Disclaimer: Uff! Non mi
appartengono nè
Matthew nè Brian. E anche se è da una settimana
che
prego ogni sera affinchè Brian si presenti davanti a me
dicendomi di essere mio, beh, non si è ancora fatto
vedere..vi
avviso se lo fa!
**
“ This
is the last time I'll
abandon you
and this is the
last time I'll
forget you..”
Sull'enorme terrazza che
sovrastava la
villa Brian stava tentando di dissolvere il suo nervosismo in nuvole
di nicotina. Sforzo inutile, realizzò alquanto seccato.
La musica e le voci gli
arrivavano
ovattate dal piano inferiore, facendo da brusio scomodo alla messa in
onda dei suoi ricordi.
Il volto triste di Matt si
impiantò
nei suoi pensieri, ricordava tutto di quel giorno. Il suo sadico
piacere nel confessargli il tradimento, il suo piacere nel vedere il
volto di Matt rigarsi di lacrime. Si sentiva bene Brian in quell'
istante, il suo orgoglio era tronfio di vanitosa felicità
nel
vedere quanto male era riuscito a fare a un' altra persona. Era
soddisfatto di essere stato ancora lui quello a dire basta, quello
superiore, quello che meritava amore senza darne in cambio.
Ma il suo trionfo era
durato poco,
qualche minuto di dolore sparso in lacrime e poi Matt aveva rovinato
il momento.
Aveva fissato le sue iridi
azzurre nei
suoi occhi e asciugato le lacrime, aveva rivestito le sue pupille di
glaciale dignità e gli aveva fatto una domanda. Un unica
parola e Brian si era ritrovato senza parole. Aveva preparato una
serie di frasi con cui rendere ancora più fastosa la sua
vittoria, voleva costruirsi attorno un alone di affascinante
immunità
che lo proteggesse da ogni ingiuria che, ne era certo, gli sarebbe
arrivata ma Matt lo spiazzò. Era preparato a tutto ma non
alla
semplicità di quella parola lasciata a fermentare nell'aria.
“
Perchè?”
Aveva strabuzzato gli occhi
all'udire
quel suono, era talmente diverso da quello che si aspettava che per
qualche secondo pensò di aver capito male. Ma lo sguardo di
Matt gli confermò quella domanda.
E lui non seppe che fare,
abbassò
lo sguardo.
Il rumore di una porta che
si chiudeva
era stata lo stimolo a rialzare gli occhi dall'osservazione vorace
del pavimento. Quando lo fece si ritrovò solo,
completamente.
Di tutta la gamma di
emozioni che si
aspettava di provare non appena avrebbe riconquistato la sua
libertà
non se ne era presentata neanche una. Era come essere alla propria
festa di compleanno e scoprire che tutti i bambini che avresti voluto
lì con te non ci sarebbero stati, ma in compenso casa ti si
riempiva di tutti quelli che detestavi.
E fu così.
A tenergli compagnia furono
tristezza,
rancore e angoscia. Ma soprattutto la fastidiosa sensazione di essere
il colpevole di tutto, di non poter delegare ad altri la folle
lucidità del suo attacco kamikaze e le sue tragiche
coincidenze.
E poi il vuoto, era lui il
peggiore tra
i presenti.
Il vuoto che ti lacera
l'anima e che
non ti lascia uscire dalle sue grinfie, costringendoti in un loop di
rimorsi e rimpianti.
Sospirò
abbandonando la testa
tra le mani e scuotendola leggermente, mentre gli echi della festa
ancora riempivano l'aria intorno a lui. Poi un suono fuori tono lo
costrinse a voltarsi, avrebbe riconosciuto quella voce tra migliaia.
“
Brian..”
prima di incrociare il suo
sguardo con
quello dell'inglese però lo rivestì di freddezza,
non
voleva esporre alla sua analisi i sensi di colpa che aleggiavano
nella sua anima.
“
Bellamy..”
Matt sorrise sarcastico al
sentirsi
chiamare per cognome, sbuffò leggermente prima di
posizionarsi
di fianco al cantante senza esprimere nessun altro rumore.
Brian sbuffò,
averlo così
vicino vanificava tutti quei mesi di pazienza certosina impiegati a
patteggiare sul dolore una stabilità. Voleva allontanarlo,
cacciarlo e non rivederlo mai più. Non ebbe il coraggio di
voltarsi verso di lui, la sola percezione del suo calore era
già
troppo per il suo fragile equilibrio interno.
“ Che ci fai qui?
Non dovresti essere
disperso tra i monti in un qualche lago in Italia Bellamy?”
Il suo tono era volutamente
acido,
voleva che quel momento durasse il meno possibile. Erano troppe le
cose da gestire con lui a fianco.
Matthew rise,
sporcò l'aria con
il suono aspro della sua ilarità. Lo stesso rumore che
riempiva le stanze di quel loft con vista sul placido fiume londinese
solo qualche mese prima. Si può provare nostalgia per un
suono?
“ Non
più Brian, io e Gaia non
stiamo più insieme, e io ho abbandonato Como e il suo lago e
sono tornato a casa”
sorrise, condendo le sue
parole con gli
occhi più sinceri che Brian ricordasse.
