Beta: Cialy
Disclaimer:
I personaggi della storia appartengono a J.M. Barrie e a coloro che ne
hanno acquistato i diritti. Niente di tutto questo è stato
scritto a scopo di lucro, pertanto io non ci guadagno nulla dalla
pubblicazione di essa.
Note:
• Scritta diverso tempo fa per il challenge Special #6 della community It100
utilizzando il prompt "maybe my intentions / Have
been misunderstood (Goo Goo Dolls)".
•
È ambientata dopo che Peter fa ritorno a Neverland senza
Wendy e i Bambini Sperduti. Il clima a Neverland
è soggetto all’umore di Peter e alla sua presenza
sull’Isola, è per questo che l’inverno
non passa anche dopo il suo ritorno.
• Mi sono dannata venti minuti buoni
sull’alternativa di usare i nomi in italiano o in inglese. Ha
vinto l’inglese.
• Hook è figo non perché lo voglio fare
figo io, ma perché lo ha fatto bello e di buone maniere J.M.
Barrie. Era affascinante, colto, ha frequentato Eton e si vestiva con
cura. Non faccio la fangirl impazzita quindi. XD
• Titolo © Goo Goo Dolls.
• Uhm, rileggendola mi rendo conto che il conteggio parole mi
ha limitata molto nella stesura. Senza dubbio ci sarebbe stato altro da
dire, un paio di passaggi avrebbero necessitato di
più spazio, non tanto di una spiegazione più
dettagliata quanto di più aria, più
approfondimento, ma il challenge obbligava a restare nei limiti del
triplo drabble, lasciando troppo poco spazio di manovra.
I Feel The Light
Has Dimmed And Gone
Quando Peter fa ritorno a Neverland, l’inverno non abbandona
l’isola, rimane lì, come appeso, in attesa di
ritirarsi e lasciare il posto alla primavera e poi
all’estate, ma senza che esse arrivino realmente; il mare
resta una distesa gelata, bianca, battuta dalla continua furia della
neve e la Jolly Roger sosta incagliata.
Tutto d’un tratto, la vita si fa inaspettatamente dura.
Una mattina, senza dare spiegazioni a Smee o al resto della ciurma,
Hook si avventura sopra il grande mare congelato. Il ghiaccio
è spesso, scricchiola appena sotto il suo peso.
Raggiunge il covo di Peter a pomeriggio inoltrato.
Nell’entroterra il clima è più mite che
sulla costa, forse per via della vicinanza del ragazzo stesso, capace
col suo potere – sebbene scarnito – di portare
calore e far fiorire ancora qualche albero qua e là.
Lui gli appare cresciuto, quando lo nota, e l’uomo si chiede
se la propria sia solo un’impressione o se sia invecchiato
realmente.
Sguaina la spada nello stesso momento in cui lui estrae il coltello.
“Ci sono delle regole”, grida Peter dalla cima di
un albero, leggermente colto alla sprovvista dall’arrivo
dell’altro.
“Già, hai ragione, Pan”, replica Hook,
il tono della voce composto, abbassando l’arma.
“Vorrei solo che anche tu le rispettassi, ma non riesci a
smettere di pensare a lei, vero? Da quel che vedo, il suo ricordo ha
già iniziato ad offuscarsi. Il suo viso conserva tuttora i
propri contorni?”
“Non fraintendermi”, si affretta ad aggiungere
l’uomo, quando il ragazzo minaccia di colpirlo,
“sono venuto in pace.”
“Cosa vuoi, Hook?”, domanda allora Peter.
“Che questa stagione passi”, annuncia, “e
che torni ad essere l’avversario che eri un tempo”.
E che ti scordi di lei,
anche.
Poi, il viso di Hook perde per un secondo la perfezione dei tratti e si
addolcisce, “sai, non mi è mai piaciuto
l’inverno”, mormora.
E sul volto del ragazzo spunta il barlume di un sorriso.
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