61.Sweetest Thing
-I'm A Selfish Bastard. But At Least I'm Not Alone.-
Sweetest Thing
Los Angeles,
la sera stessa...
"In... In Australia?" fece Evelyn, non del tutto convinta, per niente entusiasta.
"C'è un festival enorme, a Sydney, fra due settimane!"
Shannon continuava a gesticolare, elettrizzato da questa novità, parlandone come un'esperienza irripetibile.
"E' una cosa last-minute lo so, insomma, a volte sappiamo quando e dove
suoneremo già un anno prima dalla data, ma questa volta
l'abbiamo saputo soltanto ora. E non ci tireremo indietro."
Evelyn cercò di mascherare il suo stato d'animo.
"E che festival sarebbe?"
"Si chiama Stone Music Festival. E' grandioso, ci sono i più
grandi esponenti del rock internazionale!" e le posò le mani
sulle spalle, "Devi esserci Eve, devi esserci."
Evelyn, a braccia conserte, sospirò.
"Mi piacerebbe Shannon, ma tra una decina di giorni chiudiamo per
rinnovare il negozio ed aprirne un altro. Gli affari sono andati molto
bene in questi ultimi anni e Miranda vuole separare i due reparti
aprendo un nuovo negozio all'altro lato della strada. Non posso
chiedere le ferie proprio ora che c'è un grande bisogno di
personale in negozio!"
"Sei sicura?"
"Si, Shannon. Purtroppo sono sicura."
"Parlerò con Miranda."
"No, no! No, per favore. Non voglio approfittarne."
"Ma Eve, è Miranda!" avanzò Shannon aprendo le braccia,
"Chiuderà un occhio di sicuro! Basterà proporle in cambio una cena
con Jared."
"Si, posso immaginare. Ma non voglio tirare troppo la corda. Non voglio sottrarmi ai miei doveri."
Evelyn si alzò sulle punte dei piedi e gli diede un bacio.
"Mi dispiace davvero tanto. Dovrò aspettarti qui, tesoro mio."
gli sorrise, sperando di avere la sua comprensione, "Vedrai, quando
tornerai io sarò già a casa dal lavoro per la
ristrutturazione, e potrai portarmi dove vorrai."
Shannon, con le mani la prese per i fianchi e la baciò con impeto
più volte. Non ne aveva mai abbastanza di lei. E non si sarebbe
mai stancato di lei.
"Va bene. Faremo così." le disse, "Però Eve c'è un piccolo problema."
"E quale sarebbe?"
"Partirei domani sera."
Evelyn ci rimase di stucco.
"Cosa?? Domani?" un velo di tristezza nella sua voce, nel suo sguardo,
"Ma... hai detto che il festival sarà fra due settimane!"
"Si bimba, ma saremo a X-Factor a Londra fra due giorni per un live, e
Jared prevede una pausa di una settimana in India prima di arrivare in
Australia. Questo tutto deciso da lui all'ultimo minuto dopo la notizia
del festival. Lo sai com'è fatto."
Evelyn lo guardò stranita.
"In India?"
"Esatto."
"Come i Beatles?" ridacchiò.
Shannon si grattò la nuca, indeciso.
"Beh, probabile. Sai com'è Jared, non saprai mai esattamente
cosa gli frulla per la testa. Immagino che sarà una cosa simile..."
"Quindi mi stai dicendo che oggi, stasera, è la mia unica ed ultima occasione per salutarti?"
Lei era in casa sua da soli cinque minuti ed aveva già una gran voglia di
strapparle quel vestito che mai prima le aveva visto indosso.
"Si. Temo di si."
"Uhm." annuì Evelyn, "Interessante."
"La mia vita è una corsa, purtroppo dovrai farci l'abitudine
bimba. Spero di riuscire a trovare un compromesso prima o poi... Sai
già che quando vorrai venire con me non dovrai fare altro che
dirlo, ma capisco che tu abbia una casa, un lavoro qui a Los Angeles. E
non voglio sconvolgere la tua vita più di..."
"Più di quanto tu abbia già fatto." concluse Evelyn sorridendogli.
Shannon fece spallucce scuotendo la testa.
"Spero... Spero che tu possa capire."
"Cosa? Il fatto che sei un musicista e che hai i tuoi doveri verso la
band, i concerti, che sarai per la maggior parte del tempo lontano da
me, che non riusciremo mai ad avere una vita... tranquilla, semplice,
ordinaria, perché è certo che non ce la faremo; e che sarà
così sempre e per sempre?"
