1. Una normale giornata di scuola
“Troy! È
la quinta volta che ti chiamo! Sei in ritardo!”
Il
ragazzo aprì gli occhi alle urla della madre e gettò un’occhiata alla sveglia.
“Oddio!”
esclamò, buttandosi giù dal letto, nel vedere che erano già le otto e tre
quarti del mattino.
“Alla
buon’ora! Cos’hai fatto stamattina, che non ti svegliavano nemmeno le
cannonate?” ironizzò pungente la signora Bolton mentre il figlio saettava per
la cucina.
“Ci
vediamo dopo!” gridò correndo in garage.
Accese il
motore dell’auto che il padre gli aveva regalato l’estate precedente e guidò
veloce verso la scuola.
Fortunatamente
trovò subito un parcheggio, perciò corse attraverso l’atrio semideserto per
l’ora tarda.
“Signor
Bolton! Ha intenzione di terminare l’anno scolastico con qualche oretta in
detenzione?” lo riprese la signora Darbus quando lo vide ansimante davanti alla
porta della sua classe.
Troy
prese fiato: “No, professoressa. Mi scusi per il ritardo!”
Lei gli
lanciò un’occhiataccia e riprese a decantare le sue tragedie.
Si
sedette al suo solito posto in prima fila, sospirando. Sarebbe stato un
miracolo se fosse riuscito a rimanere sveglio per tutta la giornata. La sera
prima lui e i suoi amici avevano fatto un po’ troppo tardi…
Si voltò
a guardare Chad con una smorfia divertita: il ragazzo era accasciato sul fedele
pallone da basket, gli occhi chiusi e la bocca aperta. Era nel mondo dei sogni!
Un
bigliettino volò improvvisamente sul suo banco, e lo aprì curioso.
“Dormito poco, Wildcat?” c’era scritto nell’ordinata
grafia di Gabriella.
Si girò
sorridente verso la sua ragazza, che gli fece l’occhiolino. Anche lei,
dopotutto, non sembrava molto sveglia…
Troy
ritornò a guardare la signora Darbus, senza però prestarle attenzione; la sua
mente era ancora impegnata nei bei ricordi della sera precedente…
§§§ “Ma ci pensate? Due mesi e
finiremo la scuola!” esclamò felicemente Chad, inondando di ketchup le sue
patatine fritte.
Si erano dati tutti appuntamento
al fast food, quella sera, e naturalmente il discorso era andato a cadere sulla
fine della scuola.
“Diplomati, finalmente! È quasi un
sogno!” aggiunse Kelsie “Potrò dedicarmi tutto il giorno alla musica… sempre se
riesco ad entrare al college, naturalmente…”
“Certo che ce la farai, Kelsie!
Una pianista brava come te! Insomma, come potranno non sceglierti?” la rincuorò
Taylor.
“Intanto, le borse di studio non
sono ancora arrivate…” bofonchiò Troy, girando la cannuccia nel suo frappè al
cioccolato.
Gabriella gli scompigliò i capelli
con fare materno: “Andiamo, Wildcat! Lo sai benissimo che sia tu che Chad
entrerete al college senza problemi! Le lettere di accettazione devono arrivare
in questi giorni, no? E il signor Evans vi ha comunque promesso una mano,
quando eravamo a Lava Springs!”
“A proposito, dov’è Sharpay?”
chiese Zeke voltandosi verso Ryan “Aveva detto che sarebbe venuta!”
Il biondo sorrise: “Arriverà,
tranquillo. Solo, con due ore di ritardo, come le star!”
Tutti scoppiarono a ridere a
quella battuta.
“Chi è che pronuncia il mio nome
invano?”
La Reginetta dei Musical
comparve proprio in quel momento, sfavillante nel suo top di paillette dorate.
“Ciao, Sharpay!” la salutarono
tutti in coro. Lei sorrise di rimando, ma il sorriso più grande lo rivolse
proprio a Zeke, cui sedette vicino.
“E tu, Taylor? Ti è arrivata la
risposta alla tua lettera per il college?” domandò Martha.
La brunetta annuì: “Mi hanno
accettata! L’ho aperta proprio stamattina, prima di venire a scuola!”
“Perfetto, così se io o Troy ci
facciamo male durante una partita con i Red Hawks, sapremo che dottoressa
chiamare!” esclamò Chad, facendola arrossire di piacere.