Era come inebetito, troppo
impegnato a
contenere il flusso di sensazioni che inondavano le sue vene dopo
mesi di completa arsura. Lo sforzo che gli richiedeva il controllo
delle sue emozioni lo rendeva incapace di imbastire il suo solito
impianto di battute sottili e parole posate lasciandolo incapace di
usare altro che non fosse uno sterile sfoggio di banalità.
“ Questa non
è la tua città..”
disse con aria annoiata,
cercando di
mantenere un pò di quel distacco che si era autoimposto.
“ Beh,
è come se lo fosse. Ho
qui i miei amici, la mia casa, il mio lavoro, e poi..”
ma si bloccò, la
sincerità
non era sempre l'arma migliore. Aveva più di trent'anni, non
poteva pensare fino all'infinito che il fatto di non avere un filtro
tra il cervello e la bocca gli semplificasse la vita. Soprattutto con
Brian.
“ E poi cosa?
“
il tono dell'altro ragazzo
era
spazientito,
“ Nulla, ho
semplicemente delle
questioni da risolvere qui..”
“ Buona fortuna
allora” disse Brian
staccandosi dal davanzale e deciso a ritornare a mischiarsi con i
presenti alla festa. Non era esattamente nella hit-parade delle sue
preferenze ma sempre meglio che sopportare l'aria stagnante che li
avvolgeva.
“
Aspetta!”
la voce di Matt lo
fermò giusto
quando stava per rimettere piede nell'interno, si voltò
lentamente concedendosi tempo per raccattare qualche neurone
funzionante e pregarlo di speronare la sua causa.
“ si
Bellamy?”
“ Sei una delle
mie cose in sospeso
Brian”
Brian si trovò
senza parole, non
riusciva a formulare neanche un pensiero nel groviglio di circuiti
nervosi e confusi che popolavano il suo cranio. Gli occhi verdi
rimbalzavano da un punto all' altro della terrazza alla ricerca di un
improbabile via di fuga. Quando poi infine sfiorarono le iridi di
Matt tutta la sua confusione fu presa in affitto da quei due pozzi
verdi.
“ Credo di no
Bellamy, ci siamo detti
tutto..”
“ Mi devi una
risposta!”
gli occhi di Matt erano
incatenati a
quelli di Brian, non gli
permettevano alcuna via di fuga. Si sentiva prigioniero, costretto a
fornire una risposta che non voleva dare. La luna li osservava
curiosa, in attesa di sentire quale scusa avrebbe inventato per
giustificare quanto accaduto un anno prima.
“ Era destino,
Matt..doveva andare così..”
Brian si morse le
labbra, aveva pronunciato il suo nome, quelle poche lettere che aveva
giurato a se stesso di non usare mai più a quel modo. Il
viso
di Matt si imbrattò con un espressione sarcastica.
“ Il destino?
Quindi il fatto che tu coscientemente abbia deciso di farti scopare
dal primo tizio che hai incontrato per strada era destino? E anche il
fatto che tu sia venuto a raccontarmelo con quel sorrisetto
sodisfatto sul volto era destino? E cosa ti aspettavi? Che ti
chiedessi come era stato? Che ti facessi le lodi o proponessi
qualcosa a tre? Eh, Brian, qual'era il tuo scopo?”
“ Liberarmi di
te..”
Matt rimase a
bocca aperte mentre tutto l'insieme confuso di accuse e speranze che
aveva coltivato per un anno e che ora aspettavano di uscire si
dissolsero. Davanti a lui Brian lo guardava con un espressione
indecifrabile, erano alla resa dei conti.
Ma sperare che ci
fosse almeno un vincitore era pura illusione.
“
C-cosa?”
Matt si maledì
per non aver impedito alla rabbia di far tremare la sua voce, ma non
era mai stato bravo con le parole. Quella era una prerogativa di
Brian.
“ Mi hai
sentito..”
si, l'aveva
sentito. E il dolore che sentiva all'altezza del petto lo confermava,
quelle parole erano entrate nella sua testa, e avevano già
cominciato a fare danni.
“ Vaffanculo
Molko!”
Brian detestava le
parolacce, e la volgarità in genere. Non riusciva a trovare
il
senso dell'utilizzo di qualcosa di così sporco e fastidioso
per esprimere un'idea. Ma quando Matt gli passò accanto
oltrepassando la soglia e sputandogli uno sguardo velenoso addosso
quella parola offensiva gli sembrò persino troppo gentile
per
quello che aveva detto.
Si strinse nel suo
cappotto, nonostante la sera fosse mite sentiva brividi di freddo
scivolargli addosso. Guardò arcigno la luna ricambiando il
suo
sguardo severo, facendo emergere tutte le verità nascoste
che
aveva nascosto ma che ora lottavano per uscire.
Sentiva ancora il
peso di quella domanda fermo nell'aria intorno a lui. La risposta fu
sincera solo per la sua mente.
Perchè lo
aveva fatto?
