Ciao
a tutti!
Eccomi di nuovo a
tormentare questo fandom con i deliri della mia mente.
Questa long fic è
legata alle mie precedenti “Tornare a casa” e “La ricerca della
felicità.” Può essere letta anche senza aver letto le precedenti
perché i fatti principali sono sostanzialmente gli stessi, solo che
sono raccontati dal punto di vista di Molly.
Di conseguenza, ci sono
delle scene in più rispetto alle altre due ff, sia perché
oggettivamente Sherlock non poteva esserne a conoscenza, sia perché
la nostra Molly da un impronta più romantica al racconto. Mentre
Sherlock si fermava ad analizzare tutto in maniera logica, Molly è
più emotiva e da più peso a determinate cose.
Comunque, spero
sinceramente che vi piaccia.
Se non vi piace, non
uccidetemi.
Buona lettura.
La
versione di Molly
1
È tornato.
Dopo tutto questo
tempo...
Ho sentito i miei
ormoni scalpitare quando me lo sono trovato di fronte, così pallido
ed etereo come lo ricordavo, ma ancora più bello. I suoi occhi verdi
da felino avevano qualcosa di diverso, di ancora più affascinante.
Potevo leggervi il dolore che aveva provato negli ultimi tre anni e
che lo aveva quasi trasfigurato. Il suo sguardo ora non era più così
freddo e scostante. Non so come spiegarlo, ma era pieno di calore e
sofferenza. Forse erano le piccole rughe che gli si erano formate
attorno agli occhi a dargli quella profondità. O forse no. Nessuna
ruga può trasformare così tanto qualcuno.
Appena il mio sguardo
si è posato su di lui, ho desiderato corrergli incontro e
abbracciarlo, ma non l'ho fatto. Sapevo non avrebbe apprezzato. Non
ho potuto però evitare di commuovermi. Sono emotiva, lo sono sempre
stata. E mi sono ritrovata gli occhi pieni di lacrime.
Lui ha abbozzato un
sorriso e sembrava contento di vedermi. Per un attimo tutto ciò che
provavo per lui si è riaffacciato con violenza.
Sono fidanzata.
William mi ama e io
amo lui.
Sherlock, invece,
non mi ha mai amato e mai mi amerà.
Il peso dell'anello che
portavo al dito mi ha permesso di ritornare alla realtà e ritrovare
la calma sufficiente, tanto da trovare la forza per invitarlo a
prendere un caffè. Sono riuscita persino a ritrovare la
concentrazione necessaria per terminare la mia autopsia, anche se
sapevo che lui era lì ad osservarmi.
Sono guarita, ho
pensato. Non lo amo più. Gli vorrò sempre bene, ma non lo amo.
Ora c'è William nella mia vita. È lui che amo.
Quando ho terminato il
mio lavoro, mi sono tolta i guanti e mi sono voltata verso di lui,
ero serena. Finalmente riuscivo a guardarlo senza sentirmi una
ragazzina in preda a una cotta adolescenziale per il suo professore.
Ci siamo recati in un
piccolo bar di fronte all'ospedale e ci siamo seduti in un tavolo
d'angolo, molto discreto. Sherlock era silenzioso e improvvisamente
sembrava aver perso tutta l'affabilità che mi aveva mostrato solo
poco prima in obitorio.
“Quando sei tornato a
Londra?”
“Solo qualche giorno fa.”
“Allora, vuoi
raccontarmi come è andata?” ho chiesto impaziente sorridendo.
“A cosa ti
riferisci?”
“A John, Mrs. Hudson, Lestrade... Cosa hanno detto
quando ti hanno visto? Cosa hanno fatto?”
Lui si è schiarito la
gola e si è raddrizzato nella sedia, poggiandosi infine sul tavolo
con i gomiti e unendo le sue mani di fronte al volto.
“Mrs. Hudson ha
pianto. John c'è andato molto vicino. Lestrade ha balbettato
incomprensibilmente in preda allo shock.”
