuovamente nell’alloggio di
quest’ultimo, con le solite candele, gli incensi e le tuniche
leggere. Kirk, in più, aveva in mente la conversazione avuta
quella mattina con McCoy.
Quando, però, si
sedettero uno davanti all’altra, vicini come la volta precedente,
Jane era veramente convinta di seguire le indicazioni del vulcaniano e
ritrovare il momento della trasformazione, per scoprire quanto
più possibile sull’uomo misterioso.
Trovare la concentrazione, ad
ogni modo, risultò piuttosto arduo per il capitano, quando le
dita del suo primo ufficiale si posarono sulla sua pelle. Provò
con tutte le sue forze a liberare la mente e, per un breve attimo,
pesò di esserci riuscita. Ma Spock staccò improvvisamente
le mani dal suo viso.
Jane aprì gli occhi e
trovò quelli scuri e profondissimi del vulcaniano a fissarla,
con dentro il riflesso di qualcosa che sembrava rimprovero.
“Credevo di essere stato
chiaro, ieri.” Esordì Spock. “Deve liberare la mente
da qualsiasi pensiero, se vuole che arriviamo a sentire le parole
dell’alieno.”
Era rimprovero. E delusione, forse.
“Io ci sto provando, davvero!” Si giustificò Jane.
“Le ho detto anche ieri sera di non pensare a me.” Insisté il vulcaniano.
Lei si ritrasse colpita,
spalancando gli occhi. Santo cielo, ma allora lui poteva vedere davvero
nei suoi pensieri! E allora, se era reciproco, perché lei non
vedeva nulla?
“Che… che cosa ha visto?” Domandò allarmata la donna.
“Abbastanza.” Rispose secco Spock. Kirk deglutì con forza.
“E perché io… io non ho visto… credevo fosse reciproco.” Si sforzò di chiedergli poi.
“Non ha visto niente,
perché non c’era niente da vedere.” Spiegò
asettico il comandante, continuando a guardarla negli occhi con
espressione impassibile.
Jane recuperò un
po’ del suo autocontrollo prendendo un lungo respiro, che
purtroppo aveva il profumo dell’uomo che le stava davanti.
“Questo perché non prova niente per me, oppure…”
“La finalità di
questa seduta di meditazione era svuotare la mente da qualsiasi
pensiero, in modo che fosse libera di accogliere ricordi remoti o
rimossi ed è ciò che ho fatto.” Dichiarò
Spock. “E quello che avrebbe dovuto fare anche lei,
Capitano.”
Kirk si sentì in colpa
per non essere riuscita ad assecondare le necessità della
meditazione, ma aveva troppi pensieri in testa. E per giunta, non tutti
casti. E lui li aveva visti… In quel momento, avrebbe preferito
trovarsi in una taverna piena di klingon ubriachi piuttosto che
lì.
“Mi dispiace…” Mormorò a testa bassa.
“Vorrei solo che le
fosse chiaro il fatto che non possiamo permettere ai sentimenti che
proviamo d’impedirci di raggiungere il nostro obiettivo.”
Sostenne Spock. “In tal caso, sarebbe perfino inutile
provarci.”
Kirk annuì.
“Certo, sono perfettamente d’accordo…”
S’interruppe e alzò di scatto gli occhi. “I
sentimenti che proviamo?”
Fece incredula, fissando il vulcaniano, che alzò interrogativo
il sopracciglio. “I sentimenti che lei prova per me?”
“Qualsiasi tipo di sentimenti.” Precisò il vulcaniano.
“Cosa prova, lei per me?” Domandò però Jane, implacabile.
“Al momento sono incerto
a proposito di ciò che provo per lei, Capitano.” Rispose
Spock. “Preferirei quindi non rispondere.”
“Non la sto certo
obbligando, ma non ne abbiamo parlato, insomma, del mio
cambiamento…” Fece la donna. “Vorrei solo capire
cosa ne pensa.”
“Ammetto di essere stato
colto di sorpresa, è un fatto del tutto illogico e
disturbante.” Confessò Spock. “La mia… relazione
con lei, ha sempre rappresentato fonte di dubbi per me e questo
imprevisto non fa che aumentare le mie riflessioni in proposito.”
“Il mio essere donna le
crea qualche problema?” Chiese con delicatezza Jane; sapeva che
la franchezza era un’arma vincente con Spock.
“No, non in
generale.” Rispose lui. “La sua efficienza come ufficiale
in comando non è stata minimamente alterata dal
cambiamento.”
“Allora si tratta di qualcosa di personale…” Indagò il capitano con cautela.
Il vulcaniano esitò per un momento, abbassando e poi rialzando lo sguardo su di lei.
“Mi ero abituato
a James Kirk per come era.” Le disse infine. “E per quanto
lei mantenga molte delle caratteristiche che me lo hanno fatto
apprezzare negli anni, è pur vero che, allo stesso tempo, lei
non è più quel James Kirk.”
Lei socchiuse appena la bocca,
stupita, accasciandosi sulle proprie ginocchia piegate. Doveva
ammettere di aver pensato che, come donna, sarebbe piaciuta a Spock
più che come uomo. Insomma, era innegabile che tra loro due ci
fosse sempre stata una grande intesa, qualcosa che spesso aveva
sconfinato dalla semplice amicizia. Emozioni che Jim aveva sopito,
convinto che proprio il fatto di essere entrambi maschi li avrebbe
comunque allontanati. E adesso non poteva negare di aver pensato che,
in vesti femminili, aveva qualche possibilità in più di
realizzare qualcuno di quei desideri nascosti sotto strati di
autocontrollo militare. E invece Spock le stava dicendo in faccia che,
proprio perché era donna, lui si trovava in difficoltà.
“Questo perché
lei è, in qualche modo, attratto da me come donna?”
Domandò Kirk, preso dall’improvviso, speranzoso, dubbio
che quello fosse il motivo del disagio di Spock.
“O perché non lo sono.” Rispose però lui, gelandola.
Kirk strinse i denti e
contrasse la mandibola, un pugno stretto. Fosse stato un uomo lo
avrebbe colpito, invece, con la mano libera si appoggiò al
letto, tirandosi in piedi. Il vulcaniano la osservava con espressione
chiaramente perplessa.
“Per stasera la finiamo
qui, tanto mi sembra che entrambi non siamo ottimamente
predisposti.” Affermò quindi, con un tono di amaro
sarcasmo.
“Io, veramente, non capisco, Capitano.” Mormorò Spock.
Lei si girò di scatto,
palesemente arrabbiata – per motivi che sfuggivano al vulcaniano
– e sbatté contro la sedia accanto alla scrivania.
“Io sono un emotivo
essere umano, Spock!” Sbottò alterata. “E una donna,
quindi doppiamente emotiva, è ovvio che lei non possa
capire!” Si diresse alla porta. “Buonanotte!”
Quando la porta si richiuse
alle spalle dal capitano, Spock restò a fissarla perplesso. Si
era offesa. Sapeva riconoscere quell’emozione negli umani, gli
era già capitato di causarla, specie nel dottor McCoy. Era il
motivo a restare misterioso. Avrebbe dovuto indagare.
CONTINUA
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