Profumo
La ragazza dal cattivo odore
Un altro lunedì mattina, un
altro giorno di scuola, altre sei ore seduta vicino a lui.
Come tutti i giorni, come
tutti gli anni, per nove mesi.
Kagome si immerse nel piumone senza intenzione di alzarsi,
seppure la sveglia continuasse a suonare il suo campanello.
Ma il pensiero del compito di
biologia ebbe la meglio. Il giorno prima aveva studiato come una matta, non
aveva intenzione di saltarlo.
Si infilò svogliatamente le
pantofole, trascinandosi nel bagno. Alla fine, l’acqua fredda della doccia la
costrinse a svegliarsi. Si avvolse nell’asciugamano e tornò il camera, dove
riempì la cartella lanciandoci dentro i libri e i quaderni disordinatamente. Si
vestì e scese a fare la colazione. Si bloccò all’entrata della cucina, fece un
respiro profondo, ed entrò esibendo il suo solito sorriso.
<< Buongiorno! >>
disse vivace sedendosi a tavola accanto al piccolo Sota,
suo fratello minore << Dormito bene? >>
<< Oh, buongiorno Kagome. Sei sempre così energica la mattina! >> la
salutò il nonno, prima di immergersi nuovamente nella lettura del giornale.
Lei mangiò rapida una tazza
di cereali con il latte, addentò un cornetto e corse alla porta.
<< Sono in ritardo, ci
vediamo questo pomeriggio >> disse ad alta voce dall’ingresso. Si infilò
le scarpe e la cartella, ma la madre la fermò chiamandola.
<< Kagome,
hai dimenticato il pranzo >> gli disse dolcemente consegnandogli il bento.
<< Oh, grazie mamma! >>
rispose lei prendendolo frettolosamente e uscendo di corsa. Percorse il
sentiero del tempio in tutta fretta, e a momenti cadde dalle scale.
Il sorriso finto che mostrava
sempre a casa non era più necessario. Non voleva che a casa sapessero che aveva
problemi a scuola.
In realtà non era neanche in
ritardo, ma doveva prendere il posto prima di lui. Altrimenti non sarebbe riuscita a sedersi, e doveva ripassare
prima dell’arrivo del prof.
<< Buongiorno! >>
disse aprendo la porta della classe e osservando rapidamente le persone
presenti.
<< Mi dispiace Kagome, è arrivato prima lui >> le disse Eri << se vuoi puoi ripassare accanto a
me finché non arriva Yuka >>
Kagome sospirò tristemente, ma declinò l’invito. Non voleva
dargli quella soddisfazione. Era stata un’idea sciocca quella di correre a
scuola in quel modo.
Inuyasha lo aveva fatto apposta, come sempre. Sapeva che lei
avrebbe voluto ripassare, quindi aveva fatto in modo di arrivare prima di lei.
E che lei cercasse di battere un hanyou, umana com’era, era come la lepre e la tartaruga.
Tutti sapevano chi fosse più veloce, ma lui non si fermava a dormire a metà
percorso.
Si avvicinò al banco, come
nulla fosse, come se non avesse alcuna fretta.
Inuyasha stava sbracato sul banco, con la schiena poggiata al
muro e una gamba a penzoloni, gli occhi chiusi.
<< Inuyasha
>> chiamò lei, inutilmente. Sapeva che l’hanyou
aveva già sentito il suo odore da lontano.
Lui aprì un occhi lentamente,
fissandola con la pupilla felina.
<< Oh, sei tu >>
disse con un ghigno sul volto. Come sempre, vedere le sue zanne scoperte la
fece rabbrividire.
<< Devo sedermi >>
disse lei alludendo alla sua posizione scomposta. Cercava di non tradire la sua
agitazione. Doveva assolutamente ripassare.
<< Davvero? Ma a me non
va affatto di spostarmi >> ribatté lui incrociando le braccia.
Lei sospirò rassegnata,
poggiando la cartella sulla sedia. Tirò fuori il libro di biologia, nel
tentativo di concentrarsi anche se non stava seduta, ma fu tutto inutile. Li,
in mezzo alla classe, la confusione era davvero troppa. Rinunciò all’impresa,
chiudendo il libro con uno scatto e lanciandolo nel sottobanco.
<< Ehi, senti… >> cominciò il ragazzo osservandola
insistentemente. Il suo sguardo dorato fisso su di lei la infastidiva.