“Tutto qui?”
“Per un momento ho
creduto che John mi avrebbe preso a pugni. Lo temevo, ma lo avrei
comunque preferito alle lacrime.”
“Certo. E come li hai
trovati? Ti sono sembrati cambiati?”
“Mrs. Hudson è molto
dimagrita e invecchiata. La sua salute non è delle migliori. Mi ha
detto che tu spesso la chiami per chiacchierare e che ti interessi a
lei. Grazie.” ha concluso con un tono così basso che
pensavo di aver immaginato quell'ultima parola.
“Mi fa piacere. Lei è
così dolce. Mi ricorda mia nonna.”
“John si è fatto
crescere quegli stupidi baffi. È ridicolo. Mi auguro che
provveda a eliminarli quanto prima, sono inguardabili. È come se
avesse un animale poggiato sul labbro superiore.” ha detto con tono
seriamente disgustato.
Ho alzato le
sopracciglia per la sorpresa di sentirlo dire una cosa del genere.
Lui ha ricambiato il mio sguardo con aria impassibile, e ho emesso il
goffo suono di una risata strozzata.
“Scusami...” ho
detto coprendo la mia bocca con la mano. “Ma ora non potrò più
guardare John senza pensare a quello che hai appena detto.”
“No, fai pure. In
effetti quei baffi sono davvero ridicoli. Ridere è la cosa più
logica.” ha detto lui accennando una piega delle labbra molto
simile a una risata trattenuta.
Anche Sherlock
Holmes è in grado di ridere? Non
lo avrei mai creduto possibile. Di sicuro per me era uno
spettacolo sorprendente.
In quel momento è
arrivato il cameriere con le nostre tazze di caffè. Abbiamo pagato e
quando siamo rimasti soli lui era tornato improvvisamente serio. Come
se l'intrusione del cameriere lo avesse offeso.
“Hai conosciuto
Mary?”
“No.” ha risposto
lui seccamente mentre metteva lo zucchero nel suo caffè.
Sembrava davvero
seccato e non capivo il perché. Sino a pochi minuti prima era così
sereno, si era creata una certa intimità e non capivo come la
semplice comparsa del cameriere potesse aver rovinato tutto.
“Mary è una ragazza
davvero simpatica. È molto dolce e affettuosa. Lei e John insieme
sono una coppia perfetta. Ti piacerà.”
“Sì, me lo hai già
detto tramite mail.”
“Sì, scusa se sono
ripetitiva. Comunque, baffi a parte, come stava John?”
“Ha
preso almeno cinque chili da quando ha aperto il suo studio.
Probabilmente perché abita proprio al piano di sopra, non deve fare
molta strada per raggiungere il posto di lavoro e passa troppe ore
seduto alla scrivania. Inoltre, abusa della pasticceria che c'è
proprio dall'altro lato della strada.”
“Non mi riferivo al
suo aspetto fisico. Mi riferivo a come ha preso la notizia. Hai detto
che stava per piangere.”
“Sì, poi l'ho preso
in giro e si è irritato. E infine è scoppiato a ridere. Non è
molto coerente, in effetti.”
“Io credo di sì.
Ognuno affronta il dolore in modo diverso. Credevo che John ti
avrebbe preso a pugni.”
“Lo credevo anche
io.”
“E Lestrade? Cosa ha detto?”
“Ha balbettato che
era impossibile. Era così sconvolto che ha fatto cadere a terra la
sua colazione e non era in grado di guidare. Ho dovuto accompagnarlo
personalmente a Scotland Yard o avrebbe rischiato un incidente.”
“E gli hai anche
ricomprato la colazione?” ho chiesto con un pizzico di
ironia.
“No.”
Mi veniva da ridere di
nuovo. Il suo modo di raccontare come avevano reagito i suoi amici al
suo ritorno era decisamente buffo. Si comportava come se non fosse
successo niente di speciale e loro avessero semplicemente esagerato.
“Ridi di me, Molly
Hooper?”
