Sono Cora, una ragazza di 24 anni che ancora non ha capito niente dalla vita; lavoro come segretaria in una casa di registrazioni, e ogni giorno incontro gente nuova, ma che non capisce niente di me, o che non gli interessa.
Sono alta quasi un metro e settanta, e preferirei nascondermi, sono magra come un chiodo e il mio stile è fatto praticamente di Jeans e magliette nere, indosso sempre i guanti in pelle con dita tagliate.
I miei capelli sono neri, e lunghissimi, mi arrivano quasi alla fine della colonna vertebrale, e non so davvero come negli anni sono riuscita a tenerli così, i miei occhi sono verdi,contornati sempre dal trucco nero, estremamente pensate, ogni tanto nascondo le mie pozze verdi sotto un paio di occhialoni grigio scuro.
Le mie braccia, le mie mani, e anche qualche parte del mio collo, sono ricoperti di tatuaggi, ma ogni tanto si riesce a rivedere qualche spiraglio di pelle; le mie orecchie –come diceva mia madre – sono la ferramenta più famosa della città, un dilatatore da due centimetri e un altro da soli sette millimetri, il resto delle orecchie è ricoperto da orecchini vari.
In questo momento sono seduta dietro la scrivania, mentre il telefono non squilla neanche se lo pago; tante band oggi hanno saltato le prove, tranne due, la prima che è arrivata dice di essere abbastanza famosa, ma che personalmente non li ho mai sentiti, la seconda invece li ho sentiti nominare, visto che siamo a Los Angeles e loro sono di qui.
Per fortuna il mio turno è quasi finito; gioco con la mia matita e la osservo mentre sembra quasi fatta di gomma.
Guardo l’orologio e mancano solo tre minuti alla fine del mio turno, riprendo il mio cellulare orribile, e le chiavi di casa, e della mia macchina.
Faccio il conto alla rovescia e stranamente manca solo un minuto; non devo avvertire nessun per fortuna, perché fra qualche minuto dovrebbe arrivare la ragazza del prossimo turno.
30 secondi.
Posso andare, corro veloce fuori da quella specie di gabbietta e metto in tasca tutte le chiavi e anche il cellulare.
Mi dirigo verso la porta e mi sento sempre più libera, oggi è stato davvero noioso, mai passata giornata più deprimente.
Apro la porta ed esco immediatamente, richiedendomela alle spalle, ricordo dove ho parcheggiato la mia macchina, e cerco le apposite chiavi che ho appena messo nelle tasche dei miei Jeans strappati; tocco le tasche e non le trovo.
<< Porca vacca! >>
Torno indietro e riapro la porta di vetro, e trovo qualcuno nella stanza.
E’ un uomo, con i capelli lunghi e neri, sembra piuttosto alto, beh… chiunque è più alto di me; è piegato, e guarda per terra; si alza dopo essersi accorto della mia presenza.
<< Sono tue? >>
Mi avvicino nel frattempo lui giocherella con un mazzo di chiavi.
<< Chevrolet? >>
<< Si! >>
Ha un enorme sorriso stampato in faccia, e quasi mi sembra contagioso, anzi, senza quasi, anche io stò sorridendo.
<< Portachiavi a forma di batteria? >>
<< Esattamente! >>
<< Allora sì, sono le mie! >>
Mi avvicino piano, e intanto osservo il fisico dello sconosciuto.
I capelli li ho già detti, lisci, lunghi e neri, sulla fronte tiene una specie di bandana nera, con qualche ghirigoro in bianco; ora che li vedo i suoi occhi sono scuri, e quasi mi risucchiano nel vuoto.
Ha un fisico slanciato, alto, molto magro; ha gli addominali, li vedo…. Li vedo perché non indossa la maglia, ma solo un gilet nero in pelle, e dei pantaloni neri lunghi strappati sulle ginocchia, e qualche catena qua e là.
Si avvicina anche lui, e il suo sorriso non intende scomparire; mi porge una mano, è quella dove tiene le mie stupide chiavi.
Me le passa, e io gli sorrido calorosamente, e prendo le chiavi mettendomele poi in tasca.
<< Ti ringrazio! >>
<< Nessun problema!
Bel portachiavi! >>
<< Oh! Ti ringrazio, mi piacciono tanto le batterie! >>
Sembra emozionato, il suo sorriso si allarga sempre di più, fino a toccare le orecchie, coperte da quella bandana.
<< La sai suonare…. la batteria? >>
<< Mi sarebbe piaciuto, da piccola suonavo quella di mio fratello, ma i miei genitori non me l’hanno permesso, è uno strumento troppo mascolino secondo loro.. >>
Il mio sguardo si fa leggermente triste, ma subito svanisce vedendo l’espressione gioiosa dello sconosciuto.
<< è un vero peccato, ma come mai sei qui? Sei una cantante? >>
Una risata stupida mi compare sulle labbra e esce fuori una voce strana.
<< Veramente io prendo gli appuntamenti delle band >>
<< Oh! Beh allora ci incontreremo spesso.
Comunque io sono Christian, ma puoi chiamarmi CC! >>
Mi porge la mano e subito gliela stringo con un sorriso sincero sulle labbra.
<< Cora! >>
Facciamo “ondeggiare” un po’ le nostre mani finchè qualcosa di spaventoso mi assale.
Un tuono.
Sono ancora attaccata alla mano di Christian e per lo spavento mi rannicchio contro il suo petto; lui si mette a ridere e mi accarezza un braccio.
<< Ehi su, è solo un tuono! >>
Alzo gli occhi e mi imbarazzo, e mi stacco da lui.
<< Mi dispiace, non volevo importunarti..>>
<< Nessun problema!
Non mi hai dato fastidio, è la prima volta che una ragazza fa così non notando il mio aspetto! >>
Già, è truccato, ma la cosa non mi disturba affatto, devo dire che stà davvero bene; ci deve essere un bellissimo viso sotto quel trucco bianco e nero!
<< Puoi ben vedere che anche io non sono tanto diversa!
Oh dimmi, tu di che Band fai parte? Se sei qui devi sicuramente farne parte. >>
<< Oh si, io faccio parte dei Black Veil Brides.
Non ci hai mai sentiti? >>
<< In verità si, vi ho sentito nominare, ma non ho mai ascoltato una vostra canzone. >>
<< Allora rimediamo subito ,Cora!
Ti porto a conoscere i miei compagni di Band, e potrai assistere alle nostre registrazioni, se la cosa non ti dispiace.. >>
<< Affatto! Sono davvero curiosa! >>
Christian mi sorride, e si sposta per farmi passare verso la sala, indicandola con una mano, e vedo anche che il suo sorriso si allarga ad ogni secondo di più.
//Salve bellissima gente, nuovissima storia sui BVB!
I miei amati!
Mi dite se vi piace?
XOXO |