Misty deglutì, sentendo il suo cuore battere freneticamente.
Aveva le mani sudate per la tensione, la gola secca. Rabbrividì, frugando nervosamente tra le sue tasche.
Sospirò, tirando fuori il cellulare da poco comprato.
“Messaggi, messagi… ma dove diamine sono?” imprecò cercando di capire quale fosse l’icona in questione.
Quindi cacciò un urlo per un improvviso tuono vedendo sfilare, inerme, il cellulare dalle mani sudaticce, e ancor prima che potesse far esplodere tutta la sua rabbia, sentì tante piccole goccioline di pioggia abbattersi sulla sua pelle, quasi come se, una ad una, potessero scalfirla.
Si accasciò sul suolo, non curante dell’acquazzone. Era ovvio, d’altronde, che non sarebbe venuto.
“Un appuntamento tramite messaggio dopo aver passato anni senza neppure udire la sua voce… ridicolo, sarà sicuramente stato qualche scherzo”
Ad un tratto il susseguirsi di rumori sordi attrasse la sua attenzione, ebbe per un attimo paura che la pioggia stesse intensificandosi ulteriormente e spontaneamente accennò ad alzarsi.
Inaspettatamente, fu come avvolta da un corpo caldo, asciutto, rassicurante.
La falda di un cappello le sfiorò la fronte.
Sussultò.
Le parole le morirono in bocca, le lacrime si mescolavano alla pioggia, poi distaccandosi dall’abbraccio, ma rimanendo sotto l’ombrello, sorrise.
“Ce ne hai messo di tempo per tornare”
“Ho solo mantenuto la mia promessa. Finalmente sono un Pokemon Master”.
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