Spiegazioni su cambio di
nick & ringraziamenti per Illusions: Ve
le devo, quindi vi annoierò un po' prima di postare questa
fanfic che vi avevo anticipato qualche tempo fa.
Per prima cosa, vorrei scusarmi con gli admin dell'EFP per questo
"doppio utente" a mio carico: in realtà, la mia assenza
prolungata è data dal fatto che il mio account su
fullmetalQUEEN sembra impedirmi di entrare, se non da altri pc. Questo
da quando scrivo sul portatile; già i primi tempi avevo
riscontrato alcuni problemi del log in fino a fine gennaio, da quando
non sono più riuscita ad entrare. Da casa delle mie amiche
riesco ma non posso far postare a loro ^^'' quindi eccomi qui, con
questo nick che richiama un po' il mio vecchio.
Naturalmente in questi mesi - scuola maledetta - non sono riuscita a
fare un granchè a livello di fanfic: quindi
cercherò di mettermi in pari, con le altre, mentre mando
avanti pure questa, che è una fic un po' particolare.
Nonostante la sua stranezza mi piace, e molto, quindi sarei entusiasta
se i miei lettori abituali, o anche qualcuno nuovo la leggesse. Vi
ringrazio per aver accolto così calorosamente il mio ritorno
(in particolare a Shatzy che, le do volentieri il permesso, potrebbe
trucidarmi per la fine fatta fare a Roy e Riza in Illusions e per
l'interessamento in questi mesi) e sappiate che mi è mancato
moltissimo il poter leggere i vostri commenti, leggere le vostre fic e
confrontarmi con voi.
Tuttavia non è che in tutto questo tempo non abbia scritto
proprio nulla: visto che recentemente mi sono appassionata alla band
dei Tokio Hotel, ho scritto qualche cosa su di loro - sono a quota tre
long fic, una terminata, un in pubblicazione su un forum che frequento
e una in lavorazione - ma non ho dimenticato il mio fandom preferito.
Dopo avervi abbastanza annoiato, come sempre, vi lascio al prologo di
Let Me Be.
Fandom: Full Metal Alchemist
Personaggi: Winry Rockbell,
Edward Elric, Un po' tutti
Rating: Giallo
Genere: Generale
Avvertimenti: AU (OOC non l'ho
messo perchè spero di non averne fatto, ma faccio sempre in
tempo a cambiarlo ^^'')
Disclaimer: I personaggi citati
in questa storia non mi appartengono, ma sono proprietà di
Hiromu Arakawa e della serie Full Metal Alchemist, tranne Schicksal che
è un personaggio di mia inventiva. Il racconto non
è a scopo di lucro.
Tipologia: Long fic
Note dell'Autrice:Questa fic esprime
tutta la mia rabbia e la mia solitudine, in qualche modo. Il numero di
pair è dato dal fatto che la mia fantasia, in certo momenti,
galoppa sin troppo. Ma Edward e Winry, stavolta, hanno attorno a loro
un mondo pieno di morte e sofferenza, che li porta ad amarsi come gesto
inconsapevole. Questa, forse, è la cosa che più
amo. NB: Questo prologo e gran parte della storia sono stati scritti
prima la mia scomparsa dall'EFP, quindi non è lo stile che
avete trovato in Illusion, ma il mio solito. Spero gradirete comunque.
Introduzione: Anima errante, per
sempre errante. Amava definirsi così, un lupo solitario, un
predatore che non cacciava. Non si era mai abbassato al livello dei
suoi simili, mai, sin da quando il suo cuore aveva smesso di battere.
Let Me Be
Prologo - Londra
/ I fuochi pirotecnici \
I fuochi d'artificio. Sono belli sempre per tutti, vero? Significano
festa, significano gioia. Significano pace. Instabile, precaria, ma pur
sempre pace. Ma chi credeva alla pace non conosceva il conflitto
interiore a cui lui era sottoposto ogni giorno della sua vita. Sempre
che quella si potesse chiamare vita.
L'unico momento della giornata in cui poteva uscire senza essere
disturbato è, per l'appunto, la notte. Ma quella notte era
diversa, perchè c'era la festa di fine estate e lui odiava
le feste. Odiava tutto, anche sè stesso, per quello che era
diventato, nel tempo. Aveva tentato svariate volte di togliersi la
vita, ma sembrava essere impossibile. Forse era per quello che, anche
se poteva benissimo uscire alla luce del sole, non lo faceva.
Una luce colorata illuminò il cielo proprio sopra di lui.
Alzò appena lo sguardo, con gli occhi spenti, senza la
voglia di vivere un attimo di più. Le stelle vennero
oscurate dalla brillante luce rossa, illuminando anche il suo pallido
volto, sotto il cappuccio, in un "Oooh!" meravigliato della popolazione
londinese.
Non sapeva che quella notte avrebbe cambiato irrimediabilmente la sua
esistenza, non sapeva quante volte avrebbe avuto voglia di non essere
mai passato in periferia, per sfuggire dallo sguardo di suo fratello e
dalla luce dei fuochi pirotecnici. Perchè quella sera,
avrebbe incontrato lei.
