The Fear in Every Fight

di MartaJonas
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The Fear in Every Fight

 

Prologue
 
Il vento sibilava tra le case malridotte di New York, creando un’atmosfera piuttosto tetra e quasi paurosa in quel parcheggio nel cuore del Bronx. Le luci dei lampioni erano fioche, e una lampadina su cinque era fulminata, mentre una soltanto – perché ormai usurata dal tempo – manifestava la sua luce ad intermittenza, come per aumentare la tensione e la minacciosità di quel posto.
D’improvviso un treno passò a tutta velocità sulle rotaie poco distanti da quel luogo agghiacciante. Quello stridio che provocava quell’ammasso di ferraglia faceva da sottofondo a quel che stava accadendo proprio sotto a quella luce irregolare.
Una figura scura, sotto un cappello con visiera, era appoggiata al palo della luce, con le mani in tasca. Quello era chiaramente un uomo robusto che indossava una felpa larga e lunga, e dei pantaloni che gli rimanevano soltanto per poco sopra il ginocchio e ciò testimoniava il fatto che fossero di sicuro di qualche taglia in più della sua. Masticava una gomma, e stava fissando un’altra sagoma scura che stava pian piano avvicinandosi con passo ovattato ma deciso. Questa era di certo un più bassa della prima, più giovane e magra. Era un ragazzo, vestito in giacca di pelle nera, jeans e maglietta bianca. Sembrava essere abituato a quel luogo: procedeva senza guardarsi indietro o esitare.
Quando quest’ultimo giunse davanti al primo, del treno ormai si udiva soltanto un fischio lontano.
-Ehi, amico. – disse il primo provocando un mezzo sorriso all’ultimo arrivato, che lo chiamò, a sua volta, con lo stesso appellativo, dandogli una stretta di mano.
-Tutto bene? Come è andata la scorsa volta? Hai provato le novità?- chiese l’uomo al ragazzo, che subito annuì, mettendosi le mani sui fianchi.
-Ho provato eccome, ed erano una bomba, cazzo. Sono andato fottutamente fuori di testa. Ho bisogno ancora di quella cazzo di roba, sono qui per questo. Magari anche una doppia dose. – esclamò il giovane, gesticolando come un pazzo, e facendo sorridere l’altro.
-Subito amico, è roba forte, non è vero? – chiese l’uomo infilando una mano nella sua tasca destra dei jeans fin troppo scesi, e estraendo da essa due bustine: una con della polvere bianca e l’altra con della pasticche azzurre. L’altro estrasse invece dei verdoni dalla tasca dei pantaloni e in un gesto furtivo e veloce, lo scambio avvenne senza alcun problema.
-Eccome se è roba forte. – rispose il ragazzo, annuendo di nuovo. – Allora, io vado Kip. Ci si vede!
Kip non era il vero nome di quell’uomo, era di certo il suo pseudonimo: non poteva permettersi che la sua vera identità venisse svelata.
-Sei tu che ti devi far vedere Joey, sai sempre dove trovarmi! – rispose l’uomo, provocando un mezzo sorriso al ragazzo, che si stava allontanando sempre di più.
Si riuscì a scorgere fino a quando non entrò nell’oscurità di quella strada, fin troppo buia per riuscire a vedere chi si fosse addentrato in essa. 









Buonasera gente!
Non riesco a smettere di scrivere. Non ce la faccio proprio. Vado in crisi d'astinenza. Per questo mi dovrete sopportare ancora una volta. Poi sento la mancanza della mia vecchia fan fictio, non potevo stare a lungo senza scrivere nulla. ç.ç
Lo so che è corto, ma tranquilli, è soltanto il prologo!
In ogni modo saranno trattate tematiche delicate, ma assolutamente non penso che tutto ciò avvenga/sia avvenuto/potrebbe avvenire nella realtà, infatti l'ho aggiunta nelle categorie AU e What if?. 
Spero di ricevere pareri in merito, positivi o negativi che siano, mi farebbe davvero tanto piacere!
Per qualunque cosa, mi potete contattare 24 ore su 24 su twitter
Un bacione grande, 
Marta <3

 





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