A Man To Love Me For Myself
Skadi ha il
viso bianco come latte appena munto e la pelle liscia, priva di
verruche, libera dai porri e dai brufoli. Ha gli occhi grandi e
espressivi, le labbra carnose, i capelli rossi puliti, senza nemmeno
l’ombra di un pidocchio.
Skadi
è brutta, nessuno le ha mai permesso di dimenticarlo.
Quand’era piccola, i pochi visitatori che giungevano al
castello di suo padre dicevano che non poteva essere sua figlia
– una
bastarda degli Aesir, lo sussurravano
nell’ombra, quando pensavano che nessuno stesse ascoltando.
Skadi lo
preferirebbe. Suo padre vuole venderla, come una vacca al mercato. Dice
che è l’unico modo per trovarle marito.
Quando Skadi
si guarda nello specchio, l’unico nelle sue camere, non si
vede brutta. Quando è costretta a guardare per
l’ennesima volta i suoi pretendenti, sono loro quelli
dall’aspetto orrendo, con i loro smaglianti sorrisi di denti
marci, le loro barbe ispide e brulicanti d’insetti, le dita
tozze che si tendono verso l’oro di suo padre prima ancora di
aver ascoltato la sua risposta.
È
strana, Skadi, e sa di esserlo. Suo padre la chiamerebbe pazza, o
illusa, o forse invidiosa di una bellezza che non avrà mai.
Eppure Skadi
– Skadi la brutta, Skadi la bastarda, Skadi la pazza
– sa che un giorno lo troverà: lui,
l’uomo che l’amerà nonostante il suo
aspetto, l’uomo che non la amerà per
l’oro di suo padre. Colui che, finalmente, saprà
accendere una scintilla di fuoco sopra le ceneri dei sogni che negli
anni ha custodito e lasciato morire in un angolo del suo cuore.
E allora, sia
suo padre sia lo specchio dovranno finalmente darle ragione.
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