HP concorso sirius
ANANCHE
E' incredibile quanto possa essere lungo un attimo.
Luci e scintille continuavano ad attraversare e scalfire le fredde pareti. Urla e minacce invadevano la sala.
Lì, davanti ai suoi occhi, Harry che lo chiamava, che sillabava la parola 'Sirius'.
E lui non riusciva a sentirlo.
Ormai aveva superato il punto di non-ritorno e non si poteva tornare indietro.
Perché? Perché doveva finire?
Proprio ora che, nonostante la guerra, nonostante il suo stato di
latitante, la sua vita sembrava riaprirsi alla strada della gioia.
Ananche.
Forse era la fatalità.
Una parola che conosceva bene, troppo bene, sin dai tempi della scuola:
da quando gli era stata insegnata non l'aveva più dimenticata.
Perché aveva visto quali fossero i suoi effetti, quelli più seri.
La rottura con la sua famiglia, i Malandrini, il tradimento di
Codaliscia, la morte di James e Lily, Azkaban... il suo passato era
colmo di eventi manipolati dalla fatalità.
Ma soprattutto aveva conosciuto una persona che l'aveva addirittura per secondo nome: Eithel Ananche Witch.
Sua amica per necessità, sua amante nell'adolescenza, sua
compagna per la vita. L'esempio vivente di come la fatalità
possa essere il fulcro della vita di una persona. Un'adolescente che
aveva perso tutto e che aveva ancora la forza di sorridere beffarda al
suo secondo nome e di prendere la vita così come veniva. Una
ragazza che gli era stata vicino quando nessuno gli aveva creduto. Una
donna a cui si erano inumiditi gli occhi solo nel rivederlo dopo
quattordici anni.
Riusciva quasi a immaginarla: in una stanza del numero dodici di
Grimmauld Place, costretta al letto per la febbre, con ancora sulle
labbra l'annuncio che di lì a nove mesi sarebbe diventato padre.
Si sentì stringere il cuore che non batteva più.
Ma la visione più struggente fu quel ragazzo trattenuto da Lupin
che a bocca spalancata sembrava invocarlo a squarciagola. Lo sapeva:
sapeva che lo riteneva l'unica persona della sua famiglia che gli
restava e che ora sarebbe rimasto completamente solo, senza il punto di
riferimento che era certo di aver trovato.
Harry Potter.
Così uguale a suo padre, così simile a sua madre. Stare
in sua compagnia era come ritrovarsi nuovamente con James e Lily, a
ridere e scherzare, e a fare di tutto perché la guerra non
devastasse le vite di poveri innocenti.
Gli costava così tanto rinunciare a tutto ciò...
Quando tutto sembrava ritornare com'era un tempo, il suo tempo era finito.
Un ultimo sguardo al suo figlioccio e a Lupin che a testa bassa
soffocava il dolore in gola; un ultimo pensiero per quella donna e chi
teneva in grembo.
E l'anima lasciò il corpo per raggiungere i suoi amici caduti.
Nella sostanza eterea di cui è costituito lo spirito era
marchiata a fuoco la parola ananche. E la mente ormai onniscente pensò...
E' incredibile quanto possa essere lungo un attimo. Quell'attimo prima della fine.
Fine
N.d.A. La parola Ananche significa appunto fatalità ed è greca.
Il personaggio di Eithel è un OC (Original Character).
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