Canta Maethor - L'ultimo del suo popolo.

di MiaBonelli
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Sapevo che ormai non c'era più nulla da fare per lei, ma non potevo fare a meno di sperare e sperare ancora che ci fosse un'utima possibilità. Raccolsi il suo fragile corpo, mentre i suoi lunghi capelli argentati imbrattati dell'ormai rappresso sangue dei troll, le scivolavano docemente dietro la schiena seguendo l'ondeggiare della sua testa e dei miei passi mentre la portavo superando la morte e la distruzione che ci circondava. I miei lesti piedi mi permettevano di coprire lunghe distanze in poco tempo, ma la stanchezza della battaglia mi aveva totalmente distrutto.
Ero talmente immerso nei miei pensieri che non mi ero nemmeno reso conto del tempo trascorso. Lentamente e quasi timoroso mi guardai intorno. Alberi alti e maestosi con fronde verdi, e un tappeto di fiori di lavanda ci circondavano. Un albero in particolare mi colpì, una quercia secolare, al centro del bosco, quasi fosse la madre di tutto. Mi avvicinai a quel tronco e alla sua base v'adagiai il corpo della mia amata, ormai privo di vita. La mia anima era straziata dal dolore nel vedere quella pelle eterea e diafana, quel corpo sinuoso e bello e quel viso angelico, oramai privo di vita.
Ero 'unico sopravvissuto del Gwaith Wista.
Un traditore era cresciuto nel nostro grembo, un traditore che si era alleato coi Nèn.
Aveva ucciso il proprio popolo. Era mio fratello. Vaiwa, il suo nome.
Sangue del mio sangue, figli della stessa amil.
Io sono Glawar, sarò il vendicatore del mio popolo.
Sono l'Ultimo.
L'Ultimo Maethor.





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