Shannon attese la risposta.
"Ma certo che capisco." fece Evelyn, stupita dal fatto che si
chiedesse ancora se lei fosse disposta a seguire i suoi ritmi
frenetici, "Io non voglio essere un peso per te, Shannon. Quante volte
te lo devo dire? Tu devi partire domani, devi! E senza guardarti
indietro. Io ti aspetterò, resterò qui pronta ad
accoglierti quando ritornerai. Io non voglio cambiare nulla della tua
vita; perché so quanto la musica, i fans e viaggiare per fare
concerti ti renda felice. Io voglio che tu sia felice, e voglio che tu
sia felice con me. Come tu hai detto che avresti fatto con me."
Shannon la guardò dritta negli occhi. Quello sguardo, forse
troppo rude, forse troppo provocatorio. Che celava uno spirito forte,
determinato.
"Non hai idea di quante volte penso a quel 4 Settembre Eve."
"Forse no, ma posso tentare di immaginarlo."
"Ho una cosa per te."
"Davvero?" chiese lei lusingata.
"Vieni." e lo seguì fino al piano di sopra, nella sua stanza.
Il letto era impeccabile, a testimonianza del fatto che il giorno precedente aveva dormito
altrove. Evelyn si sedette, aspettando. Shannon aprì la vetrata
che dava sulla terrazza, chinandosi per prendere qualcosa. Evelyn gli
dava le spalle, sperò che non si voltasse prima del tempo, per farle una sorpresa.
Andò a sedersi di fianco a lei.
"Per te."
Evelyn guardò cosa c'era fra le sue mani.
"Oh!" disse meravigliata.
Perché Shannon riusciva ad essere così imprevedibilmente adorabile sempre al momento giusto?
Un cucciolo. Un adorabile minuscolo gattino bianco dagli occhi azzurri, vispi e vivaci.
Era senza parole. Shannon era riuscito un'altra volta nel suo intento.
Alzò lo sguardo su di lui prendendo in braccio la creaturina.
Quel piccolo e dolce animaletto le faceva una grandissima tenerezza. Era commossa. Letteralmente commossa.
"E'..." cercò di dire, sorridendo mentre una lacrima di gioia le scendeva sulla guancia, "Io..."
Shannon rise. Non c'era niente di meglio che vederla così. Felicemente senza parole.
"E'... è mio?"
"Si, certo che è tuo. Ti piace?"
"E' una meraviglia!" disse, lasciando che il gattino si
muovesse avanti e indietro sulle sue gambe, "Grazie. Io... Sono davvero... Caspita non so proprio cosa dire."
Quello era sicuramente il regalo più bello che le avesse mai fatto.
"Avrei voluto regalartelo e portarlo via con noi, ma se devi restare a Los Angeles è giusto che resti. Ti terrà compagnia mentre sarò via."
"Shannon è adorabile. Ti amo." e gli diede un bacio, o meglio
ci provò, dato che quel piccolo batuffolo bianco si mise proprio
fra di loro cercando un pò di coccole.
"No, cominciamo male." scherzò Shannon coccolandolo.
Evelyn rise, carezzandogli il dorso, "Gli hai già dato un nome?"
"No, spetta a te darglielo."
"Mmm... Lo chiamerò Leo. Il mio piccolo leoncino."
"Ehm, Leo?" cominciò Shannon rivolgendosi direttamente al
cucciolo, "Ti dispiace scendere dalle gambe della tua padrona? Sai,
avrei bisogno di lei giusto un attimo..."
Evelyn non riuscì a replicare, zittita dai suoi baci avidi,
già distesa sul lenzuolo bianco ormai stropicciato. Estasiata, ogni giorno più felice.
"Grazie." gli disse di nuovo.
Shannon fece
scivolare il tessuto del suo vestito verso l'alto. Lei chiuse gli occhi, rilassandosi fra i cuscini.
"Ti amo." disse, mentre lui le afferrava l'elastico delle mutandine.
Leo essendo ancora troppo piccolo non riusciva a saltare dal letto sul pavimento,
continuava infatti a gironzolare fra i cuscini, giocando con i capelli di
Evelyn e facendo agguati alle pieghe dei vestiti sparsi quà e là nel letto.
Evelyn rimase a casa di Shannon fino al mattino dopo. Giusto per darsi
un adeguato provvisorio addio fuori e dentro le lenzuola...
Un bacione grande! Al prossimo capitolo :) Flychick.
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