RICORDI
Volava,
il vento le scompigliava i lisci capelli biondi e i caldi raggi del
sole le illuminavano il giovane volto. Non aveva idea di dove si
stesse dirigendo, ma non improtava, voleva andare lontano. Aumentò
la velocità e con la sola compagnia dei suoi pensieri si
scagliò tra le bianche nuvole, come se la loro purezza la
potessero aiutare a trovare un po' di serenità.
Perchè?
Perchè l'aveva fatto? A che scopo sprecare un desiderio per
lei e per suo fratello, coloro che fino a qualche giorno prima
avevano tentato di ucciderlo insieme all'intera umanità? Si
trattava di pazzia o di qualcosa di molto più profondo?
Si
passo una mano tra i capelli sistemandone una ciocca dietro un
orecchio.
Sollevò
lo sguardo e gli occhi cristallini come il ghiaccio si posarono su
una nuvola che in lontananza predominava sull'orizzonte.
Improvvisamente le apparve la sua tonda faccia sorridente, goffa ,ma
allo stesso tempo molto dolce. Non riusciva a sopportarlo, perchè
si sentiva così?
“Sei
uno stupido!” urlò lanciando una sfera d'energia contro
l'immagine illusoria di Crilin.
Sospirò,
che stava facendo? Se la prendeva con il nulla ora?!.
Rallentò
l'andatura e dall'alto del cielo scorse un piccolo arcipelago di
isole, ne scelse una e cominciò a scendere di quota.
L'isola
era piccola, ma incantevole, un vero proprio angolo di paradiso.
Non
aveva dove andare, ma al momento non le importava, la sua mente era
occupata da altro. Atterrò sulla spiaggia e quasi stremata si
sedette su quel manto dorato ad osservare l'immensità del
mare.
Cosa
l'aveva spinto ad essere stato così gentile con lei? Non solo
aveva cercato disperatamente di difenderla da Cell, ma l'aveva tratta
in salvo e adesso aveva eliminato l'unica arma che lui e si suoi
amici potevano avere contro di lei e C17.
Cosa
lo rendeva così sicuro di non doversi più preoccupare
di loro? Non era stato imprudente da parte sua?
Si
sdraiò lasciandosi baciare dal sole. Nessuno le aveva mai
dimostrato tanto affetto, nessuno. Chiuse gli occhi e con amarezza
lasciò che i frammenti della sua vita la circondassero.
Era
buio, il sole aveva già lasciato spazio alla luna, una luna a
cui era stato impedito di risplendere quella sera.
Un
immenso manto di nubi ricopriva la Città del Sud.
Pioveva
e le nuvole cariche di quella gelida pioggia non sembravano voler dar
tregua ai poveri cittadini che date le circostanze si affrettavano a
raggiungere il calore del proprio focolare domestico. Tra questo via
vai di gente, due bambini se ne stavano seduti sotto la tettoia di un
negozio, stretti l' uno all'altra per poter contrastare il freddo che
li avvolgeva, loro non avevano nessun focolare a cui fare ritorno.
Improvvisamente
un fulmine squarciò il cielo.
“Ho
tanta paura!” piagnucolò la bambina nascondendo la testa
biona tra le braccia del fratello gemello.
“Sta
tranquilla era solo un fulmine, presto questo temporale finirà”le
rispose cercando di rassicurarla.
“Me
lo prometti?”
“Te
lo prometto” rispose lui sorridendole amorevolmente.
“Vi
ho detto che non dovete stare qui, mi ifastidite i clienti! Andate
via!!” urlò il negoziante uscendo fuori dalla bottega.
I
bambini non si mossero, sperando di non dover lasciare il loro
momentaneo rifugio, almeno fino al termine del temporale.
“Siete
sordi forse?! Andateveme!” gridò con fare minaccioso.
“Signore,
la pre...” implorò il bambino.
“VIA!”
Notando
l'aggressività dell'uomo il bambino prese la sorella e insieme
corsero via.
Durante
la fuga il bambino dai capelli corvini era furioso, non con qualcuno
in particolare, quel negoziante non era certo il primo che li aveva
cacciati.
Era
furioso con il mondo intero, un mondo che sembrava averli
abbandonati.
Il
suo cuore si stava tanto riempiendo di rabbia che non riusciva a
sentire la voce della sorella.
“Rallenta,
non correre così veloce, non ce la faccio!” implorava
inutilmente, finchè inciampò e cadde. Solo a quel punto
il fratello si fermò.
La
bambina si stava rialzando dolorante con i vestiti logori zuppi e non
riuscendo più a trattenersi scoppiò in lacrime.
A
quel punto le si avvicinò il gemello e dopo averle poggiato le
mani sulle spalle, guardandola nei candidi occhi azzurri così
simili ai suoi disse:
“Dai,
non piangere, non è successo niente”
“Uft,
uft, mi sono fatta tanto male” disse tra le lacrime.
“Non
ti preoccupare. Coraggio asciugati le lacrime.” inutilmente
cercava di consolarla e poi continuò:
“ Dobbiamo
essere forti! Noi non abbiamo nè una mamma, nè un papà
che si possa occupare di noi” il suo tono non era più
dolce, ma era diventetato forte e deciso e forse era stato questo
cambiamento a interrompere il piagnucolio della sorella.
“ Perchè
non c'è nessuno che ci vuole bene? Perchè tutti ci
trattano male e sono cattivi con noi? Perchè siamo soli?”
chiese tristemente con la sua tenera voce.
Qualche
secondo di silenzio precedette le parole del fratello, che dopo
averla abbracciata le disse:
“Non
sei sola, ci sono io qui con te e ti prometto che ce la pagheranno!
Un giorno ci vendicheremo, sorellina!”
C18
aprì gli occhi e si asciugò la guancia sinistra su cui
scendeva una lacrima.
La
giovane voce del fratello continuava a risuonarle nella testa, così
chiara e nitida, che sembravao non aver risentito del trascorrere del
tempo.
Adesso
però era sola.
Si
mise in piedi e dopo qualche attimo di esitazione si alzò in
volo lasciandosi circondare dall'immensità del cielo.
Doveva
trovare C17.
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