<< Che vuoi? >>
Ma in realtà già sapeva cosa stava per dire. Stava per dire la stessa cosa che
diceva tutte le mattine, dal primo giorno di scuola in cui si era seduta
accanto a lui.
<< Quella puzza che hai
addosso non la riesci proprio a togliere, eh? >> disse ghignando e
facendo una smorfia.
Lei distolse lo sguardo,
stringendo i pugni. A causa sua, quella era diventata una nomea per lei. Tutti i
ragazzi ormai dicevano che Kagome aveva un pessimo
odore, anche gli umani, che non potevano certo sentirlo.
Nella sua sezione, solo Hojo si opponeva a quella frase. La consolava dicendogli
che, secondo lui, il suo odore era ottimo. Ma anche lui era umano, ed era ovvio
che lo diceva solo per consolarla.
Ringraziando il cielo, aveva
amici anche in altre classi.
E infatti, Koga non si fece attendere.
<< Ehi tu, cagnaccio,
alzati da quel banco! >> sbraitò facendo irruzione nella classe.
Era uno youkai,
lupo per la precisione, dell’ultimo anno, con i capelli scuri legati in una
coda di cavallo, e gli occhi di un azzurro cielo molto intenso. Kagome era felice di averlo come amico, era l’unico nella
scuola che riusciva a tenere testa a Inuyasha, oltre
al fratello Sesshomaru.
Inuyasha si alzò di scatto, e in un attimo fu a pochi
centimetri da Koga.
Era il suo esatto contrario.
Aveva dei lunghissimi capelli bianchi, sempre sciolti, e i suoi occhi erano
color ambra, con la pupilla felina. Ma la cosa più sorprendente di Inuyasha, erano le sue orecchie. Aveva due adorabili
orecchie da cane, bianche. Nessuno era mai riuscito a toccarle, ma tutti
giuravano che fossero morbidissime.
Per quanto le costasse
ammetterlo, Kagome doveva dire che Inuyasha era proprio un bel ragazzo. Non tutti gli hanyou avevano questa fortuna.
Oltretutto, sia gli youkai, i demoni, che gli hanyou,
i mezzi demoni, incutevano paura alla maggior parte degli esseri umani, che si
tenevano alla larga. Kagome, invece, si era abituata
alla sua presenza da sempre. E anche ai litigi tra youkai
e hanyou, che avvenivano di frequente e che lei aveva
il compito di sedare.
Appena Inuyasha
e Koga cominciarono a ringhiare, tutti gli studenti
attorno si dileguarono. Le loro risse erano famose per la loro tendenza a
coinvolgere gli innocenti.
Kagome sospirò rassegnata. Anche oggi, niente ripasso.
Inuyasha fece scrocchiare le ossa della mano, preparando gli
artigli, mentre Koga si mise in posizione pronto a
prenderlo a pugni.
La ragazza si mise tra i due.
<< Buoni, smettetela
ora! >> disse severa ad entrambi.
<< Spostati, cretina! >>
sbraitò Inuyasha, facendo minaccioso un passo verso
di lei.
<< Non chiamarla
cretina, cane rognoso! >> urlò in risposta Koga.
<< Ammasso di pulci! >>
<< Sei solo uno stupido
hanyou che non sa apprezzare la bellezza >>
disse Koga strafottente, ignorando gli insulti
<< Kagome profuma sicuramente di fiori estivi.
Il tuo olfatto è certamente peggiore del mio, che non sono figlio di una debole
umana e un demone cane >>
Inuyasha emise il ringhio più minaccioso che Kagome avesse sentito. Meglio fermarli subito.
<< Koga,
non esagerare adesso. Ti ringrazio per avermi difeso >> disse
avvicinandosi a lui.
<< Oh Kagome >> disse lui prendendole le mani << Se
avrai bisogno di aiuto chiamami immediatamente, ci penserò io a sistemare
questo cucciolo pulcioso >>
<< Chi sarebbe il
cucciolo?! >> sbraitò Inuyasha, ma Koga era gia uscito dalla porta.
Kagome sospirò sfinita. Tutte le mattine la stessa storia. Odiava
fare la smorfiosa con Koga, ma era l’unico modo per
evitare che si picchiassero.
La campanella suonò, e tutti
presero posto.