Troy sorrise, passando un braccio
attorno alle spalle di Gabriella. Le cose, dopo l’estate, erano migliorate
sempre di più tra tutti loro, e non sarebbero potute andare meglio. Persino la
signorina Cuore-di-Ghiaccio Evans si era perfettamente ambientata.
“Allora, verrete a lavorare anche
quest’estate al mio country club, vero?” chiese con noncuranza quest’ultima.
Quando poi vide le facce atterrite dei suoi amici, scoppiò a ridere:
“Scherzavo!”
“Sinceramente, Sharpay, ho altri
programmi per quest’estate!” rivelò Chad, appoggiandosi allo schienale della
sua sedia “Voglio soltanto dormire, mangiare e giocare a baseball!”
“E magari, nel tempo libero,
prepararti per vincere il Talent Show!” scherzò Ryan “Te lo ripeto, Troy,
avresti dovuto esserci alle prove, l’anno scorso. Il nostro amico Danforth
sembrava un ballerino nato!”
Si scatenarono di nuovo le risate,
poi Martha si alzò in piedi: “Ragazzi, a proposito di ballerini, perché non
andiamo a fare quattro salti in discoteca?”
Taylor guardò l’orologio: “Ma sono
già le undici e un quarto! Arriveremo là a mezzanotte!”
Chad le fece l’occhiolino: “Non
dovevate dormire da Gabriella, ragazze? Mi risulta che sua mamma sia fuori per
lavoro…”
“So già che domattina non riuscirò
a svegliarmi…” borbottò Kelsie alzandosi, seguita subito dai due gemelli Evans
e da Zeke (che le provava tutte per conquistare finalmente la bella Sharpay).
“Siete dei nostri?” domandò il
moro ai tre rimasti seduti.
Gabriella guardò Taylor e sorrise:
“Tanto dormi da me!” §§§
“Signor
Danforth, le sembra il momento di dormire questo?!?”
Troy fu
riportato alla realtà dall’urlo della Darbus, che aveva sbattuto il suo
secchiello per la raccolta dei cellulari sopra il banco di Chad, svegliandolo
di soprassalto.
“Eh,
cosa? No, professoressa, non stavo dormendo… stavo solo, ehm, meditando sulle
sue parole!” cercò di scusarsi lui tra le risatine dei compagni.
L’insegnante
stava per prendere fiato e gridare l’odiata parola detenzione, quando fortunatamente suonò la campanella, e Chad ne
approfittò per sgusciare fuori.
Gabriella
raggiunse Troy e si sedette sul suo banco con un sorriso: “Da quando hai
recitato in Twinkle Town la Darbus è più gentile con
te. Le hai sciolto il cuore!”
“Già,
come no! Avrebbe dovuto vedermi quest’estate, allora. Mi avrebbe amato!”
Ridendo,
uscirono tenendosi per mano e raggiunsero gli amici che li aspettavano dagli
armadietti.
“Tay, ti
prego, dimmi cosa devo fare perché tu mi suggerisca nel compito di chimica
oggi!” stava implorando Chad.
“Invitarla
a cena, magari?” propose Sharpay guardandosi interessata le unghie in quello
che secondo lei doveva essere un sussurro.
La mora
divenne color peperone e si affrettò a nascondere il viso nell’armadietto,
fingendo di cercare qualcosa.
Chad si
grattò imbarazzato la testa. Dopo tutto quel tempo, non aveva ancora trovato il
coraggio di dichiararsi apertamente alla ragazza.
“Beh, non
è una brutta idea. Che ne dici, Tay? Una cena io e te in cambio di qualche
formula!”
Taylor
sospirò e chiuse con un colpo secco l’anta dell’armadietto: “A volte vorrei
davvero che nessuno ti suggerisse quello che devi fare. Comunque d’accordo.”
Gabriella
la raggiunse e la prese a braccetto, mormorandole qualcosa nell’orecchio che la
fece ridere, ed insieme si avviarono verso l’aula di chimica.
“Prego,
Danforth, non c’è di che…” esclamò Sharpay sorpassandolo.
“Ah, sì,
grazie, Sharpay!” balbettò Chad, preso alla sprovvista.
Troy gli
diede una pacca sulle spalle, ridendo, e l’amico sorrise imbarazzato: “Ho fatto
la figura del cretino, vero?”
“Solo un
po’, amico!” si sedettero nel bancone dietro le ragazze, che stavano sfogliando
gli ultimi appunti.
“Gab…”
chiamò Troy, e quando lei si girò, le fece una smorfia da cucciolo bastonato
che significava ti prego aiutami.