Di nuovo fu
assalito dai ricordi, trascinato fino a quel pomeriggio in cui la sua
mente aveva progettato il tradimento, era stata solo una reazione. La
sua piccola vendetta per quello che aveva visto, per il senso di
paura e smarrimento che aveva provato nel vedere Matt e Dom seduti e
abbracciati davanti a un piano. Ripensandoci a freddo forse non c'era
nulla di male in quella scena. Eppure Brian sentì il mondo
crollargli addosso mentre osservava la perfezione del loro incastro
da dietro una porta socchiusa, la dolcezza con cui Matt aveva
scostato i capelli di Dom e il bacio che gli aveva depositato sulla
fronte lo avevano terrorizzato.
Era spaventato ed
era geloso, estremamente geloso.
Ma quella era
stata solo la prima reazione, poi la gelosia era sparita e la paura
mutata. Il terrore di perderlo si era trasformata ben presto nella
paurosa consapevolezza di essere prigioniero di un sentimento
così
forte da devastare il suo equilibrio. Era terrorizzato
perchè
per la prima volta nella sua vita la sua sicurezza si stava mostrando
debole, per la prima volta qualcosa sfuggiva al suo controllo
rimescolando la sua anima.
E non poteva
permetterglielo.
La sua mente
malata quindi passò all'attacco, uscì dalla sala
prove
in fretta, disperdendosi tra le strade londinesi e puntando tutte le
sue attenzioni su una preda. E la trovò.
Ma le cose non
andarono come immaginava, il sesso non lo aveva aiutato. Non si
sentiva meglio, non si sentiva libero, non si sentiva forte. Era solo
roso dal dubbio di essere stato davvero spregevole, e ancora quella
sensazione di buonismo gli sembrò troppo stonata con se
stesso
per potergli davvero appartenere. Si convinse che la mancata
soddisfazione derivasse dal fatto che Matt non sapesse nulla del suo
tradimento.
Per cui
confessò.
Andò da lui
con un sorriso sadico e vuotò il sacco, inebriato dalla
libertà e dalla forza attese.
Ma ancora una
volta le cose sfuggirono le sue previsioni, e fu solo dopo che Matt
uscì dalla sua vita che capì il suo errore.
Voleva mantenersi
forte e sicuro e intoccabile e integro.
Ma la realtà
era che aveva paura, una banale e semplice paura di avere Matt
impresso così a fondo da farlo sentire debole. E lui odiava
la
fragilità, ci aveva messo troppo a combatterla per poterle
aprire le braccia con gioia, era per questo che lo aveva allontanato.
Aveva paura.
Semplicemente.
Ma ora lo rivoleva
indietro.
Ciao a tutte!
Mi ha fatto enorme
piacere essere accolta così bene nel gruppo delle fangirl
dedite alla causa “Mollamy”, mi ha soprattutto
sorpreso e fatto
contenta il vedere le recensioni di autrici di cui posso definirmi
un'estimatrice..wahh!! Grazie!!
Per
questo capitolo, si, lo so che è troppo introspettivo, forse
anche un pò pesante ma pensavo ci fosse bisogno di
raccontare
il motivo per cui si erano lasciati. E siccome il motivo è
una
sega mentala contorta di Brian difficilmente spiegabile ci ho messo
un capitolo e non so neanche se in realtà si è
capito
tutto. Il fatto è che io vedo Brian come un essere dotato di
profondo egocentrismo e autostima che permette agli altri solo di
venerarlo senza farsi toccare a fondo, e si, lo so che le canzoni dei
Placebo in realtà sono traboccanti di amore e dicono cose
tipo
“ Senza di te non sono niente” o “
Sarò tuo padre, sarò
tuo..” ma la mia idea su quell'uomo resta comunque quella.
E
ora voglio profondamente scusarmi per due errori che c'erano nel
primo capitolo che ora ho corretto grazie alla segnalazione di
lisachan: allora 1) Matt non è nato in un paesino dello
Yorkshire ma del Devonshire, ehm..è quello shire finale che
mi
ha confuso.. 2) Stefan si chiama Stefan e non Stephan...ehm..
Grazie
a tutti quelli che mi hanno messo tra i preferiti, e grazie a..
Isult:
spero che questo capitolo ti abbia fatto capire cosa ha fatto Brian,
si anche io li adoro, ancora non ho capito perchè dicono di
odiarsi..secondo me è una trovata pubblicitaria e in
realtà
si amano! (ahahah!!)
Stregatta: uao! Mi
ha fatto molto piacere la tua recensione anche perchè a me
le
tue piacciono sempre un sacco ( anche se non commento spesso..sorry!)
Lisachan: Ma certo
che ti conosco, perlomeno di nome e fama grazie alle tue storie
stupende! Grazie per l'accoglienza nella tribù delle fangirl
devote al sostegno dell'amore tra Matt e Brian!! E grazie per le
correzioni e per i complimenti, alle volte mi faccio prendere la mano
e divento un pò ridondante, hai ragione, ma sono contenta ti
sia piaciuta lo stesso...
memuzz: Grazie
mille dei complimenti cara..
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