Inuyasha si sedette cercando di prendere più spazio possibile.
Come sempre, Kagome era seduta con la sedia a cavallo
della gamba del banco, e con il quaderno degli appunti sul bordo. Occupava solo
un quarto del banco, il resto era occupato da lui.
Sentì le voci dietro di due
compagni.
<< Hai visto Kagome stamattina? Io non capisco dove trovi il coraggio
per mettersi tra qui due. Non ha paura degli youkai?
Sono pericolosi. Poi Inuyasha è proprio un teppista >>
<< Voi due, laggiù,
smettetela di parlare >> disse la preside Kaede.
Era lei che insegnava inglese, ed era l’insegnante più vecchia di tutta la
scuola.
I due finsero di essere
concentrati sul libro, anche se non avevano voltato la pagina.
<< Inuyasha,
traduci questa frase >> disse la vecchia, scrivendo sulla lavagna la
frase in inglese.
Lui alzò il capo
impercettibilmente.
<< Non posso >>
disse semplicemente.
<< Non lo sai fare? >>
<< No, sto osservando Kagome mentre ripassa biologia >>
Kagome si immobilizzò. Non era affatto vero! Cosa stava
dicendo Inuyasha?
<< La signorina Higurashi non avrà problemi ad andare a ripassare fuori,
vero? >> disse la vecchia Kaede.
<< Ma prof, non è ver… >>
<< Fuori! Inuyasha, anche tu >> disse volgendosi al ragazzo.
Lui alzò la testa, perplesso.
<< Perché? >>
<< Non stavi aiutando Higurashi? >>
I due si ritrovarono in
piedi, in corridoio, uno accanto all’altro. Kagome si
guardava le scarpe, cercando di ignorare quel silenzio imbarazzante, mentre Inuyasha guardava assorto fuori dalla finestra.
Perché doveva finire sempre
in punizione con lui? E non era mai colpa sua! Se solo i professori se ne
fossero accorti.
I professori…
sentiva una strana ansia a pensare a quella parola. Che professore avevano
all’ora successiva?
Kagome si irrigidì, e Inuyasha lo
notò immediatamente, anche se distolse immediatamente lo sguardo da lei.
Kagome era terrorizzata. La prossima ora, era l’ora di
storia. E il professore di storia era… oh, riusciva
ad immaginare la sua risata malefica talmente bene da rabbrividire. Ma appena
sentì l’originale, si rese conto che era molto più spaventosa di quanto
ricordasse.
<< Kuhuhuhuhu
>> sghignazzò il professor Naraku, facendo la
ronda nei corridoi. Aveva l’abitudine di arrivare sempre in anticipo alla
lezione, sostituendosi nelle altre classi con delle emanazioni uguali a lui, in
aspetto ed infamia, mentre gli alunni erano distratti.
Inuyasha spostò lentamente lo sguardo dalla finestra, e
incrociò gli occhi rossi del prof. Entrambi cominciarono a sghignazzare in modo
inquietante, anche se, mentre Naraku sorrideva, Inuyasha lo fissava in cagnesco. Era un demone ragno, anche
se questo non era proprio accertato, e sembrava avere dei conti in sospeso con
la famiglia di Inuyasha. Kagome
avrebbe giurato di aver sentito dire che più di una volta Sesshomaru
lo aveva quasi ucciso. Queste storie, assieme alla sua freddezza, tenevano tutti alla larga dal demone cane. Sesshomaru era un demone completo, perché lui e Inuyasha erano nati da madri diverse.
<< Inuyasha
e Higurashi. E così facevate baldoria durante l’ora
della preside? >> chiese Naraku, concentrandosi
su Kagome, già terrorizzata senza bisogno della
pressione psicologica. La ragazza annuì debolmente, deglutendo.
<< Mi sento quindi in
dovere di punirvi per insegnarvi l’educazione >>
<< Non era questa la
punizione? >> chiese Kagome non appena recuperò
l’uso della voce.
Naraku non rispose. Si limitò a fare “Kuhuhuhuhu”,
ed entrare in classe.
Kagome si voltò verso il suo banco, ma il professore la
fulminò con lo sguardo, mentre Kaede osservava i tre
fare irruzione allibita.