“No, ma devi ammettere che tutto ciò è
divertente.”
“Dipende da ciò che si considera
divertente.”
“Lo so, il mio senso dell'umorismo è pessimo.
Infatti le mie battute non fanno mai ridere nessuno.”
Tranne William,
ma questo ho evitato di dirlo.
“Tempismo. Il segreto
della comicità è il tempismo, Molly.”
“Probabilmente hai
ragione, come sempre.”
Lui ha finito il suo
caffè e si è alzato. Io l'ho imitato e l'ho seguito fuori dal bar.
Si è stretto nel suo elegante cappotto per proteggersi dal freddo e
ha alzato il bavero.
“Devo andare.” ha
detto semplicemente accigliandosi mentre mi guardava.
“Certo, anche io. Ho
da compilare delle scartoffie. Tornerai a trovarmi, vero?”
Lui
ha piegato leggermente le labbra facendo una di quelle ambigue
smorfie che somigliavano a un sorriso, ma che in realtà significava
“Vedremo”.
Mi aspettavo che si
sarebbe allontanato senza aggiungere altro e, invece, si è
avvicinato a me e mi ha guardato con estrema serietà. Ho
riconosciuto quello sguardo, era lo stesso che aveva avuto quando mi
aveva baciato sulla guancia, per ben due volte. Ricordandolo, il mio
cuore ha iniziato a pompare più velocemente, il mio sangue bruciava
nelle vene, e sono certa di essere arrossita violentemente. Sono
rimasta ad aspettare quel bacio, e anche se non era la prima volta,
sapevo che sarebbe stato emozionante.
La
prima volta è stata a quel disastroso Natale di qualche anno fa,
quando Sherlock mi ha chiesto scusa per avermi umiliato davanti a
tutti. Ho ripensato a quel bacio per giorni, fantasticando come una
ragazzina. E dopo di allora il suo atteggiamento nei miei confronti
si è addolcito. So che sembra assurdo, ma dopo di allora è stato
meno crudele. E questo non ha fatto altro che alimentare ancora di
più le mie sciocche fantasie.
La
seconda volta è stato dopo che ha inscenato la sua morte. Dopo aver
sistemato la parte burocratica, si è recato negli spogliatoi
dell’ospedale, si è levato i suoi vestiti che dovevano
necessariamente diventare delle prove, ha fatto una doccia e poi ha
indossato una divisa da infermiere. Non c'erano altri abiti che
potesse mettere e così sarebbe passato inosservato. Quando l’ho
visto vestito così l’ho guardato stupita, quasi non lo
riconoscevo. Poi si è avvicinato a me, sembrava così fragile con
indosso quella divisa azzurro chiaro troppo grande per lui, e i suoi
occhi erano velati di lacrime. Era molto triste. Ha detto
semplicemente “Grazie, Molly Hooper” e poi si è chinato per
baciarmi su una guancia. Ho chiuso gli occhi per assaporare quel
contatto e quando li ho riaperti, lui era scomparso.
Dopo di
allora non l'ho più rivisto, sino ad oggi.
Lui non si muoveva e
restava a guardarmi. Questa volta non sembrava intenzionato a
baciarmi, allora l’ho fatto io. Mi sono alzata sulle punte e ho
poggiato delicatamente le labbra sulla sua guancia. Lui è rimasto
immobile mentre lo facevo, anche se per un attimo ho avuto la
sensazione che si sia leggermente abbassato verso di me, come se
volesse agevolarmi.
“A presto, Molly
Hooper.”
“A presto, Sherlock.”
ho replicato meccanicamente prima di tornare al Barth’s.
Mentre lo facevo ho
capito.
Non sono guarita.
Non lo sarò mai.
Lo amo ancora. Forse
più di prima.
E non smetterò mai
di amarlo, anche se so che lui non potrà mai ricambiare i miei
sentimenti.