Lei rise
e alzò gli occhi al cielo, ritornando al suo quaderno.
“Perché
per te è così facile farti aiutare?” bisbigliò Chad al suo fianco.
Il
playmaker dei Wildcats sorrise e si concentrò sulla professoressa appena
entrata.
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Kelsie
guardò l’orologio appeso vicino alla lavagna. Mancavano ancora quindici minuti
alla consegna del compito.
-Posso
finire l’ultima domanda!- si disse per convincersi.
Quella
verifica era maledettamente difficile, e, cosa più importante, era necessaria
per il voto finale in chimica che le sarebbe servito per il college.
Sbirciò
nei tavoli alla sua sinistra: Taylor e Gabriella avevano già terminato, e
cercavano di suggerire a Troy e Chad.
Represse
un sorriso, e tornò alla sua domanda.
Un quarto
d’ora, la campanella suonò provocando mormorii di disappunto tra gli studenti
che non erano riusciti a terminare in tempo.
Si alzò e
consegnò il suo foglio completato, seguita da Chad.
“Posso
aspettarmi almeno una B questa volta, signor Danforth?” esclamò acida la
professoressa “Le servirebbe molto, lo sa!”
Il
ragazzo sorrise nervosamente e si dileguò.
“Quella
mi odia!” sospirò poi quando non fu più a portata dell’udito dell’insegnante
“Certo che oggi è proprio una giornataccia! Prima la Darbus, poi lei!”
“Su con
la vita! Dopotutto, oggi uscirai con la donna dei tuoi sogni!” lo prese in giro
Ryan, indicando Taylor alle loro spalle.
“Evans…”
lo ammonì il moro con tono di voce minaccioso, ma riuscì soltanto a far aumentare
le risate degli amici.
Le
ragazze, intanto, li seguivano poco distanti, chiacchierando allegramente tra
di loro.
Taylor
lanciò un’occhiata un po’ triste a Chad, che non sfuggì alla sua migliore
amica, che le diede un buffetto sul braccio: “Ehi, tutto a posto?”
“Sì,
certo, non ti preoccupare!”
Gabriella
non fu convinta dal tono di voce di quella risposta: “Qual è il problema?
Dopotutto, andrete a cena fuori! Non prendertela se l’invito non è partito da
lui… è pur sempre Chad!”
L’amica
scoppiò a ridere per quella battuta, rincuorata dalla capacità di Gabriella di
trovare sempre qualcosa di buono in tutto.
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Un fiume
di studenti si riversò fuori dalle grandi porte della East High dopo che anche
l’ultima campanella pomeridiana ebbe suonato.
“Taylor,
ti passo a prendere alle otto, allora!” gridò Chad correndo verso la sua auto.
La
ragazza gli rispose con un sorriso e lo salutò con un gesto della mano.
Nonostante quella punta di delusione per l’invito un po’ forzato, non stava
nella pelle a pensare a ciò che sarebbe successo quella sera. Chissà dove
l’avrebbe portata…
Gabriella
le diede un bacio sulla guancia: “Poi domani mi racconterai tutto! Buon
divertimento!” e s’incamminò velocemente lungo il marciapiede.
Mentre
andava verso casa, immersa nei suoi pensieri, il clacson di una macchina che si
affiancava la fece sobbalzare.
“Serve un
passaggio, signorina?”
Un largo
sorriso le si dipinse sul bel volto: “Con molto piacere!”
Aprì la
portiera della macchina nera di Troy e si sedette dal lato del passeggero:
“Come mai l’auto, oggi?”
Il
ragazzo scrollò le spalle: “Avevo un po’ di fretta, stamattina…”
Lei rise
divertita e si appoggiò allo schienale, mentre il giocatore di basket le
prendeva una mano e la intrecciava con la sua.
Dopo
pochi minuti frenò davanti all’elegante villetta Montez.
“Pizza e
cinema, stasera?” le domandò.
“Perfetto…”
Gabriella si sporse e gli diede un dolce bacio sulle labbra “Ci vediamo dopo!”
Troy
rimase a guardarla imbambolato finché la porta di casa non si chiuse dietro di
lei.
Okay,
l’ho fatto. Ho pubblicato la mia prima fic su quella fantastica cosa che è High
School Musical. Per me è un genere totalmente nuovo, anche se dire che lo adoro
è poco.
Spero
che vi piaccia… per farmelo sapere, non vi resta che lasciarmi un commentino
anche piiiccolo!
Grazie
già da ora!!!
Hypnotic Poison