Premessa: ok,
ok, l’aspettavate, lo so. Eccola qui, c’è voluto un po’ di tempo ma alla fine
ci siamo arrivati. Dediche? Beh, faccio prima a dirvi chi non me l’ha
chiesta,questa! XD
Dedicata
a: Fe e Martina, Evil angel, Fede, Alicesimone, Mono, Magicforever, Lasagne80,
Lelorinel, Eoluccio, Dark011 Pibi, Belial, Ammalia Black, Angelica, Miky.
Ci
siete tutti, direi. Ma anche se non comparite, questa MM è un po’ comunitaria!
-
Beh, allora noi andiamo. – buttò lì Harry, levandosi dalla porta per far passare
Draco.
-
Andate, divertitevi, e non preoccupatevi per James!- trillò Pansy. – Ah, Harry?
–
Harry
si voltò verso di lei, che si afferrò il colletto della polo che indossava e
prese a strattonarlo violentemente, stropicciandolo a più non posso.
-
La camicia! – sillabò con un sorrisetto complice, ed Harry decise che a quel
punto chiudersi la porta alle spalle senza concederle spazi ulteriori fosse la
cosa più saggia da fare, in assoluto.
Fathers, cap. 22: “Spiragli”
Da quel momento in
avanti, sarebbe stato immune all’imbarazzo per il resto della sua vita.
Draco se ne
convinse mentre scendeva le scale di casa trotterellando dietro ad Harry come
un maltese impanicato.
L’aria era
freschina, e non c’era di che stupirsi visto il mese, ma per fortuna la Piuma di Fenice non distava molto da lì.
I due si
incamminarono tenendo entrambi le mani piantate nelle tasche, una precauzione
contro il freddo ma anche un segno di chiusura che proprio non ci voleva.
- Dannata Pansy. -
- Che c’è? –
ridacchiò Harry.
- Che c’è?!? Se non
te ne fossi accorto, ha riso di noi! -
- Beh, non ci vedo
niente di strano. Anche io riderei di noi. -
- Questo non
c’entra, non era necessario metterci in imbarazzo in quel modo. – sbottò l’ex
Serpeverde. – Dopotutto, stiamo soltanto andando a fare due chiacchiere davanti
ad un boccone. -
Harry lesse una non
meglio identificabile nota di amarezza, nelle parole di Draco. Lasciò perdere,
deciso a concentrarsi di più su ciò che aveva detto, e su quale fosse la
portata delle cose di cui dovevano “chiacchierare”. Alla faccia delle
chiacchiere. Si sentiva pieno fino a scoppiare, ma le cose da dire erano
grosse, perciò i casi erano due, o le gridava fuori tutte in un solo fiato, o
se le teneva lì a crescere ancora di più.
Arrivati al ristorante,
un cameriere li accolse e si fece carico dei loro soprabiti. Il tavolo che fu
loro assegnato era veramente ottimo: appartato, e adiacente alla vetrata
panoramica, chiusa per la stagione fredda, ma che concedeva comunque la vista
dei palazzi di Londra e un ampio lenzuolo di cielo puntellato di stelle. Una
coppia qualsiasi non avrebbe esitato a definirlo romantico.
Ordinarono due
primi piatti diversi, e lo stesso arrosto come secondo, evitando di incrociare
gli sguardi per non peggiorare la già penosa figura dell’aver detto il medesimo
nome in contemporanea. Fino a quando il cameriere non tornò con il vino, se ne
rimasero in silenzio, ma ormai era ora che Cenerella perdesse la sua maledetta
scarpa, e saltato il tappo della bottiglia, ne saltarono anche degli altri.
- Beh, sono
contento che alla fine tu abbia accettato di uscire. – ruppe il silenzio Harry.
– Non ero molto sicuro del tuo sì. -
- In effetti non
smaniavo. – ammise Draco. – Però ci sono delle cose di cui dobbiamo parlare, e
fare il vigliacco sarebbe stato fin troppo facile. -
Harry annuì, e
prima di proseguire sorbì un sorso dal suo bicchiere di vino.
- Sai, non ho per
niente voglia di ripetere le solite vecchie cose. Mi piacerebbe poter parlare
con te di qualcosa di nuovo, ma pare proprio che non sia possibile, finchè non
metteremo a posto i vecchi scheletri, eh? -
- No, credo di no.