Certo, il suo
atteggiamento è migliorato nei miei confronti, sin da prima della
sua morte. Dopo di allora siamo rimasti in contatto via mail e
io ho fatto tutto ciò che era in mio potere per aiutarlo, forse per
questo il suo modo di rivolgersi a me sembrava così diverso. Quasi
affettuoso, se è possibile utilizzare questo termine parlando di
lui.
D'altra parte, è
possibile che non amerà mai nessuna donna.
Non quanto ama se
stesso.
Non quanto ama John.
In realtà, non so
nemmeno se abbia mai provato affetto per una donna. L'unica donna con
cui l'ho visto interagire è Mrs. Hudson, e sono certa che per lei
prova affetto come per una madre. Considerando anche che non l'ho mai
visto nemmeno in compagnia di sua madre. So che è morta un paio
d'anni fa, mentre lui era all'estero, ma anche prima di allora lui
non frequentava mai i suoi genitori. Quindi probabilmente non aveva
nessun rapporto con lei.
Poi c'è stata quella
ragazza sfigurata... Irene. Lui la conosceva molto bene, tanto da
poterla identificare dal suo corpo nudo, e sembrava essere
turbato per la sua morte, anche se poi ha scoperto che in realtà era
viva. Non so cosa provasse veramente per lei. Affetto? O qualcosa di
più? A quanto pare in seguito è morta per davvero.
Quindi, in breve, siamo
solo io e Mrs. Hudson. Forse dovrei esserne felice. Se le uniche
donne a cui lui tiene si riducono a Mrs. Hudson e me, per quanto si
tratti a mala pena di un affetto amichevole, posso ritenermi
soddisfatta. Non è facile far parte del suo mondo, e a quanto pare
io ne faccio parte, in qualche modo.
Devo ammettere che
spesso mi sono chiesta, se a Sherlock interessassero le donne,
come si comporterebbe con me? Gli piacerei?
La risposta è no, non
gli piacerei. So di non essere particolarmente attraente. Il mio
aspetto è banale. Passo inosservata ovunque vada.
Sono così abituata a
non essere notata che la prima volta che Sherlock mi ha rivolto la
parola ho pensato mi avesse scambiato per qualcun'altro.
Come poteva un uomo
così affascinante avermi notato?
In seguito,
conoscendolo, ho capito che Sherlock nota sempre tutti, ma raramente
concede un secondo sguardo, a meno che non lo ritenga utile.
E io, in quanto
patologa, gli ero utile.
“Di
cosa hai bisogno?”
“Di
te.”
Quella sera, poco prima
della sua morte, aveva ammesso di avere bisogno di me, ma non era
reale.
Non aveva davvero
bisogno di me, della banale Molly, ma della Dottoressa Hooper, cioè
colei che poteva firmare un certificato di morte. Ma se le cose
fossero state diverse, se lui non avesse avuto bisogno delle mie
competenze di patologa, so per certo che non si sarebbe mai
interessato a me. Mai.
Quindi, anche se lo
amo, non ci sono e non ci saranno mai speranze per me. La sua
presenza nella mia vita, il fatto che lui abbia bisogno di me ogni
tanto, è il massimo che posso avere da lui, e me lo farò bastare.
Per il resto, avrò William.
Santo cielo, detto così
sembra che lui per me sia solo un ripiego, ma non è così. Io amo
William, ma in modo diverso da come amo Sherlock.
Sono così diversi.
Sherlock è brillante e
affascinante, anche se troppo arrogante e sicuro di sé.
William è un uomo
semplice, affettuoso e romantico.
In realtà, credo non
esistano due uomini più diversi. E io li amo entrambi.
D'altronde, esistono
forse delle regole?
Dove sta scritto che
non posso amare platonicamente Sherlock e fisicamente William?
Certo, sarebbe tutto
più semplice se quello che amo fosse racchiuso in un unico uomo che
ricambia ciò che provo per lui ma, a quanto pare, ciò non è
possibile.
E poi che scelta ho se
non seguire i miei sentimenti, per quanto complicati siano?
CONTINUA
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