Nel suo lento e distaccato incedere per le vie di quella Londra
notturna sovraffollata, per i suoi gusti, urtò la spalla di
qualcuno: un ragazzo, castano, dagli occhi blu profondo, dal corto
taglio di capelli, lo guardò allibito e quasi commosso.
«Nii... san?» sussurrò incredulo, prima
che lui retrocedesse di un passo, due. Poi tre, poi quattro. Nel
tentativo di fuggire ad un passato troppo duro, tentando di non
affrontare la realtà. Perchè non se n'era andato
da quella maledetta Londra? «EDWARD!»
urlò il ragazzo, mentre lui fuggiva, non preoccupandosi di
urtare le altre persone, concentrandosi solo sulla sua fuga.
Fuga dai ricordi.
Ecco perchè odiava le serate con troppe persone.
Perchè sapeva che qualcuno l'avrebbe riconosciuto,
maledizione. D'altronde, non erano passati troppi anni da quel giorno.
Almeno, non abbastanza perchè le persone che lo ricordavano
non ci fossero più. Con una velocità disumana,
arrivò nel quartiere più malfamato di Londra,
quella che si chiamerebbe periferia, che però somigliava
più ad un vero e proprio porcile. Passò alcuni
vicoli, cercando di ignorare gli schiamazzi che provenivano
dall'interno delle taverne, dove numerose donne di cattivo costume si
aggiravano per rendere piacere ai ricchi stufi della propria moglie.
Sbuffò, superando quei luoghi che irritavano alquanto il suo
umore già nero. In un angolo, sentì un
singhiozzo. Inizialmente lo ignorò, poi il pianto divenne
più insistente, finchè il suo buon senso non lo
fece avvicinare a lei: era una ragazza dagli abiti stracci, i lunghi
capelli biondi in disordine, che teneva il volto nascosto tra le
braccia.
«Ehi.» le fece, appena. Di solito non rivolgeva la
parola a nessuno, ma quel pianto lo infastidiva e non poco.
«Smettila di frignare, mi stai dando fastidio.»
La ragazza sollevò appena lo sguardo verso di lui,
fulminandolo. Gli occhi blu erano circondati da venature rossastre,
causate dal pianto da cui era stata colta poco prima.
«Ma va' al diavolo.» sbottò di tutta
risposta, mentre Edward sbuffava e la tirava su per un braccio,
trovandosi faccia a faccia con lei.
«Senti un pò, ragazzina: finiscila di piangere che
mi dai fastidio. E questo è il mio ultimo
avvertimento!» esclamò, arrabbiato. Decisamente,
non era la sua serata.
«Ma chi sei tu? Hai persino il diritto di dirmi cosa devo e
non devo fare? Sei uno di quei sudici uomini schifosi che vengono qui
solo per approfittare delle donne disgraziate, non è
così? Ebbene, notizia dell'ultimo minuto: io non sono una
dai facili costumi!» e gli mollò uno schiaffo,
sulla guancia freddissima. Il braccio scattò
automaticamente, imprigionando la bionda in una morsa che si sarebbe
definita mortale. Gli occhi dorati scintillarono nel buio della notte,
scontrandosi con quelli blu della ragazza.
«Mi hai scambiato per qualcun altro.»
Un altro fuoco d'artificio invase il cielo, raggiungendo perfino quella
via dimenticata da tutti, illuminandoli dall'alto. Un grido, ma non di
terrore, di rabbia. Il volto della ragazza si fece pallido e prese a
dimenarsi tra le sue braccia, tentando di fuggire alla sua presa.
L'urlo, intanto si faceva sempre più vicino.
«Mollami, lasciami!» ripeteva, come in preda ad una
crisi isterica.
Non seppe spiegarsi per quale motivo non la lasciò andare,
ma ricordava solo che era giunta una figura dalla discreta prestanza
fisica e osservava la ragazza tra le sue braccia.
«Non hai pagato.» disse in tono pacato l'uomo,
mentre la biondina riprendeva a singhiozzare.
«La vita umana non è in commercio.»
sibilò per tutta risposta il ragazzo, mentre l'uomo
già aveva cambiato sguardo: da calmo e ragionevole, era
diventato furente.
«Ragazzino, o paghi o te ne vai.» Edward
accennò un sorriso poco rassicurante, cattivo, prima di
scattare in una frazione di secondo e rifilare un pugno in pieno
stomaco all'uomo, che sbalzò via come se fosse stato leggero
come una piuma. La sua forza pareva disumana.
La biondina prese a tremare, ancora con le spalle al muro, mentre il
ragazzo si voltava nuovamente verso di lei e incrociava per un istante
i suoi occhi, ora spaventati.
«Vieni con me. E niente domande.» le
ordinò, senza darle il tempo di ribattere.
Camminarono per molto tempo, in silenzio, finchè non
giunsero di fronte ad una casa di modesta presenza, visibile solo alla
luce del lampione che stava acceso alla destra della sua entrata.
«Dì al ragazzo castano, che si chiama Alphonse,
che questo è l'ultimo desiderio di suo fratello.»
la ragazza non gli aveva tolto gli occhi di dosso neanche per un
istante. «E adesso vai, prima che qualcuno torni a
cercarti.»
E, senza neanche controllare se la ragazza fosse davvero entrata in
quella che una volta era stata casa sua, girò sui tacchi e
sparì nella notte.
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