Sarebbe come prendersi in giro come abbiamo fatto fino ad ora. -
- Io non ti ho
preso in giro. – mormorò Harry. – Da quando sono tornato, non ti ho mai mentito.
So di averti fatto soffrire tantissimo, e nemmeno io sono così stupido da voler
ripetere gli stessi errori. -
- Come faccio a
fidarmi di te? -
- Lasciando che io
ti mostri che puoi. Draco, ogni volta che penso a te e a James mi trovo a fare
i conti con qualcosa di passato, mentre io vorrei poter immaginare un futuro. -
- Tu fai già parte
del futuro. – sbuffò Draco. – Sei il padre di James, sarai sempre presente. -
- Già. Però vorrei
far parte anche del tuo futuro, non solo di quello di James. -
Draco si morse
precipitosamente un labbro, mentre Harry si ostinava a tenere il suo sguardo
puntato su di lui.
- Sto dicendo delle
cose egoiste e arroganti. – si scusò. – Però… -
Arrivarono le portate, e
con il cibo l’atmosfera si alleggerì. Scherzare sul troppo pepe aggiunto al
contorno era un po’ come fare a gara di martellate con la tensione che a sua
volta minacciava di schiacciarli. In fondo, loro stavano bene insieme, si
divertivano, perché negarlo?
Beh, forse perché
le cose non si aggiustano con un sorriso. Ci credono solo gli stupidi, a
tavolette del genere; nemmeno James aveva abboccato ad un’esca così facile,
buttandola sulla questione cuscini, che è infinitamente più complicata, ma
anche più vera.
Approdati per
ultimo al dessert, Harry ordinò un budino stratosferico; Draco lo prese in giro
e ne accettò due cucchiaiate, e per un po’ fu come essere tornati indietro ai
tempi di Hogwarts, ma stando entrambi dalla stessa parte della barricata. Questo
pensarono nello stesso momento, che avrebbero potuto essere grandi amici fin da
subito, anziché odiarsi, se solo lo avessero voluto. Ma era davvero il caso di
soffermarsi anche su quel passato, lontano ere da ciò che erano in quel
momento? Beh, se non altro sarebbe stato più divertente.
- E’ stata una
bella cena. – commentò Harry, ributtandosi addosso la sua giacca all’uscita dal
ristorante.
Draco annuì, ma
entrambi sapevano che non era così: era stata una bella cena, sì, perché non si
erano detti niente.
Attraversarono il
parco giochi, diretti verso casa di Draco. Era tutto illuminato dalla luce
intensa e asettica dei lampioni, ed era praticamente deserto, se si
eccettuavano le poche figure di passaggio come loro. Harry si fermò senza
preavviso, lasciando Draco di stucco ad incespicare per un paio di passi. Come
niente fosse si buttò a sedere su una panchina, e indicò il posto accanto a
sé.
- Roviniamoci la
serata. – propose. – Adesso io proverò a chiederti scusa per l’ennesima volta,
e tu mi manderai a quel paese. -
- Non è questione
di accettare o meno le tue scuse. – sospirò Draco. – Potrei dirti che ti ho
perdonato, e che non ce l’ho più con te, ma non cambierebbe niente. -
- Allora dimmi che
cosa devo fare perché le cose cambino. -
- Non lo so.
Obliviarmi, farmi dimenticare tutti i giorni di solitudine, e convincermi che è
sempre andato tutto bene. -
- Sarebbe come
mentirti un’altra volta. Non puoi proprio provare ad accettare le cose così
come sono? Non riesci a credere che non c’è niente al mondo che voglia di più
che prendermi cura di te e di James? -
- Parli sempre più
spesso di me e di James insieme. -
- Perché siete
entrambi la mia famiglia. -
Harry aveva
un’espressione severa che non gli si addiceva. Per fortuna, restava la sua
chioma spettinata nella controluce dei lampioni, a restituirgli la sua
rassicurante aria da delinquente. Era importante, un dettaglio come quello.
- Non fraintendere
ciò che sto per dirti, ma James ormai non mi basta più per farmi sentire
completo. -
- Faccio fatica a
crederci. -
- Lo so. – Harry
osò tendere una mano verso di lui ed accarezzargli la guancia. – Ma aspetterò
per sempre che tu ci creda. –
Draco si strinse
con forza le mani sul grembo. Era spaccato in due fra la voglia di scappare via
e gridare di rabbia, e quella di abbracciare Harry e non lasciarlo andare mai
più. Si era già innamorato dell’uomo che teneva in braccio il loro piccolo, e
non era possibile innamorarsi due volte della stessa persona; ma a ben vedere Harry
poteva essere un mucchio di persone diverse, se solo lo voleva, e innamorarsi
di ciascuna di essere era molto più che strano, era fisiologico; in quanto allo
scappare, beh, le sue gambe gli comunicarono che erano stanche di dover sempre
correre via da qualsiasi promessa di salvezza.