<< Mi perdoni preside,
ma la campanella suonerà tra tre, due, uno… >>
La frase del professore venne
interrotta dallo squillo stridulo e acuto della campana. La vecchia Kaede alzò gli occhi al cielo, e uscì dalla stanza
lanciando ai due ragazzi un’occhiata compassionevole.
<< Higurashi,
Inuyasha, alla lavagna >> disse Naraku sedendosi alla cattedra, e aprendo il libro a caso.
I due erano già lì, quindi Kagome si limitò a
lanciare un’occhiata speranzosa verso i compagni. Inuyasha,
dal canto suo, era tranquillissimo. E certo, lui aveva tutta la vita per
recuperare. I demoni frequentavano la scuola quando volevano, non come gli
umani, e spesso continuavano a venire bocciati per il loro disinteresse. Inuyasha
era stato bocciato quattro volte solo nel secondo anno delle medie, prima che
arrivasse Kagome. Da allora, non era stato più
bocciato, anche se sempre per un soffio.
<< Molto bene, Higurashi. Sono sicura che ieri tu abbia passato tutto il
giorno a ripassare il programma di storia, giusto? Quindi aprirò una pagina a
caso e ti chiederò il primo argomento che vedo >> disse Naraku sghignazzando.
E così fece. Fu un massacro, Kagome cominciò a dimenticarsi le parole, gli argomenti e
le date per il panico. Inuyasha non rispondeva, e si
concentrava assorto sul registro di classe.
<< Saprai sicuramente
la data in qui i portoghesi approdarono in Giappone, vero Higurashi?
>>
<< Ehm…
mille…e quattr… no, cinquecento… sessantadue? >> balbettò lei cercando di
capire dall’espressione del prof per capire se era giusto o sbagliato.
<< E la battaglia di Sekigahara? >>
<< Ehm…
mille e seicento? >>
<< E il giorno? >>
Kagome si impanicò, osservando il
sorriso crudele di Naraku. Era 1600, ne era certa,
non poteva essersi sbagliata. Ma il giorno?
<< Ehm…
20 ottobre? >> ipotizzò cercando disperatamente di ricordare.
Inuyasha fece una smorfia, e questo le bastò per capire che
aveva sbagliato.
Naraku si appoggiò sullo schienale della sedia, fissandola
insistentemente.
<< I portoghesi
sbarcarono in Giappone nel 1542, Higurashi. E la battaglia
di Sekigahara è avvenuta il 21 ottobre, non il 20 >>
La campana suonò. Ormai la
tortura era quasi finita. Biologia l’avrebbe salvata ma…
il terrore le aveva fatto dimenticare tutto quello che aveva studiato!
La porta si aprì, e un
leggero vento preannunciò l’entrata della professoressa.
<< Naraku!
Come hai osato terrorizzare i miei
alunni prima del mio compito!? >>
sbraitò la professoressa Kagura, brandendo minacciosa
il suo ventaglio. Gli alunni, istintivamente, si nascosero sotto i banchi. Kagura era un demone che impersonava il vento. Le sue
tormente e lame di vento erano fin troppo conosciute.
Naraku non disse una parola, si alzò ed uscì dall’aula con
un “Kuhuhuhuhu” soddisfatto.
Nonostante l’intervento della
professoressa, Kagome era ormai in preda al panico, e
non riuscì a scrivere una riga. Mise qualche crocetta sulle risposte multiple,
ma non era affatto sicura di quello che aveva segnato.
Alla campanella del pranzo,
cercò ingenuamente il bento nella cartella.
Ovviamente, mancava. E, ovviamente, il ladro era Inuyasha.
Quasi tutti i giorni, si impossessava del pranzo di Kagome.
Ormai era di routine.
Kagome si avviò con Yuka, Eri e Ayumi alla mensa, sapendo che anche quel giorno avrebbe
dovuto elemosinare qua e là. Dopo aver racimolato qualcosa dalla sua classe, si
diresse verso il tavolo dell’ultimo anno.
Come al solito, Sango e Kikyo avevano tenuto un
posto per lei.
<< Ehi, Kagome, anche oggi a digiuno? >> chiese Miroku scherzosamente, ma lo sguardo infuocato della
ragazza lo spinse a rifugiare il volto dietro la spalla di Sango.
La ragazza sospirò
rassegnata. Lei e Miroku erano legati dal rapporto
più instabile che potesse esistere, dato che il ragazzo era un eterno don giovanni.
