Un battito

di Mignon
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Un Battito





Si alzò dal letto senza aver chiuso occhio per tutta la notte.
Finalmente il giorno tanto atteso era arrivato.
L’incubo avrebbe smesso di tormentarla, gli anni di terrore sarebbero finiti presto.
Era stufa, viveva in un mondo di vergogna.
Ogni notte chiudeva gli occhi e sentiva le sue mani sul collo aumentare sempre di più la presa, le restava la sensazione della sua pelle viscida sul corpo per tutto il giorno.
Troppi anni di soprusi, troppi anni di sofferenza.
Una vita intera nell’illusione di un amore malato, mascherato da finti sorrisi e rimorsi per una colpa non sua.
Le mani fredde le tremavano per l’eccitazione.
Aprì il mobile con calma straziante, e i suoi occhi si posarono sulla chiave che presto avrebbe aperto la gabbia in cui viveva.
La prese in mano, con delicatezza e timore.
L’acciaio nero contrastava con la pelle quasi diafana delle sue mani, e con cura la ripose nella borsa.
Si chiuse la porta alle spalle, senza voltarsi indietro. Non aveva ripensamenti.
Salì in macchina, il battito del suo cuore si confondeva con il rombo del motore e la strada correva veloce attraverso i suoi occhi, mentre premeva con forza l’acceleratore sotto il suo piede.
Lui l’aspettava seduto su quel muretto, con il suo solito sguardo di sfida e un ghigno sulle labbra, rendendo i lineamenti del suo volto ancora più terribili.
Presto sarebbe finito tutto.
Le parole che uscivano dalla sua bocca avevano perso ogni senso, non riusciva a seguirlo.
Le sue orecchie erano impegnate ad ascoltare quel cuore che aveva accelerato ancora di più il suo battito, facendo passare in secondo piano tutto il resto del mondo.
I bordi si fecero scuri, i suoi occhi erano diventati due piccole fessure colme di rabbia, mentre cercava con le mani la chiave dentro la sua borsa.
E con un gesto veloce la puntò dritta davanti a lui.
Lo sguardo dell’uomo che aveva di fonte le fece comprendere di essere riuscita nel suo intento, lo stava spaventando.
Sentiva il suo braccio teso, ma in quel momento, dopo tanto tempo, non sentiva dolore.
La sofferenza stava per terminare.
Il dito carezzava con gesti leggeri il grilletto, provocandole dei brividi lungo tutta la schiena.
Un battito, e il sangue fluiva nelle arterie.
Un battito, e il sangue raggiunse le estremità delle sue mani.
Un battito, un colpo sordo.
Un battito, e un corpo senza vita cadeva senza rumore sul terreno.
Ora non poteva più tornare indietro.
Tutto era finito.
Ripose la pistola ancora calda in un sacchetto e si avvicinò alla riva, asciugando una lacrima di felicità scesa sulle sue guance.
La morte era la sua liberazione, la gabbia era aperta e le conseguenze del suo gesto l’aspettavano già al varco.

Quindi era così e lei non poteva farci niente.
Non che ne avesse mai avuta l'intenzione.
Buttò il fagotto in mare e ritornò verso la macchina.










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Questa storia partecipa al contest "Finiamola!" indetto da (Gaea), e i crediti delle frasi in corsivo vanno a lei, avendo scelto il finale n°3 per la storia. 
 




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