Perciò Harry non
ebbe bisogno di aspettare per l’eternità. Quando, con circospezione, si fece
più vicino, Draco non oppose resistenza. Anzi, nel momento in cui le labbra di
Harry sfiorarono le sue, piene di tenerezza e preoccupate che qualcosa potesse
andare storto, si sgonfiò come un vecchio pallone di tutte le riserve. Harry
gli prese le mani e lui ricambiò la stretta, esitante, sì, però lo fece.
- Mi dispiace. –
sussurrò Harry sulle sue labbra umide. – Per tutto quanto. -
- Ma adesso è tutto
a posto? – implorò Draco.
Harry piegò la
testa di lato, appoggiandola sulla spalla di Draco, e lo attirò a sé. – Sì. –
promise. D’ora in poi è tutto a posto. Non voglio farti più del male per
nessuna ragione al mondo, e se mai dovessi fare qualcosa di stupido, prendimi a
pugni come hai fatto quella volta. -
- Dio, come ti ho
odiato in quel momento. -
- Lo so. Con le tue
mani mi sei entrato fin dentro l’anima, e ti giuro Draco, ho capito così tante
cose da quella notte in poi, che potrei metterci una vita a spiegartele tutte.
-
- Sono stanco di
spiegazioni e di scuse, e di tutto quanto. -
Draco sollevò lo
sguardo offuscato dalla luce artificiale che si rifletteva nella patina lucida
delle lacrime. Era fragile e fortissimo nello stesso momento, era un germoglio
che lottava per venire alla luce, dopo tutto il tempo passato nel buio della
terra.
- Voglio soltanto andare a
casa e far finta che tutto quello che è successo sia stato un brutto sogno e
niente di più. Che tu adesso ci sei, e ci sei sempre stato, e basta, davvero,
non ne posso più di tutto il resto. -
Harry gli
accompagnò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio, e gli diede un altro bacio,
catturando con dolcezza le sue labbra.
- Andiamo a casa,
allora, ti accompagno. -
- Non so se sia una
buona idea. Pansy impazzirà, se ti vedrà entrare. -
- E tu lascia che
impazzisca. È un nuovo capitolo della nostra vita, no? Apriamolo facendoci una
risata alle sue spalle. -
* * *
Ultimamente mi
sembrate tutti e due un po’ strani.
Papà Harry è sempre
con noi, e tu sei contento, quando lui è vicino a te. Anche a te piace tanto
papà Harry, quando fa tutte quelle cose da eroe? Beh, non che abbia capito che
cosa debba fare di preciso un eroe. Ma di sicuro, papà Harry lo fa, sì.
Però c’è una cosa
che non riesco a capire. Papà Harry è contento anche lui, quando è con noi. Ma
allora, se lui è contento, vuol dire che anche tu sei un eroe? Secondo me sì.
Così anche io da grande potrò fare l’eroe.
Però non mi piace tanto che
papà Harry ti dia tutti quei baci, sai? E poi papà te li dà in un modo strano:
te li dà sempre sulla bocca, e sta lì fermo un sacco di tempo. Ma non si
annoia?
Papà, lo voglio anche io un
bacio sulla bocca, come papà Harry, me lo dai, eh? Però non stare fermo anche
tu per un sacco, perché io ho da fare.
Devo andare a
giocare e non posso perdere troppo tempo a darti baci.
ANGOLINO!
Ok, ok,
nota.confessione baka: per il pensiero sui baci di James, mi sono liberamente
ispirata a me stessa, e più precisamente all’idea poco chiara che avevo dei
baci ad anni quattro: vi giuro che mi interrogavo seriamente su cosa ci
trovasse la gente a stare lì attaccata per ore senza fare niente. Poi con il
tempo l’ho capito, ma da allora mi deve essere rimasta un’allergia atavica
verso le ventose/idrovore che ti si attaccano addosso e non ti mollano nemmeno
se simuli le convulsioni.