Kikyo offrì un boccone a Kagome,
mentre osservava distrattamente Inuyasha da lontano
con occhiate di puro odio. Stava nella stessa sezione di Koga,
e lei e Kagome erano cugine. Non poteva sopportare di
vederla preda del bullismo dell’hanyou. Oltretutto,
lei era stata la fidanzata di Inuyasha, relazione
finita a causa di un pettegolezzo riguardo ad un tradimento del ragazzo, poi in
seguito smentito. Ma non si erano più rimessi assieme, né si parlavano.
<< Kagome,
dovresti reagire. Non puoi continuare così, a regalargli il tuo pranzo >>
disse Sango, dando una gomitata a Miroku,
che si era distratto ad ammirare una ragazza del secondo anno.
<< Non parlare ad alta
voce! Non voglio che Koga lo sappia, o finiranno per
picchiarsi >> la zittì frettolosamente Kagome,
ma lo youkai aveva già sentito tutto.
<< Cosa non dovrei
sapere? >> domandò affacciandosi lungo la fila di studenti.
<< Nulla, nulla! >>
lo tranquillizzò Sango << Oh, guarda, sta
arrivando Ayame! >>
La ragazza, del secondo anno,
era, come Koga, un demone lupo. Saltò al collo del
ragazzo, rischiando di strozzarlo.
<< Sempai!
>> strillò allegra << ti piace il pranzo? >>
Koga si liberò dalla stretta a fatica, ansimante.
<< Ayame,
ti sei impazzita? Non farlo mai più! >> sbraitò lui, ma la ragazza non se
ne preoccupò, e si sedette in uno spazio enormemente piccolo, pur di sedergli
accanto.
<< Se ti farai
bocciare, il prossimo anno saremo in classe assieme >> disse allegra Ayame << cosa ne dici, sempai?
>>
<< Certo che mi farò
bocciare, per altri due anni almeno. Così potrò stare in classe con Kagome >> rispose Koga
facendo una smorfia, come se fosse ovvio.
Ayame lanciò un’occhiata fulminante alla ragazza, che si
nascose prontamente dietro a Sango. Una volta Ayame l’aveva quasi picchiata dicendo che i loro nomi erano
troppo simili. E pensare che condividevano solo l’ultima sillaba. Per fortuna, Koga era arrivato in tempo per fermarla.
La campanella richiamò gli
studenti ai loro doveri. Kagome raggiunse la sua
classe, per scoprire che avevano un’ora di buco.
<< Kagome,
il 9 dicembre compio gli anni, faccio la festa a casa. Tu puoi venire, vero? >>
chiese Ayumi allegra, trascinando la ragazza al suo
posto, accanto ad Hojo. C’erano anche Eri e Yuka.
<< Sicuro, se vuoi
vengo a darti una mano a preparare >> si propose lei, a disagio.
Inuyasha, seduto sul banco, la stava squadrando.
<< Ehm…
hai invitato la classe? >> si informò rapidamente Kagome.
<< Si. Sembra che
possano venire tutti, quella sera. In fondo è sabato, quindi non abbiamo scuola
o compiti per il giorno dopo >> confermò Ayumi.
<< Anche…
lui? >> domandò la ragazza.
Le tre amiche annuirono
contemporaneamente, dispiaciute. Kagome non poté fare
altro che sospirare rassegnata.
Ecco l’inizio del Progetto Profumo! XD Io e Emiko, dato che siamo due pazze masochiste, abbiamo cominciato a fare questi disegni per ogni capitolo, ecco il primo, spero diano venuti bene ^^’ Questo disegno non è stato un problema, ma Emiko mi ha subito sorpresa con le sue pazze capacità O.O
Portiamo in salotto tutti e 62 i volumetti di Inuyasha (io non lo sapevo disegnare, avevo bisogno della traccia), dopodiché gli dico “Trovami un immagine di Inuyasha di profilo”. Nemmeno finisco che lei si fionda su non so quale numero, lo apre, lo sfoglia con sicurezza e me lo piazza a una spanna dal naso. Rimango shockata O.O
Secondo Shock, trova al volo un’immagine di Eri, ERI cavolo, una comparsa, al volo di profilo! O.O Mi dice “Mi sembra che qui sia disegnata da profilo”, ed era così O.O
Ok, per qusta immagine è tutto, alla prossima! XD
Aryuna