Ironia

di mysoul
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Ironia


Glimmer - cosa c’è di bello in me?
 

 

Sento gli aghi inseguitori trafiggermi la pelle.
Fa male, fanno male.
Quindi è di questo che sa la morte? Veleno e dolore.
Mi scorrono davanti le immagini dettate dalla follia che si sta impossessando di me.
Forse è il veleno che le causa, ma non ne sono totalmente sicura.
Mi rivedo, da piccola, bella come sempre.
Mi rivedo, ora, dal di fuori del mio corpo, e grido.
Ora non sono più bella.
Gli aghi continuano a deformare la mia pelle, a scavare la mia carne.
Cado, nel fango, rotolo e mi contorco.
Il mio nome vuol dire luce.
Tutti mi definivano bella.

Ma ditemi ora, se nella morte che mi è toccata, posso essere ancora definita bella. 
 


Marvel – guardatemi. Esisto. 

 


Tiro la lancia, è un gesto automatico.
Non guardo nemmeno se ha colpito il bersaglio.
O per meglio dire, non posso.
Perché ho una freccia conficcata nel petto.
Sento le gambe cedere. 
Realizzo che sto morendo.
Mi ritrovo a pensare che è una morte comune per gli Hunger Games.
Nessuno mi ha mai considerato.
Ero sempre oscurato dalla bellezza di Glimmer, dal talento di Clove o dalla forza di Cato.
Io fra i favoriti, ero quello meno favorito.
Ed ora che sto morendo, non ho il mio momento di gloria.
Sono tutti presi dalla ragazza in fiamme e dalla bimba.

Nessuno sta pensando a me. E forse, questa era la morte più adatta per me. 

 


Clove – dov’è scritto che non posso soffrire?

 


Eccola, la ragazza in fiamme. 
 Corro verso di lei, e  tutto inizia a scorre velocemente.
Le tiro un coltello, lottiamo, la blocco.
Poi, mi sento sollevare. E vedo Tresh.
Sembra arrabbiato. Forse lo è perché ho nominato Rue.  
Ha in mano un sasso.
Sento il cuore che pompa il sangue.
Cos’è questa sensazione? Paura?
No, tutti mi hanno sempre detto che non posso avere paura, che non devo avere paura.
Ma quando vedo il sasso che si avventa sul mio cranio, capisco che quello per cui sono cresciuta era tutto falso.
È curioso come un oggetto tanto piccolo possa far soffrire così tanto.
Mi ricorda un po’ me.
Quindi è questo che facevo agli altri?

Il sasso, il piccolo me,  mi ricorda che loro però, avevano la fortuna che nel morire, potevano soffrire in pace. Io invece no.

 



Cato – sono morto per mano mia.




Cado, precipito.
Atterro di schiena, con un sonoro tonfo, la freccia che mi ha trafitto la pelle spezzata.
E poi, arrivano. Arrivano tutti.
Glimmer, che è morta perché non l’ ho aiutata.
Il ragazzino del 4, a cui ho tagliato la gola.
La ragazza dell’8, che ho torturato con la mia spada.
Clove, che non ho salvato.
Mi stanno tutti lacerando la carne.
Fa tremendamente male.
Ma forse, mi merito tutto questo.
Questi ibridi un tempo erano persone. Persone che per colpa mia sono morte.
Ogni urlo che esce dalle mie labbra sono una mia qualità.
La bellezza, la forza, il talento, il coraggio.

Ripensandoci, sto morendo per colpa mia. È come se mi stessi accoltellando da solo. Che morte stupida.
 
 
 
 




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